luglio

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Caldo. Caldo, tanto.
La piccola Rose si svegliò con i capelli rossi completamente bagnati dal sudore. Coperta da un leggerissimo lenzuolo, la bambina riuscì a scostarlo senza neanche utilizzare le mani, era come se un leggero vento l'avesse scoperta. Si alzò in piedi, aggrappata alle sbarre della culla. Si guardò intorno, come a voler scorgere la madre ancora seduta su quella sedia di legno messa all'entrata della stanza dove l'aveva lasciata la sera prima.
Di Hermione nessuna traccia, solo il libro scritto in rune posato sul pavimento, ancora aperto sulla pagina finale della storia di babà raba e il ceppo ghignante, la preferita della piccola. La bambina fece un verso come a chiamare i genitori.
Niente.
« mamma!» disse con una vocina dolce e decisa, avrebbe fatto sciogliere il cuore a chiunque. Nessuna risposta.
Nella loro stanza, Ron e Hermione, erano sdraiati nel letto, tutti storti, la temperatura fece si che ogni due minuti minimo Ron cambiasse lato alla ricerca di un po' di fresco.
Hermione fece fatica a tirarsi su. Si strofinò gli occhi prima di mettersi seduta al bordo del letto e smuovere il braccio del marito per farlo svegliare.
Lui mugolò appena. Lei si legò i capelli umidi in una morbida coda. Sempre riluttante andò dalla bambina , che aveva attaccato a chiamare il papà. Sorrise quando dalla soglia la vide, in piedi, attaccata alle sbarre quasi disperata.
La staccò su portandosela al petto prima di avviarsi di sotto. Passarono dieci minuti, entrambe erano stese, Hermione sul divano, Rose su una poltrona affianco a lei, a braccia spalancate, gli occhi, gonfi di stanchezza, al soffitto. Uno scricchiolio fece scattare su la testa della bambina, Hermione, invece, non si preoccupò di osservare il marito scendere le scale consapevole che fosse lui. Ron passò solo per stropicciare ancora di più i capelli corti della figlia a mo' di saluto.
« uongionno» disse in preda ad uno sbadiglio mentre si stiracchiava
« buongiorno» rispose divertita lei.
Hermione si mise a sedere solo quando Ron le portò una tazza di tè, rigorosamente freddo. Fu sempre il padre, mezz'ora dopo, a far fare colazione alla bambina, poi la affidò alla madre che in quel momento stava leggendo un libro, scritto in rune, ma non le fiabe di Beda, un'altro preso dalla biblioteca di Hogwarts ancora non restituito. Si sorprese infatti, di non essere ancora stata vittima di una fattura imposta al libro da madama Pince. Osservò la figlia sfogliare le pagine ancora da lei non lette con la manina tozza. Rose puntò un dito su una runa.
« ma!» chiamò con acuta voce bianca.
Hermione la guardò un'attimo prima di posare lo sguardo sulla riga del testo indicato dalla bambina.
« che c'è?» le sussurrò avvicinandosi un po' di più. Ma a Rose non importava, aveva già ricominciato a sfogliare le pagine. Hermione si ritrasse alzando gli occhi al cielo con un sorriso.
Ron scese vestito, si passava una mano tra i capelli pettinati alla meglio. Hermione gli passò accanto per dargli il cambio, e quando si trovò a pochi centimetri da lui gli scoccò un velocissimo bacio sulla guancia prima di scattare di sopra. Si vestì, la finestra del bagno spalancata con le tendine chiuse, ma più che far rinfrescare la stanza entrava solo aria calda. Scese, alla fine delle scale fu accolta da nessuno, Ron non c'era. Dietro di lei avvertì uno scricchiolio, era lui, con la bambina tra le mani, completamente vestita.
Hermione li osservò scendere con il sorriso
« andiamo?»disse lei indietreggiando verso la porta. Ron annuì.
In macchina si mise lei al volante, Ronald entrò subito dopo aver sistemato la figlia dietro nel seggiolino. Hermione partì, i finestrini spalancati e l'interno della macchina bollente. Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime per tutta l'aria versata sulla sua faccia. Hermione si girò di scatto per un secondo guardandola nervosamente.
« non le farà male?» disse mentre riposava gli occhi sulla strada.
Ron, per risposta, alzò di poco il proprio finestrino.
« oh, Hermione, cara» disse la signora Weasley prendendo tra e mani il volto della ragazza quando furono arrivati.
« buongiorno signora Weasley» la salutò Hermione, tra le braccia, la bambina, stava guardando la nonna i attesa della sua riserva di attenzioni.
Venne presto accontenta.
« sono già arrivati, mamma?» chiese Ron poggiando una borsa con dei cambi suo pavimento accanto all'entrata.
« manca poco, mio caro» rispose lei sistemandosi la sorridente bambina tra le braccia.
« Ron, porta la borsa di sopra, in camera tua, non lasciarla li» fece camminando verso la rampa di scale.
« vado io» disse Hermione sistemandosi la cinghia sulla spalla. Ron la guardò incerto, sicuro che ce la potesse fare ma era da tempo, ormai, che non voleva la moglie facesse il minimo sforzo, cosa che turbava Hermione, e portò ad un breve litigio ma dopo poco fu tutto risolto, e lei continuava a lanciarsi sfide ben più alte del "portare un borsone su per una rampa di scale" per fargli capire che non era affatto docile, anche dopo anni.
Qualcuno bussò alla porta, suo fratello Percy era in piedi lì, le sue due figlie, Molly e Lucy, erano poste davanti a lui perfettamente dritte e vestite uguali. Ron aprì la porta.
« Ron» salutò il fratello mentre spingeva dentro le figlie da dietro la schiena.
« ciao» rispose lui
« torno tra poco» disse Percy, poi alzò di parecchio il tono e lanciò un'occhiata dietro le spalle del fratello, dove Lucy e Molly stavano sfrecciando vicine.
« e fate le brave voi due» urlò prima di fare un cenno con la mano a Ron e allontanarsi di qualche passo. Girò su se stesso e sparì con un sono Pop.
Ron chiuse la porta, si girò e trovò le nipoti a complottare sedute sul divano. Non somigliavano troppo ai genitori caratterialmente, soprattutto Molly, quella non la fermavi neanche con un sonnifero, sembrava costantemente sotto effetto di Felix, ma i suoi costanti guai non portavano mai niente di buono.
Hermione tornò di sotto e si sedette accanto alle bambine per salutarle.
Poi, cinque minuti dopo, quando Ron si era già seduto su una poltrona difronte alle ragazze, Hermione si mise a sussurrare con loro. Tenevano le teste basse, vicine, e parlavano di qualcosa, come se si stessero confrontando su un piano malefico. Ron le scrutava nervoso, convinto che la moglie stesse dando qualche dritta alle nipoti per ideare uno scherzo contro di lui. Nella stanza entrò Molly Weasley, teneva ancora Rose tra le braccia, e si fiondò sulle altre nipoti
« dov'è Percy, Ron?» chiese rimettendosi dritta.
« papà è andato a vedere delle cose a lavoro» rispose Lucy con la sua vocina acuta. Molly, la sorella, annuì con consenso mentre sfoggiava il suo sorriso più bello, molto simile a quello della donna dalla quale aveva preso il nome.
« quand'è che arriva Roxanne?» chiese la più piccola tutta gasata, quasi preferiva la cugina alla sorella, erano molto più simili caratterialmente. Molly 2 alzò gli occhi al cielo.
« e Victoire?» chiese lisciando la propria gonna sulle ginocchia.
« Molly, cara, Bill e Fleur non possono più venire, hanno avuto un contrattempo» le rivelò la signora Weasley in tono dispiaciuto, sia per lei, che per la nipote.
Molly parve delusa, quasi indignata della risposta ricevuta.
« Oh» fece cercando di nascondere l'espressione che le stava per affiorare in viso.
« ma Ted dovrebbe essere qui tra poco» disse infine la signora Weasley, sistemò la nipotina tra le braccia della madre, poi si allontanò verso la cucina.
« posso?» chiese Lucy indicando la bambina tra la braccia di Hermione.
« io non la lascerei se fossi in te, zia» disse Molly alzando le sopracciglia e assumendo uno sguardo da chi si sente "superiore" identico a quello del padre
« perché no?» chiese Hermione, sistemò la figlia seduta sulle gambe della bambina, poi restò a guardarla.
Lucy aveva subito assunto un'aria più serena, tranquilla.
« ma perché avete scelto Rose come nome?» chiese curiosa alzando lo sguardo dalla chioma rossa della cuginetta. Fu Ron a precedere Hermione e rispondere.
« perché ci piaceva» disse facendo comparire la solita, bellissima, faccia da schiaffi.
« e qual è il suo secondo nome, zio?» chiese Molly leggermente meno acida, accarezzando la guancia della bambina con il dorso della mano.
« Minerva» fu lieto di ricordarle Ron.
Bussarono alla porta, Hermione andò ad aprire. Salutò il proprio migliore amico, il primo davanti a lei, gettandoli per un attimo le braccia al collo prima di fare lo stesso con Ginny, e di stropicciare un po' i capelli di James, Ted e Albus.
Il bambino dai capelli blu corse a salutare Molly, per lui era la sua altra nonna, voleva bene a lei quasi quanto ne voleva ad Andromeda, ogni tanto restava pure a dormire alla Tana per risvegliarsi con lei al mattino.
Ron si tirò su e diede una pacca sulla spalla all'amico prima di salutare la sorella e mettersi a inseguire il piccolo, velocissimo, James, che aveva cominciato a correre verso dove Teddy era già scomparso. Ne riscappò fuori con il nipote sulle spalle e un ragazzino dai capelli blu alle calcagna.
« Victoire?» chiese Ted a Ginny mentre la ragazza si infilava la mano in tasca alla ricerca di un elastico per legarsi i capelli.
« non lo so Ted, chiedi alla nonna» fece sorridendogli, con i bambini era piuttosto gentile, il problema era con gli altri. Non farla arrabbiare, in quel modo eri al sicuro. Il bambino sfrecciò di nuovo in cucina. Tornò, i capelli blu elettrico erano diventati un po' più azzurrini, le orecchie completamente rosse. Si sedette sconfitto accanto Molly, che ancora teneva la piccola tra le braccia, poi tentò di sorridere e si sforzò di cominciare una conversazione. Ron si avvicinò a Hermione, ancora curioso
« cos'è che stavate dicendo te, Molly e Lucy prima?» chiese accostandosi ancora di più a lei e sussurrando.
« ragazzi» le rispose Hermione con la voce più ridotta ad un sussurro che quella di lui.
« ma che-»
« complotti loro, mi hanno solo informata» lo zittì lei.
« tutti fuori! George e Angelina saranno qui a momenti» urlò la signora Weasley conducendo i bambini alla porta che dava al giardino. In effetti, poco dopo, quando tutti erano già seduti, una chioma rossa si presentò urlante da loro, seguito da una bambina della sua età che, però, sfoggiava i ricci, lunghi capelli neri.
George comparve dietro la moglie, un vecchio telefono babbano all'orecchio, era visibilmente stressato, anche un capello grigio si poteva scorgere tra la sua fiammeggiante chioma.
« hei famiglia» disse prendendo posto appena messo via il nokia. La signora Weasley, che aveva già salutato Angelina e nipoti, lo osservò un'attimo preoccupata.
« che succede?» chiese scrutando il figlio seria.
« oh, un ragazzino ha usato una caramella che fa allungare la lingua su un babbano» rispose Angelina.
« A, si chiamano Mollelingua, B, si, hai ragione, e invece di obliviarlo hanno dato la colpa a me.» disse
«ma non è giusto» intervenne Hermione.
« la merce una volta venduta non ti appartiene più» fece.
« dicono che non dovevo vendere proprio a quel bambino.» disse George
« e tu come lo potevi sapere, scusa» disse Hermione, era furiosa, il lavoro le mancava e qualsiasi cosa che potesse fare di utile la prendeva molto sul serio.
« dovrò dare dei tesserini ai clienti minorenni dove firmeranno i genitori, è l'unica soluzione» disse afferrando la caraffa d'acqua.
« ma è ridicolo» intervenne la signora Weasley.
« è l'unica soluzione» finì George, ora, da vicino, si potevano notare altri due capelli grigi, stonavano abbastanza nella chioma rossa. Il pranzo continuò, a prendere parte ai complotti delle sorelle Weasley, ora, era Ginny, che pareva parecchio convinta a dare consigli su una cosa in particolare, gesticolando come una matta a mimare un qualcosa che sembrava più una mossa di karate.
« ma che fa?» chiese Ron osservandola da lontano preoccupato, come se qualche spirito di fosse impossessato della sorella.
« fatti gli affari tuoi » gli disse decisa lei, a quanto pare lo aveva sentito anche se tra loro c'erano almeno tre posti, Ginny continuò. Harry e Ron avevano intrapreso una nuova conversazione, completamente immersi nel discorso, non notarono neanche l'arrivo di Percy e moglie. Perce si unì volentieri al padre nel parlare delle scarse novità riportate dalla Gazzetta del Profeta. Audrey stava tirando indietro i capelli di Lucy che minacciavano di entrare nel piatto semivuoto difronte a lei. La piccola era evidentemente molto impegnato ad architettare qualcosa nella sua mente, la zia aveva cessato di insegnare e il suo sguardo pareva pensieroso e più intelligente del solito. A fine pranzo, Ginny si avvicinò a Hermione, che guardava i due cuginetti più piccoli giocare nel prato seduti a confabulare qualcosa senza senso.
« quand'è che torni a lavoro?» chiese comprensiva, leggermente addolcita da figlio e nipote. Hermione sospirò
« presto, spero» rispose.
« ma a chi la lascio lei?» fece guardando la piccola che pareva star spiegando qualcosa al cugino, era anche abbastanza incazzata, la fotocopia di Hermione.
« beh, c'è mia madre, poi puoi sempre lasciarla ai tuoi, ci sono io, e...»
« non voglio far peso su di voi» disse osservandola con un sorriso incerto.
Ma così faccio peso su Ron, pensò, il senso di colpa le saliva.
«poi vedremo» fece in un sospiro, la voglia di tornare a lavoro era tanta, ma non voleva fare avere alle persone il peso di doverle tenere la bambina.
« ma su, Hermione, io sto per la maggior parte del tempo a casa, quando esco è per scrivere, per le partite o andare in ufficio, ad Albus piace stare con tua figlia, me la posso portare, non da fastidio» Hermione la guardò, il sorriso le era sparito dalle labbra, cercava di notare se nelle ultime parole che aveva appena pronunciato Ginny ci fosse solo sincerità.
Annuì incurvando di nuovo la bocca.
Teddy era arrivato tra loro sorridente.
« ma Victoire viene, vero? Sta sera o domani, no?» chiese speranzoso, Ginny gli sorrise.
« chiedi alla nonna» fece poggiando una mano sulla spalla di lui.
« ma lei dice che non lo sa, possiamo mandare un gufo a zio e zia?» insistette.
« facciamo così» intervenne Hermione abbassandosi per arrivare alla sua altezza
« ora gli scrivo, e se non possono andrò io a prendere Victoire, ok?» il volto del bambino si illuminò ancora di più, annuì felice prima di scattare via a dare la notizia a Molly e Lucy.
« ha un debole per quella bambina» disse Ginny appena Hermione si fu messa di nuovo composta.
Come dargli torto, l'ottavo di veela faceva la sua parte.
«voi quando partite?» chiese stringendo l'elastico della coda in modo da non farlo scivolare oltre.
« non restiamo, voi?» chiese in risposta.
« domani sera » disse Hermione.
« non ho ancora capito perché insiste tanto» fece Ginny. Hermione rispose con un'alzata di spalle
« le farà piacere, sono almeno sette anni che non restiamo alla tana»
« ma se siamo rimasti tutta la settimana di Natale l'anno scorso» disse Ginny.
« poi non so se ha capito in quanti siamo, non basta lo spazio, guarda il tavolo, stiamo tutti stretti e l'hanno allungato di qualche metro»
« troveremo il modo» fece Hermione, neanche lei era convinta, ma le faceva veramente piacere tornare alla Tana, e non la sua.
« vado a scrivere quel gufo a Bill» disse cogliendo lo sguardo lontano del bambino dai capelli blu.
Si allontanò. Sperò di trovare piuma e pergamena nella vecchia camera di Ron, anche se già capiva che era impossibile trovare inchiostro, così chiese alla suocera, spiegandole anche il motivo. Si avviò su, la boccetta d'inchiostro trovata in sala era stretta nella sua mano. Per la seconda volta in quel giorno, si ritrovò nella vecchia camera del marito, tutto quel arancione che dava alla testa ora le piaceva, una marea di ricordi le affiorarono quando prese il foglio di pergamena e si sedette nel letto a scrivere. Quasi dimenticò il motivo di perché fosse lì, ora stava bene, mancava solo lui.
Dei leggerissimi passi la fecero svegliare da un ricordo fantastico. Fuori dalla porta, però, non c'era nessuno, abbassò lo sguardo. James si era appena rimesso in piedi dopo aver gattonato per tutta la rampa di scale.
Si avvicinò alla zia.
« Eni!» disse euforico
« Eni, veni» continuò facendo un segno impaziente con la mano. Hermione afferrò tutto, pergamena piuma e inchiostro, prima di seguire il bambino giù per le scale. Due bambine dai lunghi capelli biondi erano sulla soglia della casa, una si guardava impaziente intorno, allungando il collo per vedere meglio. Dietro di loro, oltre agli alti genitori, un bambino di circa l'età di James sbucava fuori da dietro le vesti della sorella maggiore. Louis si staccò dalla gonna di Dominique e corse verso il cuginetto, i due si abbracciarono tra i cuori sciolti di tutti. Ron e Hermione salutarono Bill e Fleur, prima di passare alle bambine. Teddy entrò in sala, le sue orecchie erano ormai diventate più rosse dei capelli dei Weasley. La ragazzina, Victoire, le si avvicinò e gli strinse timidamente la mano. A Bill parve prendere un tic involontario all'occhio destro.
I bambini sui tappeti, i grandi sul divano e sulle poltrone, si riunirono tutti nella piccola sala costellata di oggetti magici. Parlarono di tutto e di più, ogni tanto Fred se ne usciva con qualche battuta pessima che molto probabilmente gli era stata suggerita  dal padre, perché, effettivamente, quando ne raccontava una George pareva il genitore più fiero del mondo.
« lo festeggerete il compleanno della piccola?» chiese Fleur, il suo inglese era perfetto, in tutti quegli anni la sua pronuncia era diventata veramente impeccabile. Ron parve sorpreso, non che se ne fosse dimenticato, certo, ma non aveva ancora pensato alla festa, mancano due mesi, c'era tempo...no?
Fatto sta che fu Hermione a rispondere.
« si, credo di si» disse Hermione
« ma c'è tempo» Ron annuì, la stessa cosa che pensava lui.
« potremmo festeggiarlo qui!» intervenne Dominique mentre passava una mano a lisciare i corti e ribelli capelli neri di Albus.
« be', se aspettiamo un po' potremmo anche festeggiarli insieme, no?» disse Ron osservando la massa di bambini sul pavimento.
« è un'idea» disse Harry.
« ma non c'è posto alla tana» riprese.
« e quanta gente vorresti invitare, scusa?» chiese Ginny mentre si sistemava meglio a sedere.
« c'è tempo» intervenne Hermione prima che la rossa cominciasse una conversazione non troppo carina.
Il tempo passò, neanche poco, Molly Weasley si alzò diretta in cucina, prona a preparare la cena per le persone che si fermavano.
« vieni mamma, ci penso io» fece Bill alzandosi prima che la signora Weasley potesse sparire fuori la porta. Molly gli rispose sorridendo
« no, restate qui, e se trovate un accordo per i compleanni ditemelo, ci dobbiamo organizzare. »
Bill, però, non si rimise a sedere sulla poltrona, andò in cucina, dalla madre, per almeno aiutarla. Fu seguito solo da Ron, Hermione e Angelina.
« più siamo meglio è» disse Molly quando dentro la stanza, oltre a lei, si presentarono anche quelle quattro persone. Si mise a dare ordini dappertutto, e te fai questo, te quello, in mezz'ora era già pronto un banchetto degno di Hogwarts.
Mentre Ron si lavava le mani, Bill stava già facendo levitare posate e bicchieri fuori dalla porta che dava al giardino. Hermione si unì al marito, le mani completamente unte dall'olio. Ron le fece spazio e, dopo essersi asciugato, passò il panno ad Hermione. La signora Weasley pareva parecchio soddisfatta, come se avesse fatto tutto lei. Il sole neanche ci provava a scendere, le nuvole non minacciavano per niente di arrivare.
Ma i momenti dei saluti arrivarono, anche se una Lucy piagnucolante insistette fino a convincere la madre, Audrey. La bambina, quindi, doveva restare a cena e a dormire, il giorno dopo Ron e Hermione l'avrebbero riportata a casa. Teddy neanche ci provò ad insistere tanto: sapeva che la nonna a casa era sola, e che un giorno in più senza di lui, che si era fermato dai Potter la sera prima, l'avrebbe rattristata. Fu Dominique a convincerlo, però, di fare un tentativo, tentativo rimandato dalla signora Weasley a meno che anche Andromeda non fosse venuta li con loro, ma di spazio in più non ce n'era. Le persone che dovevano fermarsi, infatti, erano già parecchie: oltre Ron e Hermione anche Fred, Angelina, Roxanne, Bill, Fleur e Dominique, Louise, Victoar e Lucy e Charlie, che ancora doveva arrivare. Ted non ci rimase troppo male, sapeva che, ogni volta che voleva, poteva andare a dormire alla Tana, era puntualmente li due volte a settimana. La cena, oltre ai fastidiosissimi gnomi ancora vaganti e le zanzare, filò liscia. Tutti salirono nelle camere, Ron e Hermione condividevano la stanza con Angelina, Fred e George. In camera di Ron, infatti, erano stati ammassati altri due letti. Andarono in bagno a turno, uno alla volta sbucarono di nuovo dentro in pigiama. Angelina si strinse nel letto con George, Fred occupò un'altro letto, dovette stare anche molto attento, perché gli era stata piazzata vicino una Rose già dormiente. A Ron e Hermione toccò mettersi nel vecchio letto di lui, la ragazza guardava incerta la figlia, timorosa che cadesse. Non resistette, dovette aggiungere una coperta alla massa di cuscini sul pavimento messi in modo che se la bambina dovesse cadere non le succederebbe niente. Si sistemò di nuovo nel letto, quasi non c'entravano, Ron si era messo tutto storto in modo da lasciare più spazio possibile alla moglie, e Hermione pensava, anzi, ne era sicura, che si sarebbero svegliati entrambi con dei dolori lancinanti al collo e alla schiena. Tutti si addormentarono prima di fare passare la mezz'ora, Hermione fu svegliata, però, da una sottile vocina che implorava di essere presa dal papà. Si sedette con la bambina tra le braccia, gli occhioni blu di lei le ammirarono il viso dal basso. Hermione provò a stendersi e poggiarsi la bambina sul petto, cosa che, però, non si rivelò un'ottima scelta: Rose si mosse, fino ad arrivare dal padre, tentò in tutti i modi di svegliarlo, gli strinse forte il naso con le manine tozze, era tentata di dargli una sberla quando fu presa via brutalmente dalla mamma.
« ma ti stai ferma?» le chiese sussurrando Hermione alzandosi con la figlia tra le braccia. Rose parve sentirsi un po' incolpa, non fiatò per tutto il tragitto fino alla cucina. Il piano di sotto era deserto, prese a prepararle il latte, la figlia sempre su un braccio che quadrava attentamente tutti i movimenti della madre. Hermione si buttò sul divano, ficcò nella bocca della bambina il biberon, che lo glielo staccò di mano e cominciò a mangiare da sola.
« mamma» disse debolmente Rose mettendo tra le mani di Hermione il biberon vuoto. La ragazza fece uno sforzo enorme, ma si alzò, lasciò il biberon in cucina senza neanche pulirlo, voleva solo dormire. In camera, nel letto dove si sarebbe dovuto trovare il marito, non c'era nessuno. Decise di non preoccuparsi, non poteva essersene andato, era bagno, sicuro. Si sdraiò, la bambina attaccata a lei non voleva sapere di chiudere gli occhi, fissava il soffitto. Hermione non ce la fece, si addormentò prima di veder il marito tornare. Da fuori la porta socchiusa apparve un raggio di luce, che venne spento prima che Ron potesse rientrare. Trovò la ragazza profondamente addormentata, la figlia, invece, con i grandi occhi spalancati, ora fissava lui.
« apa!» fece in una mazza risata.
Ti si portò l'indice alla bocca
« shh» la zittì dolcemente. Non volendo spostare la moglie approfittò dell'ammasso di cuscini messi a terra. La bambina tornò in silenzio, presto anche padre e figlia tornarono in un sonno profondo.

Spazio autrice 💕
Allora... Ci sono errori? Penso di non aver preso neanche un verbo hahaha. Comunque niente, ci ho messo tantissimo a scriverlo e per un'attimo mi è sembrato di aver perso il capitolo, quasi buttavo giù il paradiso, per fortuna, però, ho ritrovato l'ultimo salvataggio hahahaha. Detto sto fatto, ciauuu.

e dopo arrivano loro ~romione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora