Le giornate sembrarono passare talmente lente da essere state quasi bloccate dal tasto "pausa" del telecomando. La maggior parte del mio tempo era impiegato nelle lezioni e nell'iniziare la sessione di studio in vista degli esami e raramente trovavo del tempo per me, per questo quando arrivò il fine settimana ne fui veramente grata. Dormii fino a tardi e rimasi sotto le coperte per un tempo indefinito. Durante la tarda mattinata ricevetti una chiamata da Andrea nella quale diceva che sarebbe scesa per Natale e mi avrebbe rotto le palle come suo solito, quindi avevo tre mesi per prepararmi alle sue pazzie. Quando sentii movimenti al piano di sotto decisi che era arrivata l'ora di alzarsi e prepararsi, così mi recai in bagno per una doccia calda e mi vestii velocemente.
"Buongiorno, famiglia."
Salutai e loro mi sorrisero in risposta. Feci velocemente colazione, salii in macchina e mi recai da Alessia con un ghigno dipinto sul volto. Di sicuro l'avrei trovata mezza addormentata e per niente preparata alla mia presenza.
Parcheggiai nel vialetto di casa sua e suonai il campanello, aspettando una sua risposta.
Con mia grande sorpresa era già sveglia e pienamente attiva, con una tazza di caffè in una mano e un'auricolare wireless nell'orecchio destro. Mi lasciò passare e tornò nel soggiorno dove vidi dei fogli sparsi sul divano e sul tavolino.
"Le ho già detto che non è possibile. No, non le è consentito contattare il proprietario. Non faccio io le regole. Se non le sta bene può anche andare a farsi fottere."
Sbraitò togliendosi nervosamente il piccolo oggetto dall'orecchio e posandolo con poca delicatezza sul tavolino per poi lasciarsi cadere sul divano accanto ai fogli.
"Giornataccia?"
Le chiesi ridacchiando, prendendo posto accanto a lei ed osservando la sua espressione corrucciata.
"Puoi dirlo forte."
Lasciò cadere la testa all'indietro e chiuse gli occhi, permettendo ad un sospiro alterato di lasciare le sue labbra. Le lasciai un bacio sulla guancia e sghignazzai accarezzandole una coscia con delicatezza.
"Smettila, non sono in vena."
"La protuberanza nei tuoi pantaloni dice il contrario."
Era evidente quanto fosse frustrata e bastava davvero poco per svegliare Alessietto. La ragazza al mio fianco sbuffò infastidita e si alzò dal suo posto, lasciandomi senza parole.
"Davvero, non sono in vena. Tanto so già come va a finire."
"E cioè?"
Si passò una mano fra i capelli e li smosse di poco nel nervoso tentativo di sistemarli.
"Che non concludiamo. Non so cosa ti sia preso, ma ne ho abbastanza."
Mi alzai in tutta fretta e la raggiunsi prima che potesse uscire dalla stanza. L'abbracciai e poggiai la mia guancia sul suo petto.
"Usciamo, ti va?"
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e finalmente la vidi sorridere di nuovo.
"Parco?"
"Parco."
Concordai immediatamente.
Non ci volle molto ad arrivare e subito notai il consistente numero di persone intente a chiacchierare o passeggiare. Sorrisi, strinsi la mano di Alessia e mi incamminai verso la zona verde. Vidi dei bambini correre sul prato e i rispettivi genitori ridere allegramente e non potei fare a meno di provare un lieve senso di gioia nei loro confronti. Le luci colorate brillavano animatamente e rendevano l'atmosfera ancora più piacevole. Eravamo solo a fine settembre eppure si iniziava già a respirare quella tipica aria natalizia.
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Fucking Love
RomanceDa un lato una ragazza tranquilla, con una discreta vita sociale, un'amica da tenere sotto controllo ed una carriera universitaria sul finire. Dall'altro un'anima tormentata dal dolore che non riesce a liberarsi del passato. Cosa accadrà quando il d...