DOTTOR MADDOX

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L’anima senza immaginazione è come un osservatorio senza un telescopio.
(Henry Ward Beecher)

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La fantasia è l’occhio dell’anima.
(Joseph Joubert)

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«Dottor Maddox, sono qui perché Camilla sta molto male a causa di Coppelius e ho bisogno del suo aiuto», disse Lele all’ uomo che molti anni addietro aveva salvato la vita a Camilla ma non a Suor Luce.

La porta del dottor Maddox si richiuse facendo accomodare nel suo salotto ben ordinato Lele che stupito, ammirava, nel frattempo che il medico preparava un buon the al limone accompagnato da deliziosi biscotti  alla marmellata, la parete sopra al caminetto in mattoni rustici dove erano appese, facendo bella mostra di sè, due lunghe katane giapponesi incrociate l' una sull' altra.

«Wow che belle sciabole ma sono vere?», domandò Lele con gli occhi sgranati per la meraviglia.

Il dottor Maddox mentre appoggiava il vassoio con le tazze ricamate a mano contenente il the e i biscotti, con espressione divertita e un sorriso dove palesava la sua magnifica dentatura rispose in modo conciso, che erano delle vere "katane" giapponesi molto antiche possedute in passato da valorosi samurai.
Si notava quanto quell’ uomo dall' aria poco distinta per il suo modo bizzarro di vestirsi con capelli lunghi fosse contrariamente molto preciso e attento alle belle e antiche arti e ai suoi preziosi oggetti come la sua affezionata collezione di piatti e posate o come le sue spade giapponesi.

«Devi sapere giovanotto che un tempo le sapevo usare alla perfezione e queste spade si differenziano dalle sciabole per la diversa impugnatura che sarebbe a due mani e…», raccontava lui entusiasta mentre entrambi sorseggiavano il the.

Simultaneamente dall' altra parte del mondo e sotto terra Selene e Camilla, che zoppicava vistosamente serrando i denti per il dolore, cercavano di far allontanare i piccoli amici elfi, pasto prelibato per gli scorpioni giganti.

«Camilla portali in quel cunicolo dietro di noi intanto cercherò di distrarli oltre che ucciderne un po’ ma sono davvero  troppi poi una volta infilati là dentro sarete in salvo poiché loro non potranno entrare grandi come sono», annunciava mentre cercava di bloccare le bestie inferocite trasformandosi nuovamente in falco e che grazie ai suoi raggi riusciva da una certa altezza a ferire vari scorpioni, anche se la loro corazza sembrava a prima vista impenetrabile.

Camilla senza farselo dire due volte incitò il capo della colonia di quel villaggio che veniva chiamato da tutti Puck a muoversi in fretta con tutta la sua gente.
Era difficile comprendere il loro linguaggio fatto soprattutto di gesti e poche parole ma, più che altro da sillabe e versi particolari che fungevano da precisi segnali tra la loro gente.
Puck, era una delle poche parole pronunciate e rivolte ad una unica persona che si era capito fosse il saggio, il capo del villaggio.
Per il resto erano pressoché tutti identici tranne che per un semplice particolare nel vestito indossato che distingueva l' uomo dalla donna ossia una bandana gialla sulla testa delle femmine.
Pian piano Camilla, poggiandosi su un bastone, portò in salvo quasi tutti.
Purtroppo alcuni elfi presi alla sprovvista furono uccisi dall' attacco degli scorpioni assassini.
Anubis, mentre veniva trasportato da alcuni di loro su una lettiga improvvisata, riprese conoscenza, in un lampo comprese la situazione e con l’ aiuto del suo bastone lanciò scariche energetiche per dare una mano a Selene e più tempo a Camilla per mettere in salvo gli elfi.
Ad un certo punto, Camilla si accasciò al suolo preda dei dolori, scosse elettriche presero a sconvolgere il suo corpo, Anubis corse verso di lei e subito constatò le gravi condizioni della golem.
Il suo circuito principale stava distruggendosi per i contrasti sorti nella sua programmazione.
Bisognava intervenire, ma Anubis non sapeva come fare.
Pensò al volo a una soluzione e l’ unica cosa che riuscì a trovare fu di isolare il circuito da quello che sembravano essere i centri del dolore.
Questo avrebbe permesso a Camilla almeno di non soffrire e magari il corpo avrebbe ritardato l’ autodistruzione.
O almeno ci sperava.
Mentre Anubis operava Camilla al meglio delle sue conoscenze, Selene cercò di fermare la marcia impazzita degli scorpioni  cercando di  rallentarli e dare la possibilità alla piccola popolazione di prendere un po' di distanza per poter raggiungere il cunicolo e che tutti potessero entrarvi in tempo.
Intenta a sbarazzarsi di un gruppo proveniente da ovest, ecco un grido sovrumano distrarla verso la provenienza delle varie urla.
Uno scorpione arrivato da non so dove aveva circondato due elfi adulti con il suo piccolo in braccio alla madre e dove il padre per non fare colpire la compagna con il figlio si era messo davanti a loro, sacrificandosi per primo.
Lo scorpione lo aveva infilzato con il suo pungiglione avvelenato.
Selene d' impeto volò su di lui colpendolo e uccidendolo ma per l' elfo adulto non ci fu più nulla da fare purtroppo.
Riprendendo momentaneamente le sue sembianze umane corse a soccorrere i due elfi sopravvissuti: madre e figlio terrorizzati.
Li portò al riparo velocemente dentro quel cunicolo.
Erano gli ultimi da mettere in salvo ma appena dentro, ecco spuntare uno scorpione di fronte a Selene la quale non fu abbastanza veloce per ritrasformarsi in un rapace e  indietreggiò cauta verso la parete esterna del cunicolo.
In un batter d ' occhio si ritrovò in trappola con quella gigantesca bestia che la bloccava, affamata.

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