Capitolo 34

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Dopo il tramonto tornammo a casa per cenare e, mentre lui finiva la sua nuova canzone, io giocherellavo con Spugna, che si stava divertendo tanto quanto me.
"Hey Ultimo" Dissi io.
Erano passate le quattro e lui stava ancora componendo. Si girò e mi guardò.
"Dovresti venire a letto, sono le quattro e quarantacinque e non chiudi occhio da ormai una settimana."
"Lo so, hai ragione." Gli porsi la mano e la strinsi, ci mettemmo nel letto e ci addormentammo.
Erano le dodici passate quando mi svegliai, lui non c'era già, infatti era già nel suo studio a comporre, mentre io mi cambiai per andare a lavoro. Il primo giorno fu molto strano, ma divertente. Mi piaceva molto incontrare le persone e aiutarle a cercare delle case.
La mia giornata finì molto in fretta, salii a casa e vidi Nick a vedere la tv, con accanto a Spugna.
"Finalmente sei arrivata, ti stavamo aspettando." Disse lui, venendomi incontro.
"Che sexy che sei con questo vestito." Lo guardai e sorrisi.
"Io vado a farmi la doccia, okay?" gli stampai un bacio sulle labbra e mi dirisi in bagno, chiudendo la porta a chiave canticchiando una canzone.
Uscii dalla doccia e aprii la porta, facendo uscire il vapore. Quando mi stavo mettendo l'intimo, Niccolò passò dal corridoio, guardandomi.
"Mh." Disse, venendo verso di me. Si mise dietro di me incominciando a baciarmi il collo.
"Nic, no." mi girai e lo allontanai.
"Hai ancora testa per lui, vero?" Disse lui, ed io arrossii.
"Mi dispiace, Nick. Devo andare a prendere il treno, non ce la faccio a rimanere qui." Mi aiutò a fare le valigie. Dovevo tornare da Cesare. Dovevo parlargli. Non ce la facevo più a tenermi tutto questo. Io dovevo farlo. Ci mettemmo in macchina ed un silenzio tombale ci fece compagnia durante tutto il tragitto.
"È stato bello stare qui, con te."
"Fammi sapere che succede."
"Anche a te." Dissi, correndo verso il binario. Riuscii a prenderlo in tempo.
Il treno era desolato, non c'era nessuno se non me, che stava facendo la pazzia di raggiungere il ragazzo che amava. Mi misi le cuffie e sentii la musica.

"Finché avrò forza dentro alle mie gambe
Ti cerco tra i vicoli stretti, le piazze da qualsiasi parte."

Era tardi, nessuno era sveglio, tranne Niccolò, che messaggiò con me fin quando non arrivai. Avvisai Simone che non potevo esserci per la prossima settimana e mi licenziò. Dovevo aspettarmelo, ma non mi preoccupai molto. Avrei cercato lavoro a Bologna, sarebbe stato più facile per me. Il mio cuore batteva nel petto fortissimo e sembrava che sarebbe uscito dalla gabbia toracica da un momento all'altro. Per colpa di Niccolò, ero diventata ipocondriaca: qualsiasi cosa avevo, confrontavo un medico.
Avevo l'ansia, avevo paura che Cesare non era in casa, o che stava facendo tranquillamente qualcosa con la sua dolce e cara Sofia. Era una gran cazzata quella che stavo facendo, ma era troppo romantica e troppo spontanea. Durante il tragitto, con Calcutta e Mostro che cantavano divinamente nelle mie cuffie, pensavo ai pro ed ai contro: Se Cesare fosse sceso vuol dire che ci teneva veramente a me e che forse ci poteva essere un'altra possibilità, e pensavo che se ci fossimo baciati, sarebbe stata la cosa più romantica e bellissima che abbiamo mai fatto nella nostra vita, o almeno, nella mia, visto che ormai il passato di Cesare mi sembra una cosa misteriosa. Se invece non fosse sceso, vuol dire che era con Sofia e che per lui ero solamente una delle sue tante ex con cui pensava di creare un futuro ma in realtà non c'è nient'altro che passione e "voglia di tornare dalla ex."
Non appena uscii dal treno sentii la pioggia cadere sul tetto della stazione. Uscii da quest'ultima e chiamai un uber, raggiungendo casa di Cesare.

Giorgia:
Cesare, puoi scendere?

Cesare:
Giò, sono le cinque di mattina, va tutto bene?

Giorgia:
Ti prego scendi, sono giù .

Aspettai sotto la pioggia e con i vestiti leggerissimi, faceva molto caldo a Roma.
Non m'importava bagnarmi, non importava se sarebbe andato tutto male, se alla fine non ci saremmo messi insieme, se alla fine dovevo dimenticarlo per davvero. Io avevo bisogno di lui in quel momento. Vidi il portone aprirsi e sperai con tutto il cuore che fosse lui, e se lo fosse davvero, avevo fatto bingo.
"Che cosa c'è?"
"Non riesco ad andare da nessuna parte senza pensare a te, non riesco a baciare nessuno se non te. Tutto mi porta a te. Quando ci siamo lasciati ho detto "fanculo il destino" e ho mandato male anche te, per rabbia. Ma io non voglio aspettare che il destino ci metta di nuovo insieme. Io ti amo, Cesare. Ho bisogno di te nella mia vita, perché non riesco a trovare nessun altro che abbia i tuoi stessi occhi, la tua stessa fisionomia del viso. Non riesco a trovare nessuno che mi tratti come tu tratti me. E non so se questa è una cosa positiva o negativa. Ma io non riesco a starti lontano cazzo. Non respiro quando non ci sei. Ho cercato così tanto di metterci una pietra sopra, di andare avanti e sai? Ci ero quasi riuscita. Niccolò sembrava essere il ragazzo perfetto, mi trattava da principessa nonostante il suo lavoro, mi faceva sentire meglio. Pensavo che sarebbe andata bene con lui, addirittura che saremmo durati molto insieme. Si perché non ha niente da perdere, è bello, è simpatico, è solare. Io gli piacevo, e lui piaceva a me. Ma non avrebbe mai funzionato perché qualsiasi cosa io faccia mi fa pensare a te, in qualsiasi parte sento il tuo profumo, ogni volta in giro per Roma cercavo il tuo corpo, la tua testa bassa col cappuccio, non so, anche un tuo minimo capello lo andavo a cercare in giro per Roma. Ma poi, con Niccolò ho detto basta, siamo stati mesi insieme e cercava ininterrottamente di toccarmi, ed io ci provavo, provavo a pensare a lui quando chiudevo gli occhi, e invece no. Se chiudevo gli occhi vedevo te, ho sempre visto te. Non dormivo proprio per questo motivo. Perché se chiudevo gli occhi vedevo te, il tuo sorriso, i tuoi occhi grandi e immensi, la tua bocca su di me. Non riuscivo ad andare avanti perché tu eri dentro di me. Sei come una malattia di merda che si espande in tutto il corpo, sei come la droga perché non me puoi più farne a meno. Cesare io ti amo, io ti amo in ogni piccolo respiro, in ogni piccolo momento. Ti prego non mandarmi via." Lui mi guardò e non disse nulla, prendendo il mio volto fra le sue mani e avvicinandomi a sé per baciarmi.
Finalmente. Finalmente le sue labbra erano di nuovo sulle mie. Sentii una mano togliersi dal mio volto mettendola invece sul mio fianco, avvicinandomi al suo corpo. I suoi capelli ricci e bagnati gocciolavano sul mio viso, dandomi un leggero fastidio agli occhi, ma non mi importava. Stavo pensando a ricordarmi del dolce sapore delle sue labbra, pensavo a vivermi quel momento, e di godermelo il più possibile.
"Vieni." Disse, prendendo la mia mano portandomi a casa sua, ma io lo bloccai.
"E Sofia?"
"L'ho lasciata una settimana fa, quando ti ho chiamato. Ma tu mi avevi parlato di Niccolò e quindi avevo preferito non mettermi in mezzo. Anche se io volevo davvero con tutto il mio cuore che tu tornassi da me."
"Che orgoglioso del cazzo."
"Non volevo che tu ti ricordassi di me, anzi volevo che tu mi dimenticassi, se questo ti rendeva felice."
"Io sono felice se tu sei felice, Cesare. Quando ti ho visto in aeroporto e ti ho visto con quel sorriso stampato in faccia, mi sentivo felice anche io. Preferivo la tua felicità al posto della mia."
"Stavo sorridendo perché ti avevo visto. Ho scelto Sofia perché tu non ti facesti sentire proprio ed io avevo paura che tu mi avessi già dimenticato per un altro."
"Non lo farò mai. Ci ho provato, per due mesi interi, ma io non ci sono riuscita."
"Meglio così. Possiamo stare insieme." mi avvicinai di nuovo a lui e lo baciai.
"Possiamo parlarne sopra? Io ho freddo."
"Non entro in quella casa."
"Perché?"
"Perché lì c'è stata Sofia. Piuttosto, prendi tutto e trasferisciti da me, te ne prego."
"D'accordo, ma almeno mi fai fare le valigie?" Chiese guardandomi. Io lo guardai e sorrisi, prendendo le valige correndo poi verso il portone. Ci mettemmo in ascensore ed io non facevo altro che sorridere. Ero felice, davvero. Potevo dire tutto su quella casa, riguardo lei e il ragazzo al mio fianco, ma quella casa era anche piena dei nostri momenti.
"Che c'è? perché sorridi?"
"Qui è incominciato tutto." Lui mi guardò e sorrise, baciandomi. Cesare aprii la porta ed io fui accolta dall'affetto di Chewbe. Mi abbassai sulle mie gambe e lo abbracciai.
"Quanto mi sei mancato." Dissi, baciandolo. Anche lui non ero riuscita a dimenticare. Quel cane era il mio primo e unico amore rivolto verso un animale. Me ne fregavo di Sofia, quel cane era anche parte di me e del mio cuore. Aiutai Cesare a fare le valigie ed io presi Chewbe, caricando poi tutto in macchina andando verso casa mia. In tragitto non facevamo altro che guardarci e sorridere, come se avevamo fatto una ragazzata, come se fossimo tornati dei neo-diciottenni che farebbero di tutto per l'amore, perché si sentono vivi con esso. Ho appena detto una cazzata, ma se i neo-diciottenni si sentono così, allora io sono una di loro, e non ho nessuna intenzione di avere venticinque anni.
Non appena entrammo, vidi la faccia del ragazzo al mio fianco cambiare radicalmente. Che cosa c'era che non andava?
"Va tutto bene?" Chiesi, portando le valigie a terra.
"Questa casa è bellissima. Molto meglio della mia."
"Lo so. Volevo parlartene dopo che se ne fosse andata Sofia, ma poi..." Dissi, ricordandomi quello che era accaduto.
"Hey. Adesso siamo qui, insieme, non basta nient'altro." Batté lui, avvicinandosi a me baciandomi.
Ricambiai il bacio avvicinando di più la sua testa alla mia. Sentii le sue mani scendere dai miei fianchi alle mie natiche. Io gli saltai addosso, mentre lui mi portò in camera. Si buttò di schiena, facendo stare me sopra. Mi tolsi la maglia per foga e lo vidi mordersi le labbra. Le sue mani fredde erano sulla mia schiena, che spingevano verso il basso, per baciarlo. Eravamo a pochi millimetri di distanza, ma lui mi guardava solamente, non mi baciava.
"Che c'è?" Aggiunsi io, guardandolo.
"Mi sei mancata cazzo."
Si tolse la maglietta e mi spinse dall'altra parte del letto, mettendosi sopra di me. Si mantenne grazie alle braccia, intanto con i suoi fianchi spingeva forte sui miei, facendomi sentire l'erezione. Una volta che entrambi i corpi furono nudi delle nostre paure, vestiti e debolezze, ricominciò a baciarmi con passione, scendendo piano dalle mie labbra al mio collo, giungendo successivamente il mio petto. Ansimai al tocco delle sue labbra sul mio seno, sentendo la sua lingua sfiorare gentilmente l'organo della suzione. Strinsi il piumone fra le mani, incominciando a respirare più affannosamente. L'ombra del ragazzo tornò su di me, ricominciando a baciarmi. La sua falange incominciò ad accarezzare il mio clitoride, toccando poi con le dita la mia vulva. Si allontanò dalle mie labbra quando sentii che stavo trattenendo un gemito.
"Puoi urlare quanto vuoi, qui non c'è Nelson."
Nascosi un sorriso mordendomi il labbro, sentendo poi entrare il doppio delle dita che c'erano prima, muovendosi con un ritmo molto eccitante ma allo stesso tempo rilassante. Senza farlo finire, lo spostai dall'altra parte del letto, scendendo direttamente sul suo membro, prendendolo nella mia cavità orale. Alzai lo sguardo cercando approvazione nel suo sguardo, ma per mia sfortuna era tutto buio, non riuscivo a vedere il suo volto. In cambio, però, nel momento in cui io continuavo a lambire il suo apparato maschile, lo sentii ansimare. Lui venne con modestia e parsimonia, com'era nel suo temperamento. Mi prese dai capelli e mi allontanò, spingendomi sulla parte libera della branda. Sentii aprire la bustina del preservativo e pochi minuti dopo, lo sentii penetrarmi con la sua verga turgida.
I miei lamenti si sarebbero sentiti fino a casa di Dario e Federica per quanto erano forti; tra un bacio e l'altro, Cesare strisciò le sue labbra sul mio collo, precisamente vicino alla clavicola, incominciando a mordicchiarlo e ciucciare, facendomi un succhiotto. Il tocco dolce e sensibile dell'uomo mi faceva eccitare ancora di più, infatti non si meravigliò quando venni per la prima volta.
Uscì rapidamente da me e ne approfittai cambiando la posizione, mettendomi io sopra di lui.
"No, aspetta."
"Tu verrai con me." Dissi, incominciando a muovere i miei fianchi sul suo bacino, mettendo le labbra sul suo petto incominciando anche io a fargli un succhiotto. Lui era un po' confuso, e molto preso, a dire il vero, da quel momento, ed allora decisi di proseguire. Il suo petto si alzò, sentendo le sue mani sulla mia schiena che strisciavano, e le sue labbra sulle mie, continuando ancora a muovere i fianchi sul suo membro.
Dopo tanto agitarsi, cademmo l'uno sull'altro, senza più fiato, come quando nel sonno si ha la sensazione di cadere da un'altezza infinita, e invece si è nel posto più sicuro del mondo: fra le sue braccia. Si mise sul pezzo del letto vicino al mio, alzando il braccio chiedendomi di appoggiarmi sul suo petto. Io accesi la luce situata sul comodino ed alzai le coperte, mettendomi dentro di esso. Appoggiai, finalmente, la testa sul suo petto, rilassandomi.
"Ho fatto lo sbaglio più grande della mia vita a lasciarti andare." Alzai la testa, appoggiando la mia gabbia toracica sulla sua, guardandolo negli occhi.
"Non puoi capire come mi faceva sentire quando mi parlava di te."
"Cioè? Che ti diceva?"
"Non importa cosa diceva, ma cosa mi faceva provare. Mi faceva sentire in colpa. Come se io mi fossi messo in mezzo alla vostra relazione, come se tu l'avessi lasciata per me e che lei ci stava ancora male."
"È sempre stato parte di lei, faceva sempre sentire di merda una persona se secondo lei era sbagliata. Mi dispiace che lei ti abbia trattato così."
"E a me dispiace aver rimborsato i biglietti." Mi guardò e rise, accarezzandomi delicatamente la schiena.
"È questo il tatuaggio che hai fatto l'altra volta?"
"Non l'avevi visto?"
"No, era coperto."
"Ah già. Comunque sì, è questo. Pensavo che Federica mi avesse fatto tatuare un tatuaggio pessimo, ed invece no, è il migliore che io abbia, mi piace tanto."
"Questo è il tatuaggio che mi piace di più." Disse, guardando il mio polso. "Nessuno riuscirà a decifrarlo se non te lo chiedono."
"O se hanno visto la serie o letto i libri, sanno di che parla."
"Peccato." Aggiunse sorridendo.
Finalmente riuscivo a vedere il suo volto: I capelli scuri si erano asciugati ed erano diventati ricci, i suoi occhi verdognoli erano lucidi e sotto avevano delle profonde conche biancastre. Mi girò la testa e spostò i capelli, guardando il marchio che mi aveva lasciato.




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Buongiorno ragazzi!!
Ci ho messo tanto a scrivere questo capitolo, spero vi piaccia.🌸
State uscendo di casa? Come state passando queste giornate?
Io oggi uscirò dopo tanto per parlare con due mie amiche, spero vada tutto bene.
Xoxo💋

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora