il bambino che non poteva prendere

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In ospedale non fu solo una la notte terrificante, rimasero impiantati lì per più di una settimana vedendo solo la signora Weasley e la bambina che a presto avrebbe compiuto due anni. La sera del 10 settembre, Hermione stava salutando ancora una volta la figlia, prima di lasciarla andare alla Tana con la nonna per l'ennesima volta. La bimba diede un bacio alla guancia del papà prima che la signora Weasley la scortasse fuori, rivolgendo un ultimo sguardo ad entrambi i restanti nella stanza. Ron e Hermione restarono quindi soli, un'altra volta.
« te ci hai mai pensato?» chiese la ragazza con voce esile, sul punto di spegnersi.
« a cosa?» fece lui tranquillo, sedendosi nella sedia accanto alla ragazza.
« quando stavamo a scuola... Che un giorno tutto questo sarebbe dovuto succedere. Siamo cresciuti troppo in fretta: già da diciassette anni avevamo un peso enorme sulle spalle, ma tutto questo»
« no, ma suppongo che in guerra a queste cose non ci si pensa»
« no, ma anche prima della guerra» lei era mezza stordita, esausta. Di prendere peso non se ne parlava anche se, per fortuna, non era diminuita. La flebo babbana le era ancora attaccata al braccio, somministrandole tutto ciò di cui aveva bisogno. Ma quella che stava peggio non era lei. Hermione chiuse un secondo gli occhi, stringendoli forte, proprio come svariati giorni prima.
« tutto ok?» chiese il ragazzo alzando particolarmente la voce.
« no» sussurrò lei. Hermione gli prese la mano, mettendola dove poco prima aveva avvertito un movimento nella pancia. Il bambino si muoveva piano, non come sempre. Poi Hermione avvertì un'altro dolore immenso e si udirono delle gocce d'acqua cadere al suolo.
« chiamo qualcuno» disse Ron alzandosi di scatto
« veloce» ordinò Hermione in preda ad un altro malore possibile da paragonare alla maledizione Cruciatus. La guaritrice arrivò imprecando consapevole di cosa sarebbe potuto succedere. Afferrò il gel, ancora.
« le si sono rotte le acque, cos'altro deve controllare?» fece Ron arrabbiato, mentre la donna premeva dei bottoni sotto il monitor. La guaritrice non rispose, andando avanti il più velocemente possibile
« va a chiamare il mio collega, digli che è urgente, che deve prendere la valigia»
« valigia? Che valig-» un lamentò di Hermione lo bloccò da fare qualsiasi altra domanda. Sparì dietro la porta che dava all'ufficio del guaritore, dove lo trovò nella sedia in fondo alla stanza, mezzo addormentato
« svegliati, la valigia» scombussolato, il signore aprì un'occhio per guardarlo.
« babbeo, muoviti!» disse il rosso tornando dalla moglie, che aveva cessato il lamento.
« che le ha fatto?» chiese in procinto di svenire guardando la ragazza beatamente addormentata
« meglio così o meglio morta?» il cuore perse un battito al sentire l'ultima parola. Mentre stava per riaprire bocca la donna spiegò tutto alzando la maglia ad Hermione.
« se non interveniamo ora rischia di perderlo» disse
« oltre ad essere minuscolo ha il cordone intorno al collo» il guaritore entrò nella stanza.
« due giri» il ragazzo si sentì svenire, quando in realtà restò pietrificato lì.
A svegliarlo da quello stato di terrore fu il medico, che per dirigersi con la valigia dalle due urtò il ragazzo. Quest'ultimo prese posto accanto ad Hermione, tenendo la mano alla bella addormentata.
« anestesia totale?» chiese il guaritore mezzo sotto shock
« che... che c'è che non và?» mormorò Ron con il fiato mozzo.
« ci serve sveglia!» ringhiò l'uomo.
« non reggerebbe, possiamo farcela!»
« corri a chiamare gli altri, ce ne servono tre, per Godric!» la tipa obbedì, scattando fuori come un fulmine. Ron non osservò il medico preparare tutto ciò con cui non voleva avere niente a che fare, continuava a fissare il viso pallido della moglie, la donna che da sempre aveva amato, la quale vita era ora incerta. Tutto accadde velocemente; le voci dei cinque guaritori nella stanza martellavano il cervello del ragazzo, dove le cattive notizie arrivavano come niente. Lui continuava a stringere la mano della ragazza mentre a questa un taglio orizzontale veniva inciso nel fondo della pancia.
« no, no, no, no» imprecò uno dei cinque
« cosa no?» la voce di Ron risuonò come un lamento, mentre uno stato di terrore lo assalì.
« si muova o sarà tutto vano!» urlò l'altra.
« questo qui non arriva ad un chilo!»
« ma sì che ci arriva, muoviti!» sbottò una. Ron era ormai impotente, non sapendo se stesse osservando moglie o figlio morire. Non udì nessun pianto quando una delle tre guaritrici corse via con un asciugamano tra le braccia.
« dove va?» urlò il padre del bambino.
« tutto bene, signore, si calmi»
« come faccio quando non so neanche se mio figlio è vivo, Merlino!» la paura sfociò nelle lacrime, facendolo cadere in ginocchio. La mano ancora stretta alla donna dormiente.
« la ragazza è in condizioni critiche, ma si rimetterà» rassicurò una delle due rimaste.
« ci vogliono meno punti previsto» osservò l'unico uomo, per niente tranquillo. Nonostante ciò, però, la mano del signore che teneva la bacchetta non tremò mentre ricuciva precisamente e alla svelta la pancia di Hermione.
« lui... dov'è?»
« c'è ancora speranza» tutto ciò non lo fece stare meglio, neanche un po'. Ma con i minuti tutto cresceva: la speranza, la paura... il battito di lei che si faceva sempre più regolare. Una guaritrice apparve ancora rientrando nella stanza, la stessa che aveva portato via il bambino ore prima. Questa si avvicinò incerta ai due, quando il ragazzo la guardò sicuro di cattive notizie. Lui non osò parlare, aspettando che la donna cominciasse per prima.
« sta bene» gli disse. Ron prese un grande respiro, ringraziando Merlino e tutti i santi.
« è sottopeso» continuò la donna, come se lui non avesse capito dopo ore a ripeterglielo.
« lei non si sveglierà presto, può venirlo a vedere» lui la osservò riconoscente.
« non si preoccupi» il ragazzo si alzò e prima di uscire lanciò un'occhiata di scuse alla moglie, per averla lasciata sola anche quella volta. Si immaginò il volto del bambino per tutti i passi che lo distanziavano dalla lontana incubatrice. Il cuore batteva più forte ad ogni metro in meno a separarlo dal figlio, figlio che lui credeva essere la sua fotocopia, proprio come la prima. Quando riuscì a scortare la manina, piccola come un tappo di bottiglia, gli vennero quasi le lacrime agli occhi. Il neonato era completamente circondato da tubi e fili, uno dei quali gli passava sotto il naso per farlo respirare. Ora era inevitabile non versare neanche una lacrima. Fece l'unica cosa che gli era permesso fare: gli accarezzò la testolina già coperta di capelli rossi sparati da tutte le parti.
« è stato molto coraggio» gli disse la guaritrice
« un vero grifondoro» continuò. Ron restò in silenzio guardando la minuscola creatura. Non era come se lo era immaginato, non era identico a lui. I colori, i colori erano gli unici tratti che il bambino aveva preso dai Weasley. La fotocopia di Hermione, il naso, la forma degli occhi e il mento. Ora non c'era niente di più bello. La differenza di non poterlo prendere, salutare, neanche per la prima volta gli faceva male, ma o così o niente, era inevitabile. Il ragazzo prese un respiro, poi aprì bocca per parlare. Vedere la minuscola manina stringersi in un pugno gli bloccò, però, ogni parola, così che fu costretto a chiudere ancora le labbra.
« temo che dovrà restare a lungo in ospedale» riferì la donna togliendo i dubbi del giovane padre. Il ragazzo deglutì, poi annuì senza distogliere lo sguardo.
« ci serve il nome del bambino, dobbiamo scriverlo»
« Hugo» rispose Ron senza pensare. La donna uscì dalla stanza, lasciandoli soli. Restò a fissare la copia della moglie in silenzio, mentre tutti i brutti ricordi, quello che poco prima era successo, gli sparirono dalla mente. A ricordargli tutto erano solo i fili che tenevano il piccolo in vita. Il bambino, Hugo, era immobile con il petto che gli andava su e giù da solo. I tratti del viso del bambino non poterono non ricordare a Ron della ragazza, molto probabilmente ancora addormentata ignara di tutto. Quando la donna si rifece viva, invitò il ragazzo ad andare dalla moglie, così che ulteriori analisi potessero essere fatti al neonato. Come immaginava, la ragazza teneva ancora gli occhi chiusi, solo un accenno di sorriso le apparve e scomparve nel sogno mentre lui si avvicinava a passo insicuro. Si lasciò cadere nella sedia accanto al letto dove riposava lei. Si passò le mani tra i capelli, la testa che gli girava rendendosi conto che era avvenuto tutto in meno di tre ore. Le tre ore forse traumatiche della sua vita. Notò ancora il sorriso di lei comparire e scomparire come se una folata di vento l'avesse portato via. La fissò prendendole la mano.
« è uguale a te» le sussurrò
« per i capelli non ha avuto scampo ma sei praticamente te in versione maschile» mentre le parlava sperava con tutto il cuore che si svegliasse, che lo potesse sentire.
« credo resteremo qui ancora per molto» ammise
« è colpa mia, dovevo restare, aiutarti»
« no» fece la voce esile di lei, gli occhi socchiusi alla ricerca del volto dell'uomo. Lui si mise composto alla sedia, raggiante
« sono stata io» disse il prima possibile, un'attimo dopo averlo individuato.
« dov'è? Come sta?» Fece aprendo gli occhi come solito, ma ora era praticamente il suo limite
« sta... Bene, credo»
« credi?» le prese un colpo, il cuore le cominciò a battere forte come quando a scuola consegnavano le pagelle con i risultati dei G.U.F.O. La donna di prima irruppe ancora nella stanza, ma non come aveva sperato Hermione. La guaritrice, infatti, non portava con sé nessuna delle culle su ruote dove di solito i bambini appena nati riposavano
« sei già sveglia, strano» le disse.
« dov'è?» chiese di botto Hermione. Quando la donna non rispose entro un secondo, Hermione guardò di scatto il marito
« voglio vederlo»
« adesso devi riposarti, hai-»
«non mi interessa. Lo voglio vedere»
« le ho detto» e prese un respiro
« che ora non può» Hermione le scoccò uno sguardo di fuoco, anche se nel suo stato.
« mi rincresce, ma non posso portarglielo»
« non fa niente, vado io!» si infuriò. Ron guardò supplichevole la guaritrice, come a chiederle di portare il bambino, di non far fare ad Hermione un tale sforzo.
« aspettate» sospirò la donna, poi sparì ancora dalla porta che non dava al bambino, ma all'ufficio del capo, si crede. Ne uscirono fuori entrambi, diretti alla porta dove il piccoletto riposava tranquillo. Quando i due uscirono, lanciando uno sguardo esasperato ad Hermione, lei prese a stringere più forte la mano del marito, anche se la sua forza era ora paragonabile a quella della figlia.
« che giorno è?» chiese al marito, nell'attesa, in modo da sapere almeno la data di nascita del figlio
« l'undici» rispose lui, preparandosi ad affrontare ancora tutti quei fili che gli donavano tutto meno che felicità.
Gli stessi due che erano usciti poco prima, ora tornarono. Uno trainava l'incubatrice, l'altra teneva puntata la bacchetta al macchinario che donava vita il bambino, così da farla fluttuare accanto al piccolo, in modo che i fili non tirassero troppo.
Hermione chiuse gli occhi alla vista di quello che le teneva in vita il piccolo. Li riaprì un secondo dopo, ora il figlio era a meno di un metro di distanza da lei. La voglia di urlare dalla disperazione sfociò in un saluto sussurrato, consapevole che c'era del tempo prima che potesse finalmente prenderlo in braccio stringerlo a sé, come da tanto voleva fare. Staccò la mano da quella del marito, così da poter arrivare a toccare i capelli di fuoco che stonavano con tutto quel bianco e il pallido della pelle del bambino. Con il timore di urtare uno dei fili ritirò la mano indietro. Una lacrima le scese mentre annuiva come ad accettare il tutto. La guaritrice posò delicatamente a terra il macchinario, assicurandosi che i tubicini non subissero troppi spostamenti.
« può restare qui» disse. Hermione le era immensamente grata. Il piccolino si mosse, aprendo ancora la manina grande poco più di una moneta. La ragazza deglutì. Ricordò quando era nata Rose, la sua bambina. Lì tutto era diverso: con la prima il dolore era stato più fisico, intenso... Ora era mentale. Alla prospettiva di non poterlo prendere neanche un'attimo preferiva mille volte il sentire dolore. Con Rose era stato tutto semplice, credeva di ricordare. Ora andava tutto male. Ma almeno era vivo, lei era viva, l'avevano scampata ancora una volta.
« sei bellissimo» gli sussurrò cercando di guardare solo il visino del bimbo
« Hugo» le rivelò Ron. Lei lo guardò sorpresa
« mi dispiace, era l'unico che-»
« no, no... Va bene» lo calmò lei
« Hugo Arthur» continuò
« Granger Weasley» concluse lui.


Spazio autrice 💕 DA LEGGERE.
Oltre al solito "ci sono errori?" Devo parlare di una cosa più importante... Oltre al posto il classifica, che ormai mi sono rassegnata ad avere, vorrei dei consigli per migliorare la storia, QUALSIASI consiglio è ben accetto. Anche le critiche, TUTTO. La prima cosa che voglio è che la storia piaccia, non ad un ampio pubblico di gente, ma anche a quelle poche. Preferisco avere pochi lettori a cui comunque la storia piace che il contrario. E... Spoiler: ci sarà un'enorme salto temporale, così da terminare la storia il prima possibile e lasciarla da parte così da usare il tempo per le altre milioni di idee che non vedo l'ora di scrivere. Scusate se pubblico troppo spesso.
Ciau

e dopo arrivano loro ~romione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora