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ELENA

-Cazzo amico che ti.. -disse Jackson.

- Ah sei tu. Cazzo però. Piccola stai bene?- mi chiese.

Ero caduta a terra. Non sapevo nemmeno come. Mi massaggiai la testa e aprii gli occhi.

-Brian...-dissi sottovoce ma abbastanza per farmi sentire. Era lì. Con una maglietta semplice e dei jeans strappati. Mi Guardava negli occhi. Quel verde intenso mi era mancato.

-È lei?- chiese Jackson. Brian annuì. Guardai Jackson e poi Brian. Oh no. Lui era Jack. L'amico di Brian. Mi alzai e guardai le miei scarpe.

- Elena. Andiamo.- disse Brian affermandomi per un braccio con il tono di voce dura. Scossi la testa e liberai il braccio dalla sua presa.

-Bene.- disse.

Mi prese e mi mise sulle sue spalle. In cominciai a scalciare e a dare i pugni sulla sua spalla.

-Fanculo. Mettimi giù.- urlai incominciando a singhiozzare.

Lui non rispose. Aprì la macchina e mi adagiò sul sedile. Mi mise la cintura. Girai la testa verso il lato dell'altro passeggero. Lui sospirò e chiuse lo sportello. Fece il giro e si sedette al lato della guida.

Mi girai verso il finestrino. Lui accese la macchina e partì. C'era quel silenzio che riecheggiava per la macchina.

Mi stava soffocando. Era pieno di mille parole non dette e tante ancora da dire o forse era una mia impressione.

-Perché hai baciato Jack?- mi chiese dopo quasi 10 minuti.

Mi girai a guardarlo. Teneva il manubrio stretto fra le mani. Le sue nocche erano bianche e aveva la mascella serata.

-Spettacolo.-dissi.

Lui si girò a guardarmi.

-Come prego?- disse.

Sospirai.

-Spettacolo. Voleva far vedere a tutti che era capace di trovare una ragazza che sapesse guidare la moto e allo stesso tempo fosse bella.-dissi.

Lui si rigirò verso di me con gli occhi spalancati.

-L'uccido.- disse e poi guardò la strada.

Risi.

-Non sono affari tuoi.-dissi.

-Cazzo si che lo sono se riguardano te!-urlò.

-Non ti è mai importato di me quindi ora che cazzo vuoi?-irlai colpendolo sul braccio.

Lui continuò a guidare finché non girò per andare verso il garage di una casa e parcheggiò.

Spense la macchina mentre io continuavo a dare i pugni sul suo braccio. Si girò e mi abbracciò.

-Mi dispiace piccola.-disse

-Fanculo.- dissi.

Mi liberai dalla sua presa e scesi dalla macchina.

BRIAN

Scese dalla macchina. Feci un respiro profondo e scesi.

-Dove siamo?- mi chiese.

-A casa mia.- dissi ucendo dal garage.

-E perché mai mi hai portata qui?- mi chiese.

Non risposi. Non sapevo nemmeno io il perché. Aprii la porta di casa e entrai.

-Sono a casa!-

Una testa marrone sbucò dalla porta della cucina.

-Brian amore-disse quella che aveva finto di essere mia madre per questo tempo.

A 20 anni avevo scoperto che lei non lo era. Era tutto molto strano. Non le assomigliavo per niente e non riuscivo a trovare il certificato di nascita.

In cominciai a fare delle ricerche grazie a dei 'miei amici' e scoprii che c'era ancora un annuncio per scomparsa. Ero io da piccolino.

Tutti l'avrebbero detto. Capelli ricci biondi e quegli occhi verdi intensi. L'annuncio parlava di una famiglia distrutta. Erano proprietari di una delle più importanti aziende d'ingegneria.

Volevo conoscerli da lontano. Per questo andrai a Boston e incominciai a lavorare come addetto alla posta.

Il giorno stesso andai in direzione. Volevo vedere mio padre. Volevo vedere se si sarebbe ricordato di suo figlio.

Il primogenito. Visto che il secondo era diventato famoso come dongiovanni all'età di 16 anni.

Entrai nella sala conferenze dove si erano riuniti tutti i dirigenti. Lui era seduto all'estremo. Aveva i capelli neri e corti con alcune sfumature di grigio.

Aveva le rughe che delimitavano il suo viso.

-Prego ragazzo distribuisci la posta.-mi disse senza guardami.

Consegnai a tutti la posta e poi mi avvicinai a lui. Si alzò. Era un po più basso di me. Alzò lo sguardo. I suoi occhi erano verdi intensi come i miei.

Mi guardò e spalancò gli occhi.

-C-come ti chiami ragazzo?- mi chiese mentre gli occhi diventavano lucidi.

-Brian.-dissi.

Lui si resse alla scrivania e si portò una mano alla bocca.

-Mio....il mio Brian.- disse incominciando a singhiozzare.

L'abbracciai. Era l'unica cosa che potessi fare. La porta si riaprì, mentre tutti i redattori ci guardavano con gli occhi spalancati.

-CHE COSA È SUCCESSO EDWARD?- chiese la donna che correva verso di noi.

Era bionda con i capelli ricci e gli occhi marroni. Era bellissima. Anche con le sue rughe.

Mi guardò negli occhi e incominciò a piangere. Mi buttò le mani al collo.

-BRIAN. FIGLIO MIO.-

Guardai in quel momento  di nuovo quella donna.

-Mamma- dissi.

-Lei è Elena. Lei è mia madre Mary.-

-Oh ciao cara.-disse Mary abbracciandola.

Presi Elena per il braccio e la tirai per le scale.

-Noi andiamo..-dissi.

-Brian.-disse Mary.

-Ha chiamato Edward. Vuole sapere se domani vai a trovarli.-

Da quel giorno andavo ogni weekend a  trovarli. Ora facevo parte della famiglia. E io e mio fratello Rush eramo una cosa sola. 

-Come sempre.- sorrisi.

SPAZIO AUTRICE
Scusate per il ritardo.
Allora spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto. Per questo commentate e votate.
Alla prossima.

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