CAPITOLO 8

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Pov Andrea

Luglio stava giungendo al termine e durante quel mese ho imparato a conoscere le colleghe di Erika. Noemi era pazza quasi quanto me, ma nessuno mi supera modestamente; Valeria era una bevitrice accanita e Matilde all'inizio a stento spiccicava parola, mentre ora dialoga tranquillamente. Quella sera ricevetti una chiamata inaspettata da Erika. Risposi immediatamente, chiedendomi cosa mai volesse quella stronza alle undici di sera.

"Che vuoi?"

La sentii ridere di gusto dall'altro lato della cornetta, tornando seria quasi subito e prendendo un respiro profondo. Mi rivelò di aver visto Alessia uscire dallo studio del padre di Marco e la cosa mi sorprese parecchio. Non pensavo fosse una di quelle a cui serviva lo psicologo. La mia mente mi lasciò pensare subito a Noemi. Lo sapeva? Oppure Alessia non le aveva detto nulla? Concordai con quella culona della mia amica di investigare e, appunto, principalmente per questo motivo ci ritrovammo appostate fuori casa di Noemi, aspettando che la sua ragazza si facesse viva.

"Eccola!"

La notammo arrivare in sella ad una Harley Davidson nera, posteggiandola sul vialetto di casa, per poi andare dritta verso la porta ed attendere che qualcuno le aprisse. Non appena Noemi la vide, le si fiondò con gioia e fummo in grado di vedere Alessia ritrarsi lievemente, prima di darle un bacio ed avvicinare i propri fianchi all'altra. Come livello di perversione direi che è a posto, ma dovrebbe migliorare le sue tecniche. Erika si sporse maggiormente, finendo per sdraiarsi sul cruscotto della macchina. Non appena l'investigata entrò, ci rilassammo nuovamente. Poggiai la testa sul sedile, lasciando fruire un lento sospiro, per poi aprire il portaoggetti dell'auto ed estrapolarne un pacchetto di patatine.

"Vuoi?"

Chiesi a quella sclerata della mia amica dopo aver aperto la busta, ma lei rifiutò categoricamente, senza mai staccare lo sguardo dalla porta d'ingresso di quella fantastica villetta. Divorai il contenuto del pacchetto in tempo record, per poi appallottolare ciò che ne restava e riporlo dove lo avevo preso.

"Come facciamo a vedere il suo comportamento se siamo qui fuori?"

Sentii chiedere retoricamente, domanda per niente priva di senso. Mi ricordai in quel momento di avere un binocolo nel bagagliaio, così scesi dalla macchina e lo presi con un gran ghigno in volto. L'espressione confusa di Erika valeva oro; avrei dovuto farle una foto, ma non era proprio il caso.

"Ci aggireremo nel perimetro della casa e vedremo cosa fanno grazie a questo."

Indicai l'oggetto fra le mie mani.

"Non credo sia legale."

"Sciocchezze! Dai, mettiamoci all'opera!"

Lasciammo l'abitacolo in fretta e furia, avvicinandoci sempre più alle mura domestiche. Non appena fummo abbastanza vicine, ci affacciammo con estrema cautela ad una finestra, cercando le due indiziate in tutti i posti facilmente visibili, ma non le trovammo. Mi grattai la nuca, pensando a dove potessero essersi cacciate, e d'improvviso mi venne come un'illuminazione. Fissai intensamente Erika nelle sue palle degli occhi e le sorrisi, forse un po' troppo data la sua espressione terrorizzata.

"Saranno sicuramente al piano di sopra. Secondo me stanno scopando."

Annunciai, fiera dei miei pensieri. Immaginare quelle due a letto mi lasciò fruire una carica d'energia in corpo mai sentita prima. Volevo beccarle a tutti i costi, fare un video e sputtanarle con le altre. Un piano geniale; del resto l'ho inventato io.

Andai nel retro della casa, dove vi erano delle piante apparentemente robuste, mi appesi il binocolo a mo di tracolla ed iniziai la mia arrampicata verso l'ignoto. Sentii quasi subito la mano di Erika bloccarmi una caviglia, così le rivolsi uno sguardo confuso.

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