Capitolo 24

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LARA'S POV

Ed eccoci di nuovo qui, dopo nemmeno una settimana a Los Angeles si ritorna a casa, in Pennsylvania.

Con l'aiuto delle stampelle arrivo fino all'inizio delle scale che poi mi conducono al jet privato di Lucas, che a quanto pare ha fatto arrivare proprio per stare il più tranquilli possibili, a detta sua.

Secondo me è più per evitare altri attentati.

Sospiro già stanca senza aver fatto ancora nulla, ma già preparata sull'imminente sforzo che sto per compiere: salire tutti questi gradini di acciaio con le stampelle...

Mi vengono i brividi solo a pensarci.

Alla fine riesco a farmi coraggio ed inizio il percorso infernale che mi porterà ad una morte certa o per mancanza d'ossigeno o per caduta accidentale.

Conoscendomi ne sono più che sicura!

«Ferma li, biondina! Non voglio che ti faccia male» sento urlare in lontananza dopo aver salito la bellezza di quattro gradini in forse cinque minuti.

Piano mi volto e manca poco che mi scivola una stampella e che finisco a faccia sotto. L'unica mia fortuna è che sono riuscita a trovare un appiglio prima di finire spiattellata al suolo a mo'di frittata.

«Lo sapevo» dice solo il moro che è riuscito a prendermi al volo e a salvarmi il naso che ai sarebbe inevitabilmente rotto con l'impatto contro il suolo.

«Provaci tu a camminare con questi cosi! È impossibile!» esclamo seccata alzando le stampelle in aria.

In tutta risposta sorride divertito ed alza gli occhi al cielo.

«Su, metti i cosi in una mano» ordina sottolineando il termine con cui ho definito le stampelle pochi attimi prima.

Senza pensarci due volte ubbidisco curiosa di capire cosa abbia in mente e mi stupisco quando, senza nessun apparente sforzo, riesce a sollevarmi da terra.

«Luke» sussurro prendendo fuoco e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, a dir poco imbarazzata dato che probabilmente ci guardano tutti.

Difatti, alzando appena gli occhi dal suo collo vedo dietro di noi Nick e Paul vicini che parlottano mentre ci guardano con un sorriso malizioso sul viso.

Un po' più in là vedo una rossa parlare ad Alexander, mentre lui mantiene la mascella serrata e l'espressione dura rivolta nella nostra direzione.

Proprio non mi sopporta.

«Luke» ripeto attirando la sua attenzione.

«Dimmi pure» mi esorta a continuare lui.

«Ale c'è l'ha tanto con me?» chiedo con un tono alquanto febbrile per evitare di essere sentita dagli altri che ora stanno salendo la scala dietro di noi.

Lucas non mi risponde finché non siamo seduti sul jet, in dei posti un po' più lontani dai loro.

«Non è che ti odia... Odia l'idea che tu stia con me» risponde semplicemente scrollando le spalle.

"Che tu stia con me" sono queste le parole che rimbombano nella mia mente scombussolata.

Stiamo insieme? Vuole stare con me?
Beh mi ha baciata prima, ma potrebbe anche non avere nessun significato per lui.

Dovrei parlargliene? Forse è meglio di no?

Se va male mi prenderà in giro per un po', no?

Però se va bene potremmo stare insieme?

Troppe domande, mi faccio troppi problemi e non trovo mai troppe soluzioni o risposte.

Decido di dormirci un po' su e che deciderò solo una volta che mi sarò svegliata.

Così appoggio la testa sulla spalla del moro e chiudo gli occhi, già più tranquilla che non mi abbia scacciata via.

Quando riapro le palpebre noto che davanti a me c'è il biondo dagli occhi di ghiaccio che mi fissa come se volesse uccidermi, e forse è così.

O forse è solo assorto nei suoi pensieri.

«Tu-tutto bene?» domando balbettando un po' per l'ansia che riesce a mettermi con quegli occhi quasi trasparenti.

«No, gli stai troppo incollata! Lo stai rovinando!» sputa acido fulminandomi con gli occhi e facendo cenno al moro che dorme beatamente con la testa appoggiata sopra la mia.

Delicatamente gliela faccio appoggiare sulla mia spalla, facendo tornare dritta la mia visuale.

«In che senso lo sto rovinando?» domando scettica corrucciando la fronte.

«Che non è più come era prima di te! Ha esitato, lo sai?! Ha esitato prima di ammazzare quel gran bastardo che ci ha traditi» sibila assottigliando lo sguardo e sbattendo il pugno serrato sul bracciolo del sedile.

«Tu devi star-» cerca di dire, ma viene interrotto dall'arrivo del rosso seguito da Paul.

«Alex, smettila» gli intima con timbro di voce pacato Nick.

«Se Lucas non ha premuto subito il grilletto è solo perché sta tornando come prima che succedesse tu sai cosa» precisa il rosso.

«È comunque un problema per i nostri affari se continua cosi» si agita Alexander.

«No che non lo sarà, sa ciò che va fatto e lo saprà anche in futuro, ma devi capire che è la sua vita, che Luc è abbastanza maturo da sapere e capire cosa è meglio per lui. E tu non sei nessuno per impedirgli di essere felice» gli dice chiaro e tondo Paul.

Alché il biondo si ammutolisce e non spiccica parola per il restante tempo del viaggio.

Una volta atterrati scuoto leggermente il moro per una spalla per poterlo svegliare nel modo più carino che mi venga in mente, evitando però effusioni amorose non sapendo se per lui sono realmente qualcosa oppure se mi vede come una delle tante.

Una volta rimasti soli gliene parlerò. Mi servono quelle risposte.

«Lucas» sussurro al suo orecchio continuando a smuoverlo con un pochettino di più energia.

Finalmente lo sento mugugnare e poi farfugliare qualcosa di incomprensibile.

Quando alla fine apre gli occhi blu mare mi scruta confuso.

«Luke, già sono scesi tutti, ci siamo solo noi qui, dobbiamo sbrigarci o ci lasciano qui» gli spiego velocemente come lui aveva fatto con me giorni prima.

«Si, ora andiamo» dice mettendosi seduto e sbadigliando rumorosamente portandosi una mano davanti la bocca.

Con una lentezza disarmante si alza e allunga le braccia parallele verso l'alto.

«Dai vieni» mi dice poi prendendomi in braccio, cosa che sta diventando un'abitudine troppo imbarazzante.

Scende le scale con tutta tranquillità ed una volta arrivati coi piedi sul cemento capisco che non è intenzionato a mettermi giù.

Passo l'intero tragitto dalla pista d'atterraggio all'uscita dell'aeroporto a protestare invano.

Addirittura non mi mette giù nemmeno quando arriviamo alla sua macchina.

Semplicemente la apre e mi mette seduta sul sedile del passeggero.

Resto attonita per la sua attenzione nel mettermi la cintura di sicurezza, poi chiude lo sportello e fa il giro dell'auto sedendosi al posto del guidatore.

Poggia le mani sullo sterzo sbadigliando di nuovo e scuotendo la testa.

«Ma sei sicuro di voler guidare ancora assonnato?» domando preoccupata.

In tutta risposta fa girare la chiave nel quadrante, accendendo così l'autovettura ed uscendo in retromarcia dal parcheggio mi risponde con un "sicuro".

Nella mia testa non faccio che dirmi che una volta arrivati a casa gli dovrò assolutamente parlare del bacio di questa mattina!

Un Mese Per Perdere La Testa (Mafia Romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora