LA VOLTA DEL TEMPO

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Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d’amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie

ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l’amore
mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.

(Alda Merini)

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Al mattino, Lele e Camilla si svegliarono teneramente abbracciati, Camilla dormiva con un leggero russare che fece sorridere Lele, mentre lei aveva i piedi intrecciati ai suoi.
La tenne abbracciata a sé, passando con le dita le sue labbra sottili e morbide e desiderando di baciarle ancora una volta.
La sveglia suonò con perentoria precisone, facendo spalancare gli occhi a Camilla, la quale si sfregò gli occhi con il dorso delle mani, inquadrò Lele e s’illuminò in un sorriso che ricordava la rugiada mattutina.
Lei allungò la mano e gli accarezzò la guancia destra, si alzò e si strinse a lui.
Lele stava per dire qualcosa ma Camilla gli mise due dita sulle labbra, rimase appoggiata al suo petto ascoltando solo il suo respiro e il battito del cuore.

«Dimmi una cosa, Mr. Strano», sussurrò Camilla con aria un poco beffarda.

«Mentre mi stavi accarezzando le labbra non é che ti sei messo in testa certe idee come hanno gli adulti?».

Lele avvampò come se avesse mangiato pepe di cayenna, il cuore andava come un treno in corsa ed iniziò a sudare.

«Ma cosa ti salta in mente? Figurati, mi piaci, è vero, ma non ti mettere strane idee in testa. Sono una persona educata», balbettò Lele tutto d’un fiato.

Camilla rise dolcemente e lo baciò ancora una volta, questa volta Lele non si ritrasse ma sperava che questo non avrebbe rovinato una bellissima amicizia ma non ci pensò più quando Camilla lo baciò sul collo e sul mento.
Quel giorno mancarono da scuola, si presero una mattina tutta per loro, mentre la frescura della pioggia dell’altra notte e il leggero venticello tennero stretto in un abbraccio un tenero sentimento che stava sbocciando tra due figli dell’altro mondo.
In salotto il libro pulsava, mentre tra un bacio e l’altro, le carezze si facevano sempre più avvolgenti, quasi che la loro pelle volesse unirsi a formare un solo corpo per una sola anima.
Lele notò uno strano segno dietro al collo di Camilla, come due punture fatte con grossi aghi, ma sembravano più due nei tolti con il laser.
Una volta rivestiti dopo una doccia tonificante, tornarono alla loro vita prendendosi una bella lavata di capo dagli insegnanti, ma a loro non importava, tanto erano felici. Da quel giorno, in paese li videro sempre mano nella mano.
Il padre di Lele al suo risveglio aveva preparato una succulenta colazione, come del resto faceva sempre quasi a voler farsi perdonare, la preparó anche per l' amica senza fare alcun riferimento alla sera prima. Sicuramente non si ricordava nulla come spesso accadeva a causa della sbronza serale.
Camilla prima di uscire con Lele ringrazió suo padre che le sorrise senza proferire parola.

Passarono i giorni, il libro continuava a pulsare quando i due ragazzi non erano presenti e nessuno notava come gli occhi di Camilla brillassero di una strana luce.

Mentre iniziava il periodo delle vacanze estive tanto ambito dagli studenti, per Camilla e Lele fu tempo di esami.
Per Samuele c’era l'esame propedeutico che per lui fu una vera passeggiata superare, intelligente e studioso com'era.
Avendo scelto l’indirizzo musicale, Lele diede il massimo di sé con il flauto, anche con quello traverso e con il pianoforte, che gli piaceva meno, anche se per raggranellare qualche soldo, suonava nel bar trattoria del paese in occasione dei fine settimana e degli eventi tradizionali in paese.
Camilla invece non era molto dotata nell' armeggiare con lo strumento mentre era portata per il canto, sembrava un usignolo quando cantava, ma era in scienze naturali e mediche che dava il meglio di sé, sembrava che con la natura lei ci parlasse, che fosse in grado di ascoltare il battito stesso dei pini e degli uccelli, o il passo felpato dei lupi o gli orsi che parlavano tra di loro di quanto fossero buffi gli umani.
E sapeva ascoltare il corpo delle persone, capirne i problemi e arrivare a curare la loro anima.
Empatia, si chiamava empatia.
Qualcosa di strano aveva colpito Camilla privandola dei peli sul corpo ma l’aveva dotata di qualcosa che superava ogni tipo di capacità conoscitiva.
Il dottor Spoth, medico del paese, avrebbe voluto farle degli esami per capire, ma gli fu proibito su di lei, essendo ancora minorenne, qualunque possibile esame medico.
Camilla inoltre godeva di una salute di ferro, mai preso nulla, nemmeno un mal di gola o una febbre, nonostante fosse quasi sempre all’aperto.
Non si era mai procurata una storta, non si tagliava e, come Lele aveva potuto notare, possedeva una forza superiore alla media.
Passati gli esami, Lele decise di concedersi delle brevi vacanze con la sua dolce Camilla ma dove passarle?
Ovviamente, ad esplorare grotte nascoste e luoghi sotto al mare dietro a scogli vari o a leggere un libro dove potersi perdere via tra intrepidi pirati e tesori nascosti da trovare.
Ottimi programmi, ma ebbero un piccolo sconvolgimento quando Camilla scomparve insieme a Wally, in un mattino dove ogni cosa sembrava andare per il verso sbagliato.
A vederli per l’ultima volta fu il giornalaio del paese di Arcobalacqui, il signor Nino, che vide Camilla e Wally uscire di gran carriera dall’abitato.
Camilla sembrava stesse piangendo e Wally rideva sguaiato, non ci aveva dato peso ma ormai era una giornata che non si vedevano.
I giorni divennero tre, Lele organizzò delle squadre di ricerca in collaborazione con il maresciallo Orlando della locale tenenza dei Carabinieri di Arcobalacqui, ma le ricerche a tappeto di tutto il paese unito non diedero alcun risultato.
Poi la situazione si aggravò quando furono trovate numerose bestie nei pascoli sbranate da qualcosa che a prima vista pareva essere un leone di montagna, per quanto rari fossero da quelle parti. Si pensava fosse una bestia scappata da qualche zoo e da quel momento i carabinieri guidati da Orlando e con l’aiuto di esperti cacciatori locali aprirono la caccia cercando di portare avanti anche le ricerche di Camilla e Wally.
A Lele fu impedito in ogni modo di partecipare, troppo rischioso per un ragazzino musicista inesperto, meglio lasciar fare le cose serie ai grandi.
Lele piombò nella disperazione più nera quando furono ritrovati i vestiti di Wally e Camilla a brandelli, ma ancora i corpi non si trovavano.
E mentre le suore, avvisate da Lele e dal maresciallo Orlando, intonavano preghiere canti e salmodie, Lele era determinato a ritrovare la sua amata, senza lasciare nulla d’intentato.
Ad aggravare la situazione, fu la notizia della morte di tre carabinieri e del ferimento di Orlando, il quale, trasportato d’urgenza all’ospedale nella grande città, presentava una ferita all’addome molto simile a quella di una lama di rasoio o di un artiglio affilato.
A Lele venne un’idea, vedendo il libro di suo padre in salotto continuare ad emettere una luce sommessa ma sempre viva e pulsante.
Camilla aveva gli occhi che pulsavano e ricordava che quella sera a casa sua, lei era rimasta affascinata da quel libro, con tutte quelle immagini egiziane e quei simboli. Era da tempo che non andava da Horus, e avrebbe portato con sé ancora  il flauto e quel libro che sembrava pulsare all’unisono con Camilla decidendo di aprirlo davanti a Horus.
S’inoltrò nel bosco e subito vide che la luce del libro aumentava di frequenza ed intensità, cosa che non aveva mai fatto prima d'ora, era come se si fosse risvegliato o meglio fosse richiamato da qualcosa o da qualcuno.
Decise di dare retta al libro e casomai successivamente avrebbe chiesto aiuto ad Horus.
Continuava a seguire quel segnale, ogni tanto sbagliando strada, quando il segnale calava d’intensità mentre recuperava andando nella direzione giusta e la luce pulsava sempre piu forte.
Dopo almeno tre ore di marcia quasi ininterrotta, Samuele si ritrovò in una radura dinanzi ad una grotta che non aveva mai visto.
Una luce strana proveniva dal suo interno mentre il libro sembrava cantare una melodia aliena, da tanto che ora pulsava.
Lele fece per entrare, ma una voce lo distolse.
Era quella di Wally, accasciato nudo e infreddolito dietro a un cespuglio. Presentava diversi tagli sul corpo e una ferita all’ addome simile a un morso.

«Ehi… Strano…  stai… attento…  dentro… quei denti…  gli occhi…  lei è…  volevo vendicarmi un po' e divertirmi con lei, sai?... Salvala… tu… puoi… », furono le ultime parole di Wally, prima che gli occhi roteassero e il suo respiro si spegnesse come il suo cuore.

                      

                  WALLY

Lele era sconvolto da quella vista ma ora più che mai doveva salvare Camilla da qualsiasi cosa ci fosse dentro alla grotta

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Lele era sconvolto da quella vista ma ora più che mai doveva salvare Camilla da qualsiasi cosa ci fosse dentro alla grotta.
Questa volta era stato previdente e si era portato una torcia elettrica.
Ma non serviva, la luce gialla era molto intensa.
Si addentrò nella grotta, scendendo sempre di più.
Il cunicolo sembrava roteare su se stesso, mentre lo percorreva.
Strane iscrizioni geroglifiche che aveva visto sul libro che teneva sotto il braccio apparivano mano a mano che proseguiva.
Poi fu la volta d' iscrizioni in greco antico mentre sentiva una strana aria venire avanti, come il rumore di un ruggito.
Si ricordò delle parole di Camilla riguardo una grotta simile a quella vista sul libro.
Era certo fosse questa la grotta dove intendeva portarlo.
Lele prese fuori dallo zainetto il suo flauto, appena in tempo, perché sbucò in una grotta sotterranea ancora più ampia dove rimase a bocca aperta per quello che si presentò davanti ai suoi occhi.
Dinanzi a lui, si stagliava l’entrata di una costruzione ai cui lati si presentavano delle sfingi e dei tori imbizzarriti.
Non capiva cosa fosse, ma poteva vedere sulle pareti di pietra massiccia delle parole in greco antico.
E dalla porta, si fece avanti dall’ombra una figura che credeva esistesse solo nella mitologia.
E ricordava quel passo dell’Iliade in cui si raccontava di quel mostro che “era il mostro di origine divina, leone la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di fuoco”.
Davanti ai suoi occhi, vomitante fuoco dalla bocca di leone, agitando la sua coda di drago, si stagliava in tutta la sua ferocia la creatura prodigiosa conosciuta come Chimera.

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