DIVINITÀ EGIZIE

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Ho raggiunto il punto in cui,
non mi importa più se vivo o muoio.
Il mondo continuerà a girare senza di me.
Non posso far nulla per cambiarne gli eventi.

(Anna Frank)

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Calò la notte, le lancette dell'orologio battevano le due, i secondi passavano inesorabili come le gocce d'acqua che cadevano ritmicamente dal rubinetto di un lavandino che perdeva.
Per il corpo astrale di Selene il tempo era una condanna, i secondi sembravano ore che non passavano mai mentre i giorni erano per lei tutti identici.
Dal lunedì alla domenica se non fosse stato per dei piccoli particolari, tutto sarebbe noiosamente uguale.
Il parroco vestito con la tunica nera che entrava nelle camere dei vari degenti per pregare e dare la sua benedizione da buon pastore cristiano.
Anche Selene era stata battezzata con rito cattolico, un tempo forse lo era ancora per scelta di sua madre ma poi con suo padre aveva conosciuto un mondo diverso.
Grazie a lui aveva viaggiato in tanti stati e vissuto religioni differenti innamorandosi dell'Egitto e delle sue usanze e civiltà.
Politeisti da sempre.
Selene sapeva di possedere un secondo nome dato proprio da suo padre, Iside come la Dea Iside, divinità egizia definita tra le altre cose anche la Dea della magia ma sua madre da sempre contraria si era rifiutata di chiamarla con quel nome.
Era una persona difficile da accontentare e soprattutto perennemente in disaccordo con suo padre.
Altra peculiarità, l'orario sempre identico delle dieci di mattina nei giorni feriali quando apriva la porta della camera Jasmine, una giovane fisioterapista con la bandana fucsia sulla testa, una divisa rosa e il proprio nome stampato ben in vista sul taschino in alto a sinistra, pronta a praticarle della ginnastica passiva agli arti.
Lo scopo era di aiutarla a non far atrofizzare i muscoli di braccia e gambe anche se Selene non sentiva al tatto nulla.
La terapia durava circa tre quarti d'ora e lei era molto simpatica a volte anche logorroica.
Non poter comunicare con nessuno era orribile e dal giorno dell'accaduto il cervello di Selene non aveva smesso un secondo di lavorare cercando ogni spiegazione, giustificazione o scusa plausibile inerente l' incidente.
Due erano le soluzioni, una, andare avanti cercando un contatto con la famiglia e gli amici per non lasciarsi deprimere, due, trovare il modo di arrivare alla verità fingendo di essere sempre in uno stato vegetativo ossia in uno stato di minima coscienza o coma reversibile e non in uno stato vigile, con la ripresa dell'attività cerebrale come lo era ora, all'insaputa di tutti, medici compresi.
La scelta ovviamente, se pur dolorosa, fu la seconda.
La verità rendeva liberi sempre e comunque e Selene o Iside, voleva saperla a tutti i costi, per questo che non riusciva a non pensare ad altro.
Il pensiero di dover morire non la spaventava tanto come invece lasciare senza un abbraccio chi amava e potergli dire ti amo o ti voglio bene.
Le serviva un segnale, un indizio, qualunque cosa che le desse una speranza che la sua vita non poteva finire senza nemmeno una sacrosanta giustizia.
Quella notte chiuse gli occhi tardi come tutte le sere.
I pensieri purtroppo non se ne andavano e dopo il rintocco ultimo del campanile della chiesa parrocchiale che indicava la mezzanotte spaccata dove fuori era ormai buio pesto, Selene riaprì gli occhi.
Faceva più caldo del solito.
Una luce intensa comparve dinanzi a lei e una strana figura scura apparve nel mezzo di quel bagliore.
Non poteva chiamare o suonare.
Poteva solo osservare.
L'ombra si fece sempre più grande e vicina fino a diventare nitida.
Selene se avesse potuto muoversi sicuramente avrebbe avuto una espressione tra lo stupore e la paura.
Improvvisamente la sagoma di una divinità egizia con l'immagine del sole dietro di sé e che Selene riconobbe immediatamente, si mostrò a lei.
Era la figura di RA, il Dio sole, re di tutti i mondi in quanto per gli egizi, il Sole era simbolo di luce, calore e prosperità.
Ritenuto il sovrano dell'intero creato.
Gli egizi immaginavano che RA viaggiasse su una barca solare anche di notte trasportandolo in viaggio attraverso il cielo e durante l'eclisse solare ricomparisse poi all'alba per evocare qualcosa o qualcuno.
L'immagine si manifestò in tutta la sua grandezza.
RA era immobile.
Selene sentiva e capiva le sue parole che erano formulate nella sua mente.
Stava comunicando con il pensiero.

IL LIBRO DEI 9 ANELLI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora