Capitolo 11

276 21 19
                                    

La domenica era l'unico giorno in cui Rose si concedeva un sonno lungo e ristoratore; si alzava con molta calma alle dieci e dopo una buona mezz'ora si trovava in Sala Grande, da sola perché era in ogni caso la più mattiniera di tutti i suoi amici e parenti, anche quando si svegliava tardi. Tutto questo lo sapeva bene Scorpius, che nelle ultime settimane si era comportato come una sorta di stalker e che quel giorno aveva messo in atto il suo piano. La ragazza dai capelli rossi scese infatti come di consueto per fare colazione, ma non era per nulla ordinario quello che trovò sulla tavola esattamente dove lei era solita sedersi: il suo tè, i suoi cupcake e la sua mela della domenica mattina l'avevano preceduta, accompagnati da un biglietto. Lei lo prese in mano e lo lesse.

Le andrebbe di venire al ballo con me, miss Weasley?
Ne sarei molto onorato.
Lasci pure la sua risposta al mio posto.
P.S. Le è piaciuto il mio tocco nella sua colazione di oggi?

Rose cercò di capire cosa ci fosse di diverso e notò che la sua mela, solitamente rossa, era verde. In quel momento, però, non le veniva in mente nessuno che potesse aver preparato una cosa simile; poi notò che due tavolate più avanti, su quella dei Serpeverde, si trovava un'altra mela identica alla sua proprio di fronte a lei. Allora capì, e sorrise.
All'incirca due ore dopo, in Sala Comune, la maggior parte dei Serpeverde si era appena svegliata quando uno di loro entrò saltellando e cantando di gioia, mentre teneva una mela in una mano e un biglietto nell'altra.
"Ha detto sì! HA DETTO SI'!" urlò nelle orecchie dei suoi amici.
Loro, ancora assonnati, sbattevano le palpebre increduli.
"No... non può essere" mormorò Albus.
Scorpius gli sbatté il fogliettino dritto in faccia.

D'accordo
Ma preferisco le mele rosse

"E cosa c'entrano le mele?" chiese Astoria.
"Lascia perdere. Voglio i miei dieci galeoni entro questa sera" disse fiero.
I due si guardarono, arrendendosi all'evidenza.
"Non c'è che dire...complimenti" ammise la sorella "Amanda, l'avresti mai detto?"
Questa, che non aveva ancora aperto bocca poiché assorta nei suoi pensieri, rispose distrattamente: "Oh sì, è davvero una grande notizia, bravo Scorp. Ora, se mi volete scusare, vado a mangiare qualcosa".
Astoria la seguì con lo sguardo mentre usciva, esterrefatta.
"Ma che le prende?"
"Non lo so" disse Scorpius "ma meglio così. Avanti Albus, dicci tutto"
"E' quasi tutto pronto, mi sono fatto aiutare da Remus: mi ha permesso di usare la sua aula"
"Hai fatto le cose in grande, eh" commentò la ragazza.
"Già. Sono così nervoso..."
"No!" lo bloccò l'amico deciso "ricordati di non fare il pappamolle"
"Giusto. Ma...secondo voi accetterà?" domandò un po' preoccupato.
"Dai, Albus, è chiaro!" lo incoraggiarono loro.
Forse invece non lo era.
Nel frattempo, in Sala Grande Amanda più che mangiare muoveva con la forchetta le sue uova strapazzate nel piatto, con quell'aria assente chela contraddistingueva da un paio di giorni. Venne però riportata alla realtà dal padre, che la chiamò. Lei si voltò e lo trovò lì in piedi dietro di lei, con il suo caratteristico sorriso stampato sul volto.
"Che c'è?" chiese spazientita.
"Avrei bisogno di parlarti. Oggi, alle 4"
"E perché non puoi farlo adesso?"
"Non posso, ho da fare. Ci vediamo dopo"
E se ne andò subito, di fretta. Ad Amanda non rimase che rassegnarsi e recarsi nel suo ufficio all'ora che le era stata detta. Era ormai svoltata nell'ultimo corridoio quando vide davanti a sé una sospetta scia sul pavimento. Si chinò per vedere di cosa si trattasse e rimase ancora stupita nel constatare che era un alternarsi di petali di rosa e cartine di cioccolatini. La seguì e scoprì che conduceva proprio alla porta della classe del padre; entrò e si bloccò di colpo alla vista di Albus in abito da sera, davanti alla cattedra che era diventata una tavola coperta di candele e cioccolatini.
"Oh. Mio. Dio" furono le uniche parole che era in grado di pronunciare.
Il ragazzo avanzò verso di lei e le porse una rosa, che lei accettò solamente perché non era ancora tornata in sé. Lui sorrise, noncurante del fatto che l'espressione di lei al posto di essere sorpresa ma felice era sbalordita ma terrorizzata.
"Benvenuta al miglior appuntamento a sorpresa mai organizzato" annunciò.
Lei parve ritrovare la parola e dopo aver posato tristemente gli occhi sul fiore che reggeva nella mano iniziò a balbettare.
"A-Albus, ti prego..."
"Accomodati" continuò invece lui spostando una sedia per farla sedere.
"No, davvero, ascoltami" provò di nuovo lei, ma lui non le dava ascolto.
"Ho qui per te una vasta gamma dei migliori cioccolatini, da quale vuoi iniziare? ..."
"Per favore, fermati..."
"Non ti vanno? Pensavo li adorassi. Comunque se preferisci ho qui anche del..."
"Mi hanno già invitata"
Crash. Albus fece cadere la tazza che aveva in mano, rovesciando la cioccolata calda tutta sul pavimento. Dallo spavento la ragazza sussultò e fece cadere la rosa nel liquido. Per qualche secondo nessuno osò fiatare, si fissavano negli occhi, immobili. Poi Albus provò a parlare, con voce roca.
"Come scusa?"
Amanda non sapeva cosa dire, quelle parole le erano scivolate fuori senza volerlo, e ora non poteva più mentire.
"Al ballo, sì"
"E tu hai...?
"Ho accettato"
Albus non poteva credere alle sue orecchie, era come se il suo peggior incubo fosse diventato realtà.
"Mi dispiace davvero, non volevo che succedesse tutto questo..."
"Avresti potuto dirmelo prima allora" ribatté lui, ora deluso e triste.
"Non avevo idea che me lo chiedessi"
"Tu...tu non credevi che io ti avrei invitata?"
"No!"
"No??"
"Andiamo! Mi eviti per due mesi e ti aspetti anche che io speri in un tuo invito?!"
"Ma faceva tutto parte del piano!"
"Piano? Quale piano?"
"Ignorarti e farti credere che non mi interessassi più, così da sorprenderti per invitarti al ballo" ammise lui.
Per quanto la situazione fosse drammatica, Amanda non poté non lasciarsi sfuggire un sorriso.
"E' il piano più stupido che io abbia mai sentito" scherzò, ma quello non era affatto il momento per le battute.
"Già, e io lo sono ancora di più"
"No, dai...sai che non intendevo questo"
"Invece è la verità"
"Ti prego, Albus, sistemiamo le cose..."
"E' tutto sistemato, ho capito. Puoi andare, tuo padre non ha nulla da dirti" concluse secco.
"Era d'accordo anche lui?" esclamò con gli occhi ormai fuori dalle orbite "Oddio, Albus...io..."
Ma lui era girato, si rifiutava di guardarla e ascoltarla.
"Mi spiace" disse infine lei, e fece per andarsene.
"Chi?" chiese lui senza voltarsi poco prima che uscisse dall'aula.
"Ivan"
E uscì.
Dopo aver riordinato la classe insieme a Remus, senza che nessuno dei due dicesse una parola poiché uno più confuso dell'altro, tornò in Sala Comune dove Scorpius e Astoria lo stavano di certo aspettando.
"Allora??" chiese l'amico che non stava più nella pelle, ma il suo entusiasmo si spense quando vide Albus affranto.
"Ha detto no?" si stupì Astoria.
"L'avevano già invitata" disse lui tristemente, sedendosi accanto a loro sul divano "e lei ha accettato"
"Come?! Non mi ha detto niente, e sì che sono la sua migliore amica"
"E chi è stato?" domandò Scorpius.
"Ivan"
Albus non fece in tempo a finire il nome che la ragazza si fiondò su per le scale del suo dormitorio. Entrò, come una furia, e non appena vide Amanda che rovistava nel suo baule, esplose.
"Come hai potuto farlo?"
L'amica si voltò e comprese tutto al volo.
"Ascolta, mi spiace...non volevo che lo scoprissi così" tentò di difendersi, ma invece peggiorò la situazione.
"Ah quindi non volevi dirmi nulla e lasciare che lo scoprissi il giorno del ballo!"
"No, sai che non lo avrei mai fatto"
"Davvero? Perché io pensavo che non avresti fai fatto nemmeno questo"
"Lasciami spiegare...mi ha colta alla sprovvista, non mi ha dato il tempo di riflettere"
Ma Astoria non la ascoltava; era sull'orlo delle lacrime ed entrambe cominciavano ad alzare sempre di più la voce.
"Una cosa ti avevo chiesto, una! Di lasciarmi UN ragazzo"
"E' stato lui ad invitare me! Ho dovuto accettare, avevo paura che nessun altro me lo avrebbe chiesto...avevo paura di andarci da sola"
"E a me non ci hai pensato?"
"Sono la Campionessa, che figura avrei fatto presentandomi da sola?"
"E' vero, scusami, tu sei la Campionessa...gli altri per te non contano niente"
Ormai stavano entrambe urlando, e le loro grida si udivano perfino in Sala Comune.
"Non dire così...mi dispiace, okay? Quante volte te lo devo dire? Non volevo farti questo"
"E ad Albus?"
"Che c'entra Albus ora?"
"Come hai potuto rifiutarlo? Quel ragazzo ti adora. Da sempre"
"Non tirare fuori questa storia perché sei stata tu a dirmi che non mi voleva e a spingermi ad andare avanti"
"Avevi detto che Ivan non ti interessava!"
"Infatti, è così ma mi ha invitata e io ho accettato per non rischiare di rimanere sola. Lo avresti fatto anche tu"
"Ti sbagli, non lo avrei mai fatto" disse Astoria decisa nonostante stesse piangendo "e mi spiace se pensi che io sia una persona così orribile"
"E' questo che pensi di me? Che sia una persona orribile?"
"Quello che hai fatto lo è"
Uscì dal dormitorio sbattendo la porta con violenza e si ritrovò costretta a lasciarsi consolare dal fratello. Amanda invece calciò il suo baule imprecando e poi si abbandonò sul letto in preda ad un miscuglio di emozioni.

~~~
Ciaooo!
Allora...Ve lo aspettavate? Non so se l'avevate capito ma io amo seminare zizzania e far litigare i miei personaggi😂😁 Comunque spero siate curiosi...ne accadranno delle belle!
Grazie e alla prossima❤️

Il Torneo TremaghiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora