"Esci fuori in giardino e sei rosa fra le rose,
e sei giglio fra i gigli.
Quando nel ballo ti muovi si muovono le stelle."-Johanna Wolfgang
Fui svegliata alle due e mezza del mattino;
da un rumore sordo proveniente dal corridoio accanto alla nostra camera.
Mi strofinai gli occhi, voltandomi verso la figura addormentata di Kate. Accertandomi in primis, che il rumore non l'avesse disturbata, e poi mi alzai di soppiatto.
Camminai a passo felpato, immersa nell'oscurità del corridoio, verso la causa di quel frastuono; soltanto per scontrarmi in pieno viso contro una superficie robusta, o meglio qualcuno...
-Jace??-
Sgranai la vista, il mento alzato verso l'alto. I suoi occhi chiari si inchiodarono su di me, e per un secondo apparvero minacciosi e freddi.
Mi portai una mano al cuore spaventata.
-Dannazione Jace! Perché non accendi la luce quando entri?!-
Cercai di riportare il mio battito a un ritmo regolare, appressata con le spalle al muro. Potevo sentire il mio cuore battere all'impazzata.
-Che cazzo ci fai qui?-
La sua voce giunse scontrosa,
dura come la pietra.
Lasciandomi completamente scossa.
Confusa.
Per come tutta quella freddezza scaturisse dal suo animo, cancellando giorni migliori. Giorni lontani dove erano state le sue fossette a coprire la mia visuale. E il cielo nei suoi occhi a togliermi il fiato.
-Perché mi parli cosi? Perché te la prendi con me?-
Socchiusi gli occhi offesa, riportando la mia attenzione sul suo volto impassibile.
Jace grugnì, passandosi una mano tra i capelli, per poi oltrepassarmi.
Lo seguii fino alla stanza di Katelyn, dove lui si fermò per sbirciarvi dentro. E così restammo per interminabili secondi. Un Jace pensieroso e una me frustrata.
-Grazie…- disse dopo un po’.
Il tono fievole e stanco.
A momenti un sussurro inudibile, ma comprensibile dal movimento delle sue labbra.
Scossi il capo per fargli capire che era un piacere aiutarli.
Jace si voltò dalla mia parte incrociando le braccia sull'ampio torace, i muscoli in rilievo da sotto la t-shirt grigia.
-Se vuoi ti accompagno a casa…-
Appoggiò la spalla sinistra alla parete, facendosi sostenere.
Scossi di nuovo il capo.
-Grazie ma… In verità sono venuta qui con le mie cose. Pensavo che non saresti tornato stanotte-
-Ah bene… Okay, ci vediamo domani-
Si scansò dal muro dirigendosi verso la sua stanza.
-Jace aspetta!-
Si arrestò sui suoi passi, dandomi le spalle.
-Tutto bene?-
Una parte di me si rifiutava di andare a dormire, e persisteva a restare lì dov'era, a conversare con lui. A capire cosa si celasse dietro quella maschera di ferro. A comprendere per quale motivo fosse così distaccato e inavvicinabile.
Jace strinse i pugni, il corpo rigido, in tensione.
-Che cosa vuoi sentirti dire?-
Mi spostai, arrivando a un punto morto, fermandomi davanti alla sua figura slanciata.
E poi presi un grosso respiro.
-Tutto… Voglio sentire tutto quello che hai da dire-
Jace aggrottò la fronte irritato, e prima che potessi leggere le sue prossime mosse, mi afferrò per il polso.
-Jace! -
Mi trascinò verso la sua stanza, per poi buttarmi sul suo letto.
-Jace no! Non è quello che…-
Le sue labbra si chiusero sulle mie, in un bacio avido e prepotente.
Il mio labbro inferiore tra i suoi denti, le sue mani sulle mie cosce. Intente ad allacciare le mie gambe attorno alla sua vita.
-L'hai voluto tu…- disse contro la mia bocca.
Il profumo della sua pelle come un brivido sulla spina dorsale. La sua essenza come una sostanza tossica. Uno smog asfissiante, che avrebbe dovuto allontanarmi, istigarmi a cercare riparo altrove, eppure lo stavo inalando.
Sussultai, cercando di sopprimere l'eccitazione, l'adrenalina, lo stomaco pugnalato da vasti crampi di piacere.
-Jace, non è quello che intendevo…-
Balbettai tra una parola e l'altra, totalmente avvinta e soggiogata dalla sua soffocante presenza.
Tornò a baciarmi di nuovo.
I miei gemiti soffocati nella sua bocca. Le mie dita nei suoi capelli. Ignaro di come mi stesse prosciugando, dell'estasi che minacciava di farmi perdere lucidità.
-Jace…!-
Voltai il viso dall'altra parte, troncando quel bacio ben gradito.
Stavo commettendo un grosso errore, dal momento che comunque, lui era fidanzato. E non era giusto da parte mia. Non era saggio, anche se lo desideravo da morire.
Tuttavia, nonostante i miei tentavi, scese con la bocca sul mio collo, riuscendo a strapparmi un gemito involontario.
Mi morsi la lingua, ascoltandolo ridere. Una risata breve seppur beffarda. Amabile ma al tempo stesso crudele.
-Jace ascoltami!-
Lui si staccò dalla mia figura minuta, le mani ancorate sulle mie gambe.
-Jace… Non voglio questo da te-
Per un attimo apparve sorpreso, il suo volto invaso da forti emozioni contrastanti. Spicchi di empietà che non avevo mai scorto sulla sua faccia imperturbabile.
Tuttavia quel suo stato di smarrimento durò poco, cedendo il posto alla rabbia.
Si levò dal mio corpo dandomi le spalle.
-Se non vuoi sesso, cosa vuoi allora?-
Chiusi gli occhi per un fratto di secondi, cercando di calmare il mio corpo fortemente eccitato. Ancora caldo e ansimante.
Non pienamente sicura di quali fossero le mie intenzioni. Se persistere o rinunciare a lui per sempre.
-Soltanto perché tutti cercano quello da te, non significa che lo voglia anch'io-
Jace si voltò verso di me. Gli occhi socchiusi, meditabondi, come se volesse decifrare il significato delle mie parole. Perplesso, arrabbiato ma anche curioso.
-E allora dimmi Bea... cosa vuoi?-
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BE HONEST (In Revisione)
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