[Κεφάλαιο 9]

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1 aprile 1992

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1 aprile 1992

MIAMI, FLORIDA



Era un comune martedì mattina a Miami, faceva freddo, tirava un po' di vento e c'era una forte pioggia.
Il ragazzo dai capelli color nocciola guardò dalla finestra la pioggia, e vedeva come le gocce d'acqua cadevano in modo molto arduo dal cielo eseguendo tanto rumore per terra.
Proprio come il suo stato d'animo.

Si era deciso più che mai di partire e tornare a Beverly Hills, il 22 aprile avrebbe sostenuto il famoso esame.
Si sentiva troppo d'intralcio a casa dei suoi zii, sentiva di aver dato disturbo e di essere stato di troppo. Doveva andare via.
Ma non con questa pioggia, decise quindi di partire il giorno dopo.
«Uh, hai visto che pioggia Ethan? C'è davvero un grande acquazzone.» affermò d'un tratto zio Mark che entrò di sorpresa nella camera del ragazzo, egli annuì senza proferire parola. L'uomo si mise vicino al nipote mentre guardava la pioggia.
«Che cosa rilassante, sai, guardare la pioggia mi calma l'anima. Specialmente il rumore.» egli era un bambino sperduto, con gli occhi fissi sul vetro bagnato con le gocce di pioggia che cadevano su di esso.
Guardava e guardava.
Mentre era perduto nei suoi pensieri.
«Ethan.» chiamò suo zio con tono triste «Sei sicuro di voler andare via domani?» il ragazzo annuì deciso più che mai.
Ma poi si girò per guardarlo.
«Non posso più stare qui. Ho già combinato abbastanza casino, devo andare via e tornare alla vita che mi attende.»
«Ma tu non hai creato nessun tipo di casino, anzi, non puoi capire quanto ci hai reso felice la tua presenza.» spiegò l'uomo con gli occhi tristi.
«Davvero zio?» domandò il ragazzo con tono speranzoso, il chirurgo annuì.
«Certo, perché dovrei dirti il contrario. E mi addolora che stai in questo stato per colpa dei tuoi genitori. Perciò, promettimi che quando tornerai ti concentrerai solo a te stesso e al tuo benessere. Solo così potrai vivere.»
Solo pensando al mio benessere potrò vivere eh? Ma tu non sai zio Mark ... tu non sai.

Nel frattempo Vicky stava al telefono con una sua cliente per un vestito che aveva ordinato, ma a quanto pare, quella telefonata le stava dando i numeri.
«Signorina mi dispiace ma il vestito non potrà essere pronto per lunedì. Ho capito ma almeno abbia la pazienza. Okay, va bene, ma non le permetto di utilizzare questo tono. Ma come si permette? Sa che cosa le dico? Non mi importa! Se non ha pazienza vada dalla fata turchina a farsene dare un po'!» esclamò furiosa attaccando il telefono premendo il pulsante rosso, appoggiando sul tavolo «Ma guarda un po' ... vedo che nessuno insegna l'educazione a queste ragazze oggi giorno.» disse lei con tono arrabbiato mentre scriveva degli appunti su un foglio. Ma successivamente  squillò il telefono, i nervi di Vicky si aprirono di nuovo pensando che fosse di nuovo la ragazza del vestito, e rispose «Ascolti Signorina, il vestito non sarà pronto per lunedì!» esclamò di nuovo con rabbia.
«Oh, ma io non ho ordinato un vestito.» realizzò pochi secondi dopo di aver fatto una brutta figura sentendo una voce a lei conosciuta dall'altro capo del telefono, non era la signorina del vestito, ma Claire, la madre di Ethan. Lei si placò, ma allo stesso tempo rimase comunque arrabbiata di sentire la sua voce.
«Claire, che sorpresa sentirti. Qual buon vento ti porta a chiamarmi?» domandò Vicky non scusandosi nemmeno per l'equivoco.
«Volevo sapere come stavi.» rispose poi la donna.
«Si va avanti.» rispose lei freddamente.
«E con il lavoro?» domandò la donna interessata.
«Tutto a meraviglia.» disse la donna dai capelli biondi non smettendo di scrivere.
«Capisco, sono contenta Vicky, sai ti ho sempre ammirato. Sia come donna che come lavoratrice.»

𝐓𝐑𝐄𝐀𝐓𝐌𝐄𝐍𝐓 [MJ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora