Nella vita non bisogna mai rassegnarsi,
arrendersi alla mediocrità,
bensì uscire da quella zona grigia
in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva,
bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.(Rita Levi-Montalcini)
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Lele non riusciva a credere ai propri occhi, quel mostro dalla testa di leone, il corpo da caprone e la coda di drago se ne stava davanti a lui, sbuffando fiamme, e sbattendo la coda, emettendo un sinistro ringhio gutturale dalla gola.
Due immense ali di grifone si ergevano dalla schiena, non era proprio uguale a come l’aveva raccontato Omero, ma non era il caso di sottilizzare.«Tu qui, umano, che porti il flauto di Horus, non potrai passare. Vattene e prometto che saremo clementi. La tua amica deve stare da noi», percepì nella sua testa Lele.
Anche la telepatia non era presente tra le caratteristiche della Chimera e non aveva le allucinazioni.
«Ascoltami bene, sottospecie di scherzo della natura, siccome presumo tu sappia cos’è questo libro che emette luce, ti chiedo, gentilmente, di restituirmi la mia amica, altrimenti credo che dovrò oltrepassare la porta, usando le tue ali per pulirmi i piedi, ti è chiara la cosa?», replicò Lele, facendo ben vedere tra le sue mani il libro che brillava di una luce gialla quasi demoniaca.
Avrebbe giurato che pure la copertina in legno si stesse scaldando e che le figure stessero mutando in continuo.
Si ricordò le parole di Camilla quando notò le immagini cambiare forma come se prendessero vita.
Solo adesso notava che sulla copertina era apparso il simbolo dei nove anelli concentrici.
Il libro dei nove anelli... Lele ne era sicuro, anche se non sapeva leggere quelle parole, quel nome gli si agitava dentro alla testa con la forza di una bufera.«Consegnami il libro e avrete salva la vita, umano», ringhiò Chimera, battendo le ali e facendo cadere a terra Lele, facendogli cacciare un sacco di imprecazioni.
«Ah no, prima mi porti fuori Camilla e poi ti consegnerò il libro, mia cara Chimera », rispose Lele.
La bestia enorme stirò le immense ali e con un balzo si librò sopra la testa di Lele, facendo delle agili giravolte sull’ampio soffitto della caverna che ora capiva essere illuminato da uno strano sole, e non era nemmeno più un soffitto, ma un cielo plumbeo, attraverso cui filtrava una specie di sole nero viola dalla corona brillante, quasi ci fosse un'eterna eclisse solare.
Vedeva ancora meglio le mura e la porta che lo dividevano da Camilla, doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Prese il libro e gli chiese con la mente cosa potesse fare.
Il libro pulsava forte ma si aprì a una pagina ben precisa, quella dove era raffigurato un suonatore di flauto che chiamava in aiuto Horus.
Quelle strane lettere incise erano di sicuro la melodia per chiamarlo, ma non sapeva leggerla.
Chimera andò in picchiata, bloccando Lele a terra con i suoi zoccoli duri da caprone, i denti della bestia arrivarono a pochi centimetri dalla gola del ragazzo, quando il libro emise un gemito e un colpo di luce accecante prese entrambi nel suo cono.
Divincolatosi dalla presa di Chimera, Lele si avvicinò al suo zainetto, prese fuori il flauto, pensò a Camilla, al suo coraggio ad averlo soccorso contro i bulli, al tenero amore che era nato cosi bello e forte, cercò di non pensare al dolore per la madre morta, alla solitudine, alla compagnia dei libri e al padre assente.
Pensò a quel bacio e a quella sera tra le braccia dolci e forti di Camilla, avvicinò il flauto alla bocca ed iniziò a suonare una musica dolcissima e potente, che fece aprire le pagine del libro dei nove anelli e da esse apparve la figura di Horus, ora non più prigioniera del bosco.
La bestia si ritrasse ma guardò Horus con aria di sfida, pronta a sostenere un nuovo attacco.
Horus era immobile, sembrava solo una sagoma di una antica divinità, il medaglione che aveva al petto brillava della stessa luce del libro ma più debole.
Chimera ringhiò forte e si scagliò contro Horus, colpendolo con i suoi zoccoli duri, facendolo poi cadere rovinoso a terra, con una zampata della sua coda di drago.
Lei si leccò i baffi leonini, già pregustando il piacere di nutrirsi del KA di Horus, così ricco e potente, le avrebbe conferito una forza con la quale avrebbe dominato presto sul loro popolo, che proveniva dalle stelle più lontane.
Horus guardò Lele mentre la bestia affondava i denti sempre di più nella corazza di Horus, dilaniandola senza un attimo di tregua.
Lele guardò Horus senza capire, impotente, come lo era stato quando fu costretto a guardare sua madre deperire sempre di più per poi morire, lasciandolo in quell’abisso di solitudine e inesistenza che a volte gli aveva fatto da coperta, quando non pianse nemmeno una lacrima al funerale, nessuno lo avrebbe mai più visto piangere o essere debole.
Ora le lacrime gli solcavano il viso mentre Chimera tolse il copricapo ad Horus, e la corazza dal petto, gli zoccoli lo ferirono affondando in quello che sembrava una pelle fatta di creta.
I denti del leone si chiusero sul viso di Horus, in quel momento Lele urlò piangendo e si scagliò contro la bestia ma accadde un prodigio.
Dal medaglione di Horus si sprigionò un raggio arcobaleno di straordinaria potenza, che scaraventò Chimera lontano da Horus, il corpo di Lele si dissolse quando fu colpito dal raggio, ritrovandosi poi in un luogo che comprese essere l’interno del medaglione del Dio.
Lele non sapeva che fare, ma una specie di trono sospeso nel nulla lo convinse a sedersi, mentre dei serpenti lo avvolgevano e un'armatura prendeva a formarsi intorno al suo corpo, ricoprendolo di metallo dalla testa ai piedi.
Eppure Lele respirava e ancora meglio vedeva e sentiva tutto dentro a Horus.
Improvvisamente il corpo di Lele iniziò a espandersi, grazie al metallo che lo faceva tramutare, sempre più grande fino a combaciare con la stazza di Horus.
La fusione del corpo era avvenuta.
Lele, nel corpo di Horus, mosse le braccia in alto e una luce si sprigionò forte, poi si mise in posizione di guardia, mentre la bestia, leccandosi le ferite, si rialzò, guardando con un misto di odio e orrore la nuova creatura del caos che aveva davanti.
Avrebbe dovuto combattere nel pieno delle sue forze e di sicuro contro un avversario inesperto anche se, con tutta probabilità, molto potente.
Chimera pensò che comunque poteva contare sull’aiuto dei suoi compagni, compresa la creatura triste e maledetta messa a guardia del labirinto della celeste città di Atlantide, la serenissima città dei nove anelli.
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IL LIBRO DEI 9 ANELLI
Fantasy"NON PUÒ PIOVERE PER SEMPRE" CIT. tratta dal film IL CORVO (11 maggio 1994) 💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟 Periodo molto triste per noi italiani a causa di questo Covid-19 detto coronavirus ma anche per me per problemi gravi...