L'amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l'amore basta all'amore.(Khalil Gibran)
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Quel giorno, poco prima che avvenisse l'unione tra il KA di Selene e il corpo di Cindy, il padre di Selene vestito di tutto punto, completo con calzoni camicia e giacchetta cotone beige leggera visto la brezza abbastanza piacevole a quell'ora del pomeriggio, si era deciso di andare a trovare sua figlia.
Il suo portamento e il suo sguardo fiero erano l'espressione di chi aveva concluso qualcosa di buono e di chi ne era pienamente soddisfatto.
Infatti stava uscendo da casa avendo con sé una cartelletta contenente il suo ultimo lavoro terminato. L'appartamento non era il suo ma quello di Selene.
Aveva pensato di fare la sua solita capatina in ospedale per raccontare a sua figlia i suoi progressi sulla scritta geroglifica e la sua traduzione.
Sapeva che anche se non poteva comunicare con lui, poteva comunque udire la sua voce, vederlo e in cuor suo, anche capirlo nonostante la moglie e il figlio lo considerassero un folle in quanto era l'unico a credere in un suo recupero.
I medici erano stati molto chiari soprattutto dopo l'ultima crisi che il corpo di Selene aveva subito e dal quale, secondo loro, lei non ne avrebbe fatto più ritorno.
All'angolo tra il parco e il negozio di casalinghi ancora chiuso vi era la sua auto.
La macchina distava poco da dove l'aveva parcheggiata, in una via laterale a fianco del parco giochi che in quel momento era vuoto visto l'orario pomeridiano, dove i bambini erano ancora in casa a fare il loro riposino.
Arrivato a metà strada, uno strano tintinnio lo distrasse dal suo camminare a passo veloce facendolo rallentare e guardare in tale direzione.
Notò una semplice lattina rotolare per il sentiero sterrato che conduceva all'altalena smossa da un lieve vento e con una mezza smorfia delle labbra, proseguì tranquillamemte pensando a raggiungere la macchina.
Il rumore però si fece più stridulo e osservando meglio si accorse che sul muretto che circondava i giardini, alla sua destra, c'era un uomo seduto che aveva tra le dita un coltello da cacciatore, il quale, mentre lui lo oltrepassava, si divertiva a sfregare contro il muro facendogli accapponare la pelle.
Cercando di non badarci più di tanto, continuò il suo cammino deciso.
Ad un certo punto però, vide altri due tizi, i cui volti erano assai poco rassicuranti, postati alla fine della strada in quel momento isolata, che gli sbarravano l'uscita, tra cui uno con una evidente cicatrice sulla guancia, mentre l'altro completamente rasato con un grande drago rosso tatuato sulla spalla sinistra e che teneva in mano un laccio tipo quello utilizzato dai cowboy.
Il professore cercò di non farsi intimorire dalla loro presenza ignorandoli e aumentando il passo, ma il tizio con in mano il laccio da cowboy fece terminare la sua corsa lanciandolo tra le sue gambe.
Con una successiva mossa veloce lo attirò a sé stringendo il cappio della corda sulle sue caviglie e facendolo così rotolare a terra.
In men che non si dica il professore si ritrovò al centro degli aggressori i quali, nel frattempo, si erano avvicinati tutti e tre chiudendosi su di lui a cerchio.
Il padre di Selene, ormai accerchiato dalla confraternita, non capiva che cosa succedesse, guardando i suoi aggressori con aria di perplessità.
Il colpo era stato forte tanto da fargli sbattere la nuca per terra e stordirlo.«Ehi amico sei molto affezionato alla tua borsa e... che cosa ci tieni dentro?», abbaiò l'uomo con il drago rosso sulla spalla.
«Non ho soldi se è ciò che pensate, sono un insegnante di storia e ci tengo solo il mio lavoro. Lasciatemi passare», ribatté lui massaggiandosi la nuca dolente, liberandosi dalla corda e recuperando la posizione eretta.
«Un insegnante di storia. Lasciamolo andare ragazzi. Non ha soldi», asseriva con fare ironico un aggressore, il capo banda, aprendo così un varco all'uomo, il quale, cercò con disinvoltura di oltrepassarli.
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IL LIBRO DEI 9 ANELLI
Fantasy"NON PUÒ PIOVERE PER SEMPRE" CIT. tratta dal film IL CORVO (11 maggio 1994) 💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟❤️💟 Periodo molto triste per noi italiani a causa di questo Covid-19 detto coronavirus ma anche per me per problemi gravi...