Capitolo 16

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"E allora perché hai detto "pensi"?"
"Pensa come ti pare." Disse, aprendo la porta ed andandosene.
"Perché scappi ogni volta? Non hai il coraggio di parlare?" ripetetti la sua frase.
"Mi dispiace, ma oggi no, non ne ho più voglia."
"Perché? che ho detto di sbagliato?"
"Non hai detto nulla, il problema è che sembra che tu non ti fida di me!" Urlò, diventando poi totalmente rosso in volto. Io lo guardai e non dissi nulla, ma lui si girò dandomi le spalle mentre lo vidi respirare affannosamente.
"Mi fidavo cecamente di te prima di scoprire della tua ex, è normale che la mia fiducia sia un po' diminuita."
"E cosa devo fare per avere di nuovo la tua ceca fiducia?"
"Devi aspettare, mi devi dare del tempo."
"Più di quanto io non ti dia?"
"Tu me ne dai tantissimo. Davvero..." abbassai il volto quando sentii i miei occhi riempirsi di lacrime.
"E allora che c'è che non va?"
"Ho solo paura di perderti! Ho paura che la tua ex torni di nuovo da te e che tu questa volta scelga lei. Ho paura di perderti Cesare, sei importante per me e non voglio stare male tutti i santi giorni, di nuovo." Lui si sedette vicino a me e mi asciugò le lacrime.
"Io ho bisogno di Giorgia Venceslai, e non di Sofia, mh? Se sono qui con te, e non con quella lì, c'è un motivo, un sentimento, no?" Io non dissi nulla ma ci guardammo per ore e ore.
"Non piangere però, che rovini il tuo bel faccino."
"Il mio faccino rimane comunque bellissimo."
"Sì, hai ragione." Disse, avvicinandosi a me per baciarmi ma io lo bloccai.
"Mi prometti che se hai un ripensamento o qualsiasi altra cosa su di me, me lo dici?"
"Ma tu non eri chiaroveggente? Non dovresti saperlo?"
"Smettila dai."
"Te lo prometto." Disse prima di baciarmi.
"Tu devi salire solo sulle mie spalle però, e anche sul mio caz..."
"CESARE!" urlai, schiaffeggiandogli la spalla.
"Dai!" Sussurrò, spostando i miei capelli e mordicchiandomi il lobo dell'orecchio.
"NO." Mi alzai e lo guardai. Sentimmo un rumore strano provenire da fuori dalla porta e ci guardammo. Mise l'indice davanti alla bocca per farmi capire che dovevo stare zitta e lui si avvicinò piano.
Non appena aprì la porta, tutti e sei i ragazzi caddero a terra.
"Ci stavate origliando!" Disse lui, guardandoli.
"No! stavamo controllando la serratura."
"Nelson!" Urlai, alzandomi raggiungendolo.
"Che c'è?"
"Vi abbiamo sentito urlare e noi siamo delle zitelle, lo sapete." Disse Dario, guardandoci.
"Alzatevi."
"Avete spento il caffè almeno?" Federica spalancò gli occhi e si alzò velocemente raggiungendo la cucina, ormai già con una puzza di caffè bruciato e piena di fumo.
"Complimenti." Applaudii io, sulle spalle di Cesare, e anche lui fece la stessa cosa.
"Sì insomma, non è colpa nostra ma vostra perché avete urlato."
"Scusa?" Disse Cesare, facendomi scendere delicatamente raggiungendo Tonno. "Noi stavamo discutendo e voi dovevate fare i cazzi vostri."
"Hanno ragione." Batterono Federica e Dario guardandoci.
"Non vedo l'ora che litigherete voi."
"Noi non stiamo insieme." Disse Dario, guardando Federica.
"Sto scherzando! Certo che lo siamo!" Federica sorrise e si baciarono.
"Dario te la sei scampata, ma prima o poi dovrete litigare."
"E io non avrò la gamba rotta ormai." Federica sorrise.
"Noi andiamo allora, ci vediamo domattina." Dissero Frank, Tonno e Nicolas, alla porta.
Avevamo organizzato che il giorno dopo saremmo andati nella villa con piscina di nostro padre. Ci aveva invitati tutti ed in tempo Dario affittò un van per nove persone. Decidemmo di stare lì una settimana. Anche se Cesare non voleva, perché avevo la riabilitazione. Ma riuscimmo a parlare con il dottore e mi disse che andava bene, dovevo solo camminare, camminare e camminare. Non sapevamo però, se Federica potesse venire con noi o meno, perché doveva lavorare, e ci disse che ci avrebbe avvisato il più presto.
Speravo che venisse, volevo averla al mio fianco ora che avevamo un gruppo molto unito tutti insieme e avevamo l'opportunità di stare con i nostri fidanzati.
"Aspettate, scendiamo con voi." Federica e Dario presero le ultime cose e ci salutarono, raggiungendo gli altri in ascensore.
"Cesare, ora devi pulire." Batté Nelson, non appena chiuse la porta.
"Lo farò dopo aver cenato, giuro." E infatti, dopo aver cenato, lui prese scopa e paletta ed incominciò a pulire.
"Stai attento a lei?"
"Io vado a farmi la doccia, altro che." Dissi, guardandoli.
"Io ti aspetto fuori." Aggiunse l'occhialuto. Il moro si girò guardando male il ragazzo.
"È mia sorella!" Urlò gesticolando.
"Non di sangue e..."
"Basta! Vado a farmi la doccia, non voglio nessuno." Andai in camera e presi le robe, chiudendomi in bagno con la musica a tutto volume. Entrai in doccia e sentii qualcuno entrare.
"Ho detto che non voglio nessuno." Urlai.
"Sono io." Era Cesare a parlare. "Devo pulire o no?"
"Basta che non mi guardi che mi vergogno." Dissi, uscendo da sotto il getto d'acqua vedendomi attorno.
"Tranquilla, devo godermi il tuo corpo quando scoperemo."
"Ma solo a quello pensi?" chiesi, chiudendo il rubinetto dell'acqua.
"No, penso anche a come farti godere."
"Cesare!" Urlai.
"Se io adesso mi buttassi a capolinea solo con la testa dentro la doccia, me lo dai un bacino?" Aprii un po' la tenda facendo vedere solamente la mia faccia.
"Vieni qui." Lui si avvicinò ed io gli coprii gli occhi con la mano e gli stampai un bacio sulle labbra.

"Buongiorno." Disse Cesare, stampandomi un bacio sulle labbra.
"Buongiorno. Hai dormito?" annuì.
"Ma non tanto, sei troppo bella, non facevo altro che guardarti." Sorrisi e lo baciai di nuovo.
"Ci sarà pure Federica per fortuna."
"Finalmente!" Dissi, alzandomi.
"Tu però devi stare attenta a dove metti i piedi, chiaro?"
"Sì signor Capitano."
"Andiamo a fare colazione e prepariamoci, Fra mezz'ora arrivano."
"Già?"
"Eh si." Disse. Ci alzammo dal letto e raggiungemmo la cucina, dove Nelson ci stava aspettando.
"Ma buongiorno eh!" Aggiunse guardandoci.
"Buongiorno anche a te, testa di cazzo."
"Avete dormito bene?"
"Benissimo." Dicemmo in coro, sorridendo.
"Veloce a prepararvi."
"Tu sei già pronto?" Lui si alzò e lo vedemmo con una maglietta colorata ed il costume azzurro chiaro. Io e Cesare ci volgemmo uno sguardo complice e ridemmo.
"Che c'è? è bellissimo."
"Davvero bello Nelson, davvero. Poi me lo presti un giorno?" Chiese il moro, facendo un sorso di caffè.
"Che simpatici." Il ragazzo occhialuto se ne andò, ma mentre passava ne approfittò per dare una calata a Cesare.
"Lo sapevo!" Urlò, ridendo.
Ci preparammo velocemente e scendemmo. Io avevo un costume intero rosa pastello con su scritto "I'm pretty bitch." Che presi a Milano insieme a Federica, ed un pantaloncino chiaro e molto corto. Ovviamente i miei capelli erano raccolti e avevo i Ray Ban neri.
"Ma che splendore!" Disse Federica, abbracciandomi.
"Te lo sei messo anche tu!"
"Ma certo, ti pare!"
"Io non sono d'accordo." Aggiunse Cesare, prendendomi dalla spalla per avvicinarmi a sé.
"A che?"
"Al costume ed al pantaloncino. Si vedono sia le tette da qui." Disse, facendomi girare di Fianco.
"Che il culo con questo pantalone." Mi fece girare totalmente.
"Ma è bellissimo il suo culo Cesare." Batté Federica, guardandomi e facendomi l'occhiolino.
"Ha ragione." Batté Dario, guardandoci. Fefe lo guardò e gli porse uno sguardo rabbioso, e lui alzò le mani ridendo.
"Voglio guidare io." Disse Cesare, entrando nel van.
"Io mi metto avanti con Giorgia e Cesare." Disse Nelson. Io ero in mezzo ai due. Faceva davvero caldo e infatti tutti quanti abbassammo i finestrini. Ci voleva un po' di relax dopo tutto quello che era successo. Partimmo e il moro alla mia sinistra mise la musica a tutto volume facendoci cantare e divertire, mentre Nelson prese la videocamera incominciando a registrare. Mi piaceva che registrava, perché potevamo poi vedere questi ricordi quando volevamo.
"Stiamo andando in piscina!" Urlò, facendo scatenare un urlo felice. "Finalmente!" Urlò ancora, prendendomi sotto braccio facendomi vedere.
"Saluta!"
"Ciao!" Dissi, ridendo. Stampai un bacio sulla guancia di Nelson.
Il tragitto durò molto, a dire il vero. Ma pensando al bagno strepitoso che potevamo fare non appena saremmo arrivati, ci tranquillizzammo. Ci bloccammo in un autogrill per pranzare, perché Nelson ci avvisò che il pomeriggio poi saremmo andati a far la spesa, perché non avevano nulla lì dentro.
Non appena arrivammo, Nelson ci aprì il cancello e ci fece strada per andare in piscina. Lasciò la videocamera sul tavolo che faceva vedere tutto, noi invece ci spogliammo e ci guardammo.
"Dobbiamo tuffarci insieme, così posso metterla come copertina." Nelson fece il conto alla rovescia e all' "UNO" ben urlato da lui, ci buttammo. L'acqua era fresca e pulitissima, da quanto tempo non andavo in piscina, sarà da quando avevo tredici anni, se non di meno.
"Sei bellissima." Disse Cesare, prendendomi in braccio e mettendo le mani sul mio culo. Io invece mi divertii con i suoi capelli, erano diventati gonfi e riccissimi, ma non erano ancora ben asciutti.
"Cesare, le mani!" Urlò Nelson, guardandole dritte sul mio culo.
"Stai zitto! È la mia ragazza!"
"È mia sorella!"
"Non m'importa!" Urlò il riccioluto, baciandomi con passione. Dario e Tonno, i più casinisti, si avvicinarono a noi ed incominciarono a schizzarci.
"Non ci si può neanche baciare in pace cazzo!" Disse Cesare, facendomi scendere.
Io e Fefe, le uniche ragazze, uscimmo dalla piscina e ci mettemmo sulle due, e uniche, sdraio prendendo il sole. Alzai gli occhiai mettendoli fra i capelli.
"Guardatele, le miss!" Disse Tonno, guardandoci.
Io e la mia migliore amica ci guardammo ed alzammo il dito medio, ridendo e tornando poi a prendere il sole.
Chiusi gli occhi, godendomi il sole, la tranquillità e il caldo.
Sentii essere presa come un sacco di patate da un ragazzo bagnato ed aprii gli occhi, dal costume e dal culo che vedevo capii che era Cesare.
"Cesare lasciami!"

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora