CAPITOLO 11

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"Ero pronto nel ricevere qualunque pestilenza che portava con sé, il tuo nome"

-J.Kai

- Bea

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- Bea... io voglio soltanto fotterti".

Si era poi fermato per un secondo, trafiggendomi con lo sguardo. Una nota malinconica negli occhi. Una luce che non potevo leggere.

"E non vi è nulla di amichevole in tutto questo...".

Quelle erano state le sue ultime parole.
E poi... Se ne era andato, chiudendo la porta di casa alle sue spalle.
Ero rimasta pietrificata sulla soglia della sua stanza. Il cuore in mano e le lacrime agli occhi. E questo non perché non me lo ero aspettata, ma perché a volte si sperava in un qualche finale diverso. In una qualche consolazione spirituale.
Insomma, sapevo di non essere il suo tipo.
E che forse non gli ispiravo nient'altro che sesso...
Tuttavia, era bene che provasse solo quello, quando mi vedeva? Valevo così poco?
Una botta e via?
Possibile, che mentre la mia anima ruggiva e il mio cuore stava attorcigliato per via degli spasmi d'amore, quest'ultimo non sentiva niente?
Era possibile che non gli arrivavo, come invece lui arrivava a me?


🔸️🔸️🔸️


Il giorno seguente arrivò con il mal di testa. Era un sabato mattina, e Katelyn dormiva profondamente di fianco a me.
Sospirai, socchiudendo gli occhi alla luce del sole, ancora intontita dalle sue parole del giorno prima. Gli occhi appesantiti e un senso di gonfiore nello stomaco.
Mi avviai verso il bagno per una doccia veloce, spazzolandomi i denti e poi i capelli. E una volta pronta, decisi di scendere in cucina per preparare la colazione; dato che i genitori di Katelyn non erano in casa e sicuramente neppure Jace.
Invece, fui spiazzata nel vedere Demerya in compagnia del diretto interessato. Entrambi seduti su una sedia, intenti a bere del thé al limone. Lei sulle sue gambe e lui distratto sul cellulare.
-Buongiorno...- annunciai piano.
Alzarono lo sguardo su di me.
-E che cazzo! Non mentiva quando diceva di prendersi anche il week end!-
Jace scosse il capo.
-No, è qui per mia sorella, ti ho detto che era a casa da sola-
Demerya storse la bocca in una smorfia disgustata, per niente soddisfatta della motivazione che aveva ricevuto, anzi appariva più scocciata di prima.
-E cosa vuol dire? Che dobbiamo sopportarla anche il weekend, ora?-
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
-No cara, ero venuta ieri esclusivamente per Katelyn, non preoccuparti, i weekend sono tutti tuoi!-risposi, le mani incrociate sul petto.
-Quanto mi stai sulle palle!-
Mi riservò un'occhiataccia minacciosa.
Gli occhi sprezzanti e cattivi.
-Demy smettila-
Jace intervenne, sorprendendomi e scioccandola.
-E' davvero qui per mia sorella-
Lo fissai anch'io, forse nel vano tentativo di creare qualche contatto visivo, tuttavia lui non alzò lo sguardo. Sospirai, cercando invece di preparare i pancakes.
Demerya per qualche minuto restò con lo sguardo su di me, mai poi levò gli occhi da un'altra parte.
-Quindi ci sei o no, stasera?-
Jace scosse la testa, l'aria stanca, di chi non era riuscito a prendere sonno.
-Dovrei andare a trovare mia madre in ospedale con Kate-
Mi accigliai alla nominazione di sua madre, sicura che ci sarebbe andato anche mio padre.
Demerya sbuffò, visibilmente delusa.
-Allora vengo da te stasera-
Si alzò dalle sue gambe per poi baciarlo con la lingua in mia presenza. Le sue mani dietro la sua nuca.
Mi voltai subito, facendo finta di non averli visti, da una parte infastidita. Arrabbiata con lui, con lei e con me stessa.

Chi diamine mi stava obbligando a provare tali sentimenti per lui?
Potevo sempre spegnerli. Cancellarli per sempre.
Accidenti! Perché me ne stavo qui a soffrire per qualcuno che mi valorizza tanto quanto una botta e via?
Avrei preferito sentire altro...
Qualcosa di più sincero e toccante.
Qualcosa che mi avrebbe rincuorato nel sapere che mi avrebbe accettata come amica. Invece no. Non avevo né la sua amicizia e non avevo nemmeno lui.
-Buongiorno...-
Ci voltammo verso la figura assonnata di Katelyn sulle scale.
-Buongiorno marmocchia...-
Demy afferrò la sua borsa, passando di fianco a me.
-A dopo cari-
Baciò Kate sulla testa e poi sparì dalla porta principale.
-La deve smettere di chiamarmi marmocchia!- si lamentò sua sorella, sedendosi sullo sgabello.
Trasferii i pancakes su un piatto, portandoli al centro del piano da cucina.
Katelyn si abbuffò senza pensarci due volte, lasciando me e Jace in un silenzio imbarazzante.
-Come stai?-
Cercai in qualche modo di spezzare la tensione nell'aria, al contrario di lui, il quale non né sembrò minimamente turbato.
Pertanto, appoggiò un gomito sul tavolo, sorreggendo la testa. E poi senza alcuna esitazione mi guardò dritto in faccia.
-Bene, tu?-
I suoi occhi brillavano come gioielli, in contrasto alla maglietta scura che indossava.
E per un attimo, mi ritrovai a fissare i raggi del sole sulla sua chioma dorata, in un gioco di chiaro e scuro.
Pervasa dalla tossica bellezza che emanava, la sostanza nociva dalla quale avrei dovuto liberarmi il più in fretta possibile. E questo dal momento che Jace Eyre, sapeva essere amabile e doloroso al tempo stesso. Quel genere di amore che poteva ferirti quanto consumarti.
-Sono così bello?-
Ritornai in me, allibita dalla sua domanda, incontrando il suo sorriso e le sue incantevoli fossette.
Merda!
Cercai di fare mente locale, e riordinare i miei pensieri.
-Come scusa?- domandai, rossa in viso.
Lui rise brevemente, alzandosi dalla sedia.
Alcune ciocche ribelli sugli occhi.
- Ti sta davvero bene...-
Si avvicinò mozzandomi il respiro in gola.
Lo guardai confusa, non capendo di cosa stesse parlando.
-...La mia maglietta-
Le sue labbra vicino al mio orecchio sinistro, in un sussurro gradevole. Un brivido lungo la spina dorsale e un fuoco nelle parti più intime.
Abbassai lo sguardo, notando solo in quel momento la t-shirt bianca che stavo portando, eppure... Ieri sera ero certa di aver lasciato la mia maglietta sulla sedia di Katelyn.
O forse no...?
-Kate hai preso tu la mia maglietta?-
Lei sbadigliò, annuendo con la testa.
-Sì, lo messa a lavare insieme alla mia...-
Ma perché?
-E ti ho lasciato una di Jace da mettere nel frattempo...-
Sospirai, cominciando a capire come si erano svolte le vicende.
-Scusa, te la faccio lavare subito-
Feci per levarmela, ma lui mi arrestò. Le sue mani chiuse attorno ai miei polsi.
-No... non c'è bisogno-
Si morse il labbro inferiore, le dita ancora strette sulla mia pelle. Quel tanto da poterne percepire il calore.
-E non devi chiedere scusa...-aggiunse.
Avvampai ancor di più, sentendomi le gambe molli. Il mio corpo eccitato. Desiderosa di averlo più vicino, di provare anche soltanto un briciolo dell'adrenalina della notte precedente. E come se potesse leggermi fin dentro l'anima, socchiuse gli occhi in due fessure. In qualche modo stupito, frustrato dalla mia reazione accaldata.
-Cazzo Bea... non guardarmi così-
Mi lasciò andare di scatto, allontanandosi.
-Merda...!- imprecò sottovoce, portandosi una mano tra i capelli.
E poi senza aggiungere altro uscì dalla cucina.
Katelyn che aveva appena finito di stare sul cellulare, alzò lo sguardo in quel momento.
-Che cosa è successo?-
La fissai, non sapendo come o cosa rispondere.
-E perché sei rossa come un pomodoro?

BE HONEST (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora