CAPITOLO 41

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Finalmente arrivò la mattina di Natale e invece di passarla accanto alla mia ragazza, mi ritrovai seduta in macchina ad aspettare che quel cinghiale della mia amica si rendesse presentabile al mondo esterno. Accesi la radio e regolai il volume ad un livello abbastanza basso da potermi rilassare durante l'interminabile attesa. La giornata non era troppo fredda e non sembrava intenzionata a peggiorare, così decisi di indossare una delle felpe che ho rubato ad Alessia durante una delle mie innumerevoli visite a casa sua.

Controllai il telefono, notando un paio di messaggi da parte di mia madre; lei e il resto della famiglia erano già arrivati a casa Cox e stavano facendo famigliarità con gli stuzzichini. In quel momento mi chiesi perché non si offrì Brad di prendere Andrea, ma il solo pensiero di poterla rivedere dopo mesi di estenuante distanza mi faceva apparire all'istante un radioso sorriso sul volto.

"Hey, miserabile umana!"

Tirai la testa fuori dal finestrino completamente abbassato e notai la presenza di Andrea avvicinarsi a grandi falcate verso il lato del passeggero. A differenza mia, aveva deciso di optare per qualcosa di veramente attillato e corto, che avrebbe sicuramente fatto perdere la testa a Brad. Aprì lo sportello e si catapultò in auto, richiudendo la parte aperta con un po' troppa forza. Sospirai rassegnata e mi girai nella sua direzione, abbracciandola il più possibile, per poi accendere il motore ed immettermi nella mia corsia facendo ben attenzione alle altre auto.

"Com'è andato il viaggio in aereo?"

"Magnificamente e non puoi capire quanto sia stato meravigliosa la parte dopo."

Ammiccò allegramente, ridacchiando subito dopo.

"Per favore, evitami i dettagli."

"Mi ha sbattuta sul-"

"Basta! Smettila!"

Alzai il volume della radio per evitare che continuasse a narrare la sua mitica storia e tornai a concentrarmi sulla strada.

Arrivammo davanti casa dei genitori dei fratelli Cox pochi minuti dopo e non perdemmo tempo a salutare tutti i presenti.

"Salve signora Cox, signor Cox."

Dissi garbatamente, osservandomi intorno nel tentativo di individuare la mia ragazza.

"Alessia non è qui."

Mi annunciò suo padre mentre sistemava le ultime cose sul grande tavolo da pranzo.

"È in azienda. Non c'è modo di farla smettere."

Aggiunse sua madre saltellando per la stanza con i piatti tra le mani. Inclinai di poco il capo ed osservai i due coniugi muoversi in maniera perfettamente coordinata per apparecchiare. Incrociai le braccia al petto e dondolai di poco sui talloni, non sapendo bene cosa rispondere.
Brad entrò nella sala da pranzo con Andrea appiccicata a lui come una cozza, ridacchiando sonoramente ad una di quelle battute che capiscono solo loro.

"Valla a prendere."

Suggerì tra le risatine e i sussurri all'orecchio della mia amica. Sorrisi nel vederli così spensierati e, dopo essermi congedata da tutti, mi rimisi in macchina e raggiunsi in fretta il grande edificio dove avrei trovato la mia ragazza.
Salii al solito piano e percorsi il solito corridoio che mi avrebbe portato a quell'ufficio che conoscevo benissimo.
La porta era socchiusa, così mi avvicinai per aprirla ma mi bloccai non appena sentii una voce femminile provenire dal suo interno; non era la voce di Alessia.

"Capo, sta lavorando troppo. Non pensa sia il caso di fare una pausa? Giusto per rilassare i muscoli."

Utilizzai lo spiraglio come spioncino; la nuova assistente stava cercando di portarsi a letto la mia ragazza? Non l'avrebbe passata liscia. Feci per aprire la porta, ma poi pensai che sarebbe stato meglio vedere cosa avrebbe fatto Alessia a riguardo, così rimasi ben nascosta e continuai ad osservare.
La ragazza in questione rimase china sulle scartoffie, continuando a scrivere un qualcosa di non ben definito, mentre le manacce di quella tizia si posarono avide sulle sue spalle.

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