Giorgia's pov.
"Dai Giorgia andiamo."
Nelson, mio fratello, stava bussando ininterrottamente alla porta purché andassi con lui allo studio.
Nelson, in realtà, è il mio fratellastro. Suo padre si è fidanzato con mia madre e hanno avuto me un anno dopo la sua nascita. L'ho conosciuto al matrimonio di nostra cugina, diventammo subito amici, anche perché non conoscevamo nessun altro. Fu stata una bellissima giornata, ballammo insieme, mangiammo insieme, ci divertimmo tantissimo. Parlavamo sempre su whatsapp, giorno e notte ed era l'unico che salutai quando partii.
"Nelson non mi va, non ci verrò mai!" feci ripartire la musica tornando deprimermi.
Ero tornata da Milano a Bologna perché avevo finito gli studi.
Con il corso del tempo, sia lì che qui, diventavo sempre più fredda e più asociale, decidendo di voler rimanere da sola e concentrarmi con gli studi. Quando infatti, li passai a pieni voti, mi sentivo molto soddisfatta per il sudore e la fatica di quello che avevo passato, ma qualche minuto dopo fui presa da un senso di malinconia e tristezza, perché con me, oltre che la mia famiglia, non c'era proprio nessuno. Quando sono tornata, mio padre voleva che andassi a vivere con lui, ma Nelson mi aveva fatto l'invito appena aveva scoperto che sarei scesa a Bologna. Entrambi avevamo poco rapporto con i nostri genitori, per motivi vari.
"Me l'hai giurato!"
Aprii la porta e mi guardò. Io ero sul letto, che guardavo sopra di me e canticchiavo la canzone in mente. La sua figura abbastanza alta fece ombra nella mia stanza. I capelli ricci e castani scendevano un po' sulla sua fronte per non far vedere la stempiatura, gli occhiali dorati gli facevano sembrare gli occhi più di grandi di quello che erano in realtà, e la camicia lo faceva sembrare più magro, perché gli nascondeva la pancia.
Non avevo nessuna intenzione di uscire per andare con lui, sapevo che non mi avrebbero mai filato di striscio, e non sapevo perché dovessi andarci.
"Non mi va, Nel. La prossima volta vengo."
"Non accetto un no come risposta, vatti a lavare, il tragitto è lungo e sono in ritardo."
"Appunto, sei in ritardo. Vai, non ti preoccupare per me."
"Dai! Sono tutti entusiasti! Ti vogliono conoscere!"
"C'è qualcuno che conosco?"
"Dario." Disse lui, guardandolo.
Dario è stato il mio migliore amico per tantissimi anni, ma con il passare degli anni, e andando in scuole superiori differenti, ci perdemmo di vista. Con lui diventava tutto bellissimo, tutto perfetto, mi portava in un mondo di leggerezza e spensieratezza che non ho mai avuto in vita mia, ma che ho sempre invidiato.
"Dai Giorgia! Veloce!" disse, prendendo la mia mano e facendomi allontanare dal letto.
"D'accordo, d'accordo."
"Bene, avviso gli altri che facciamo quindici minuti di ritardo."
Presi un pantalone della tuta a cavallo un po' basso ed un top entrambi neri, coordinate a delle converse nere alte ed ad un giubbotto di jeans largo. Mi dirisi in bagno e mi preparai con molta non-chalance, volevo bene a Nelson ma la mia voglia di prepararmi era paragonabile a zero. Lui era stato l'unico durante quel periodo che mi faceva compagnia, perché a Bologna avevo perso tutti gli amici che avevo...
"Sei pronta?" mi chiese, dissolvendomi dai pensieri. Pensavo a come fossero i suoi amici, se fossero stati carini, se ci avrei fatto amicizia, se avessi trovato un amico, oltre Dario.
"Sì." Uscii dal bagno e guardai il ragazzo dai capelli ricci di fronte a me che, infatti, ebbe una reazione molto stramba.
"Non ti vedo così vestita bene da quando hai preso la laurea."
"È un complimento?"
"Beh sì, dato che ti ho vista per tre settimane solamente con dei pigiami. Andiamo che siamo in ritardo." Mi disse, prendendo le chiavi della macchina raggiungendo la porta d'ingresso.
Mi guardai allo specchio aggiustando il trucco e mi spruzzai un po' di profumo, prendendo il telefono e raggiungendo il moro occhialuto nell'ascensore.
Ci mettemmo in macchina e l'unica cosa che feci fu guardare fuori dal finestrino, non volevo vedere e sentire nessuno, anche se lui mise il nostro cd, pieno di canzoni che volevo cantare a squarciagola, ma sono abbastanza orgogliosa e non lo feci.
"Non sei felice di uscire di casa?"
"Sì. Ho solo paura di vedere di nuovo Dario."
"Scommetto che più di rivederlo, hai paura della sua reazione."
"Sì, è proprio così."
"Fidati, sorellina, anche lui non vede l'ora di vederti."
Guardai Nelson alla guida che si girò sorridendomi e sorrisi anche io. Mi erano mancati questi momenti.
"C'è qualcuno di carino?"
"Io sono carino." Lo guardai e sorrisi, porgendo la testa sul finestrino.
"Tu sei bellissimo." Si girò e fece la faccia da castoro, tornando poi a guardare davanti a lui.
"Non lo so, comunque. Dipende molto dai tuoi gusti. Dario è cambiato, e molto, potrebbe fare al caso tuo."
Arrivammo e parcheggiò la macchina, dirigendoci allo studio. Lui mi prese sotto braccio guardandomi negli occhi.
"Hai paura?" annuì, ma non lo diedi molto a notare. "Allora fai dei lunghi sospiri e rilassati, sono delle persone abbastanza tranquille."
Entrammo in studio e fummo accolti da quattro ragazzi.
"Ragazzi!" urlò Nelson, facendo attirare la loro attenzione su di noi.
"Finalmente, cazzo!"
Un ragazzo moro ci raggiunse. Aveva una felpa a zip grigia, una maglietta bianca e dei jeans chiari. Le braccia palestrate si intravedevano grazie all'aderenza della felpa; i suoi occhi erano sul verde, quasi tendente al marrone chiaro e grandi, i capelli sbarazzini e portati verso l'alto grazie al solito gesto di mano che, a parer mio, fanno molti ragazzi.
"E tu saresti...?"
"È mia sorella, brutto idiota, vi avevo scritto il messaggio e tu sei stato il primo a rispondere."
"Ah già, io sono Cesare Cantelli, piacere." Lui mi porse la mano sorridendomi.
"Giorgia Venceslai." Presi la sua mano e la strinsi un po', che era imparagonabile alla forza che ci aveva messo lui, per poco non me la stritolava.
Pian piano, il resto dei ragazzi vennero a presentarsi, ma solo una persona ancora non riuscivo a vedere:
"Dario dov'è?" chiese Nelson, guardandosi intorno.
"Ha dimenticato a casa il carica batterie, andava a prenderlo e tornava. È uscito pochi minuti prima che arrivaste voi." Disse un ragazzo molto alto e dai capelli lunghi e mossi, con gli occhiali e barba. Si faceva chiamare Frank per il cognome: in realtà si chiamava Davide Franceschelli.
"Allora? Incominciamo a registrare?"
"No, aspettiamolo." Batté invece Nick. Sembrava il più piccolo, sia dal viso che dalla statura. Aveva i capelli abbastanza ordinati e lunghi, sempre sul nero e aveva un bel sorriso, a parer mio.
"Parliamo un po' con tua sorella, sembra imbarazzata."
Cesare, il primo che mi si presentò, si sedette vicino a me e mi guardò. E da lì, tanto imbarazzo. Ma non per lui, assolutamente, ma perché tutti non facero altro che farmi domande e guardarmi.
"Guardate com'è diventato rosso Cesare, non ha una ragazza al suo fianco da tanto eh!" Disse Frank, guardandoci. Io mi girai e guardai il ragazzo al mio fianco che mi stava guardando, era davvero rosso in volto.
"Smettetela di fare i coglioni, li fate solamente imbarazzare." Disse Nelson, per nostra fortuna.
"Io non mi sto imbarazzando, semplicemente stavo pensando."
"E a che pensavi?"
"Saranno anche fatti miei. Nelson lo sa comunque."
"Sì, infatti, io lo so. Ma non lo dirò perché la persona direttamente interessata è qui." Io alzai lo sguardo guardando mio fratello. Lui mi sussurrò un "Dopo" ed sorrisi, guardandomi intorno.
"Allora, quanti anni hai?"
"22." Dissi freddamente guardando Francesco, ragazzo dai capelli biondi e gli occhi chiari, con il naso lungo e verso il basso. È brutto dare una descrizione così, ma era questo quello che lo caratterizzava. Si faceva chiamare Tonno, a causa del suo cognome, ma io non avevo ancora preso tanta simpatia da chiamarlo per soprannome.
"E perché ogni volta che sono venuto a casa di Nelson non ti ho mai visto?" Guardai Nelson che guardò il moro a mio fianco male, ed io gli sorrisi.
"Ho vissuto a Milano per tutto questo tempo, in realtà, ho fatto l'università lì."
"Davvero? E in che cosa ti sei laureata?"
"Infermeria, anche se sono una ragazza che detesta vedere il sangue."
"Uh, mi piace." Il moro accanto a me mi guardò sorridendomi, ed io ricambiai con la stessa moneta.
"Hai appena finito gli studi quindi?" mi chiese Nick, di fronte a me.
"Sì, tre settimane fa mi sono laureata, con il massimo di voti, se posso dirlo."
"Wow, ho sempre sognato di laurearmi, è tanto difficile come dicono?"
"Sì, i professori sono stronzi."
"Te l'avevo detto" Disse Tonno battendo un gomito a Nelson ridendo.
Sentimmo la porta chiudersi ed io mi irrigidii. Avevo davvero paura per la sua reazione, non volevo essergli indifferente, volevo che fosse felice, felice di vedermi, dopo tutti questi anni.
"Allora? Siamo pronti a girare?" la voce di Dario mi fece irrigidire ancora di più, guardando Nelson impanicata. Lui mi guardò e mi aiutò a fare dei lunghi respiri. Io lo copiai, incominciando a respirare profondamente. Una volta essermi calmata, mi alzai e mi girai, guardando Dario porgere gli occhi su di me. Il suo sorriso fece spazio sul suo viso ed io ricambiai sorridendo.
"Allora è vero! Finalmente possiamo rivederci carissima Lulli!" disse lui, correndo verso di me per abbracciarmi forte. Io sorrisi alla reazione ricambiando l'abbraccio felice. Non mi aspettavo tutto questo da parte sua, andava ben oltre alle mie aspettative, ma mi aveva reso proprio felice.
"Non mi chiamare mai più Lulli, okay?" dissi io, sorridendogli.
"Finalmente l'hai portata qui!" entrambi ci girammo verso di Nelson che ci guardò annuendo.********
Ecco il primo capitolo, spero vi piaccia.
Ci ho messo anima e cuore a scrivere questo libro, per questo spero vi piaccia.
Come potete vedere, il mio linguaggio non è nulla di che, ma mi piace molto scrivere e mi rende davvero felice.
Scusate se sono ripetitiva, ma spero con tutto il cuore che questo libro vi piaccia.
Xoxo💋
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In Your Eyes||Cesare Cantelli
Fanfiction"Aveva una felpa a zip grigia, una maglietta bianca e dei jeans chiari. Le braccia palestrate si intravedevano grazie all'aderenza della felpa; i suoi occhi erano sul verde, quasi tendente al marrone chiaro e grandi, i capelli sbarazzini e portati v...