IL LIBRO DEI 9 ANELLI

LA TRAPPOLA

Non tutte le prigioni hanno le sbarre: ve ne sono molte altre meno evidenti da cui è difficile evadere, perché non sappiamo di esserne prigionieri. Sono le prigioni dei nostri automatismi culturali che castrano l'immaginazione, fonte di creatività.
(Henri Laborit)

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Solo coloro che possono vedere l'invisibile, possono compiere l'impossibile!
(Patrick Snow)

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Quel giorno il tempo era uggioso le nuvole erano nere pronte a sprigionare una tempesta d' acqua e grandine simile a quella che Lele e il Nautilus avevano affrontato nella terra del sogno.
Il vento che si era sollevato stava strappando le foglie dagli alberi che riempivano le panchine e i marciapiedi di Thanis.
Le persone cercavano di correre ai ripari visto il tempo brutto in arrivo, tenendosi stretto l' ombrello e il bavero del cappotto a causa delle forti raffiche d' aria.
Nel parco intorno all' ospedale del Santo Spirito non vi era anima viva e nelle varie stanze di degenza si udiva il forte sibilare del vento.
I medici erano ormai preoccupati per le condizioni critiche di Selene che aveva avuto, secondo loro, un altro distress respiratorio dove dovettero intubarla nuovamente.
Avvisarono i familiari che al prossimo crollo fisico di Selene non garantivano il recupero e chiesero loro il consenso per un eventuale espianto di organi.
Selene in forma astrale, sapeva che aveva ancora pochissima energia vitale ma prima di rientrare nel suo corpo fisico doveva fare una cosa importante.

«Ciao papà», diceva con le lacrime agli occhi mentre vedeva sua madre e suo fratello vestiti di nero tornarsene verso l' auto che gli attendeva in fondo al viale della chiesa dopo la funzione religiosa e pronte ad accompagnare la salma al crematorio più vicino per essere bruciata come ultime volontà del defunto, per poi le sue ceneri essere sparse nel fiume che passava sotto Thanis come lui desiderava.
Carlo, il padre di Selene, era pienamente convinto che tutte le forme viventi della terra facessero parte di un unico universo e che l' energia vitale, una volta dissolto il proprio corpo fisico che la conteneva, si unisse all' ecosistema, ad una coscienza collettiva per divenire parte di qualcosa di unico e immenso.
Lui amava la storia egizia, si sentiva un Lemuriano convinto che il suo spirito si fosse tramandato nei secoli dentro di lui come di tante altre persone inconsapevoli.
E questa passione e verità remota l ' aveva trasmessa a sua figlia Selene.

«So che la polizia sta indagando sulla tua morte. Hanno interrogato tutti anche familiari e amici compresa la mamma. Vedrai che la giustizia farà il suo corso. Mi manchi tanto. Ora devo andare non ho molto tempo», gli sussurrò tristemente appoggiata alla sponda del ponte principale che portava a Thanis e da dove la madre aveva gettato le sue ceneri pocanzi.

Lei una volta sola si era avvicinata e sporta in avanti per fissare con lo sguardo malinconico le pieghe di quell' acqua che si erano portate via le ceneri di suo padre quando d' improvviso, alle sue spalle senti uno strano calore e percepemdo una presenza si voltò e vide che era il suo amato Anubis.
Ogni volta che lei stava male e aveva bisogno di conforto o di aiuto, lui si presentava a lei sentendo il suo stato d' animo come sentiva il suo cuore palpitare più velocemente, quando erano vicini.
Come due anime gemelle dove nemmeno la distanza o la morte li separava legati da un filo invisibile sopra la quale scorreva inarrestabile e forte il loro grande amore.

«Anubis, amore, sei qui».

«Non potevo lasciarti sola in questo momento», disse lui teneramente mentre la stringeva a sé.

Grazie al potere della divinità egizia lei poteva abbracciarlo e sentire il suo corpo stretto a sé.
L'energia di Anubis diventava magicamente anche la sua e così potevano toccarsi e stare insieme come fossero nei loro corpi fisici, realmente.