Capitolo 25

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LUCAS'POV

«Casa, dolce casa!» esclama la biondina una volta varcata la soglia di casa, e non posso che darle ragione.

Nonostante sia passata poco più che una settimana da quando abbiamo lasciato lo stato della Pennsylvania, mi sembra passato molto più tempo.

I sette giorni della mia breve vita più lunghi  di sempre.

Fortunatamente non è stato nessuno dei miei a fare una brutta fine, ma non possono di certo dire lo stesso Jerome, i suoi e quei ragazzini che giocavano a fare i gangster.

Lascio perdere i miei pensieri costatando che ho cose molto più importanti a cui dare peso.

Un esempio potrebbe tranquillamente essere rappresentato da Nick che sta litigando con Paul.

Mi porto l'indice ed il pollice a stringere la base del naso, già esasperato immaginando di cosa stiano discutendo cosi animatamente.

E pensare che avevo esplicitamente detto al rosso che se voleva stare qui finché Lara non si fosse ripresa del tutto dall'episodio della sparatoria - e con ripresa intendo dire anche emotivamente - avrebbe dovuto mantenere la calma e non tirare fuori vecchie discussioni rischiando di stressarla.

A quanto pare però le mie premesse non valgono poi molto, difatti faccio cenno con la testa ad Alex, affinché possa separarli una volta visto lo spintone che Nick riserva a Paul.

Mi butto a peso morto sul divano, tirando un sospiro di sollievo quando vedo sparire al piano di sopra Paul accompagnato da Alexander.

«Ti avevo chiaramente detto di non fare scenate!» dico, a mo' di rimprovero, rivolto verso il rosso che si è appena seduto alla mia destra, facendomi così stare fra lui e Lara.

«Ma non lo vedi come fa?! Ad ogni cosa che dico trova sempre il modo di lanciare frecciatine! Ed io cosa dovrei fare? Starmene in silenzio e subire? Manco morto, Lu! Manco morto» scoppia lui dal nervoso, facendosi domande a cui poi si risponde da solo.

«Dico solo che potresti trattenerti fin quando non sareste soli! Ho già tanto a cui pensare, e lo sai» rispondo in tono calmo e alludendo agli affari.

«Ma Luuu, è Paul che provoca» piagnucola, appoggiandosi del tutto al divano.

«Poi ci parlo io con lui, basta che la smettete una buona volta! Pensavo che spedire uno dei due da qualche parte sarebbe stato utile! Ma no! Ovviamente dovete continuare a rompere i coglioni continuando a litigare come tanti deficenti!» e inevitabilmente la mia premessa di non alterarmi se ne va a quel paese.

È impossibile che non succeda dopo due anni di polemiche fra questi due.

«Ok, ma calmati. Non stai parlando con un cane, ma con uno dei tuoi migliori amici, correggimi pure se mi sbagl-»

«E basta, che cavolo! Ha da quando siamo scesi dall'aereo che sento litigi. Sembrate dei bambini dell'asilo!» lo interrompe la biondina con un tono di voce stanco.

«Ma almeno si può sapere perché ce l'avete tanto l'uno con l'altro?» domanda più che consona dato che li ha sopportati per tutto il viaggio in auto.

«No, è ora di andare a letto» interrompo, così, la conversazione sul nascere.

Senza pensarci troppo la prendo in braccio a mo' di principessa salvata dalla torre e in poco mi trovo già nella sua stanza, con non poche proteste da parte sua del tipo "guarda che posso camminare anche da sola" o il classico insormontabile "mettimi giù".

Scosto le coperte e l'appoggio sul letto stando il più attento possibile alla gamba ferita.

Ormai ho l'ansia di farle più male di quanto già non abbia provato negli ultimi giorni.

Un Mese Per Perdere La Testa (Mafia Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora