Dopo la mia frase, silenzio di tomba. Questa volta era l'orologio che ticchettava, per il resto, non parlò nessuno per qualche minuto. Tutti quanti avevano poggiato il loro sguardo su di noi, io che guardavo Dario e lui che invece mi guardava negli occhi e rimaneva zitto. Allontanai la mano dalla sua e gli stampai un bacio sulla guancia, ed infine mi allontanai da quell'ala dello studio.
Mi diressi verso Cesare che si trovava al bancone della cucina mentre beveva una tisana in presenza di Frank. Lui gli parlava, cercando di fargli pensare ad altro, mentre anche Cesare aveva la testa bassa che guardava la tisana calda e fumante. Lo abbracciai da dietro e vidi il ragazzo di fronte a noi guardarci e sorriderci, mentre io gli sussurrai un "grazie" dopo averlo visto allontanarsi. Guardai la sua testa alzarsi mentre io continuavo a stringerlo al mio corpo.
Mi allontanai un po' da lui e dalla sedia, così che lui potesse girarsi per guardarmi. Mi abbracciò di nuovo e notavo che nel mentre, però, lui guardava furiosamente Dario, lo squadrava dalla testa ai piedi, alzò le sopracciglia, lo guardava con disgusto. Cercai di stringerlo più forte provando a farlo distrarre e dopo di ciò, la sua risposta fu una semplice carezza sulla testa mentre con l'altra reggeva la tazza Ecosostenbile. Provai ancora farlo distrarre e non ci riuscì, così presi il suo volto fra le mani e gli feci guardare me.
"Io sono qui, mh?" Lui continuò a guardare Dario dietro di me, non dicendo nulla. Non mosse neanche un muscolo, restò lì fermo ed io avevo paura che potesse di nuovo scagliarsi verso di lui. Decisi di lasciarlo lì, forse da solo poteva rilassarsi di più, non lo so. Non ho mai vissuto questa parte di Cesare.
"Giò..." Mi girai verso Nelson. Aveva gli occhi stanchi, tristi, delusi. Corsi verso di lui e lo abbracciai fortissimo. Il mio caro e dolce fratello. Allontanò la mia testa dal mio corpo e mi accarezzò teneramente il volto, guardandomi dritto negli occhi.
"Come stai?"
"Sto bene, tu invece?"
"Sto bene, grazie."
"Mi dispiace averti mandato in ansia."
"Non ti preoccupare."
"Ti voglio bene." Siamo in piedi accanto al bancone della cucina, io ero girata verso l'uscita, mentre lui verso la parte restante dello studio. Parlammo del più del meno, di me, di lui, di Cesare e di Beatrice...
Dentro di me sentivo un vuoto, una sensazione di disgusto e nei miei confronti, non so perché. Così, all'improvviso, come se il fatto del pugno fosse stata colpa mia e forse lo era per davvero. Nelson notò la mia tristezza, forse dagli occhi lucidi che avevo messo su, e mi abbracciò senza dire niente, come se mi avesse capito.
Che cosa sarei stata senza di lui, senza il mio caro e dolce fratello.
Mi strinse, mi baciò la fronte e poi si staccò, ma continuò a guardarmi. Il suo sguardo, pochi minuti dopo, cadde sul tavolo delle riunioni. Che cosa stava succedendo?
Ad un certo punto sento le voci di Frank, Nicolas, Tonno e Beatrice urlare di smetterla, quest'ultima piangendo. Si aggiunse anche mio fratello stringendomi più forte come se non voleva rendermi partecipe a ciò che stava succedendo. Quando riuscii a liberarmi dalla sua presa, vidi Cesare scagliare pugni a raffica sul volto tenero e innocuo di Dario. Quest'ultimo era contro il muro che se le prendeva di santa ragione senza emettere neanche un verso o una parola. Non parlava, non si muoveva. Cesare incominciò ad insultarlo ed anche in maniera abbastanza pesante ed io, ancora una volta, provai ad avvicinarmi. Non mi importava se ora io le avrei avute di nuovo, ma non poteva rovinarsi un'amicizia del genere per colpa mia, non poteva andare avanti questa situazione.
Nelson mi bloccò dal braccio, non voleva che mi mettessi in mezzo.
"Non ti farò rischiare di nuovo la tua vita." Disse, mentre io cercai ancora di liberarmi. Non potevo fare nulla, lui era molto più forte e massiccio di me. Mi dimenai, notando che lo sguardo di Dario era su di me. Mentre mi sussurrò un "mi dispiace." I miei occhi si riempirono di lacrime.
"Cesare! Stai fermo porca puttana!" Urlai io, continuando a dimenarmi per uscire dalle braccia di Nelson.
Frank e Nic, per fortuna, riuscirono a tenere a bada Cesare, mentre Tonno prese Dario e lo fece stendere sul divano aiutandolo. Il mio ragazzo venne allontanato dallo studio dai due ragazzi, nel frattempo si dimenava e urlava. Mi girai vedendo mio fratello negli occhi, aveva il cuore distrutto e la voglia di morire. Mi accompagnò al tavolo, eravamo solo noi, Bea stava aiutando Tonno e Nic a medicare le ferite del povero ragazzo.
Eravamo da soli, Cesare era fuori con Frank e Tonno e ancora lo sentivo sbraitare. Guardai Nelson, mi teneva strette le mani e me le accarezzava gentilmente, come se avesse paura di toccarmi, di farmi male.
"So come sei fatta." Io lo guardai dritto negli occhi.
"Mh?"
"Il tuo sguardo mi sta parlando."
"E che ti sta dicendo?"
"Te ne penti di averti conosciuto."
"No, ma..." mi guardai intorno e vidi Dario sul divano che sembrava essere deceduto, è tutta colpa mia.
"Scusa, mi correggo. Te ne penti di averti presentato agli altri. Ti senti in colpa, pensi che se non ti avremmo conosciuto tutto questo non sarebbe successo, che sarebbe stato tutto meglio, che sbagli sempre. Pensi di essere tu il mostro che ha fatto sì che Cesare facesse tutto questo, che sei tu lo sbaglio."
"Non è così?" Abbassai la testa quando sentii le cavità oculari riempirsi di lacrime.
"No che non è così, e dovresti saperlo. Hai unito il gruppo meglio di chiunque altro. Ci hai fatto piangere, sorridere, fatto stare bene, fatto stare male, fatto incazzare e ci hai deluso, alle volte. Ma Mai, e ripeto, Mai, abbiamo pensato tutto questo di te, Giò. Sei distratta, disconnessa alcune volte, ma tutti abbiamo vissuto una cosa del genere nella nostra vita. Nicolas, Tonno, io, Frank e anche Dario, hanno picchiato qualcuno per difendere qualcuno che si ama. Non è colpa tua, amore mio, smettila di darti delle colpe. Credi che Dario non avrebbe fatto la stessa cosa se qualcuno avesse incominciato a dire qualcosa di negativo su Federica, o io su Bea?"
"Mi sono fidata. Non di te, non di Dario, non di Cesare, ma di me stessa. Mi sono sempre odiata, disgustata, rifiutata. All'inizio era per il fisico, poi questo è venuto a mancare ed ho incominciato a trattarmi male per il carattere. Era cambiato anche lui, per questo motivo non sapevo più cosa odiare di me. è entrato Cesare nella mia vita ed ora vedi che cosa è successo, Nelson. Qualsiasi cosa che tocco lo rovino, appassisco. Ho passato un'intera vita senza amici e credevo di avervi trovato qui, in questo studio bellissimo che vi descrive. Guardati intorno, guarda ora. Un anno che vi conosco e ho quasi diviso il gruppo quando mi sono lasciata con Cesare, ora sono arrivati a picchiarsi. Mi sono illusa che potesse finire tutto bene, che potesse durare. Mi sento ridicola solo per averci creduto e sperato."
Non parlò, mi abbracciò e basta ma io non reagì.
"Devo andare da Dario." Lui mi guardò ed annuì, allontanandosi a me. Li lasciai un bacio sulla guancia e lasciai andare Nelson sulla sedia, mentre io mi avvicinai al ragazzo che sembrava essere stabile.
"Giò, io..."
"Mi dispiace per tutto quello che è successo, Dario, è tutta colpa mia." Dissi, stringendo la sua mano. Lui mi guardò e sorrise, stampandomi un bacio sulla guancia.
"Ti ho sempre amato, Giò. È stata questa l'unica cosa vera che ho detto da ubriaco. Ti amo tutt'ora in realtà, ma di meno, perché adesso ho imparato ad amare Federica, anche se alle volte è insopportabile. Non mi sono messo in mezzo fra te e Cesare perché voi due vi completate, voi siete affini, come ha sempre detto Nelson, fin dal principio. Quando mi hai baciato, prima che il treno partisse, volevo fare la cazzata di venire a Milano da te e vivermi la vita con te. Anzi, vuoi sapere la verità? Due giorni dopo sono venuto a Milano, presi una camera d'hotel e senza neanche volerlo mi accorsi che tu eri nella casa di fronte a me. Ti guardavo ridere con Fede, sorridere, divertirti. Ho pensato che per una volta dovevo pensare al bene di qualcun altro al posto mio." Lo guardai negli occhi e risi.
"Sei il solito coglione..."
"Ma avevo fatto quello sforzo, per te. Non ti chiedo di lasciare Cesare, non lo farò mai, perché è giusto che tu viva la tua relazione con lui, voglio solamente dirti che io ti aspetterò, fino alla fine della mia vita, fino a che non morirò. Perché ti amo, e non ho mai provato questo sentimento con nessun altro se non con te."
"Dario, io..."
"Lo so, lo so. Ti ho reso solamente confusa e mi dispiace, ma mi ero stancato di tenermi tutto dentro, non lo sapeva nessun altro se non Tonno e Nic."
"Mi dispiace, ma sai che io amo Cesare. Ti voglio un bene dell'anima e..."
"Non ti preoccupare."
"Mi dispiace Dario, davvero." Mi diede un bacio sulla guancia ed io in mia risposta lo abbracciai. Sentii le sue labbra sul mio collo, stava sorridendo.
"Vai da Cesare, sicuramente ha bisogno di te."
"Ti voglio bene."
"Te ne voglio anche io." Mi alzai dal divano e raggiunsi Cesare, Frank e Nic, che stavano ancora cercando di tranquillizzare Cesare.
"Ragazzi, potete lasciarci soli?" I due ragazzi mi guardarono e se ne andarono, facendomi vedere finalmente il mio ragazzo. Era seduto per terra, con le braccia cingeva le sue gambe che facevano coprire il suo volto. Mi abbassai sulle mie gambe e lo guardai.
"Cesu..." Lui alzò lo sguardo e mi guardò. Stava piangendo.
"Mi dispiace per tutto quello che ho fatto, Giò. Dario ha ragione, non ti meriti un ragazzo stronzo e mostro come me, ti meriti più lui che me." Lo guardai e sorrisi. Le sue parole erano dolci e tenere, era strano che fossero uscite dalla sua bocca, ma come dice il detto "mai dire mai".
"Non m'importa." Lui mi guardò stranito.
"Di che cosa non t'importa?"
"Forse hai ragione, sai? Se io ora stessi con Dario, tutte le litigate e tutti i viaggi che ho fatto non credo che li avrei vissuti male come li ho vissuti con te."
"Ecco, non ti costringo a rimanere con me."
"Cesare, per favore, non dire cazzate e farmi parlare." Mi sedetti incrociando le gambe e lo guardai negli occhi.
"Ma non m'importa cosa posso meritarmi o chi. Io amo te, Cantelli. E se questo vuol dire litigare, lasciarsi e non parlarsi più per mesi finchè qualcuno dei due capisce cosa sta perdendo, va bene lo accetto. Ma io non riesco a far altro che pensare a te. Ai tuoi capelli sbarazzini, i tuoi baffi, il tuo sorriso, le tue labbra, le tue lentiggini, i tuoi occhi ed il tuo dannato sguardo che mi ha incantato sin dal primo giorno che ti ho conosciuto. Il tuo corpo sul mio, i tuoi baci, i tuoi abbracci, le tue braccia..."
"Il mio cazzo." Lo guardai e risi, facendo sorridere anche lui. Nonostante le lacrime, il suo sorriso splendeva perfettamente.
"Sì, anche lui." Presi il suo volto fra le mie fragili e docili mani, guardandolo dritto negli occhi.
"Io amo tutto di te, pregi e non, proprio come, credo, tu ami me ed i miei difetti."
"Non dubitare, sai che è così."
"Ti amo."
"Ti amo anche io, Cantelli." Senza dubitare neanche un secondo, mi baciò. Ed io ricambiai con tutta la forza e la passione del mondo.*****
Oggi due capitoli solo per voi.❤
Se vi piace lasciate una stellina, ily.
Xoxo💋
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In Your Eyes||Cesare Cantelli
أدب الهواة"Aveva una felpa a zip grigia, una maglietta bianca e dei jeans chiari. Le braccia palestrate si intravedevano grazie all'aderenza della felpa; i suoi occhi erano sul verde, quasi tendente al marrone chiaro e grandi, i capelli sbarazzini e portati v...