Misi il telefono a caricare ed aprii l'armadio. Presi la maglietta a maniche corte della suprême con i leggins neri e le dr. Martins. I capelli sciolti e lisci scendevano sulle mie spalle.
"Allora? Sei pronta?"
"Sì, andiamo a piedi?"
"Cosa? Ma sono quindici minuti da qui."
"Lo so, ma è da tanto che non metto una foto su instagram, e vorrei che me le facessi."
"Te le faccio fuori dallo studio, no?"
"Sì, d'accordo." Sorrisi e mi misi il giubbotto a jeans. Presi il telefono e le chiavi di casa ed uscimmo, raggiungendo la macchina.
Come al solito, io e Nelson durante il tragitto cantammo Tiziano Ferro con il volume altissimo e a squarciagola.
Non appena arrivammo, gli porsi il giubbotto ed il telefono, mettendomi in una posizione semplice per la foto.
Me ne fece una sola, ma era molto bella. Entrammo ed io decisi di modificare e postare la foto, avvisando tutti i lì presenti.
Giorgia.Venceslai_ ha postato una nuova foto:Shine like a star.✨
Piace a Cesolololo, dariomatassa e altri.
Cesolololo: Sei bellissima. 😍
giorgia.venceslai_: @Cesolololo smettila. 😒
Cesolololo: @Giorgia.Venceslai_ ma dico la verità.
giorgia.venceslai_: @Cesolololo non importa, smettila. 😂
Dariomatassa: Lulli. 💙
giorgia.venceslai_: Luma. 💙
Aboutnels: La mia tenera e dolce sorellina.
giorgia.venceslai_: Ricordati che abbiamo solo un anno di differenza io e te. 😒
Aboutnels: Non è vero...🙂
Cesare e Nelson si sedettero ed incominciarono a parlare a ruota libera, mentre io non smettevo di guardare ininterrottamente Cesare. Forse avevo sbagliato a dirgli quello che provavo per lui, forse no. Ma volevo che fosse mio, lo volevo nella mia vita più di qualunque cosa.
Sì, quando mi piace follemente una persona non faccio altro che parlare di lui. Quando cercai di pensare di meno, vidi Cesare guardarmi. Sul tavolo aveva un bicchiere e una tisana con dentro degli Smarties. Lui tolse la tisana e la aprì, incominciando ad urlare e togliendo il cacao. Bevve un sorso ma lo sputò di nuovo nel bicchiere, facendoci ridere. Addosso aveva una camicia a maniche corte azzurrina floreale con dei fiori rosa, un po' sbottonata e si vedeva la cavità alla fine del collo.
Finirono di registrare e ci mettemmo i giubbotti, chiudendo l'ufficio e raggiungendo tutti quanti il centro di Bologna a piedi. Passammo da una gelateria e tutti si affrettarono a prenderli, mentre io e Cesare rimanemmo fuori a parlare.
"Ho bisogno di un tuo parere." Gli sussurrai io, mettendomi addosso gli occhiali da sole, sapevo che avrei finito il discorso piangendo.
"Che c'è? così mi preoccupi." Mi disse, sorridendomi.
"Voglio incominciare a lavorare, a trovarmi un lavoro."
"Va bene, e perché vuoi il mio parere?"
"Perché se io facessi l'infermiera, lavorerei a turni, ed ho paura che tutto questo non mi farebbe vedere te..." lui abbassò la testa e sorrise.
"Non voglio perderti proprio ora che siamo ad un bel punto e..." sentii i miei occhi colmarsi di lacrime e sentii anche gli altri uscire dal gelataio.
"Voi incominciate ad andare, vi raggiungiamo subito." Disse lui, prima di prendermi per mano facendo la loro strada opposta. Mi bloccò in una stradina e mi guardò.
"Hey..." Alzò gli occhiali e vide una lacrima scendere, che tolse subito.
"Comunque vada, cercherò sempre di vederti. È giusto che tu ti voglia rendere indipendente. Se è perché ti sei stancata di vivere con Nelson ti capisco, anche io mi stancherei." Disse, facendomi strappare un sorriso.
"Se vuoi puoi venire a vivere da me, insomma ho una casa molto grande per me e Chewbe, lo sai, lo hai visto tu stessa."
"No, non è per questo ma è che..."
"Se non me lo vuoi dire non me lo dire, non ti preoccupare." La sua mano era ancora sul mio viso, che mi accarezzava dolcemente la guancia.
"È solo che vorrei essere indipendente sotto un altro punto. Credo che tu abbia capito." Lui continuò a guardarmi negli occhi e annuì.
"Sì, ho capito. Il sentimento che provo per te è davvero forte, Giò. Ti prometto che cercheremo di stare insieme il più possibile, comunque vada. Se tu devi fare il turno di mattina, allora io chiederò agli altri di registrare di mattina, se lo sarà di pomeriggio, chiederò agli altri di registrare il pomeriggio e così via, gli altri capiranno sicuramente." Sentii il suo pollice sfregare delicatamente sulla mia guancia.
"Grazie." Lui spalancò le braccia e sorrisi, abbracciandolo. Sentii il suo respiro cadere sui miei capelli ed io mi dedicai a concentrarmi sul suo corpo sul mio. Mi stava stringendo, ma non molto, il giusto. Sentivo il suo calore, il suo battito cardiaco, per quanto ero bassa, percepivo anche il suo respiro e la sua mano fra i miei capelli, accarezzandomeli gentilmente. Quest'ultimo mi faceva sentire a mio agio, come se quel posto fosse il mio posto preferito, il mio posto sicuro, la mia casa.
"Farò in modo di non perderti mai, Giò." Mi sussurrò all'orecchio. Io mi allontanai da lui e vidi il suo sguardo sul mio. Mi baciò la fronte dolcemente mentre ci riabbracciammo, poi tornammo dagli altri.
"Tutto bene?" mi chiesero Nelson e Dario, ed io annuì sorridente.Erano passate un po' di settimane, io e Cesare ci eravamo visti tantissime volte, avevamo fatto tanti altri appuntamenti, eravamo usciti più volte con i suoi amici e il nostro rapporto diventava sempre più forte. Io mandai il curriculum ad un ospedale e fui presa, quando incominciai a lavorare ero in ansia di perdere Cesare, lo volevo per davvero e volevo che non finisse mai.
"Buongiorno piccola, io mi sveglio e tu invece torni a dormire, com'è andato al tuo primo turno di lavoro?" Mi aveva chiamato apposta. Sapeva che il mio primo turno fosse stato di notte, perché ne hanno più urgenza, e si svegliò apposta alle nove di mattina per sapere come fossi andata.
"È andata benissimo, Cesi. Non me l'aspettavo, davvero. Mi sono divertita tantissimo, aiuto una dottoressa molto simpatica, mi sono sentita subito a mio agio."
"Vuoi passare di casa? Ci prendiamo un caffè e ci fumiamo una sigaretta insieme, che ne dici?" mi misi in macchina e mi guardai allo specchietto, aggiustandomi il più possibile.
"Noi non fumiamo, Cesare."
"È un modo di dire, dai passa, voglio vederti." Disse all'altra parte del telefono.
"Va bene, sto venendo."
"Sì!" lo sentii entusiasmarsi e sorrisi, chiudendo la chiamata raggiungendolo. Scesi dalla macchina e nel frattempo inviai un messaggio a Nelson, dicendo che ero passata dal Cesu.
"Allora? Voglio sapere tutto!" Mi disse il moro, aprendomi la porta senza maglietta e con un sorriso splendente.
"Hai una faccia, stai bene?"
"Sì, ho solo dormito poco." Mi disse, sorridendomi. A parer mio era solo una bugia, doveva dirmi qualcosa ma non riusciva a trovare le parole giuste, glielo leggevo nello sguardo. C'era qualcosa che lo turbava, ma non voleva dirmelo.
"Sei sicuro?"
"Certo, allora? Racconta!" Cambiò il discorso. Ci mettemmo in cucina sedendoci aspettando che il caffè uscisse. Gli raccontai tutto per filo e per segno, mentre lui mi faceva delle domande e preparò il caffè.
"Ti piace?"
"Sì, diciamo che pensavo che mi sarei nauseata a vedere il sangue, invece per niente, sto benissimo."
"Ti hanno dato dei turni?"
"Sì, gli ho scritti e ne ho fatta una fotocopia per te."
"Grazie." Disse, prendendo il foglio. "Lo metterò in camera." Bevemmo il caffè a ritmo di chiacchiere. Non ero mai stata molto dipendente al caffè, non ne ho mai sentito il bisogno e soprattutto perché prima dormivo molto di più rispetto ad ora. Ma in quei momenti mi serviva tantissimo, a causa degli orari.
"Oggi pomeriggio passi in studio?" disse, prendendo le tazzine e mettendole nel lavandino, tornando poi a sedersi vicino a me.
"Non lo so, ho bisogno di dormire."
"Bene, andiamo allora."
"Dove?"
"A dormire." Mi porse la mano che io presi e strinsi, alzandomi. Lui si buttò sul letto e mi guardò: ero sul guscio della porta che lo guardavo.
"Dai vieni."
"Non riuscirò a dormire, tanto."
"Perché no? Le tapparelle sono pure abbassate." Mi tolsi le scarpe e raggiunsi Cesare sul letto, volgendomi verso di lui.
"Allora?"
"Se mi guardi non credo io riesca a dormire, mi sento osservata."
"Beh, sei bellissima, non credo di smettere." Disse ironicamente sorridendo.
"Vieni qui." Ed io lo ascoltai, appoggiando la testa sul suo petto. Lui incominciò a farmi dei grattini alla testa facendomi rilassare.
"Cesare." Dissi, alzando la testa.
"Mh?"
"Sei sicuro che vada tutto bene? O c'è qualcosa che devi dirmi?"
"No, sto bene, sono solo stanco, te l'ho detto."
"Te lo leggo negli occhi."
"Giò." Mi prese il volto fra le mani sorridendo. "Io sto bene, davvero."Aprii gli occhi guardando di fronte a me, ero ancora sul petto di Cesare, riuscivo a sentire il suo cuore battere. Alzai lo sguardo e lo vidi guardarmi, mentre delicatamente mi faceva dei grattini sulla schiena, che mi fecero anche un po' rabbrividire.
"Ma buongiorno principessa." Sorrisi e mi alzai da lui, stiracchiandomi.
"Che ore sono?"
"Sono le tre di pomeriggio."
"Wow."
"Ho tantissima fame, vuoi mangiare?" mi chiese, sorridendo.
"Scusami." Dissi, grattandomi la nuca.
"Ma che, potevo benissimo alzarmi e pranzare, ma volevo rimanere qui con te, eri bellissima." Io arrossi e mi alzai, alzando le tapparelle.
"E luce sia!" presi il telefono e vidi se qualcuno mi aveva inviato qualche messaggio.
Fratellone:
D'accordo, se devi venire in studio oggi pomeriggio, prima passa da casa, per favore.Giorgia:
Non ti preoccupare, devo venire a cambiarmi.
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In Your Eyes||Cesare Cantelli
Фанфик"Aveva una felpa a zip grigia, una maglietta bianca e dei jeans chiari. Le braccia palestrate si intravedevano grazie all'aderenza della felpa; i suoi occhi erano sul verde, quasi tendente al marrone chiaro e grandi, i capelli sbarazzini e portati v...