Capitolo 38

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"Siamo tutti?" Chiese Frank, guardandosi intorno prima di raggiungere il gate. Finalmente partivamo per l'Islanda. Cesare era super eccitato e gasato, non vedeva l'ora di arrivare per vedere l'aurora boreale e per vedere in che hotel avremmo riseduto. Noi avevamo ordinato in quello che sembrava essere l'unico Hotel a Reykjavík, si chiamava Gullfoss, pareva anche molto bello ed accogliente. Entrammo nell'aereo ed io ero seduta fra Tonno e Cesare, infatti passai le quattro ore di viaggio più belle della mia vita, nonostante l'orario ed il sonno.
"Giochiamo a scacchi?" Chiese Cesare, guardando le cose che si potevano fare sul tablet.
"Ma siamo in tre."
"Tonno dorme." Disse, guardandolo. Tonno si era addormentato sulla mia spalla. Annuii al ragazzo e aprii l'applicazione aspettando che incominciasse la partita.
"Ti avviso che ci ho fatto un corso alle elementari."
"No, ma dai."
"Te lo giuro." Lui mi guardò e sorrise, facendo la prima mossa.
"Scacco matto!" Sussurrai con un tono abbastanza alto!
"Shhh!" Ci rise su Cesare, stampando un bacio sulle mie labbra.
Non appena atterrammo in Islanda, precisamente alle sei meno tre di mattina, fummo accolti dal cielo con le sue sfumature verdognole che si schiarivano con la luce del sole.
"Ma quante ore di differenza ci sono?"
"Le stesse del tragitto credo."
"Un'ora in meno del tragitto." Disse Nic, prendendo la macchina fotografica incominciando a fare foto.
"Quindi sono tre ore?" Nelson annuì, aspettando poi il van che ci avrebbe portato in hotel. Quest'ultimo era bellissimo proprio come lo era in foto. Le camere erano strepitose, grandi, accoglienti e molto romantiche.
"Vogliamo inaugurare questo letto?" Mi chiese Cesare, incominciando a baciarmi il collo.
"Cesare, sono passate meno di cinque ore da quando..."
"Va bene. Ma un giorno di questi voglio inaugurarlo, chiaro?" Annuì e mi misi sotto le coperte, andando a dormire.

"Buongiorno." Disse Tonno, mangiando una briosce.
"Buongiorno." Battemmo noi, sedendoci a tavola.
"Programmi di oggi?" Chiese Cesare, voltandosi verso Dario.
"A mezzogiorno abbiamo la guida turistica che ci aspetterà in centro. Abbiamo la metro alle undici."
"E sono le...?"
"Le nove, dobbiamo fare in fretta."
"Quanto dista da qui alla metropolitana?" Chiese Nelson, sorseggiando il caffè.
"Due km."
"E dobbiamo fare in fretta?" Batté Frank, che dagli occhi sembrava ancora assonnato. Noi lo guardammo e ridendo, raggiungendo poi le nostre camere per prepararci.
"Non capisco come tu faccia a sopportare il freddo."
"Non lo so neanche io, mi piace e basta." Battè il riccio.
"È insopportabile." Mi stampò un bacio sulle labbra e sorrisi, tornando a vestirmi.
Raggiungemmo la reception e ci incontrammo con gli altri, raggiungendo poi la metropolitana che ci avrebbe portato in centro. Ci incontrammo con un gruppo molto numeroso. Non c'erano solo Italiani, ma anche americani, tedeschi, francesi, polacchi... quasi tutto il mondo, direi. Il tour durò ben due ore, fu molto divertente ed era guidato da Marteinn Breim, un giovane laureato principalmente nella storia Islandese. Il tour era accessibile per tutti, ci diedero delle radioline, ovviamente, per tradurre quello che diceva Marteinn e il tragitto lo facemmo interamente a piedi. Ci portò a Sun Voyager, una scultura di barca, molto strana a dire il vero, in acciaio sul mare, ci portò al museo fallologico islandese ovvero un museo di falli di mammiferi, al museo della cultura, al municipio di Reykjavík e, infine ritornammo al nostro punto di incontro consigliando di seguire la lunga strada se volessimo fare shopping.
"Si dai, tanto non abbiamo nulla da fare." Disse Tonno, incominciando ad incamminarsi. Federica ed io ne approfittavamo del fotografo, ovvero Nic, per farci delle foto da sole, insieme, con i nostri fidanzati, tutti e quattro o tutti insieme, infatti poi, quando chiedemmo ad un passante di farci delle foto di gruppo, Nic si meravigliò perché non lo chiedemmo a lui.
Tutti quanti andavano nei negozi di souvenir per prendere qualche pensierino alla propria famiglia, mentre io presi delle cose per me, per la casa, e qualcosa da portare alla tomba di mia madre. Ero certa che questo fosse stato l'unico posto che lei non aveva visitato, per questo volevo portargli io una cosa da qui.
"Ricordatevi che abbiamo le valigie stracolme." Disse Dario, raggiungendoci. Anche Dario era uno dei quattro fotografi, insieme a Nelson e Cesare, loro tre però preferivano fare delle foto a "sgamo". In realtà venivano molto bene, ma alcune smorfie non si potevano vedere, davvero. L'unica persona che mi fece più foto di tutte, che le faceva a sgamo e venivo bene, era Cesare. Non so perché e non so come, ma riusciva a prendere sempre il momento giusto per farmi le foto, ed erano meravigliose.
"Prendiamo qualcosa da qui per Chewbe?" Chiese, guardandomi.
"Non lo so, cosa gli vuoi prendere? Un collare o un guinzaglio?" Eravamo alla vetrina di negozio per cani e sembrava che vendesse tantissime cose bellissime.
"Direi un collare, quello che ha è tutto rovinato ormai." Annuì ed entrammo, guardandoci intorno. Insieme all'approvazione di Sofia, prendemmo un collare blu scuro con la targhetta bianca tagliata a mo di osso, con su scritto "Chewbe" e la zampa, mentre dietro facemmo incidere il numero di Cesare e scrivemmo sotto di esso la data e il posto di dove lo prendemmo. Fu molto veloce e gentile il signore, capiva benissimo il nostro inglese pessimo, forse era abituato a italiani come noi.
"Ti piace?" Mi chiese Cesare.
"Te l'ho fatto vedere io, genio!" Lui annuì sorridendo e mi baciò. Continuammo a fare shopping per ore, finchè riprendemmo la metropolitana per tornare in hotel.
I posti erano occupati, gli unici che riuscirono a sedersi furono Bea che non si sentiva bene, Nelson e Frank.
"Che ne pensa Sofia del collare?" Chiesi a Cesare, dopo aver visto la loro chat.
"Dice che è molto bella, ma pensa che sia stato sbagliato mettere il mio numero, perché se per caso lo trovasse qualche fan io sarei fottuto."
"Per una volta sono d'accordo con lei."
"Non volevo mettere il suo numero, non credo sia giusto." Io non dissi nulla ed annuì, tornando poi a parlare con Bea. Arrivammo in hotel, io Fede e Bea andammo in farmacia per prendere un test di gravidanza mentre i ragazzi andarono in camera di Nelson per provare l'alcool che prese quest'ultimo.
"Sei sicura di volerlo fare?" Chiesi a Bea, in camera mia e di Cesare. Nelson non sapeva niente di tutto ciò, non sapeva neanche cosa avesse lei, pensava che avesse solamente un giramento di testa.
"Non ho avuto il ciclo questo mese, ho la nausea e ho paura..."
"Che altro dovrebbe fare?" Disse Fede, volgendosi a me. Feci spallucce e aspettammo il risultato del test. Vedemmo il più colorarsi pian piano e la ragazza mora incominciò a dimenarsi.
"Ho bisogno di bere."
"Già, non lo dire a me. Speriamo che non l'hanno finito." Raggiungemmo la camera di Nelson e Beatrice guardando i ragazzi totalmente ubriachi che parlavano e ridevano.
"L'avete finito?"
"No, ne abbiamo lasciati un po' per voi." Bea incominciò a bere direttamente dalla bottiglia, facendo incazzare Nelson. Come rovinare una vacanza. Cesare sembrava essere il più tranquillo ma anche il più ubriaco. Guardava il cielo e rideva, senza dire nient'altro.
"Sei una stronza." Disse Cesare, guardandomi.
"Cosa?"
"Sì, lo sei." Io lo guardai e non dissi nulla. Era ubriaco, meglio lasciarlo stare.
"Andiamo in camera, Cesare." Gli tirai il braccio e lui si alzò, raggiungendo camera nostra.
"Allora? Che succede?"
"Succede che ti odio, ecco cosa."
"Sul serio?"
"Sul serio."
"Nonostante tutto quello che ho fatto per te?"
"Sì, cazzo. Potevo essere felice per davvero con Sofia."
"E allora perché hai scelto me?"
"Perché per me sei una dipendenza, cazzo."
"Allora va in un centro di riabilitazione e fatti curare, poi torna da Sofia, mh?" Chiesi, togliendo i souvenir dalle apposite buste per metterle cautamente in valigia.
"No."
"Ah, ora non ti va?"
"No, non voglio andarci."
"E come mai?" Chiesi, raggiungendo poi il bagno per aggiustarmi i capelli.
"Non voglio non essere dipendente dalla mia droga."
"Cioè?"
"Cioè che non riesco a fare niente senza di te, cazzo! Ovunque vada, qualsiasi cosa faccia, anche respirare, se non ci sei tu non ha senso. Sei sempre nella mia testa ed io non voglio fare a meno di te."
"Quindi vorresti continuare a stare male e drogarti?" lui annuì sorridendo.
"E Sofia?"
"Sarebbe una cosa quotidiana e monosillabica."
"Cosa?"
"Sarebbe monotona e triste."
"Ma hai detto che con Sofia saresti felice!" Urlai, incominciando ad incazzarmi.
"Sono ubriaco."
"Già, ne sono consapevole. Il motivo per avermi detto che sono una stronza, quindi?"
"È che sono ubriaco, te l'ho detto."
"Bene, ora potresti metterti due dita in gola e vomitare?"
"Non ci sarà bisogno delle dita." Disse, raggiungendo il bagno e vomitando. Io lo raggiunsi e mi misi sulla cerniera della porta, guardandolo.
Alzò il capo e vidi i suoi occhi lucidi.
"Mi spiace per quello che ho detto." Annuì e sorrisi.
"Mh, lavati i denti." Tornai in camera aggiustandola. Cesare ubriaco era completamente l'opposto di tutti gli altri. Non diceva la verità, non faceva il coglione, non ballava e non parlava con il primo che passava, faceva il contrario. Diceva cazzate, non conversava con nessuno perché non riusciva neanche a dire una frase con un senso compiuto. Non era la prima volta che l'avevo visto ubriaco, per questo non mi meravigliai. Il ragazzo si buttò sul letto e si tolse la maglietta, addormentandosi. Gli stampai un bacio sulla fronte e presi il telefono, guardando i messaggi.

Fede:
Vieni in camera mia, è urgente.

Feci come scritto e la raggiunsi in camera, dove vidi Beatrice totalmente ubriaca che urlava contro a Nelson, anch'esso ubriaco.
"Mi hai messo incinta cazzo! Vaffanculo a te, Nelson!" Più che ubriachi, sembrava che avessero fumato. Nelson aveva le mani fra i capelli e piangeva, Dario guardava la scena dal letto ridendo e Federica cercava di trattenere Beatrice.
"Io provo a farla vomitare, tu pensa a Nelson." Annuì e mi avvicinai a mio fratello, facendolo sedere sul divano.
"Nelson." Dissi, guardandolo negli occhi.
"Beatrice è incinta, ora che cazzo faccio? Ho solo venticinque anni, cazzo." Disse, togliendosi gli occhiali per asciugarsi le lacrime.
"Va tutto bene, mh? Andrà tutto bene, dovrete solamente affrontare la situazione da persone lucide. Adesso siete ubriachi e..."
"Ma lei è comunque incinta cazzo." Dario, appoggiato con la schiena sulla spalliera che ci guardava, rise alla sua battuta.
"Zitto Dario!" Urlai, guardandolo male. Il suo volto si fece serio ed abbracciò il cuscino impaurito. Stava andando sempre peggio.
"Ho bisogno di vomitare." Disse Nelson, raggiungendo il bagno trattenendo il vomito.
"Ma che cazzo fai?" Sentii urlare in bagno. Aprii la porta e vidi Beatrice totalmente sporca di vomito, Federica dietro di lei che mi guardava e mi chiedeva aiuto e pietà solamente con lo sguardo, e Nelson davanti a lei totalmente rosso per l'imbarazzo. Dario si mise dietro di me e mi guardò. Ricambiai lo sguardo ed incominciammo a ridere.
"Dario, anziché ridere pensa a pulire questa merda!" Urlò ancora Beatrice, tornandosene in camera con Nelson alle calcagne.
Federica si stese sul letto ed io la seguii, vedendo Dario pulire.
"La prossima volta che vedo Nelson entrare in un supermercato le ha." La guardai e risi.
"Ci sarò anche io."
"Chissà se faranno pace."
"Per il momento è meglio lasciarli stare. Se continuiamo a metterci in mezzo è peggio."
"Sì, forse hai ragione." Sentimmo Dario cantare a squarciagola e ci scambiammo uno sguardo complice, per poi incominciare a ridere.
Dio, non poteva mai passare un viaggio in tranquillità e felicità. Mai una volta eh!
"Che vacanza." Sentii dire dal ragazzo, che si buttò sul letto di peso.
"Già." Batté Federica, sospirando.
"Come stanno secondo voi Tonno, Frank e Nic?"
"Meglio non saperlo."
"Secondo me stanno ridendo."
"Si staranno vedendo in faccia allora." Disse Dario, facendoci ridere.
"Vado a vedere come sta Cesare."

In Your Eyes||Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora