[CAPITOLO 34]

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MILANO, ITALIA

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MILANO, ITALIA

20 Agosto 1991


Sandie

«Mhmm ... neanche questo, non ho nemmeno un costume da mettermi!» esclamai buttando il costume per terra.
Tra meno di un'ora sarà qui, ma che cosa posso mettermi!? Uffa.
Ero agitata.
Antonio mi aveva invintato ad andare in piscina con lui ed ero così ansia e agitata, volevo essere carina. Ma non avevo i costumi giusti.
«Sandie, si può sapere che fai sveglia alle otto del mattino?» domandò Annalisa con tono assonato, mi girai e mi accolsi di averla svegliata con le mie lamentele.
«Perdonami, non volevo svegliarti, ma devo andare in piscina con.» mi bloccai, perché non sapevo se dire la verità oppure dire una bugia.
Non faceva un bell'effetto dire "Sai vado in piscina con il professore di cardiologia" sarebbe strano per lei, ma per me non lo era affatto.
«Vai con Perla?» domandò lei stiracchiando la schiena cacciando poi un forte sbadiglio.
Perla era una nostra amica in comune, stra simpatica e dolcissima, nonché una delle migliori amiche di An.
«Ehm ... vuoi una bugia o verità?» domandai mentre provai un altro costume.
«Se provi un costume di prima mattina vuol dire che esci con un ragazzo, e vorrei sapere chi è.» disse andando verso la cucina, mentre io mi guardai allo specchio, avevo un costume nero a pezzi molto semplice, ma bello, avevo sempre odiato i costumi interi li trovavo scomodi, poi io amavo stare ore sotto al sole e abbronzarmi.
«An!» esclamai mentre andai da lei per farmi vedere in costume per avere un suo parere «Che ne pensi?» domandai eccitata, facendo qualche giravolta.
Lei mi guardò dalla testa i piedi.
«Beh, se davvero esci un ragazzo, d se ti dovesse vedere così, ti salterebbe addosso. E poi che cazzo, voglio le tue tette.» disse mentre si faceva un toast con la marmellata, quando poi analizzò le mie tette, smise quello che stava facendo e si toccò le tette, il suo viso divenne triste, e pensai che probabilmente si sentiva insicura con il suo seno.
Mi avvicinai a lei e le presi la mano.
«Magari forse questa frase l'avrai già sentita più volte. Ma tu sei stupenda come sei An, il tuo seno è meraviglioso, e fidati, sono io che vorrei il tuo seno. Piccolino. Perché è così elegante e delicato, lo trovo di classe, non il mio che invece mi fa sembrare una .. ehm ... eh una-»
«Puttana?» domandò per farmi finire la frase.
«Non lo volevo dire ma si.» sospirò.
«Non lo so San, me lo dicono in tanti, solo che nella mia precedente relazione, il mio ex mi prendeva il giro per il mio seno. Diceva che era inesistente, che erano dei piatti, e che sembravo di avere il petto di un uomo. Credimi queste parole mi hanno fatto tanto male.»
Perché a volte gli uomini sono così crudeli senza coscienza?
Vidi gli occhi di Annalisa colmare di tristezza e percepivo chiaramente il suo dolore nella sua precedente relazione.
Una volta preparato il toast si sedette sul divano, la vidi di spalle ed era così cupa e addolorata, fino a che non cominciò a parlare.
«L'ho conosciuto tramite un'amica in comune ed era un ragazzo bellissimo, rimasi molto attratta da lui, ci frequentammo per un po' di mesi fino a che non mi dichiarai. Lui ricambiò i miei sentimenti e ci mettemmo insieme, i primi sei mesi erano da favola, amore di qua e amore di la. Mi trattava come la sua principessa, e non mi sono mai sentita così amata prima d'ora. Fino a che, non mi mostrò la sua vera natura.
Un giorno gli dissi che dovevo andare in biblioteca dell'Università con un caro amico per una ricerca importante, parentesi, questo ragazzo era fidanzato. E scattò in lui una rabbia inspiegabile. Mi disse che non dovevo andare,  e restare a casa. Io gli dissi che era questione di poche ore, ma lui non volle sentire ragione, mi diede un forte schiaffo e mi urlò di non andare. Litigammo con tanta ferocia, mi chiamava nel peggiore dei modi, diceva che ero una puttana e che ero una donna che non valeva niente nella vita, poi mi buttò sul letto, mi legò i polsi e mi violentò.
E lo fece per due anni.
Da lì inizio l'inferno.
Non lo riconobbi più.
Non era il ragazzo che avevo conosciuto.
Mi trattò come un giocattolo di piacere.
E dovevo stare sempre a casa, insomma, ero una prigioniera.
Ma poi mi feci coraggio, una sera uscii di casa per andare ad una festa con gli amici, e chiamai la polizia. Gli dissi tutto, e lo andarono ad arrestare per violenza domestica e maltrattamento.
Mi sentii sollevata quando dopo aver fatto il processo fu condannato in carcere per almeno cinque anni.»
Cinque anni non bastano per pagare le lacrime di una donna ...
«Il processo fu un incubo, per tutto il tempo lui mi guardò con odio, come se mi volesse uccidere, ho avuto paura, ma ho avuto coraggio di affrontare la situazione.
Ho raccontato tutto, e mio padre voleva ammazzare quel ragazzo.
Ma non penso che cinque anni bastino per quello che ha fatto, questo è per farti capire due cose. Che la giustizia italiana fa schifo, e che l'uomo a volte, è l'animale più crudele che possa esistere sulla terra.»
Un brivido percorse nella schiena al racconto di Annalisa, non avrei mai pensato che avesse avuto così tanto coraggio ad affrontare e condannare la persona che amavi, quando poi si dimostrò un'altra persona.
La ammiravo fortemente.
E volevo essere come lei.
Pregai nel mio cuore, di non avere mai nella vita, una relazione così malata come quella di Annalisa.
«Che pezzo di merda.» mormorai in italiano.
Annalisa mi guardò perplessa per poi cominciare a ridere rigorosamente.
«Che ho detto?» domandai ingenuamente, continuò a ridere.
«Niente, è che mi fai ridere quando parli in italiano. Ma allo stesso tempo sei troppo tenera.» arrossii, ma poi ridacchiare per prendere l'ironia.
«An.» la chiamai e lei si voltò verso di me.
«Sei una ragazza coraggiosa, e sei un esempio da prendere tesoro, adesso sei con una persona meravigliosa e che ti ama, ti rispetta davvero. Ti ha curato le tue ferite ed ora sono guarite, ma so che con queste esperienze del genere c'è sempre una cicatrice dentro al tuo cuore. Una cicatrice di cui a momenti non senti niente, come se non esistesse, ma se poi ci pensi, senti un fastidio immaginabile.» dissi con il cuore a pezzi per lei, non osavo immaginare quello che dovette affrontare per due anni, con un ragazzo che non l'amava, ma che la usava solamente come un oggetto di piacere.
Al racconto di Annalisa, d'improvviso sentii qualcosa dentro di me, come una specie di vocina che mi diceva:
"Sta attenta Sandie, sta attenta'"
Ma attenta a che cosa?
Era una domanda che non ero capace di rispondere, poiché la risposta era in fondo in un precipizio, di cui dovevo scavare infondo per trovare la risposta.





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