[CAPITOLO 49]

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[NOTA AUTRICE IMPORTANTE⚠️: da questo capitolo in poi la storia si distenderà di nuovo nella forma principale, in terza persona. Buona lettura💞]


Narratore esterno

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Narratore esterno



«I-In che senso Antonio? I-io non capisco.» balbettò la ragazza completamente perplessa.
"Io non sono Antonio Lombardi."
Le frullava in testa quella frase, mentre Antonio era lì, di spalle di fronte ad un grosso tronco di un albero.
Aveva le mani dentro alle tasche dei pantaloni, lo sguardo serrato e autorevole da far mettere paura chiunque incrociasse il suo sguardo.
Pensieroso di dire a Sandie la verità della sua vera storia, su chi era veramente.
Ma ormai, nella sua vita Antonio, aveva perduto ogni cosa, persino l'identità.
L'uomo dai capelli neri si sedette su un tronchetto di legno, congiungendo le mani, Sandie lo guardò con il cuore a mille e la paura di essere fatta del male ancora una volta dall'uomo che amava.
«È giunto il momento di dirti la verità Sandie.» parlò l'uomo, il vento suonava lievemente tra i due facendo da musica di sottofondo.
Una musica silenziosa, ma che dava un l'effetto scenografico.
Sandie si sedette sul prato, aspettando che Antonio continuasse a riprendere il discorso «Io in realtà, mi chiamo Diego Laèl, sono nato a nel quartiere più povero di Madrid, non il 22 novembre 1953, ma il 14 giugno 1951, non ho avuto un'infanzia felice, i miei erano molto violenti e severi con me. Sono nato in una famiglia povera, e ahimè, in uno dei quartieri più schifosi della città, facevamo fatica a mangiare, così all'età di cinque anni cominciai a vedere quella che era la cattiveria.
Più che altro mi buttai nel mondo dei gangster.
Rubavo, truffavo, e facevo del male.
Guadagnavo molto, e la situazione economica della mia famiglia migliorò molto grazie a me.
Questo lavoro lo feci fino al liceo, ero molto rispettato nell'ambiente scolastico perché tutti avevano paura di me.
Poi, certi ragazzi mi chiedevano dei favori, come per esempio marujana, cocaina, cose così. Ed io accettavo, a patto sempre, che dovevano darmi i soldi in un determinato giorno. Se non rispettavano l'accordo, erano dolori.
Ma le ragazze mi adoravano.
Erano pazze di me.
Ero uno dei ragazzi più intelligenti della scuola, mi piacevano le materie scientifiche, ma volevo sempre fare il gangster.
Fino a che, non cambiammo professore di scienze all'ultimo anno di scuola.
Lui ... lui era diverso dagli professori, era sì severo, ma molto gentile e comprensivo.
Non aveva preferenze, e credeva molto nelle nostre capacità, sopratutto nelle mie.
Grazie a lui mi appassionai alla scienza e al meraviglioso mondo del corpo umano.
Così, decisi che dopo il diploma, avrei frequentato la facoltà di medicina all'università.
Volevo abbandonare l'idea nell'essere gangster e così feci.
Non ero più un delinquente, e la mia vita tornò ad essere quella prima ma con vari cambiamenti.
Mi trasferii nel centro della città, e frequentai l'università.
Non solo studiavo, ma lavoravo anche come professore privato per ragazzi del liceo.
Ottenevo una buona paga che mi permetteva di pagarmi gli studi, l'affitto della casa, le bollette. Tutto.
Insomma, ero diventato un altro uomo.
Conducevo una vita normale.
Degno di un buon cristiano.
Fino a che, non conobbi una ragazza all'università, si chiamava Isabella, ed era ... era come un angelo caduto dal cielo.
Mi innamorai profondamente di lei, così cominciammo a frequentarci.
Era così bella, sembrava disegnata dal padre eterno talmente quanto era bella.
Per la prima volta nella mia vita, capii il concetto di amore, di amare qualcuno, di donare amore verso qualcuno. Perché prima che conobbi lei, le mie relazioni erano basate solo in ambito sessuale e nient'altro. Ma con Isabella, era diverso.
Una sera la portai in un bosco, molto simile dove siamo io e te adesso Sandie.
Le confessai i miei sentimenti per poi baciarla con tanto amore, ma lei mi respinse, dicendomi di essersi innamorata già di un altro. E non ci crederai, ma quel ragazzo di cui Isabella si era innamorata era uno dei miei migliori amici, Sebastian.
Ero ferito.
Molto ferito.
E qualcosa nella mia mente scoppiò.
E puoi immaginare cosa successe poco dopo, la violentai.
Non saprei dirti perché, ma sentendo le sue urla mi procurava un piacere dentro al mio corpo e quindi continuai.
Alla fine del rapporto mi chiamò "mostro" fu li, che scattò il mostro che era in ne.
Fu lei a farò uscire dentro di me.
Presi un coltello che avevo in tasca e la pugnalai almeno quaranta volte in pieno petto e allo stomaco.
La uccisi.
Fu la prima volta che uccisi una persona, ma non mi pentii, non me ne pentii a fatto.
Buttai il suo corpo in uno dei quei grandi bidoni della spazzatura e tornai a casa.
Mi lavai togliendo il sangue che avevo tra le mie mani e il mio viso.
Confesso, che fu bello avere il sangue di Isabella tra le mie mani.
Provai una sorta di benessere.
E fu così, che incominciai la mia nuova strada.
Quella del serial killer.
In meno di due mesi uccisi almeno 25 ragazze.
Tutte della tua età Sandie.
Le uccisi allo stesso modo come ho ucciso Isabella.
Solo una ragazza in particolare l'ho uccisa in modo veramente brutale, si chiamava Lucia, dopo averla pugnalata, decapitai la testa e poi le mozzai le mani, le spalle, e le gambe. Insomma la smembrai.» Sandie all'orrudo racconto dell'omicidio commesso da Antonio, o meglio, da Diego, si sentì vomitare. Tossí pensando a quella scena così macabra da sembrare un film horror, e le vennero i conati di vomito.
Antonio comprese l'orrore che provò quella ragazza e fermò con il discorso.
Ma in quel momento che Sandie si sentì male, provava una sola cosa.
Era shock.
Niente aveva mai sentito del genere nella sua vita.
Pensava a come fosse stata una sciocca ad innamorarsi di un uomo così pieno di orrore e malvagità come Antonio Lombardi, detto Diego Laèl.
Non provò odio, ma rabbia, una rabbia che le fece bollire in sangue nel suo corpo.
E poi, provò orrore.
Orrore di essere innamorata di una bestia come lui.
Di un animale nutrito dall'innocenza delle ragazze più giovani.
Solo a pensare, le veniva il voltastomaco.
Antonio vedendo che Sandie stava meglio riprese il suo racconto.
«Ma nel frattempo riuscii a laurearmi, con 110 su 110, ero davvero felice, talmente felice che smisi di uccidere per continuare il mio sogno.
Quello di essere un medico.
Tu dirai, hai ucciso, hai fatto del male a delle povere ed innocenti ragazze.
È vero, ma io amavo la scienza.
E all'amore porta alla follia non è così?
Fino a che, la polizia non cominciò a fare delle indagini sui miei omicidi.
Ero nei guai fino al collo e l'unica cosa che dovevo fare era fuggire.
Fuggire da Madrid e andare in un altro paese.
Cambiai identità, mi feci fare dei documenti falsi, persino della mia laurea.
E partii come Antonio Lombardi.
Una volta arrivato a Milano non ero molto orientato, e la gente mi consigliò per la specializzazione in cardiologia al San Raffaele, uno degli ospedali, e università migliori d'Italia.
Durante la specializzazione non uccisi nessuno, non mi andava, non volevo avere più guai. Andò bene, mi specializzai e divenni un cardiologo professionista. Non feci solo il dottore ma anche il professore all'università.
Fino a che.» Antonio interruppe il suo discorso girandosi verso Sandie, la guardò mentre lei era spaventata dal suo racconto, un racconto oscuro che mai si sarebbe immaginata di udire.
L'uomo dagli occhi oscuri andò verso di lei per baciarla con ardore per qualche secondo, dopo di che si staccarono, mentre Sandie era ancora sotto shock per il racconto.

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