CAPITOLO 37

1.5K 42 7
                                    

Le giornate sembrarono passare talmente lente da essere state quasi bloccate dal tasto "pausa" del telecomando. La maggior parte del mio tempo era impiegato nelle lezioni e nell'iniziare la sessione di studio in vista degli esami e raramente trovavo del tempo per me, per questo quando arrivò il fine settimana ne fui veramente grata. Dormii fino a tardi e rimasi sotto le coperte per un tempo indefinito. Durante la tarda mattinata ricevetti una chiamata da Andrea nella quale diceva che sarebbe scesa per Natale e mi avrebbe rotto le palle come suo solito, quindi avevo tre mesi per prepararmi alle sue pazzie. Quando sentii movimenti al piano di sotto decisi che era arrivata l'ora di alzarsi e prepararsi, così mi recai in bagno per una doccia calda e mi vestii velocemente.

"Buongiorno, famiglia."

Salutai e loro mi sorrisero in risposta. Feci velocemente colazione, salii in macchina e mi recai da Alessia con un ghigno dipinto sul volto. Di sicuro l'avrei trovata mezza addormentata e per niente preparata alla mia presenza.

Parcheggiai nel vialetto di casa sua e suonai il campanello, aspettando una sua risposta.

Con mia grande sorpresa era già sveglia e pienamente attiva, con una tazza di caffè in una mano e un'auricolare wireless nell'orecchio destro. Mi lasciò passare e tornò nel soggiorno dove vidi dei fogli sparsi sul divano e sul tavolino.

"Le ho già detto che non è possibile. No, non le è consentito contattare il proprietario. Non faccio io le regole. Se non le sta bene può anche andare a farsi fottere."

Sbraitò togliendosi nervosamente il piccolo oggetto dall'orecchio e posandolo con poca delicatezza sul tavolino per poi lasciarsi cadere sul divano accanto ai fogli.

"Giornataccia?"

Le chiesi ridacchiando, prendendo posto accanto a lei ed osservando la sua espressione corrucciata.

"Puoi dirlo forte."

Lasciò cadere la testa all'indietro e chiuse gli occhi, permettendo ad un sospiro alterato di lasciare le sue labbra. Le lasciai un bacio sulla guancia e sghignazzai accarezzandole una coscia con delicatezza.

"Smettila, non sono in vena."

"La protuberanza nei tuoi pantaloni dice il contrario."

Era evidente quanto fosse frustrata e bastava davvero poco per svegliare Alessietto. La ragazza al mio fianco sbuffò infastidita e si alzò dal suo posto, lasciandomi senza parole.

"Davvero, non sono in vena. Tanto so già come va a finire."

"E cioè?"

Si passò una mano fra i capelli e li smosse di poco nel nervoso tentativo di sistemarli.

"Che non concludiamo. Non so cosa ti sia preso, ma ne ho abbastanza."

Mi alzai in tutta fretta e la raggiunsi prima che potesse uscire dalla stanza. L'abbracciai e poggiai la mia guancia sul suo petto.

"Usciamo, ti va?"

Ci scambiammo uno sguardo d'intesa e finalmente la vidi sorridere di nuovo.

"Parco?"

"Parco."

Concordai immediatamente.

Non ci volle molto ad arrivare e subito notai il consistente numero di persone intente a chiacchierare o passeggiare. Sorrisi, strinsi la mano di Alessia e mi incamminai verso la zona verde. Vidi dei bambini correre sul prato e i rispettivi genitori ridere allegramente e non potei fare a meno di provare un lieve senso di gioia nei loro confronti. Le luci colorate brillavano animatamente e rendevano l'atmosfera ancora più piacevole. Eravamo solo a fine settembre eppure si iniziava già a respirare quella tipica aria natalizia.

Fucking Love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora