CAPITOLO 14

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"Quando piove, piove soltanto su di me".

-Mountains, Charlotte D. W.

Non poteva avermi visto

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Non poteva avermi visto.
Il locale era enorme e affollato.
Molte erano le ragazze che portavano i capelli neri e diverse con un fisico snello e minuto.
Non vi era alcun modo che avrebbe potuto riconoscermi, almeno non con tutto quel caos. Eppure, Jace non era nemmeno il tipo con cui potevi farla franca, e di certo non era cieco...
-Eh che cavolo...!-
Mi appoggiai sul bancone del bar, cercando di calmare il mio sistema allarmato e l'ansia nel respiro.
Ero fuggita immediatamente, disperdendomi tra la folla, il più lontano possibile dalla sua posizione.
-Hey, tutto bene?-
Alzai gli occhi, incontrando il volto preoccupato del barista.
Scossi il capo, le gambe tremanti.
-Hey, non hai un'amica o qualcuno da chiamare? Non ti consiglierei di stare qui in questo stato-
Lo ascoltai, cercando di concentrarmi soltanto sulla sua voce.
-Questo posto è pieno di predatori... Se vuoi ti posso dare il mio cellulare...-
Per un attimo cedetti alla sua proposta, volendo chiamare mio padre e andarmene via il prima possibile, però non potevo nemmeno andarmene senza avvisare Cynthia.
Sbuffai, sedendomi sullo sgabello.
-Grazie del pensiero, ma sono qui con un'amica-
Appoggiai entrambi i gomiti sul bancone. La mente distratta e il cuore palpitante.
-Nessun problema... Posso aiutarti in qualche modo?-
Mi focalizzai sulla sua postura elegante, gli occhi castani e il sorriso luminoso.
-Sì... Posso avere qualcosa di non troppo forte?-
-Certo, al suo servizio-
Restai in silenzio, osservandolo a lavoro. Un pretesto per non pensare a Jace o a qualunque altra cosa. Un leggero senso di sonnolenza sulle palpebre. La musica assordante nelle orecchie.
-Ecco a te-
Lo ringraziai, portando il secondo drink alle labbra, il primo mi doveva esser caduto, nel tentativo di nascondermi.
Il barista si avvicinò, incrociando le braccia sul torace.
-Come ti chiami?-
-Beatrice e tu?-
Sorrisi appena, non volendo indurlo a pensare che stessi flirtando.
-Xavier-
Ora che lo guardavo bene, era davvero un tipo carino, il genere di ragazzo che teneva un profilo basso, ma non abbastanza da sfuggire ai riflettori.
Mi ritrovai presto a parlare con lui, del più e del meno, delle nostre passioni e delle nostre attività presenti.
Un fatto alquanto raro, siccome non ero il tipo di persona che si apriva facilmente, eppure Xavier, riusciva stranamente a farmi sentire a mio agio.
- Oh quindi sei un personal trainer?-
Lui annuì, per poi storcere il naso, il sopracciglio alzato, e gli occhi indirizzati verso qualcosa o qualcuno alle mie spalle.
-Cosa c'è?-
Mi voltai confusa verso la folla in cerca di cosa stesse guardando.
-Per caso conosci il tizio che sta venendo verso di noi? E da una decina di minuti che ti sta tenendo sott'occhio...-
Sgranai la vista, riconoscendo la solida figura di Jace in lontananza.
-Non è possibile!-
Balzai giù dallo sgabello, afferrando il pezzo di carta con il suo numero, il drink ancora pieno.

-Hey! Tutto ok? Dove vai?-

-Ci vediamo!-
Sventolai la mano in un saluto, scappando via, di nuovo, immersa nel mare di corpi.
Mi fermai un paio di volte per vedere se fosse nei paraggi, facendo il possibile per scomparire dalla sua vista, ma sfortunatamente appariva più in gamba di me.
Ogni tanto si fermava per salutare qualcuno che gli tendeva la mano, senza però perdere di vista il suo obiettivo. Sapeva benissimo dove mi trovavo e dove stavo andando.
Mi diressi verso i bagni, imboccando il corridoio lussuoso dalle piastrelle colorate.
-Bea!-
Cristoforo Colombo!

-Mi scusi! Deve essersi sbagliato, non so chi sia questa Beatr...!-

-Beatrice smettila-

Mi voltai, trovandolo sul fondo del corridoio. Dal poco che potevo vedere, appariva arrabbiato. E non sapevo per quale motivo.
-Jace! Non ho fatto niente, non era mia intenzione...-
Non potevo confrontarlo.
Non ora e non oggi. E non potevo nemmeno dirgli di aver origliato la sua conversazione con Demerya.
Camminai spedita verso il bagno delle donne.

-Davvero! Non abbiamo nulla da dirci!-

-Questo lo dici tu-

Un brivido sulla pelle al suono della sua voce autorevole e determinata.
-Jace per favore!-
Non mi diede alcun ascolto, continuando ha camminare verso di me, senza fretta, come se già sapesse che mi avrebbe inevitabilmente raggiunto.
-Troppo tardi per le scuse...-
Entrai in bagno, infilandomi in una delle cabine aperte. La situazione era già di per sé critica, e in più il mio corpo si stava eccitando per non so quale stupido motivo. A sto punto, non avrei retto nemmeno la sua vicinanza.
-Bea, non farmi entrare, sai che posso farlo-

E ora? Come mi salvavo?

-Jace! Non volevo origliare, mi sono ritrovata sul terrazzo e ho sentito...-

-E...?-

-E... Sì scusa, non avrei nemmeno dovuto sgattaiolare stamattina senza dire nulla...-
I suoi passi si erano fermati da qualche parte nella stanza.
-Bea, potresti uscire?-
Socchiusi gli occhi, riempiendo i polmoni; avvolta da quel così famigliare senso di timidezza e imbarazzo. Una strana sensazione emotiva che solo lui era in grado di far nascere.
Violenti spasmi di piacere e scariche incontenibili. Per come facilmente, avvampavo. E nella maniera in cui gli davo il pieno controllo della mia persona.

Deglutii, lasciando la cabina del bagno. Gli occhi inchiodati a terra nel vano tentativo di non doverlo affrontare.
-Hai paura di me?-
Non risposi.
Si mosse verso la mia figura, coprendo la piccola distanza. Le punte delle sue scarpe di fronte alle mie.

-Bea, hai paura di me?-

Racchiuse la sua mano attorno alla mia mandibola, alzandomi il capo.
I suoi occhi turchesi fermi nei miei.
Belli come le distese d'acqua che navigavo nei miei incubi e nei miei sogni. Profondi come il cielo a cui sorridevo quand'ero ancora bambina.
Forti ed esigenti.
Freddi e incisivi.
E solo Iddio sapeva, quanto avrei desiderato avere anche solo un pezzo della sua mente complessa.
-No, non ho paura...-
In verità era il contrario, avevo paura di me.
Avevo paura di lasciarmi andare così tanto a fondo, da non riuscire più a salire a galla.
E la mia paura non si posava su di lui, ma su di me. Per il semplice fatto che io mi conoscevo. Mi conoscevo così bene da sapere che avrei potuto annaspare e di conseguenza soffocare, se la fonte dalla quale mi sarei poi abbeverata, avrebbe col tempo cessato di scorrere.
E se donando il mio cuore Jace me lo avrebbe spezzato, sarei morta come una pianta priva della vita e dell'ossigeno.
-Sei sicura?-
In un gesto fluido e gentile mi strinse contro il suo torace.
-Sì, sono sicura...-
Le mie guance presero colore, provocando una reazione divertita da parte sua. Le fossette in rilievo, il sole nel suo sguardo.
-Risposta sbagliata...-
Mi trovai ad accostarmi sempre di più, a cercare il suo calore e volere il suo profumo addosso.
-Perché?-
Le sue labbra così invitanti e vicine alle mie.

Prometto che non volevo rovinare nulla...
Ma potevo essere egoista e cancellare la realtà per un momento?

Jace socchiuse gli occhi, la sua mano posata dietro la nuca, intenta a sorreggermi il capo.
-Mi chiedi perché...?-
Si accigliò, un sopracciglio inarcato verso l'alto. Il volto di nuovo serio, quasi per sottolineare la sua disapprovazione.
I miei occhi indirizzati sulle sue labbra, la bocca lievemente socchiusa.

-Bea... tu sei guidata da un'idea sbagliata che ti sei fatta di me...-

Alzò l'altra mano, posando il pollice sulla cucitura della mia bocca.

-Tu ami l'idea del pericolo e del mistero.
Ami l'idea di aprirmi un pezzo alla volta...-

Spinse il pollice oltre l'apertura della mie labbra, a contatto con la mia lingua.
E per un attimo infinito, mi fissò attentamente: la mia reazione trafelata, il desiderio nei miei occhi e la passione nei miei gesti. Sembrò studiare la timidezza e la malsana bramosia del mio cuore. Quel modo solcante che avevo di guardare una persona che amavo.

-Ami l'idea di scoprire qualcosa di me che nessuno conosce...-

Rimosse il dito, lasciandomi il suo sapore in bocca, rendendomi bagnata tra le gambe.

-E ancora una volta convinta di trovarci qualcuno che tu possa amare...-

Le sue mani scesero arrestandosi alla base dei miei fianchi, attirandomi contro di lui, tanto da esserne totalmente avvinghiata.
La testa leggera e le gambe instabili.

-Ed ecco dove sbagli di nuovo Beatrice...-

BE HONEST (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora