Capitolo 3

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LARA'S POV

Dietro l'altra porta si rivela esserci un bagno fornito di ogni comfort.

Non sarò Detective Conan, ma so riconoscere anche io una situazione ambigua e priva di senso.

I miei occhi sondano lenti lo spazio circostante. Dalle piastrelle grigio fumo delle pareti alle lastre di marmo bianco con venature fumastre e azzurre del pavimento. I sanitari bianchi. Lo sportello sopra il ripiano del rubinetto già pieno di tutto ciò che potrebbe servirmi. Con estrema gratitudine prendo tra le mani un pacco extra large di tampax. Poi le mie sopracciglia si inarcano quando noto le marche di shampoo, balsamo e bagnodoccia. Mi ha palesemente spiata per chissà quanto tempo. Sono proprio quelle che uso da sempre. L'ennesimo brivido corre lungo la schiena. La sensazione di essere stata violata è anche peggio di quella di essere in gabbia. Com'è possibile che io non mi sia mai accorta di niente. Certo, dopo averlo sentito pronunciare il mio nome non avevo molti dubbi sulla casualità del rapimento. Voleva me, ed adesso mi ha presa. Che quei due tizi fossero suoi sottoposti? "No, non avrebbe avuto senso ucciderli". O almeno credo. Scuoto la testa, il sapore amaro che sento in bocca dubito andrà via facilmente. Mi concentro su una decisione fondamentale nel mio futuro prossimo. "Meglio un bagno caldo dove potrei addormentarmi e morire affogata o una doccia in cui rischio di scivolare e spaccarmi la testa?". Ci vuole un'attenta riflessione. Alla fine opto per il dolce naufragar in un mare di bollicine.

Mentre la vasca inizia a riempirsi, io inizio una lotta con la cerniera posteriore del mio tubino. "Maledetta! Non vuole proprio scendere". Sbuffo rumorosa. L'esasperazione spinge le lacrime verso l'esterno, ma col piffero incantato che piangerò. Mentre giro il rubinetto per rendere il flusso d'acqua più lieve mi decido.

Lui si è messo a disposizione per ogni cosa? Bene, andrò a disturbarlo per ogni cosa, soprattutto per le più sciocche.

Decisa tiro dritta fuori dalla mia stanza e busso alla sua porta. Meglio se sta già dormendo, almeno sarà un fastidio maggiore per lui.

Aspetto pochi minuti prima che essa si apra. Mi rivela un ragazzo con un'espressione sorpresa, il petto gocciolante. Gocce che arrestano il loro percorso assorbite dall'asciugamano legato in vita.

«Qualche problema?» sembra più incerto di me e lo maledico per questo. Lo maledico perché da quando mi ha rapita non fa che comportarsi da essere umano. Come posso odiarlo se fa così? È fastidioso e mi irrita da morire. Vorrei tirargli uno schiaffo e urlargli di smetterla. Che non è normale. "Fai il mostro, lasciati odiare! Non è abbastanza se mi rapisci solo per rinchiudermi in una prigione d'oro. Non lo è se lo fai quando un attimo prima rischiavo qualcosa di ben peggiore". Ma ovviamente questo resta nascosto nei meandri della mia mente. Nemmeno io voglio accettare il mio stesso desiderio di essere rinchiusa in uno scantinato da un pazzo furioso che mi nutre a pane, acqua e violenza.

«Sì. Mi si è bloccata la cerniera del vestito» gli dò le spalle così che veda il problema. Quasi mi volto a tirargli davvero un pugno quando fa attenzione a non sfiorarmi. Non riesco a capirlo. Dà diversi strattoni, ma nulla, la cerniera ha deciso che adesso il vestito è la mia seconda pelle.

«Vieni» e mi trascina nella tana del lupo. La camera vista dall'interno sembra più illuminata. Una lampada sul comodino getta una luce soffusa su tutto l'ambiente. La parte adibita al relax - con un divano semicircolare, una TV spropositata di fronte, attaccata al muro, diversi DVD su un mobile apposito - è separata da una scalinata e una parete in vetro dalla zona notte. L'ampio letto ricoperto è quello che mi salta subito all'occhio, con ogni probabilità perché adesso vorrei solo fare il mio dannato bagno e dormire. Lui si allontana per poco. Apre un cassetto, ovviamente mi doveva dare le spalle. Mantengo lo sguardo fisso davanti a me. Dura finché non si volta e in mano vedo un dannato coltello. Sarà pure corto, ma dannazione se è affilato. Faccio un passo indietro sconcertata. Il primo pensiero che mi passa per la mente prevede molto sangue e parecchie urla. Poi torno in me. Raddrizzo la schiena e mi volto di nuovo per dargli le spalle.

«Resta immobile» mi avvisa.

«Stavo giusto pensando a quanto starei male in una bara se mi facessero a cubetti» persino io sento il sarcasmo troppo marcato nella mia voce. Per un solo istante mi pento, poi ricordo in che casino sono.

Lui sospira tirando a sé il colletto del vestito.

Dà un taglio netto. Veloce e preciso. Mi affretto a mettere le mani sulle coppe del vestito per non rimanere nuda con solo gli slip addosso. Faccio in tempo a fermarlo. Il tubino è scivolato solo fino a scoprire le spalle e la parte iniziale del seno. Nulla di ché.

«Forse preferivi restare nella situazione in cui eri?» sibila. Mi afferra per le spalle e mi gira. Il suo sguardo è puro fuoco nei miei occhi. «Avrei dovuto lasciarti nelle mani di quei porci?». Il suo viso si fa troppo vicino al mio. Le sue dita si stringono sulle mie spalle nude in moto di rabbia.

«No. Ti sono grata per avermi salvata anche se in quel modo». Mi riempio il petto d'aria. Fronteggiarlo non è facile come mi aspettavo. Ma se lui ha il coltello dalla parte del manico, preferisco essere trafitta che continuare a morire di tedio e angoscia sapendo che tanto finirebbe nello stesso modo. Non voglio prolungare la mia agonia. Preferisco farla finita subito.

«Però spiegami come sei passato dal volermi salvare al rapirmi. Mi dispiace se proprio non riesco a vederci il senso logico».

Serra la mascella. Vedo le vene del collo tendersi. "Sono morta?"

Mi lascia andare. Si allontana. Le sue mani immerse nei capelli che spinge all'indietro. Lavoro inutile. Non appena le toglie i suoi ciuffi scuri tornano a sparare spettinati in ogni direzione.

«Non riesci a vederlo perché non sai tutto» si limita a rispondere.

«Beh, allora spiegamelo!»

«Adesso hai solo bisogno di riposare» torna pacato. In totale silenzio - non si sente nemmeno il rumore dei suoi passi - entra in una stanza e ne esce subito dopo con in mano un fagotto che tira malamente sullo schienale del divano.

Non muovo un singolo muscolo. Sono incollata a questo pavimento e lo sono per scelta. Non mi muoverò finché non avrò le mie maledette risposte.

«Ma che fai?» sussurro quando si toglie l'asciugamano e resta nudo.

«Sono le tre, vorrei andare a dormire se per vostra altezza non è un problema».

«Per tua altezza lo è se ti spogli senza preavviso» rispondo. Mi pento subito dopo di aver pronunciato le ultime due parole. "Lara, ma sei deficiente!".

Lui si ferma con i boxer in mano e solleva un sopracciglio. Schiude le labbra.

«Beh, penso che andrò a dormire» mi schiarisco la voce «Ma domani mi spiegherai tutto, non voglio restare solo per un tuo capriccio». Dietrofront e dritta da dove sono venuta. Potrei anche sembrare seria se non avessi ancora le mani sulle coppe e il vestito dietro dilaniato fin non so dove.

Arrivata in bagno osservo il pavimento allagato. "La, ma sei proprio deficiente".

Chiudo l'acqua. Tiro il tappo della vasca e la svuoto. Poi mi ricordo che adesso sono sola e lascio andare il vestito a terra. Butto anche qualche asciugamano e passo l'ora successiva ad asciugare il pavimento e strizzare panni. Quando lo vedo solo umido, mi spoglio del tutto. Butto i collant strappati e il vestito nella spazzatura. L'intimo nel cesto dei panni sporchi. Unico indumento sopravvissuto.

Sotto la doccia lascio scorrere l'acqua bollente. Scotta da morire venendo a contatto con la mia pelle congelata. Ma non demordo e sopporto in silenzio finché non mi abituo al forte calore. Nell'ora successiva alla conversazione - chiamiamola così - il mio cervello va in stand by. Non penso proprio a nulla.

Quando mi butto sul letto, col nuovo pigiama lilla di flanella, spero solo che non sia andato completamente fuori uso. In questa situazione è una delle poche cose che mi serve davvero. "Cosa avevo detto? Che preferivo essere infilzata subito? Beh a mente lucida preferisco l'agonia"

Chiudo gli occhi con questo ultimo pensiero. Poi né buio né luce. Solo il nulla, senza spazio e senza tempo.






Un Mese Per Perdere La Testa (Mafia Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora