[CAPITOLO 13]

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UCLAL

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UCLA
L.A


7 maggio 1990





Sandie

Era da una settimana Michael non mi chiamava. Subito dopo la visita con Klein non fece una telefonata. Pensai che fosse impegnato con il suo lavoro. Cosa molto probabile.

Ero alla UCLA, come al solito, e non riuscivo a concentrarmi sulla lezione. In quei giorni non mi staccai sui libri, così ho fatto delle notti in bianco per studiare per gli esami che avevo in quel mese. Avevo gli occhi completamente gonfi e il viso pallido. I miei amici se ne accorsero, si preoccuparono per la mia salute. In realtà quella "pazzia" la facevo una volta all'anno, era iniziata dal liceo. I miei genitori mi rimproveravano sempre perché rischiavo di svenire, ma io ero una testa troppo dura per ascoltarli.
«Sandie, va fuori. Non stai bene.» bottò Milly con tono preoccupato.
«Milly sto bene, sta tranquilla.» sussurai a voce bassissima. Invece non stavo per niente bene, dovevo seguire la lezione perché ci sarebbero stati gli esami e non potevo avere distrazioni.
Ho bisogno di un letto ...
Ci fu il suono della campanella, io mi alzai barcollando ed Ethan venne di corsa vicino a me tenendomi stretta a se.
«Sandie.» mi chiamò allarmato, non vedevo più nulla. I miei occhi gridavano pietà, poi ci fu il buio.

Mi svegliai su un lettino e capii di trovarmi in infermeria. Vidi un dottore che stava scrivendo qualcosa, misi a fuoco la vista, e lo riconobbi. Era il dottor Archie Bill Johnson, considerato come il dottore più sexy dell'Università. Tutte le ragazze gli erano dietro a quell'uomo di quarant'anni con una famiglia. A me invece non piaceva affatto, non lo trovavo per nulla affascinante ma sapeva fare il suo lavoro. Odiavo il suo naso ad aquila, i capelli biondi e gli occhi verdi. Aveva un fisico abbastanza piacevole, snello e muscoloso. Ma certamente non era il mio tipo.
«Signorina Vrachnos, si è svegliata.»
Ma no dai, secondo te?
«Da quanto tempo che dormo?» domandai leggermente indolenzita, avevo un mal di schiena tremendo, e una forte emicrania.
«Ha avuto un mancamento, e ha dormito per quattro ore.»
Quattro ore! No! Dio mio!
«Quattro ore?!» domandai con tono incredulo alzando il busto, e lui venne da me.
«Si calmi, ho parlato con i professori. Recupererà le lezioni perse il pomeriggio insieme ai corsi. Ora mi dica, da quanto tempo che non dorme?» erano due settimane, due, e non una. Rimasi sveglia per tutte le notti in quei giorni, volevo essere impeccabile agli esami. Avevo sudate sette camicie per studiare, senza mai smettere, neanche fare una pausa. Mangiavo pochissimo, talmente che lo studio mi rubava il tempo.
«Due settimane.» ridacchiò, la cosa mi infastidii parecchio.
«Mi sorprende, lei vorrebbe diventare un medico. E sa benissimo che il corpo ha bisogno di riposare, sopratutto gli occhi. Le è bevuto il cervello signoria Vrachonos?»
Ma chi si crede di essere?!
«Dottor Johnson-»
«Se vuole diventare un medico deve essere coerente!» mi interruppe con tono severo, di sicuro a fare l'insegnante non è il suo forte. Tutti mi vedono come un angelo, ma non sapevano che quando c'era bisogno tiravo fuori il mio carattere. Divenni furiosa alla sua risposta
«Mi ascolti attentamente, di certo non mi faccio mettere i piedi in testa da un uomo come lei, nemmeno se si tratti della Regina D'Inghilterra! Ma come si permette di giudicare senza conoscere la realtà!? Se non ho dormito è perché ho studiato. È iniziata la seconda sessione, ed io devo intraprendere degli esami importanti questo mese. Lei crede di essere un bravo medico? Giudicando gli studenti senza conoscere?» dissi con tono arrabbiato e alterato.
«Attenta a come parli ragazzina.» mi minacciò con un tono molto serio, mi venne un brivido alla schiena. Per un momento ebbi paura, non sapevo perché. Ma nella mia testa volevo soltanto scappare e tornare a casa. «Le consiglio di dormire, di riposare almeno per un po' di giorni. Avviserò io i professori.» il suo tono da arrogante si placò leggermente. Ma lo stesso mi diede fastidio. Odiavo infinitamente le persone arroganti, sopratutto quelle di orgoglio, beh, dipendeva molto dalla persona su quel punto di vista.



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