lavoro... e casa

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Guysss, l'ultimo capitolo era una merda, scritto veramente male, proverò a fare di meglio con questo, ma per favore... Com'è la storia? Brutta/ bella... Qualsiasi cosa, una critica costruttiva, vi prego... So che non li legge nessuno i capitoli, ma TE, che non so perché stai a legge sta trashata, mi dici com'è? Grazie.
Ora comincio e non rompo più le pluffe.

Passarono giorni, mesi, e Ron non dava segno di star male. Si era ripreso ed ora stava meglio di prima. La mattina  dell'uno aprile Ron spalancò le finestre della casa, l'aria fresca gli entrò nei polmoni, gli occhi chiusi per godersi il leggerissimo venticello che gli scompigliava i capelli. Si voltò chiamato dalla bambina
« papà, papà » fece la lei seduta sul tavolo della cucina. Hermione, seduta su una sedia con i gomiti appoggiati al tavolo e il viso tra le mani, osservava la figlia sorridendo. Ron si avvicinò e si sedette accanto a Hermione. La bambina, ormai girata verso di loro, li guarda come in attesa di qualcosa, mentre il vento passava anche sui suoi di capelli. Rose prese un gran respiro, poi starnutì rumorosamente. Si era portata una manina alla bocca istintivamente, prima di rialzare lo sguardo sui genitori che la osservavano sorridendo. La figlia, tentata come un gatto dalle ciocche svolazzanti della madre, si sporse, afferrando parecchi capelli mori. Hermione arrivò per un soffio prima di lei, arrivando a fare a lotta con la figlia per cercare di strapparle di mano la spessa ciocca.
« Rose!» disse il padre, la nota di ironia scomparsa nella sua voce fece sussultare la bambina, che girò lo sguardo verso di lui smettendo di tirare senza, però, mollare la presa.
Scossa, forse, dal fatto che di solito non veniva sgridata, fece scivolare la manina sui capelli mori e ricci della madre a mo'di carezza. Hermione le sorrise, Ron pure: era impossibile non farlo davanti una scena del genere. Lo sguardo terrorizzato della bambina svanì
« vado » disse Ron alzandosi qualche secondo dopo. Si chinò per baciare Hermione sulla guancia, che lo guardava sistemarsi la cinghia della grossa borsa sulla spalla
« ciao » gli disse sottovoce, sforzandosi di fare un sorriso. Ron scoccò un bacio anche sulla morbida, minuscola guancia di Rose prima di girarsi verso la sala. Esitò un secondo prima di uscire, guardando moglie e figlia lì, senza sorridere, gli venne voglia di buttare quella stupidissima borsa piena di oggetti a terra e tornare da loro, ma le salutò con la mano prima di sparire fuori. Hermione sospirò, prese la figlia tra le braccia per sedersi sul morbido divano in sala. Si posizionò Rose sulle gambe, mettendola seduta verso di lei, e guardandola un'attimo. La figlia le sorrise. Passò minimo mezz'ora tempo prima di ritrovarsi entrambe sdraiate, la piccola sulla pancia della mamma con sguardo al soffitto, e Hermione con un libro in mano che reggeva sopra la testa.
«[...]in quel regno mai più una strega o un mago furono perseguitati» concluse chiudendo il libro scritto in rune. La bambina non si mosse, continuava a scrutare il soffitto in silenzio. Hermione si tirò su, mettendo la figlia a sedere di conseguenza.
« che vuoi fare?» le chiese ignorando il fatto che non avrebbe ricevuto risposta. Ebbe un lampo di genio, afferrò la bambina e si alzò, la sistemò meglio tra le braccia solo mentre camminava verso la cucina. Mise la figlia seduta sul tavolo, si girò verso la credenza e ne tirò fuori la farina. Appoggiati anche i pacchi farina sul piano si girò, e tirano fuori la bacchetta mormorò:
« accio» puntandola verso il frigo. Quello si spalancò e due uova levitarono da lei fino a posarsi delicatamente nel tavolo.
Prese una grossa ciotola e con un'altro incantesimo d'appello afferrò la bilancia.
« aspetta, Rose» disse alla bambina che aveva preso tra le mani un uovo mentre Hermione pensava la farina. 
Zucchero, cioccolato, burro, latte e lievito volarono da lei, dopo averli chiamati uno per uno issando la bacchetta verso la loro posizione.
Ruppe l'uovo rimasto appoggiato al tavolo, poi ne sfilò un'altro dalla presa della figlia e sbattendolo sul bordo della ciotola, ruppe anche quello. Mise tutto alla meglio, mescolò a mano il più possibile prima di utilizzare la magia. Rose era sempre lì, seduta, che la fissava in silenzio. Hermione le si avvicinò, e dopo aver intinto apposta un quarto di dito con l'impasto sporcò il piccolo naso della bambina. Questa rise, cosa che fece sentire Hermione immensamente meglio.
« proviamo» sussurrò chiamando a sé una teglia. Versò l'impasto e ripose tutto nel forno. Si mise le mani sui fianchi, poi si rigirò verso la figlia, seduta ancora sopra il tavolo che la guardava.
« oh, vieni» disse Hermione dirigendosi verso di lei e allungando le braccia per tirarla su da sotto le ascelle. Si girò con la figlia in braccio e puntò la bacchetta sul timer posizionato sopra il piano da cucina. Con un incantesimo non verbale, Hermione, lo fece scattare in modo che suonasse venti minuti dopo. Si avviò in sala, si buttò nel divano. Girò lo sguardo intorno a lei, come a cercare qualcosa prima di acchiappare il telecomando della televisione babbana. La figlia seduta alla maglio vicino a lei, la televisione in sottofondo, e il profumo della torta in cucina la fecero sentire bene, solo una cosa le mancava: il marito. E il lavoro, forse due, insomma. Ma in quel momento si sentì quasi completa, i versi fatti a intervalli regolari della bimba le tenevano la mete occupata, mentre alla televisione babbana mandavano in onda la pubblicità. Scattò in piedi chiamata dal rumoroso "drinn" proveniente dalla cucina. Il profumo si sparse in tutta casa  quando tirò fuori la torta dal forno. Si sentì tutta fiera di sé, e mentre avanzava di nuovo verso la sala, si sorrise da sola come per dirsi "brava" o "complimenti" non le era mai venuto niente così bene, o che promettesse così bene, insomma. Il rumore di chiavi le rallegrò ancora di più il momento, era tornato. Gli fece una specie di agguato, gettandoli le braccia al collo ancora prima che la porta di fosse aperta del tutto.
Si staccò solo quando fu accontenta con un bacio e Ron, ridendo, andò verso la figlia per tirarla su dal divano. Se la sistemò in braccio, poi si rivolse a Hermione, ancora in piedi vicino alla porta.
« che cos'è questo profumo?» chiese spostando freneticamente gli occhi dalla testa rossa a quella mora, quel fottutissimo, bellissimo sorriso, ancora stampato sulle sue labbra.
« ho cucinato » disse lei dondolandosi  leggermente avanti e indietro con le mani sui fianchi. Ron alzò un'attimo le sopracciglia incredulo: era la moglie a cucinare di solito, vero, ma non fuori dai pasti. I pensieri di lui vennero interrotti.
« ma è per stasera»  specificò lei in risposta dello sguardo che Ron aveva lanciato alla cucina.
« e il pranzo lo preparo io, allora» disse lui avvicinandosi a lei furtivamente, per poi scoccarle un bacio sulla guancia e avanzare fino in cucina. Hermione non rispose, si limitò ad osservarlo dalla sala fare magie in tutte le direzioni con la bimba ancora imbraccio.
« è prontooo» gridò facendo sedere la figlia sul seggiolone. Hermione si alzò sorridente dal divano e, con riluttanza, guardò nei piatti già sistemati al tavolo. Non sembrava male, anzi. Si sedette afferrando le posate
« bravo» si complimentò masticando.
« dubitavi di me?» fece lui scherzoso mentre si sistemava sulla sedia.
« be'...» disse lei ironica osservandolo e sorridendogli con gli occhi.
« Hermione...» fece lui serio in tono di sfida. La ragazza rise rimettendo la posata tra la pietanza ancora calda.
Ron parve sdoppiarsi: un secondo prima si metteva in bocca la forchetta, un secondo dopo imboccava la figlia. La ragazza mora rise nel vedere la posata di lui quasi cadere a terra per averla urtata con il gomito dopo essersi girato. Finirono e lui tentò l'incantesimo usato e riusato dalla madre. Quando tutti i piatti furono atterrati nel lavello uscì dalla stanza lanciando un'ultima occhiata alla cucina.
« è ora» disse sconfitto prima di afferrare nuovamente la borsa lasciata vicino alla porta. Il sorriso vero di Hermione si spense all'istante, per poi comparire nuovamente sottoforma di sorriso forzato. Annuì tirandosi su dal divano, gli occhi puntati su Ron.
« buon lavoro» fece piazzandosi difronte a lui. Ron la strinse un'attimo timidamente a sé, prima di uscire dalla porta lanciando un'occhiata di scuse a Rose.
Uscì chiudendosi la porta alle spalle, un leggero soffio di vento gli batté sul collo. Passò dopo passo si diresse dall'altro capo della strada, dove riluttante girò su se stesso e scomparve.
«

e dopo arrivano loro ~romione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora