Capitolo 9

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"Ed è proprio questo il problema!" Cercai di urlare, ma la mia voce si piegò in due dal dolore. Credo che forse tutta Bologna aveva capito cosa io provassi per lui, addirittura le due torri, che non hanno modo di pensare.
"Sai a che penso? Penso che tutte le cose che tu hai fatto con me fino ad ora, le hai fatte pure con la tua ex."
"Cosa? No! perché dovrei farlo?"
"Non lo so, dimmelo tu."
"Non devo dirti nulla."
"Posso salire quindi? È tutto un controsenso."
"Cosa è tutto un controsenso? Questo per te è un controsenso? Se lo è, allora sì, Sali. Vai, ma non mi vedrai mai più in vita tua."
"Non sono io il controsenso, ma tu! Mi hai fatto scendere, per quale motivo?"
"Perché volevo vederti Giorgia! Voglio chiarire!" urlò anche lui. Il suo volto divenne totalmente rosso, mise una mano fra i capelli aggiustandoseli e incominciò a respirare più forte cercando di calmarsi.
"Bene, allora parla! Sto aspettando."
"Sofia mi ha contattato perché voleva cercare di recuperare i rapporti con me. Ci siamo lasciati sei mesi fa dopo otto anni di relazione, io l'ho sopportato questo dolore, diciamo. Non potevo darlo a notare, fra le registrazioni, e molte altre cose, non ho avuto neanche il tempo di pensare a lei. Però lei mi tornava sempre in testa, capito? Per fortuna, dopo questi mesi, ti ho conosciuto, e per la testa non avevo più lei, ma te. Lei mi ha fatto tanto del male, è stata la ragazza più tossica che io abbia conosciuto. Eppure, non so come,tornavo sempre da lei nonostante era lei a sbagliare." Lui mi guardava ininterrottamente mentre io guardavo fuori dal finestrino vicino a me cercando di calmarmi.
"Sono otto anni di relazione, Giorgia..."
"Quindi? Vuoi tornare con lei? È questo che mi vuoi dire? Bene, dimmelo. Io salgo e mi dimenticherò totalmente di quello che è successo."
"No, non voglio dire questo, voglio solo dirti che ora sono confuso, ho bisogno di pensare."
"A quanto pare stamattina non eri così confuso."
"Ti avevo detto di venire a casa proprio per questo motivo, te ne volevo parlare."
"Quindi avevo ragione io. Più e più volte ti ho chiesto che cosa avessi e tu invece che cosa mi rispondevi? Che non avevi nulla ma che ero solo stanco. Ed invece no, avevo ragione io!"
"Hai ragione e per questo ti chiedo venia. Appena ti ho visto così stanca mi sono compiaciuto e non volevo parlartene. Non pensare che non te l'avrei detto perché non è così, te ne avrei parlato. Avrei trovato solo il momento giusto, tutto qui."
"Compassione, eh? D'accordo Cesare, non hai bisogno di essere confuso ora, hai solo lei." Gli dissi tranquillamente, mentre una lacrima irrigò il mio volto. Aprii lo sportello ma lui mi bloccò il braccio.
"Ti prego Gio, io non voglio litigare con te. Per favore."
"Se tu non avessi voluto litigare con me ne avresti parlato fin da subito." E me ne andai, raggiungendo casa. Quel giorno avevo il turno di sera, così mi preparai e andai all'ospedale, ovviamente a piedi per non pensare a quello che era successo. Mi misi le cuffie e comparve la canzone di Mostro: memorie di uno sconfitto.

"Vuol dire che corro, corro al doppio di prima
E sono fuori io da solo, nudo nella bufera
Sopravvissuto a tutto, lupo della Siberia
Ho camminato a lungo, fino ai piedi di questa montagna."

"Ciao Giò." Mi disse Nelson, in soggiorno guardando la serie tv.
"Ciao fratellone." Dissi, chiudendomi in bagno per farmi una doccia, speravo fosse la più rilassante. Aprii il rubinetto e mi spogliai, non mi struccai neanche, avevo bisogno di musica e di relax, nient'altro.
"Giò?"
"Nelson sto facendo la doccia!" Urlai per farmi sentire più della musica che usciva dalla cassa.
"Tanto non ti vedo, c'è il telo. Cesare mi ha raccontato di quello che è successo."
"Sto facendo questa doccia per non pensarci e tu me lo fai pensare. Sei un genio, Nels."
"Volevo solo sapere come stai."
"Te lo dirò quando uscirò dalla doccia, okay? Ora voglio rilassarmi."
"D'accordo."
Volevo uscire il più tardi possibile dalla doccia, non volevo parlarne, per nessuna ragione. Finii e mi asciugai, raggiungendo poi Nelson.
"Come sto? Una merda." Dissi, incominciando a piangere. "Non stavamo insieme, è vero. Non ci siamo mai baciati, non avevamo mai fatto nulla insieme. Ma con lui io stavo bene, mi sentivo completa, finalmente apprezzata, capisci? È andata così, fratello mio, me ne farò una ragione."
"Non credo che finirà così fra voi, Giò."
"Lo pensavo pure io, sai? Quando stavo in macchina con lui e nessuno dei due parlava, ho pensato "è finita? È finita davvero?" e quando sono entrata nel portone e non ho visto che mi stava rincorrendo ho detto "Sì, è finita." Ho preso coraggio e sono salita, che potevo fare? Non aveva più bisogno di essere confuso, visto che io e lui ormai siamo un bellissimo capitolo bruciato."
Stranamente, mio fratello non disse nient'altro e mi abbracciò, mentre io diedi il via libera alle mie lacrime di uscire.
"Andrà tutto bene Giò, vedrai. Troverete un modo per tornare insieme, io lo so" alzai lo sguardo guardandolo sorridermi.
"Grazie Nels, ti voglio bene." Rimasi nell'abbraccio per un bel po' di tempo, ci stavo davvero bene. Decisi di chiamare Dario sfogandomi un po' con lui, e lui non appena sentii la mia voce distrutta capii e venne subito. Quanto lo adoravo.
Quando entrò in casa, notai che aveva una busta della spesa.
"Ho portato il gelato, possiamo vederci un film se vuoi."
Di fatti, dopo aver parlato di quello che era successo con Cesare, e dopo che lui mi aveva raccontato come la pensasse, decidemmo di vedere un film comico.

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora