[CAPITOLO 46]

199 23 47
                                    


12 Gennaio 1992

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



12 Gennaio 1992


Michael

«Ti ricordi il nostro primo incontro?» domandò Sandie giuocherellando con un ciuffetto d'erba.
Io la guardai.
La guardai in tutta la sua purezza.
In tutta la sua bellezza.
Vedevo il riflesso dei suoi capelli marroni tramite i raggi di sole.
La sua pelle così bianca e delicata come una colomba, risplendere come una stella.
Il suo sguardo così innocente, privo di ogni malignità nel suo viso e nel suo carattere, voltato verso il basso.
Il sole, era stella più importante del sistema solare, ma in quel momento, non c'era bisogno del sole ad illuminare le giornate se avevo Sandie al mio fianco.
Lei aveva lo stesso effetto dei bambini, perché quando vedevo i bambini, vedevo il viso di Dio. Mentre quando vedevo Sandie, vedevo le varcate del Paradiso.
«Come potrei dimenticarlo? Ricordo ancora il tuo sguardo stupido. Ricordo ancora la tua gentilezza e delicatezza durante quella visita. Essendo famoso, pensavo che mi trattassi con atteggiamenti di forte emozione e tensione. Ma mi trattasti come una persona normale. E mi ha stupito, tu mi hai stupito Sandie.» alle mie parole si voltò verso di me.
«Davvero?» domandò ingenuamente.
«Si.» risposi semplicemente accarezzandole la guancia.
Lei chiuse gli occhi, godendosi la mia carezza, era come un cagnolino che aveva bisogno di coccole e di amore.
Ed io ero pronto a darle amore.
«Michael.» mi chiamò aprendo gli occhi.
«Si?» domandai.
«Lo sai che ti amo?» il mio cuore batté come un tamburo, il sangue si fermò qualche instante, le emozioni entrarono in gioco.
Sorrisi, perché ormai, ero sicuro dei miei sentimenti.
Io la amavo.
«Ah si?» domandai con un sorriso malizioso, e l'avvicinai piano piano a me «Dillo ancora.» lei alzò un sopracciglio «Ti amo.» a quella parola cacciai un sospiro di piacere.
«Ti amo.» replicai «Una parola così bella, che genera musica, una parola magica e piena di suono. Una parola ipnotizzante, capace di farti rimanere immobile per tanti secondi. Una parola utilizzata per tante occasioni, da quelle divertenti a quelle meno serie. Ho sempre amato questa parola, per tutta la vita l'ho sempre sentita dalla mia famiglia, e dai miei fans. Ma sentirla dire da te. Dio mio, ha un'altro effetto stellina. Sai perché? Perché anch'io ti amo.» gli occhi di Sandie si illuminarono formando dei bellissimi luccichii.
La sua espressione era stupita e dolce allo stesso tempo.
Poggiai le mie dita sulle sue labbra carnose, per poi scorrere sul suo viso.
Lei mi guardò, con la speranza che le dica qualcosa.
«Sul serio Michael? Non mi stai prendendo in giro vero?» ridacchiai
«Perché mai dovrei prenderti in giro amore mio?» spalancò gli occhi udendo quella parola.
«Come mi hai chiamato?» domandò incredula.
«Amore mio.» la sentii sciogliere, e piano piano mi avvicinai al suo volto, fino a congiungere con un bacio.
Le sue labbra.
Oh mio Dio
Era da tempo che non sentivo le sue labbra su di me.
Le sue labbra da petali di rosa.
Finalmente potevo risentirle, baciarle quando volevo, e amarle incondizionatamente.
D'un tatto, durante il bacio, sentii del liquido intorno al mio petto.
Lo toccai per poi aprire gli occhi, era sangue.
Mi spaventai a morte, e vidi il petto di Sandie grondante di sangue.
Aveva la bocca semiaperta con una linea di sangue fuori uscire dalle sue bellissima labbra, la pelle completamente fredda, e gli occhi rossi.
«P-Perchè m-mi hai abbandonato? M-Michael ...» si accasciò per terra, la presi a me e scuote in modo tale da farle riprendere.
«No! No! No! Sandie! Rispondimi! Rispondimi ti prego! Sandie!» nessun segnale, non c'era più niente da fare.
Era morta.
Ed era nelle mie braccia.
Cacciai un urlo sonoro pieno di dolore.
Avevo perso la persona più cara al mondo.
La persona più speciale della mia vita.
E tutto questo? Era colpa mia?
Forse si, perché fu troppo tardi a dichiarare i miei sentimenti.
«Povera illusa, pensava davvero di sfuggirmi a me?» alzai lo sguardo e vidi una figura, era completamente nera, me vedevo la lama di un coltello in cui colava il sangue di Sandie.
«Chi sei!?» lui ridacchiò in modo malvagio.
«Un tempo Sandie era mia, ma per colpa tua, me l'hai l portata via. Era sempre stata innamorata di te, di un moccioso dalla voce irritante famoso che ha avuto solo fortuna!»
«Tu non mi conosci! Perché non hai preso me al posto suo!?» ridacchiò di nuovo con quella sua risata inquietate.
«Semplice, perché volevo vendicarmi, quella puttanella meritata di morire. Ma se tu vuoi seguirla nel mondo dei morti, ti accontenterò subito. Re del pop.» prese una pistola dalla tasca, e sentii che me la punto in fronte.
Ero pronto a seguirla, e questo non mi faceva paura a  morire.
«Chi sei?» domandai ancora.
«Io sono. Diego Gonzales.» spalancai gli occhi, e cacciai un urlo.
Un urlo che mi fece svegliare.
Ero sudato, e il battito del mio cuore era accelerato.
Merda, di nuovo quel sogno.
Guardavo un punto fisso, scioccato per il sogno che avevo fatto.
A Neverland regnava il buio più totale, il freddo si faceva sentire, ed erano le tre del mattino.
Ma perché mai facevo lo stesso sogno?
Doveva essere un segno?
Di solito se qualcuno sogna lo stesso sogno per varie notti, stava a significare un segnale.
E perché mai avevo sognato che mi dichiaravo a Sandie?
Le domande mi frullarono in testa come la preparazione di un frappé. E mi sentivo confuso, più dei mesi precedenti.
Sentivo che con Brooke, c'era più un rapporto di amicizia e un tenero affetto per entrambi.
Nonostante mi dispiacesse, sentivo tanta indifferenza allo stesso tempo.
Decisi di andare in cucina a mangiare qualcosa, e vedevo che era avanzato un po' di torta al cioccolato che aveva fatto Candice.
Ne tagliai una fetta e la mangiai.
E mente gustavo quel dolce dal sapore concentrato di cioccolato, decisi di chiamare Sandie, nonostante fosse notte fonda volevo fare il tentativo.
In quel momento volevo solo chiamarla, e sentire la sua voce.
Non m'importava dell'ora, io dovevo sentirla.
Dovevo parlarle.
Presi il telefono e composi il suo numero.
Aspettai, come le varie volte, due, o quattro squilli. Ma niente.
«Ciao! Qui è Sandie Vrachnos! Ora non sono disponibile, lasciate un messaggio!» partí il bip e cominciai a parlare.
«Sandie, stellina mia.
Come stai?
Mi manchi come l'aria.
Sei sempre nella mia testa.
Perché non mi rispondi alle mie chiamate?
Perchè?
Beh, forse hai le tue motivazioni, e hai perfettamente ragione
Hai ragione farla finita con uno stupido come me. Ma devo sapere se stai bene, se stai bene, allora chiuderò con te una volta per tutte.» la voce mi si cominciò a spezzare, e le lacrime si fecero sentire «Ti prego, dimmi solo se stai bene, mi basterebbe anche una lettera. Lo sai che mi accontento con poco, ma ti prego. Dimmi che stai bene.
Non significa niente che abbiamo chiuso, tu sei sempre nei miei pensieri. Perché ... perché mi hai tatuato il cuore.» attaccai il telefono, cacciai un sospiro e mi asciugai le lacrime.
Oh Signore mio.
Potevo sperare ogni giorno che mi richiamasse, ma non credo che l'avrebbe fatto.
Sono stato io a mettere fine a quello che era un'amicizia da favola.
Sono stato io che mi ero comportato da stupido.
Sono stato io la causa delle sue sofferenze.
E mi sentivo una merda.
Una merda totale.

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora