-la loro storia-

184 11 2
                                    


***
« Hugo, Rose!» gridò Hermione. Due bambini da sei e quattro anni frenarono alla porta della cucina.
« mamma, mi ha strappato una pagina del libro» disse tranquilla la maggiore, in attesa della sgridata che il fratello si sarebbe subito.
« e perché?» chiese Hermione esterrefatta guardando il figlio magrolino.
« mi ha detto un bugia!»
« non è vero!» si affrettò Rose
« non avresti dovuto, non si fa» disse la ragazza al bimbo lentigginoso
« non è colpa mia!» si lamentò il piccoletto
« non è colpa tua, cosa?» disse Ron entrando, molto probabilmente aveva sentito solo l'ultimo pezzo del discorso.
« papà, diglielo tu» cominciò Rose
« che cosa?»
« che è vero che esistono delle piante in grado di strangolati se le tocchi»
« be' si, è vero»
« visto!» il bimbo alzò li occhi al cielo
« e il mio libro è ancora strappato»
« qual'era?» chiese Hermione mettendo i piatti a tavola
« quello che mi ha dato zia»
« quale, Fleur?»
« si, quello sulle sirene»
« ma non lo avevi finito?» chiese Ron
« si ma-»
« ma non si fa, quindi non andrai da Lily» disse la ragazza rivolta al bambino
« mamma» si lamentò lui sbattendo i piedi a terra
« non cominciare»
« ma, Hermione-»
« oh, non pure tu» osservò il broncio del bambino
« siediti, forza» il piccolo obbedì lanciandole un'occhiataccia.
« e mangia, altrimenti non ci andrai sul serio»
« lo farai andare?» chiese Rose scocciata
« vediamo. Siediti» servì a tutti il pranzo e, poco dopo aver iniziato a mangiare, il bambino spinse via il piatto
« basta» disse afferrando il bicchiere di plastica dura.
« mangia o resti a casa»
« no, basta» fece lui dopo una sorsata
« ok, è deciso allora» il piccolo la guardò con occhi furenti prima di scivolare via dalla sedia e correre veloce giù per le scale.
« continua così, vedrai quante belle cose ti arriveranno!» urlò allungando il collo verso il fuggitivo. Rose sbuffò.
« oggi andiamo a Diagon Alley?» chiese, il padre scosse la testa, a malincuore
« ma me lo avevi promesso!» Anche lei imitò il fratello. Hermione prese un respiro, guardando la bambina salire per le scale.
« scusa, è colpa mia, non avrei dovuto» si affrettò Ron.
« no, infatti» lui la guardò storto. Lei si alzò qualche minuto dopo
« ciao» mormorò Ron portando i piatti al lavello.
« a dopo» disse la mora uscendo dalla cucina. Il sala afferrò il primo foglio bianco che trovò, stappando il tappo pennarello più vicino.

"Prova a convincerlo.
Baci, Mamma"

Chiuse il biglietto e vi puntò contro la bacchetta. Lo fece fluttuare fino a sopra le scale, facendolo cadere davanti la porta della bambina.
« ciao!» urlò, cercando di farsi sentire, ormai con una gamba fuori casa. Non ricevette alcuna risposta e, lanciando uno sguardo fuori, rientrò lasciando la porta aperta. Scattò su per le scale a velocità turbo, fermandosi solo arrivata in cima. Entrò nella stanza della prima figlia, dove l'unica cosa che trovò fu il bambino. La madre gli diede un bacio sulla guancia.
« ciao» salutò secco lui. Hermione uscì dalla stanza salutando con la mano, ora diretta a l'unica porta chiusa. In camera sua la bambina se ne stava sdraiata a braccia larghe nel letto, guardando il soffitto. Guardò di sfuggita la madre entrare.
« ci vediamo dopo»
« ciao» disse la rossa con voce persa. Hermione si sedette nel letto, accanto le gambe della figlia. La bambina si tirò su, a sedere
« oggi, quando passa lo zio, chiedi a papà di andare, fidati che ti porta» il sorriso approdò anche sul volto di Rose.
« ciao mamma» disse, a ricevere il bacio nella guancia, ora, fu Hermione. Scese. Trovò il marito ancora in cucina, alle prese con un quaderno pieno di scritte.
« ti ha detto esplicitamente di non leggerlo»
« non dovevi insegnarle a leggere e scrivere a tre anni» disse lui senza alzare gli occhi. Hermione gli sfilò via il diario.
« non una pagina di più»
« si, mamma» ironizzò Ron mettendosi in piedi. Attraversò il tavolo, avvicinandosi a lei
« tanto lo sai che lo leggerò» Hermione gli diede un bacio
« non se lo porto con me» gli rifilò in fretta un'altro bacio, prima di uscire portando veramente il quaderno con sé. Hugo scese di sotto, ora più contento che mai
«ti ha dato il permesso, grissino?»
« si»
« a me no» il piccolo rise, ed entrambi finirono nel divano.
« non sempre questo... Cambia canale»
« no, papà»
« si, papà» corresse
« no»
« cosa no?» chiese una voce curiosa in avvicinamento
« Rosie, cambi canale?»
« Perché io?»
« perché tu?»
« Perché?» risuonò Hugo in sottofondo. Il padre passò una mano tra i capelli del figlio, poi si alzò.
« possiamo?»
« non andremo a diagon Alley» Rose sospirò, ancora convinta che alla fine sarebbe riuscita nel suo intento. Mentre lui andò di sopra, raccomandando inutilmente ai figli di non fare guai in quel breve arco di tempo. Rose si sedette vicino al fratellino, incantato dalla televisione.
« guardarne troppa fa male» disse in tono saccente. Ma l'attenzione di Hugo non le era al momento meritata. Provò per qualche istante a farsi piacere lo strano programma trasmesso, ma entro poco cominciò a criticare ogni singola scena, così che il fratellino si allontanò da lei. Irritata, forse, dal comportamento del fratello, se ne andò di sopra, in camera sua, dove il bigliettino scritto dalla madre se me stava ai piedi della porta. Mentre leggeva le poche parole della mamma, la nota di speranza che aveva nel farsi portare fino al posto desiderato aumentò.
« papà, papà» gridò
« la mamma ha esplicitamente detto che le farebbe piace se tu mi portassi a diagon Alley» disse mentre avanzava a passo deciso in camera del genitore
« e quand'è che la mamma ha esplicitamente detto che le farebbe piacere ciò?» chiese lui. Era impegnato a sistemare i panni, cosa strana ma vera. Rose gli mise tra le mani il biglietto. Il ragazzo sospirò
« poi vediamo» disse dopo aver letto le poche righe.
« ma dai»
« Rose»
« Hugo va con Lily, perché io non posso andare con te in libreria?»
« perché siamo andati settimana scorsa»
« ma il libro l'ho finito!»
« a sei anni-»
« sette» corresse lei
« tra un mese, nana»
« vai avanti»
« dovresti imparare a leggere, non che ti divori un libro alla settimana, non che stai continuamente rinchiusa in camera per finire un libro» lei lo guardò male, poi ci fu una breve pausa.
« e comunque va bene, se mi prometti che leggerai solo un capitolo al giorno» lei esultò
« ma non te lo prometto» disse di corsa fuggendo fuori dalla stanza, per fiondarsi in camera sua. Dopo circa un'ora qualcuno bussò alla porta
« papà!» urlò il bambino lentigginoso. Ron scese di corsa giù per le scale, non che di sopra stesse più combinando niente di importante. La sorella si spinse in casa sua senza neanche chiedere il permesso, le guance più rosse dei capelli.
« ciao, grissino!» disse spiccando il nipote per aria. "Grissino" era il soprannome che il piccolo si portava dietro da tempo, ormai. Solo la madre si rifiutava ancora di chiamarlo in quel modo. Harry entrò, i capelli neri scompigliati come non mai, idem il figlio maggiore.
« no ma entrante» mormorò Ron chiudendo la porta dietro l'ultimo nipote.
« fa un caldo bestia» disse Ginny. Una bambinetta dai capelli ramati si lasciò cadere nel divano sfinita
« Ehi, baby gang» disse Ron chiamando a sé l'attenzione di tutti e cinque i Potter ora in casa sua
« entro che ora lo riportate?» chiese guardando prima la sorella poi il figlio, ancora in braccio a lei.
« tre ore e siamo qui» chiarì Harry
« come solo tre ore!»
« Lily, finiscila» si lamentò Al, ancora rimasto in disparte. James si guardò intorno disperato
« ha sete» spiegò Ginny. Il corvino lanciò uno sguardo supplicante allo zio
« che chiedi? Se hai sete vai. Ormai questa è casa tua» il tipetto gli fece un cenno quasi impercettibile, mentre scattava alla cucina. In effetti, il ragazzo passava ultimamente molto più tempo dove si trovava ora, alla Tana degli zii, che a casa propria. Preferiva passare le notti di lavoro del padre lì, costringendo il cugino a dormire con la sorella, cosa che da lì a poco Rose gli avrebbe fatto pagare.
« Rosie?» chiese Ginny dopo che la bimba le attraversò i pensieri per un attimo
« di sopra» rispose Ron allungando il collo verso le scale. Come a sentirsi chiamata in causa, la rossa scese in fretta
« ciao, Rose» salutò Lily, ancora abbandonata al divano.
« Ehi!». Quando tutti i Potter - più un Weasley da tredici chili - furono evacuati dalla casa, la rossa osservò il padre come ad aspettarsi qualcosa.
« allora?»
« prendo i soldi e andiamo» la bambina esultò ancora, ma in silenzio. Uscirono veramente dopo poco; il sole batteva sulle loro teste più forte che mai, così che Ron costrinse la figlia ad infilarsi il cappello con la visiera anche se ormai troppo bene non le andava.
« vuoi fare te?» chiese passandole la bacchetta. Erano nel paiolo magico, ora circondati dalle mura e dai bidoni. Lei si tirò indietro
« no, no»
« dai» la incoraggiò il padre
« non sono capace» Ron alzò gli occhi al cielo, poi, con la bacchetta, picchiettò alcuni mattoni precisi, così che l'arco gli si aprì rivelandone Diagon Alley. Nonostante tutte le volte che i due erano entrati, vedere tutti i mattoncini rimettersi in ordine dietro di loro, donò a Rose uno stato di stupore quasi ineguagliabile. Fecero un primo giro, fermandosi ovunque. Sembrava che quello che più interessasse alla bambina non era il libro, ma passare del tempo con suo padre. Ron afferrò il concetto solo quando si avvicinarono alla libreria e lei continuava ad insistere per girare prima altri posti. Non poté fare a meno che assecondala. A lavorare in famiglia erano in due, uno aveva più tempo libero dell'altra che, invece, si faceva in quattro ogni giorno, trascurando anche un po' i il resto, ma erano guai se glielo facevi notare. Camminarono fino all'entrata dei Tiri Vispi Weasley, momentaneamente chiuso per svariati problemi. Entro una settimana, però, Ron sarebbe stato costretto a tornare, così da mettere tutti i nuovi prodotti, usciti fuori non si sa da quale parte oscura della mente di George, in esposizione.
« ma ad Hogwarts si può andare anche prima degli undici anni?» chiese la bambina
« oh, tu ci andrai quasi a dodici» rivelò il padre
« perché sono di settembre, vero?» la delusione le si leggeva in volto
« si, anche tuo fratello avrà la stessa sorte» lei si guardò intorno, indicando, infine, la libreria.
« ah ti sei decisa?» fece ironico il padre, cambiando finalmente direzione. Restarono nel negozio mezz'ora, mentre lei cambiava idea in continuazione su quale libro prendere, valutando la quantità di pagine, copertina e il riassunto scritto nel retro. Quando ne uscirono, lei teneva ancora gli occhi fissi sul acquisto, prima di mormorare un "grazie" al papà. Avendo precedentemente capito il reale motivo dell'insistenza della figlia per uscire, Ron controllò l'orologio.
« abbiamo ancora mezz'ora»
« si»
« vuoi il gelato o preferisci andare a casa»
« a mamma va bene?»
« ora ci sono io... Che vuoi fare?»
« andiamo a casa» Ron la guardò storto
« se lo dici tu, capitano» sospirò continuando a camminare. Il cammino verso casa fu stracolmo di domande, alcune anche a botta e risposta perché il ragazzo non sapeva come dilungarsi
« allora perché se ti odia si è messa con te?» Ron sospirò
« non mi odiava»
« mamma ha detto che da piccoli vi odiavate»
« si, a undici anni. Come vedi ora ne abbiamo un po' di più»
« anche io odio un mio compagno»
« no, ti prego»
« ma non mi ci metterei mai insieme»
« no, ma quello perché lo decido io». La bambina andava, infatti, a scuola, visto che i genitori lavoravano quella sembrò loro l'unica soluzione per non pressare troppo sui parenti. Erano ancora indecisi se mandare l'altro alle elementari babbane o trovare un modo per insegnargli l'essenziale da casa.
« vai, entra» disse Ron, tenendo la porta di casa aperta. Lei non fece storie, poi, una volta dentro, si sedette sul divano, senza aver evidentemente deciso di finirla con le domande, guardò lui chiudersi la porta alle spalle
« che c'è»
« mi racconti la vostra storia»
« magari stasera»
« ma-» però lui sparì di sopra, evitando di ricevere altre domande.
« che schifo» bisbigliò impercettibile la ragazzina, rivolta alla situazione in generale. Aprì il libro, ma neanche il tempo di leggere la prima pagina che udì una voce conosciuta fuori casa.
« Al» mormorò nel alzarsi e correre alla porta. La spalancò, e effettivamente i Potter erano tutti lì davanti, gli unici a non poggiare i piedi per terra erano i cuginetti più piccoli, che non sembravano trarne dispiacere. Hugo era in braccio alla zia, Lily al padre.
« Ehi, Rosie» salutò Ginny, entrando, appena la piccola si fu fatta da parte.
Alla squadra da Quidditch in sala, ora, mancava solo il portiere, che al rumore sentito scese.
« papà!» salutò Hugo, indicando nella direzione dove il ragazzo stava avanzando verso di loro.
« Ehi» fece lui, togliendolo dalle braccia a sorella. Albus si portò fino al divano, dove si sedette posando due buste a terra. Appena Lily fu liberata corse a controllare quale delle due contenesse i suoi acquisti.
« che avete preso?» chiese Ron al figlio
« allora» il tono del bambino di così buffo che fu impossibile non imitarlo, deridendolo.
« no, allora... Lilly»
« Lily» corresse subito la bambina.
« un libro per colorare» la ignorò lui.
« e...» incoraggiò Ron
« io una macchina» disse con enfasi.
« ne hai poche, infatti» commentò Ron, mettendolo finalmente a terra. Il bambino corse subito in direzione della busta.
« ha voluto quella a tutti i costi» rivelò Harry, guardando il piccolo tirare fuori il regalo dalla busta.
« mamma» si lamentò Albus, ancora seduto nel divano.
« andiamo, ecco»
« dove andate?» chiese Ron.
« a casa» disse Ginny. Quando, dopo almeno cinque minuti, i cinque uscirono, altri tre si ritrovarono in sala, senza sapere cosa fare
« usciamo?» tentò il rosso dopo quasi un'ora di giochi con il bambino e a sentire i commenti della bambina q proposito di determinate pagine del nuovo libro
« ma dove» fece la bambina
« andiamo a prendere la mamma!»
« dove lavora?» chiese all'improvviso Hugo.
« al ministero, no?» intervenne Rose
« si, al ministero» confermò il padre.
« ok» fece il bimbo, ancora tutto preso dalla macchinina.
« ma non si arrabbierà?»
« nah». Riuscirono ad uscire dieci minuti dopo, entrambi stringevano una mano del padre, mentre lui li guidava fino alla cabina abbastanza distante da casa.
« e ora?» chiese la rossa.
« e ora guarda» Ron spinse i numeri 6-2-4-4-2 e una voce fece sobbalzare i più piccoli.
« Ron Weasley» rispose Ron alla richiesta di identificazione.
« bentornato, Signor Weasley» fece la voce un'attimo prima che la cabina cominciasse a scendere. I fratelli tenevano gli occhi spalancati, visto che nessuno li aveva informati del modo per andare al ministero.
« ma perché così?» chiese Hugo con una lamentela mentre i pavimento fuori diventava più alto di lui.
« se tutto va bene dovrebbe essere qua davanti» disse Ron, controllando ancora una volta l'orologio
« mamma?»
« no, Godric Grifondoro» fece scocciata la bambina, ma il piccoletto riuscì comunque a capire che era ironia. Come previsto, quando le porte si aprirono, Hugo spiccò la corsa verso una donna che avanzava dritta davanti a sé. La ragazza se ne accorse, e si abbassò allargando le braccia, finché il figlio non arrivò da lei.
« lo sai che ho preso una macchina?» fece tutto gasato il piccolo.
« dopo me la fai vedere, ok?» gli fece Hermione, passandogli una mano sulla testa piena di riccioli rossi.
Quando si ristabilì in piedi riuscì a scorgere gli altri due componenti della famiglia, e afferrando la mano del bambino, sotto gli occhi di tutti, si avvicinò a loro.
« ciao» salutò abbracciando la figlia. Al marito non rivolse parola, solo un bacio.
« era una sorpresa!» mise in chiaro Hugo.
« si, la più bella del mondo» fece lei guardando le guance tutte ricoperte di lentiggini del bimbo. Poi tornò a guardare il marito
« sono passata all'ufficio applicazione legge della magia!» esclamò senza riuscire a trattenere la gioia.
« cos'è?» intervenne Rose prima che il padre potesse complimentarsi.
« ora non è importante, te lo spiego poi. Andiamo?» disse a madre. Aveva il sorriso da orecchio ad orecchio, sul punto di esplodere per la contentezza. Nel tragitto a casa non smise neanche un secondo di parlare, tanto che qualche volta il bambino le disse di stare zitta, cercando di essere il più educato possibile, fallendo. Entrarono, e lei si allontanò fino alla cucina con i pugni al cielo, in segno di vittoria.
« perché sei così felice, mamma?» chiese Hugo.
« in questo modo posso aumentare di molto i diritti per i nati bannani e i mezzo sangue, e migliore le leggi magiche» e si avvicinò al bambino
« e, forse, potrei addirittura diventare ministro» lui prese una faccia sorpresa, senza capirci però seriamente qualcosa.
« ma se lo diventi starai più con noi?» qualcosa crollò nel cuore di Hermione
« non- non credo, sempre uguale... Perché?» aveva seriamente paura della risposta, paura che i bambini sentissero troppo la sua mancanza.
« perché non ci sei mai»
« ma ora ci sono»
« oggi» intervenne un'altra chioma rossa in avvicinamento
« ieri sei arrivata che noi dormivamo» disse Rose, ma il fatto che lo dicesse come se ormai fosse una cosa normale fece sentire la madre ancora peggio.
« che volete fare?» chiese cambiando discorso
« vieni a vedere la mia macchinina!» disse Hugo, tornando a scattare in sala.
« ti ci ha portato?» chiese poi Hermione, rivolta alla figlia. La bambina annuì entusiasta. Poi, mentre i tre si trovavano di sopra, in camera del piccolo, questo fece la domanda che prima si era trattenuto dal fare
« cos'è un mezzosangue?» chiese, ma a spiegare non fu Hermione
« chi non ha tutta la famiglia magica, come mamma» la madre rise
« no, ritenta»
« ma lo hai detto tu»
« allora, i mazzosangue, come lo zio, sono quelli che non hanno tutti i componenti maghi, ma solo un genitore, o entrambi i genitori che, però, non derivano da famiglie strettamente magiche»
« ok»
« i nati bannani, come me, hanno entrambi i genitori babbani»
« ok»
« e i purosangue, come papà, hanno la famiglia composta solo ed esclusivamente da maghi»
« quindi noi siamo mezzosangue!»
«si, ma non ha importanza, il problema è che ci sono persone che pensano che chiunque non sia purosangue non sia degno della magia»
« ma non ha senso»
« infatti» ma chi aveva fatto la domanda aveva spostato la concentrazione da tempo, oramai.
« mamma, sta sera viene James?» chiese l'altra, sperando in un esito negativo
« no, perché?»
« viene sempre»
« ma non è vero»
« si, invece. Sta più tempo lui a casa nostra che te» un'altra volta il senso di colpa assalì Hermione. Anche Ron arrivò nella stanza ricoperta dai giochi.
« che succede?» chiese, dopo aver sentito che nessuno stava più spiccicando parola.
« niente» sospirò Hugo senza alzare gli occhi dal foglio sul quale stava cercando di ritrarre il nuovo acquisto.
Anche il ragazzo si unì a loro, sedendosi a terra, vicino alla moglie. In mano aveva una scacchiera
« è arrivato il momento di imparare» fece tutto fiero, guardando le pedine mettersi in ordine nelle loro posizioni. Siccome gli scacchi non avevano ancora minima confidenza con Rose, questa faticò persino a dargli ordini, sotto costanti consigli del padre.
« ma vai, muoviti!» insistette quando un pedone non obbedì subito alle sue parole.
« non puoi fare questa mossa» spiegò paziente Ron.
« non mi piace questo gioco, metti via».
« bah» commentò Ron, anche leggermente deluso. Cenarono, quel giorno, ad un orario stranamente ragionevole, perché molte volte uno dei due si rifiutava di mangiare senza la mamma.
« fai presto!» disse Hermione, guardando la figlia salire su per le scale, dicendo che doveva andarsi a mettere il pigiama. Quando tornò di sotto fermò la madre dal portare l'altro a cambiarsi
« l'ho trovata sotto il divano, un po' di tempo fa» ammise, mettendo tra le mani della madre una collanina.
« è tua, penso»
« mai vista» il ciondolo della collana era a forma di cuore, sopra inciso il nome della bambina e quello della ragazza. Hermione se lo strinse in mano
« dopo chiedo, ok?» e sparì di sopra portando il figlio che si lamentava. Quando finalmente riuscì a mettere il pigiama al figlio, quello era furente. La ragazza posò la collana sul tavolo, in cucina, prima di tornare a correre dietro al figlio, che se ne stava tornando di sopra.
« voglio andare in camera» spiegò lui
« vediamo la televisione in sala, dai» supplicò Hermione.
« decido io?»
« vediamo» lui sbuffò.
« però dai» si lamentò scendendo i pochi scalini che aveva fatto. In sala c'erano già padre e figlia, che parlavano concentrati su qualche argomento, finché il bambino non avanzò da loro con il muso lungo
« che hai fatto?» chiese Ron, notando l'espressione accigliata del figlio.
« niente» sospirò Hermione, sedendosi nel divano. Afferrò il telecomando poco distante da lei, accese la televisione.
« Rose, vuoi vedere qualcosa?» ma la bambina scosse la testa.
« ultima volta» chiarì Hermione mettendo il telecomando in mano al bambino. Lui tentò subito di girare canale. Ma dopo una mezz'ora di silenzio a sentire gli animali dei cartoni animati parlare, il piccolo già stentava a tenere gli occhi aperti.
« andiamo?» gli sussurrò Hermione, notando come il bambino lottava per non chiudere e palpebre.
Lui allungò le braccia verso lei, per farsi prendere su, e la madre si alzò con lui aggrappato come un koala.
« Rose?» chiamò, mettendo in chiaro che era ora di andare. La bambina non fece storie. Ron si aggregò appena dopo aver spento la televisione e, tutti in fila, salirono si sopra. Neanche il tempo di entrare in camera, il piccolo rosso si era addormentato, ma per via dei suoi pochi chili la madre non ebbe alcun problema nel metterlo nel letto senza rischiare di svegliarlo. Lasciò, come solito, la porta spalancata, poi uscì, lanciando un ultimo sguardo al piccolo.
« andiamo, dai» incoraggiò, mettendo una mano sulla schiena della bambina per darle una leggerissima spintarella.
« mamma...» sussurrò lei avanzando come richiesto verso la camera
« si?»
« papà?»
« è?» i tre arrivarono, ora illuminati dalla luce proveniente del lampadario della stanza. La piccola fece loro cenno di entrare, poi si sedette nel letto, non intenta ad avere una profonda conversazione.
« perché se vi odiavate vi siete messi insieme?» il dubbio la perseguitava da quando credeva di aver sentito qualcosa riguardo i primi anni ad Hogwarts dei due.
« mi avevi promesso» e guardò il papà
« che mi avreste raccontato la storia»
« è lunga sette anni» fece sarcastica Hermione, facendo una carezza alla bambina.
« be' stringete, no?» insistette Rose. Si infilò sotto le coperte, in attesa di un esito.
« va bene» cedette Hermione, sedendosi ai piedi del letto.
« comincia tu» fece al marito, in piedi accanto a lei.
« allora» sembrava star cercando di trovare le parole
« quando l'ho conosciuta riusciva a parlare più di ora»
« quando l'ho conosciuto mi prendeva in giro»
« poi mi ha praticamente salvato la vita»
« e mi ha chiesto scusa» sembrava una guerra, uno tentava di parlare più velocemente dell'altra, come ad imitare i loro soliti battibecchi.
« poi si è messa con un giocatore di quidditch»
« non è vero»
« no, poco poco»
« e lui con una di nome Lavanda» preferì non dire niente sulla ragazza, rispettando la morte prematura avvenuta in battaglia.
« poi mi ha aiutato a lasciarla»
« non potevi semplicemente restare con lei?» fece Rose, anche leggermente confusa dalle parole che andavano veloci come macchine in autostrada. Ron rabbrividì all'idea
« no, no»
« come l'hai lasciata?» quella parte di storia la raccontò la madre
« perché hanno avvelenato un'intera bottiglia? Chi è stato?»
« ora non è importante» fece Hermione, la stanchezza che la portava a chiunque gli occhi senza, però, placarle la velocità di parola.
« e alla fine ci siamo messi insieme» concluse, riprendendo un'attimo fiato
« e la collana del divano?» Ron guardò Hermione
« quale?»
« ne ha trovato una con il suo nome. E il mio» il ragazzo alzò le mani
« io non ne so niente, eh». La ragazza finì di guardare il marito, e girò gli occhi sulla figlia.
« ora dormi, dai» incoraggiò accarezzandole una guancia. Si alzò, finalmente, e i due si diressero alla porta.
« buonanotte» disse Rose, mettendo meglio la testa sul cuscino
« notte» salutarono in coro i genitori.
« ma di quale collana parlate?» sussurrò lui mentre socchiudeva
« sta di sotto, l'ha trovata lei» rivelò Hermione, ma la voglia del ragazzo di scendere era minima. Infatti entrarono in camera loro senza più accennare alla collana. Si cambiarono al volo, per poi infilarsi sotto le lenzuola alla svelta. Dopo aver fissato il soffitto per un po', lui sussurrò qualcosa...
« che storia complicata» mormorò, gli occhi ancora al lampadario spento. Ma lei non ebbe da ridire, lui non aveva affatto torto.
« già» commentò, invece.
« la più bella di tutte, eh... Però complicata» continuò il ragazzo. Lei sorrise, cosa impercettibile al buio ma che Ron sembrava aver intuito. Si addormentò così, con il sorriso sulle labbra, lo stesso sorriso che le toccava tutte le sere.

Spazio autrice 💕
Ma ehii.
Ci sono errori? Comunque, per i commenti del capitolo scorso GRAZIE. L'unica volta in cui sorrido senza sforzarmi è quando ne ricevo uno e il mio cuoricino non regge cifnohjksdnscifcjei. ༎ຶ‿༎ຶ ༎ຶ‿༎ຶ ༎ຶ‿༎ຶ
                                 ***
Comunque ho pubblicato anche il primo capitolo di una Jily... Se vi va e la shippate allora forza, su su, muoversi

Ora vado che sono le cinque e sento già gli uccellini cinguettare, cosa che se non la smettono entro subito li strozzo. Con tanto love, ciauuu

e dopo arrivano loro ~romione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora