Cinquanta

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Erano ore che girava, ma non trovò nessuno.
Era come se il castello si fosse improvvisamente fatto deserto.
E proprio in quel momento incontrò Nike.
Perfetto.
Era il suo giorno fortunato.
L’acciuffò e la fissò con sospetto.

<Che ci fai qui Lachesi?> le chiese.
Lei scrollò le spalle.

<Volevo vedere Zeus, in fin dei conti adesso faccio parte della famiglia> disse lei in tono ironico.

Se Dean l’avesse sentita l’avrebbe uccisa sicuramente.
Be’ uccisa no, ma non gli sarebbe piaciuto molto quel commento.

Nike la condusse nella sala del trono da Zeus.
Lui la fissò sorpreso.
Sembrò perdere il sorriso.

<Che ci fai qui?> chiese lui e fece segno a Nike di andare.

Lei lo fissò e non fece nessun inchino, non lo meritava.
E non le importava che lui l’avrebbe letto come un oltraggio alla sua persona.

Lei sorrise.
<Sono venuta per chiederti di Cloto, mia sorella, quella che tu hai detto presto sarebbe tornata, bè ancora non è tornata, dov’è?> chiese lei fissandolo negli occhi con sguardo di sfida.

Lui la fulminò come se fosse offeso dal suo atteggiamento.
<E’ scappata, dopo che si è ripresa è andata via> affermò lui.

<Non è tornata?> chiese guardandola.

Lei scosse il capo.
<Se sono qui mi sembra ovvio, anche perché sai che non mi piace molto venire da te o parlare con te, o anche solo guardarti> affermò seccamente.

Lui la fulminò, ma non fece alcun gesto che potesse ferirla o farle del male e lei sapeva che era solo perché stava cercando in qualche modo di riconquistare Dean.

<Lui dov’è?> le chiese in quel momento.

<Be’ credo a casa, non è voluto venire> affermò lei mentendo.

Lui però non poteva saperlo.
In quel momento arrivò anche Atropo che fu trascinata da Nike anche lei.

<Che ci fai qui?> chiese lui sospettoso.

<Ti cercavo> disse lei seccamente.
Lui alzò un sopracciglio.

<Per Cloto> affermò.
<Ma penso che Lachesi ti abbia già detto tutto> disse.

<Allora dov’è?> chiese lei.

Lui le guardò con sospetto.
<Che cosa state cercando di fare?> chiese lui.
Loro lo fissarono confuse.

<Noi cosa stiamo cercando di fare?> chiese Atropo fingendo di essere offesa.

<Perché non eravate insieme?> chiese lui.

<Ah, a proposito di questo, dovresti comprarti un castello più piccolo, perché noi eravamo insieme, ma poi mi sono fermata un attimo per capire dove mi trovavo e ci siamo perse, insomma qui lo spazio si spreca> affermò lei lamentandosi.

Lachesi sorrise.
<Già, che devi fare con tutto questo spazio?> chiese lei guardando il re degli dei.

Lui non volle rispondere.
<Come ho detto già a Lachesi non so dove sia, è scappata subito dopo essersi rimessa, credevo fosse tornata a casa già da un po’, ammetto che la cosa mi stupisce parecchio> affermò Zeus.
Ovviamente sapevamo tutti che stava mentendo.

<Quindi adesso che avete avuto la vostra risposta potete anche andare> disse il dio.

<Basta con le menzogne, per una volta non potresti semplicemente dire la verità?> chiese Dean comparendo in quel momento.

Zeus le rivolse un’occhiataccia per avergli mentito e lei sorrise.
<Non sei l’unico in grado di mentire> affermò lei seccamente.

Lui la fulminò.
<Dicci dove sono Cloto e Kevin> affermò lui in quel momento.

Il re degli dei guardò quello che era il bis nipote di suo figlio.

<L’ho rinchiusa nelle segrete insieme a lui> disse lui semplicemente e poi fulminò Lachesi.
Lei sorrise e sospirò di sollievo pensando che stava bene e che lo aveva ritrovato e invece in un attimo fu come se un fulmine la colpisse.

<Voglio che li liberi adesso> affermò Dean.

<Lui ha meritato la sua punizione perché non ha fatto altro che disubbidirmi e lei ha meritato la sua punizione perché ha osato sfidarmi> sentenziò il re.

<Che punizione hai inflitto a Kevin?> chiese in quel momento Atropo allarmata almeno quanto lei.

Lui sorrise in modo spietato.
E loro corsero subito.
Speravano di poter arrivare nelle segrete prima che succedesse qualcosa a loro sorella.

E prima che Kevin potesse fare qualcosa che una volta tornato lucido non si sarebbe mai perdonato.

Lui non sapeva dove si trovava.
Sapeva solo che sentiva un odore che gli sembrava familiare.
Come poteva però sembrargli familiare qualcosa che non conosceva?
Sentiva qualcosa agitarsi dentro di sé.

Quel buon odore gli fece venire l’acquolina in bocca.
Capì che aveva fame.
Aveva bisogno di nutrirsi, di addentare quella cosa che aveva un odore così dolce e attraente.
Voleva quello.
Era sicuro che sarebbe stato buono almeno quanto l’odore.

Sentiva qualcuno.
Una voce.
La voce di una donna.
Era una voce dolce.
Gli parlava con dolcezza.
Lo toccava.
Lo accarezzava.

<Che cosa ti ha fatto?> gli chiese lei.
<Mi dispiace tanto> affermò.
<Avrei dovuto impedirti di venire qui> disse lei in tono triste.
<E’ tutta colpa mia, avrei dovuto dissuaderti> affermò in tono spezzato.
Vedeva il viso di quella donna.

Aveva un bel viso.
Dei begli occhi.
Bei lineamenti.
Ed era così dolce.
Soprattutto il suo sangue lo era.
Ed era proprio quello che gli metteva l’acquolina in bocca.
Aveva una sete che lo stava logorando.
E lei era così vicina.

Lei aveva poggiato la sua testa sul suo petto.
Era come se si sentisse al sicuro con lui e lui non riusciva a capire perché.
Si comportava come se si conoscessero.
Come se lei sapesse chi lui fosse.
In effetti lui non avrebbe saputo dire chi era.

Non sapeva nemmeno se aveva un nome.
Lei lo aveva chiamato Kevin.
Lo aveva colpito ripetutamente.
Gli aveva gridato contro.
Era stato tutto inutile.

A cosa serviva gridare?
E colpirlo?
Perché lo aveva fatto?
Non lo sapeva.
E nemmeno gli interessava.
Al momento l’unica cosa che gli interessava era affondare i suoi denti nella sua carne.
Quella carne che conteneva proprio ciò che gli serviva per sopravvivere.
Aveva così tanta sete.

Lei alzò il viso come se avesse sentito qualcosa.
Lei gli prese la mano e la guidò mettendola sul suo stomaco.
Lui non capiva quel gesto e al momento non gl’importava nemmeno.
Lei non lo stava nemmeno guardando.
E il collo di lei era lì.
Esposto, davanti ai suoi occhi.
Cominciò a sentire dei passi, ma non gli importava.
Sentiva anche delle voci.
I passi che si avvicinavano.

Lui però era catturato dal suo collo esposto.
Dalla sua vena che lo richiamava.
Da quel sangue dall’odore così dolce.
Calò su di lei e affondò i denti nel suo collo.
Lei strinse più forte la stretta sulla sua mano e la premette sul suo stomaco.
<Presto avremo un bambino Kevin> disse lei in un sussurro mentre lui beveva il suo sangue squisito.
Così dolce.

Proprio come aveva immaginato.
Chissà perché gli sembrava di averlo già provato una volta.

<Nostro figlio> affermò lei in un sussurro mentre lui continuava a bere e poi qualcosa lo colpì e perse i sensi.

3 - Le Guardiane- ClotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora