CAPITOLO 45

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"L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa."

(I Corinzi 13:4-7; Sacra Bibbia)

Rilassai il capo sulla parte sinistra, laddove stava il suo cuore

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Rilassai il capo sulla parte sinistra, laddove stava il suo cuore.
Gli occhi chiusi, intenti ad ascoltare il suono del suo organo, i battiti regolari e il respiro gentile.
Ancorata su di lui con le braccia attorno al suo torace e le coperte su i nostri corpi silenziosi.
Entrambi persi in una quiete sonnolenta, nei pressi della nostra mente remota.
Eccetto per la sua mano gentile tra i miei capelli, la quale con gentilezza, arrotolava le ciocche nere sulle dita, in un lento mulinare, in un dolce tirare.

-Jace...?-

-Mmm...?-
Il tono giunse cordiale, pensieroso, stranamente sereno.

-Devi per forza andare?-

Rise dolcemente, scendendo con la mano sulla mia guancia, a contatto con gli anelli di ferro sulle sue dita.

-Vuoi che resti?-

Annuii con il capo, sollevando gli occhi verso di lui. Incantata, ipnotizzata. Distratta come una prima volta, come se non lo avessi mai visto così attentamente. Concentrata su quelle distese d'acqua marina, le lunghe ciglia scure, gli zigomi definiti, la mascella forte. Pervasa da un altro déjà-vu, un altro ricordo. Un ennesimo Flashback lontano.

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||Flashback||
Ospedale/Manchester

La triste notizia della morte di Martha Eyre, era giunta da qualche ora alle orecchie degli amici e dei famigliari, i quali devastati, si erano totalmente lasciati affogare nel pianto e nell'amarezza. Imbevuti come tessuti in un pozzo di dolore. Impreparati davanti alla realizzazione, che l'amata Martha Ross, non era più nel loro mezzo. E in modo ancor più gravoso, lo era per Jonathan Eyre, che non era riuscito a reggersi in piedi, e scalfito dalla terribile notizia, aveva perso l'equilibrio. La linea di confine tra senno e follia. La vista annebbiata e gli occhi sgranati.

Dorian si era avvicinato, aiutando l'amico ad alzarsi dal pavimento, cingendolo per un braccio, per poi chiuderlo in un abbraccio di conforto.
E in tutto questo, Beatrice stava lì intontita, affaticata.
Seduta sulla brandina dell'ospedale con la flebo sul braccio.
Si era da poco svegliata dal coma, in una stanza spoglia e bianca, infusa di medicinali, di quel costante effluvio che aleggiava nelle strutture mediche. Odore di morte, di malato e di vita. Un senso di pulito ma anche di vuoto, un segno che le permetteva di capire che non si trovava nella semplicità di casa sua. Non nell'amato tepore di quello che conosceva, e la testa le scoppiava da matti.

BE HONEST (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora