Capitolo 26

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"Non sto dicendo nulla su Chewbe, perché hai pienamente ragione. Ma cosa dovrei pensare, Cesare?" Uscimmo dalla macchina e raggiungemmo il portone, continuando a parlare. Mi faceva male ogni volta litigare con lui, ma c'erano alcune cose che proprio non riuscivo a mandare giù.
Sono sempre stata una persona pacifica e colei che ingoiava sempre il veleno per non litigare o per perdere la persona, se era importante per me, ma dopo un po', il veleno è troppo e ti stanchi di tenerlo nello stomaco, così lo vomiti. Capito la metafora?
"Ti fidi di me?" annuì, aggiustandomi i capelli guardandomi allo specchio.
"Bene, allora..."
"Non dire che non devo essere gelosa allora, non lo fare."
"Ma invece dovresti. Amo la tua gelosia, davvero, ma..."
"Mi fido di te, è vero. Ma come ti ho già detto, non conosco Sofia, non posso sapere se il fatto della "nuova vita" sia vero."
"Ma a te basta fidarti di me."
"Sì, e se tu perdessi i sentimenti nei miei confronti e li provi di nuovo per lei?"
"Ma non succederà. Con te è tutto nuovo, tutto un mistero, mentre con lei..."
"Appunto che è tutto un mistero con me, non hai paura?"
"E il discorso del destino prima di metterci insieme? Ti ricordi?" mi chiese, prendendo il guinzaglio di Chewbe.
"Non ti preoccupare, lo scendo io." Dissi, prendendo il guinzaglio. "Ho bisogno di pensare."
"Dammi un bacio prima di scendere." Lui mi guardò con gli occhi dolci e sorridendo ed io lo baciai.
"Ne parliamo dopo?" Annuì ancora e mi misi le cuffie, scendendo. "Io vado a farmi la doccia, portati le chiavi."
Non appena arrivai al cancello, però, notai una ragazza guardarmi.
"Devo chiudere?" chiesi, guardandola.
"Sì." Non appena la raggiungemmo, Chewbe incominciò a saltargli addosso e leccarla, cosa che non aveva mai fatto con nessuno.
"Tu sei Sofia, vero?" Dissi, togliendo una cuffia per ascoltarla meglio.
"Sì, piacere." Mi porse la mano ed io la guardai. Non avevo mai pensato che sarei stata così gentile nei suoi confronti ma, beh, c'è sempre una prima volta, no?
"Giorgia." Presi la sua mano e sorrisi.
"Aspetti qualcuno?"
"In realtà avevo inviato il messaggio a Cesare di scendere."
"Ah, si sta facendo la doccia, per questo se vuoi ci facciamo un giro per portare Chewbe, e poi ti accompagno sopra."
"Ne sei sicura? Non voglio creare casini."
"Non ti preoccupare. Lo vuoi portare tu?" Lei annuì sorridendomi e gli porsi il guinzaglio togliendomi le cuffie per parlarle.
"Che cosa ti porta qui?"
"In realtà dovevo parlare con Cesare per Chewbe. Sai, per quando partirete per l'Islanda." Annuì e la guardai.
"Poi volevo parlargli anche di questo." Disse, uscendo una lettera.
"È da parte dell'assicurazione. In realtà quella macchina è intestata a me, ma preferivo che la tenesse lui, mi dispiaceva che doveva uscire col motore in inverno. Sai, hai fatto un bel gesto a regalargli quel viaggio. Voleva andarci sin da quando l'ho conosciuto, ma purtroppo non eravamo nella situazione economica giusta. So che tu fai l'infermiera, giusto?" Annuì ancora.
"Siete ben retribuiti, quindi."
"Neanche tanto, e tu che lavoro fai?" Volevo parlargli anche io come parlava lei, così tranquilla e anche un po' triste del suo passato con Cesare, ma a me proprio non andava.
"Lavoro in un bar. In centro, a Bologna."
"Davvero?"
"Sì, Cesare veniva sempre quando stavamo insieme. Dopo che finiva di registrare ed io avevo finito il turno, veniva a prendermi con Chewbe e mi portava a fare un giro per i colli Bolognesi."
Però, tenero il ragazzo eh. Lei continuava a parlare del suo passato con Cesare ed io non facevo altro che rattristirmi e pensare: Per come ne parlava, sembrava essere una persona totalmente diversa. E lì, i miei soliti dubbi arrivarono.
"È diverso con me perché in realtà non provava neanche la metà di quello che provava per lei?" Era la domanda che più tormentava il mio cervello.
Raggiungemmo casa e la feci entrare in casa.
"Puoi aspettare un attimo qui? Non voglio che tu lo veda..."
"Ah, come se io non l'avessi già visto. Non ti preoccupare." Io alzai le sopracciglia e raggiunsi la camera.
"Però, non è cambiata per nulla questa casa." Sussurrò lei, guardandosi intorno.
Ma non sapeva proprio come farmi stare una merda?
"Sei tornata! Chi c'è con te?" Disse, avvicinandosi a me incominciandomi a baciare con passione. Aveva un pantaloncino, il petto era nudo, solamente a vederlo così mi veniva un senso di gelosia e anche un po' di freddo.
"Sofia."
"Cosa?" Si allontanò da me e si mise subito una maglietta.
"È in soggiorno, vuole parlarti." Lui mi guardò e mi stampò un bacio, prendendomi per mano raggiungendo il soggiorno con me.
"Ciao." Disse, guardandola.
"Pensavo che avresti cambiato casa dopo che ci siamo lasciati."
"Siamo in cerca, in realtà."
"Vuoi qualcosa?" Chiesi io, gentilmente.
"Un caffè, per favore." Senti, ho capito che lavori in un bar e che ti fa strano dirlo e non sentirlo, ma si chiede anche con un po' di gentilezza. Raggiunsi la cucina ma la sua voce mi bloccò.
"Oh, speravo che lo facesse Cesare."
"No, lo farà lei. È più brava di me in cucina." Venne in mia difesa l'unico ragazzo presente in quella casa, guardandomi.
"Ma no, nessuno è meglio di te." Una rabbia incolmabile bolliva nel mio corpo. Ma dovevo mantenere la calma, dovevo farlo per Cesu.
Raggiunsi la cucina e preparai la caffettiera, mettendola dopo sul fuoco. C'era un silenzio imbarazzante, nessuno dei tre parlava. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere, e sinceramente era anche meglio così.
"Bene, allora io vi lascio soli." Dissi, raggiungendola. Lui mi stampò un bacio sulle labbra sorridendomi. Non appena chiusi la porta sentii parlare Cesare.
"Parla, non ho molto tempo." Sorrisi alla sua freddezza e raggiunsi la mia camera, totalmente confusa, triste e arrabbiata. Mi buttai sul letto col telefono, ma mi venne in mente la frase di Sofia e mi alzai disgustata.

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora