Capitolo 15

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"Si ma una coppia in ogni angolo, e che cazz!" disse Nelson al mio fianco. Cesare lo fece zittire e mi guardò.
"Cesare sei fatto." Sussurrai a pochi centimetri di distanza.
"È vero. Io sono fatto e tu sei bellissima."
"Quindi solo quando sei fatto mi dici che sono bella?"
"No, perché io fra un po' sarò sobrio e tu sarai ancora bellissima, e poi non è vero che te lo dico solo da fatto." Non risposi ed incominciai a baciarlo, mentre sentivo la sua mano girovagare sul mio corpo.
"Giù le mani Cesare!" disse Nelson, prendendo la sua mano dal mio culo e mettendogliela sulla gamba.
"Dai! È la mia ragazza!"
"Ed io sono suo fratello, quindi?" chiese Nelson.
Non appena tutti e quattro i ragazzi single se ne andarono in cucina chiudendo la porta per ordinare le pizze, Cesare smise di baciarmi e mi guardò.
"Aspetta." Mi prese in braccio e mi portò in camera, mettendomi piano sul letto chiudendo la porta a chiave. Tornò sul letto e si sistemò sopra di me, continuando a guardarci.
Eravamo entrambi fatti, in realtà, ma chi se ne importa, lo volevo davvero. Io lo guardai e gli alzai la maglietta. Si mise sulle ginocchia aiutandomi a toglierla, ma si incastrò la sua faccia con il colletto stretto.
"Ho la testa troppo grande, cazzo." Disse lui. Si tirò indietro e la maglia finalmente si levò, mentre i suoi capelli si erano abbassati. Con il gesto di mano se li aggiustò ed io misi le mani sul suo petto, toccando gli addominali scolpiti che c'erano. Provai a cambiare la posizione ma lui mi bloccò.
"Non puoi."
"Ah, cazzo." Dissi. Lui ricominciò a baciarmi con passione, facendo scivolare la sua mano dal letto al mio viso, scendendo piano sul mio corpo. I suoi fianchi erano ben spinti verso i miei, e sentivo benissimo la sua erezione, facendomi eccitare molto.
Sentimmo bussare alla porta e ci bloccammo.
"Cesare." Era la voce di Nelson.
"Che cagacazzo." Lui alzò e si mise la maglietta, andando ad aprire.
"Cesu, aspetta!" sussurrai, indicandogli le parti basse.
"Porca puttana." Saltellò sul posto nel frattempo mi alzai, andando io ad aprire.
"Che c'è Nelson?" aprì la porta ma non lo trovai più, trovando invece Dario che mi guardava.
"Aggiustati i capelli birichina. Dov'è Cesare? Abbiamo bisogno di lui."
"Eccomi." Fece aprire ancora la porta e mi guardò. Dario lo squadrò dalla testa ai piedi.
"Dobbiamo registrare nel frattempo che vengono le pizze."
"D'accordo, andiamo." Dario si allontanò ed io e Cesare ci volgemmo uno sguardo complice, abbassando poi la testa imbarazzata. Lui me la alzò e mi sorrise.
"Sei bellissima." Mi stampò un bacio e corse in soggiorno. Quando Federica vide allontanarsi Cesare venne in camera, chiudendo la porta a chiave guardandomi.
"Non ti irrita?"
"Che tu e Dario vi siete praticamente scopati con la lingua?" lei rise ed annuì imbarazzata.
"No, anzi. Finalmente anche tu ti trovi una persona."
"Non lo so, è da due settimane che parliamo, da quando tu sei in coma. Lui mi contattava con la scusa di sapere come stavi e poi ci divulgavamo. Io mi sentivo in colpa, mi sentivo come se ti avessi tradito ed è per questo che te lo volevo dire, ma poi l'erba ci ha fatto baciare e..."
"Fefe, non importa. Sono contenta per voi."
"Grazie." Mi abbracciò forte e tornammo dagli altri, che stavano registrando.
"Riverenze a tutta la valle spaziale!" Disse Cesare, salutando con il solito gesto.
"Scusate se non stiamo nella nostra solita postazione, ma purtroppo mia sorella ha avuto un'incidente e volevamo dare la più compagnia possibile."
"Quindi per un po' di tempo registreremo qui, nella umile dimora di Nelson."
"Già, sei da pochissimo qui e tu hai già fatto un casino della madonna." Cesare fece una faccia buffa.
"Sono fatto così." Io e Fede aspettammo in cucina continuando a parlare di lei e Dario e di me e di Cesare. Sentimmo suonare al campanello e prendemmo le pizze, mettendole subito nel forno aspettando che finissero di registrare per mangiare.
Quando finirono, Tonno incominciò il backstage riprendendomi.
"Come stai sorella di Nelson?"
"Vuoi far vedere la mia gamba?"
"No, me la censurerebbero per quanto fa schifo." Cesare si mise dietro di me massaggiandomi le tempie.
"Oh, che teneri. Bacio, bacio, bacio!" dissero in coro tutti. Io non volevo baciarlo, avevo paura che non volesse. Così aspettai che fosse lui e, dopo pochi minuti di coro, il moro alzò il mio volto e mi stampò un bacio sulle labbra.
"Olè!" Disse Dario, applaudendo. Cesare poi prese la videocamera, incominciando a parlare a raffica.
"Giò." Aggiunse, mentre io addentavo la pizza.
"Cesare, starei mangiando."
"Non importa, facciamo vedere ai nostri amici quanto è brutta la tua gamba."
"No." Io la nascosi sotto il tavolo e lui mi guardò.
"Ma no, falla vedere dai!"
"No."
"Allora vuoi spiegare cosa è successo?"
"Fammi finire di mangiare almeno!" Dissi.
"Allora lo racconterò io." Lui si alzò andando in soggiorno, raccontando la vicenda.
"Quanto sta sotto." Batté Frank, facendoci ridere.
"Ma quanto dura la vicenda?" Aggiunse Tonno, alzandosi raggiungendolo.
"Ma vuoi venire a mangiare?"
"Sì, hai ragione." Cesare e Tonno ci raggiunsero e Cesare mi passò la videocamera. Mi alzai, ed incominciai anche io a parlare, alzando e girando lo schermo per guardarmi.
"Non so cosa vi ha detto Cesare, sicuramente una cazzata. È successo quasi un mese fa, stavo andando a lavorare, ed ero ad un incrocio. Quando stavo passando, ovviamente per me era verde, una macchina viene verso di me e mi prende in pieno. Ho sbattuto la gamba contro lo sportello e mi si è praticamente spostato il ginocchio. Mi vergognavo a farlo vedere davanti a tutti, ma credo che vi farà davvero tanto senso per questo è meglio che non lo vediate. Seguitemi su instagram, mi raccomando." Dissi, tornando in soggiorno riprendendo gli altri parlare.
"È tornata la vecchia!" disse Nic, applaudendomi. Tutti quanti incominciarono ad urlare e battere le mani.
"Andate a fanculo stronzi." Battei io, ridendo. Passai la videocamera a Dario che riprese lui e Fede.
"Ciao biò." Disse lui, guardandola ridere. "Cazzo ridi?"
"Hey!" lei gli diede uno schiaffo divertente sulla spalla.
"Aia oh! Mi hai fatto male." Aggiunse ironicamente.
"Stai bene?" mi sussurrò all'orecchio Cesare, baciandomi il collo. Annuì ed alzai il suo volto, baciandolo.
Nelson continuava a registrare da solo quando successe il delirio.
"Avete le birre!" Disse Federica, passandocele.
"No io non bevo." Aggiunsi, guardandola.
"La dividiamo io e lei, mh?" Cesare mi guardò negli occhi e sorrise.
Ma in realtà, non dividemmo un bel nulla. Eravamo abbastanza sobri, ma c'era quel giusto senso di alcool nelle vene che ti faceva sprizzare adrenalina e felicità da tutti pori. Nelson mise la musica a tutto volume ed incominciammo a cantare, fra una risata e una chiacchierata. Fin quando non sentimmo bussare alla porta.
"Cazzo." Disse Nelson, bloccando la musica, ed un coro di disprezzo lo seguì. Quando l'occhialuto aprì la porta trovammo i nostri vicini di casa.
"Potreste abbassare il volume?" Era la solita vicina rompicoglioni a cui irritava tutto. Puzza di bruciato, il volume della musica un pochino più alto del solito, le urla mie e di Nelson mentre litigavamo... Tutto!
"Senta, signora. Suo figlio ogni volta mette metal a tutto volume e non le diciamo niente, io sono appena uscita dal coma, per questo se permette, staremmo festeggiando." La signora mi guardò e non disse nulla tornandosene a casa.
Io urlai e rimisi la musica, continuando a ballare.
Ad un certo punto, partì una musica lenta.
"Mi concede questo ballo, mia signora?" Disse Cesare, abbassandosi sulle ginocchia alzando poi la mano. Io sorrisi e presi la sua mano stringendola. Appoggiò le braccia sui miei fianchi e mi avvicinò a sé, mentre io appoggiai le mie braccia sulle spalle e le mani sulla sua nuca, lasciandogli dei grattini. Ci guardavamo negli occhi, parlavamo, ridevamo, ci baciavamo.
"Aw..." Disse Nic registrandoci con la videocamera, riprendendo poi Tonno e Frank, Nelson che lo aspettava per ballare ed infine Dario e Federica, che si stavano baciando da quando avevamo incominciato a mettere la musica. Io mi girai lasciando che Cesare potesse mettere la sua testa sul mio collo, che infatti mi baciò teneramente.
"Giò." Aggiunse lui, facendomi girare per guardarlo negli occhi.
"Cesu." Battei io ironicamente.
"Sei bellissima."
"Tu di più." Lui sorrise e mi baciò con foga, mettendo la sua mano fredda sulle mie guance.

Mi svegliai. Ero seduta sul divano fra Cesare, stranamente senza maglia, e Nelson. Mi guardai intorno e a terra trovai Nicolas, Frank e Tonno, mentre Dario era sull'angolo steso verso Federica che si trovava davanti a lei.
"Siamo gli unici svegli." Disse Frank, guardandomi.
"Andiamo a fare la colazione?" annuì e mi alzai.
"Tu incomincia ad andare, ora ti raggiungo." Aggiunsi facendolo sorridere. Presi una grandissima caffettiera, di sicuro dopo tutto quello che avevamo fumato e bevuto, era quello che serviva. Mi guardai addosso e vidi la maglietta di Cesare.
"Stavi tremando stanotte e te l'ha messa." Sorrisi annusando il suo profumo ed aspettai che il caffè uscisse.
"Mi fai un favore, Frank?"
"Tutto quello che vuoi."
"Mi aiuti ad andare in camera? Sono già stanca di camminare."
"Riesci a venire sulle mie spalle?"
"Se mi prometti di stare attento alla mia gamba sì."
"Certo, non preoccuparti." Saltai sulle sue spalle e lui mi prese saldamente, portandomi in camera.
"Devo lasciarti a terra e me ne devo andare o...?"
"No, devo solamente prendere la felpa di Cesare, così se la mette."
"Ah, certo." Indicai l'armadio e lui si dirise lì, abbassandosi un poco per farmi aprire il tiretto prendendo una felpa e mettendola sui suoi ricci lunghi e neri, facendo ridere entrambi.
Ci girammo per andare in cucina e vedemmo Cesare guardarci.
"Wow, e chi l'avrebbe mai detto?"
"Cosa?" dissi, guardandolo. Frank mi fece scendere pianissimo si allontanò perché non voleva litigare con nessuno e non voleva mettersi in mezzo. Io cercai di raggiungere il Cesu.
"Sai che non posso raggiungerti velocemente, per favore vieni qui!" Urlai io, vedendolo poi arrivare da me. Io mi sedetti sul letto e lui mi raggiunse chiudendo la porta, incrociando le braccia sul suo petto nudo. Gli passai la felpa che indossò.
"Gli ho chiesto di aiutarmi per prenderti questa, stronzo." Mi alzai raggiungendo la porta e lui mi guardò.
"Perché scappi ogni volta? Non hai il coraggio di parlare?"
"Io? Al massimo quello che non mi ha detto che si risentiva con la sua ex eri tu."
"Quello è passato, non mettiamo in mezzo argomenti che non c'entrano nulla." Disse, tranquillamente.
"Intanto, non faccio altro che pensare a lei."
"A chi? A Sofia?" lui mi guardò e mi passò il telefono che aveva in tasca.
"Tiè, leggi."
"E se le avessi eliminate?"
"Sì, l'ho fatto."
"Ecco, vedi?"
"Sto scherzando Giò!" Un sorriso comparve sul volto. "Te l'ho detto, ho scelto te perché penso che tu possa essere la persona che più mi sopporterebbe."
"Pensi? Solo?"
"No, ne sono sicuro."

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora