Avere ventidue anni, vivere a Roma ed essere senza patente significa saltare da un mezzo pubblico all'altro sperando che siano puntuali per non arrivare in ritardo a lavoro. Cosa che purtroppo succede, ma Roma è caotica, si sa e non è facile rispettare gli orari. La mia titolare è abbastanza comprensiva e so che è soddisfatta del mio lavoro, ma a volte fa delle battute per farmi capire che sarebbe anche il momento di iscriversi a scuola guida. Così come i miei genitori sono pronti a ricordarmelo ogni volta che possono. Ma chi glie lo spiega che mi sale l'ansia al solo pensiero di me alla guida da quando Stefano, quattro anni fa, mi ha fatto provare a guidare in una strada isolata e ci è mancato poco che ci schiantassimo contro un albero? Ovviamente quella è stata la prima e ultima volta che sono salita in auto dal lato del guidatore. Ad essere sincera, io neanche volevo. Ma era una delle prime volte che uscivamo e non volevo farmi vedere timorosa, volevo sembrare una sfacciata, una che ama il rischio e l'ho assecondato. Grandissimo sbaglio. Ero una ragazzina immatura e con poca esperienza e se ripenso a quel periodo, quella ragazzina che si stava affacciando per la prima volta ad una relazione seria, mi fa un po' tenerezza e un po' mi fa incazzare, ma questo è un altro discorso. Da un lato vorrei confessare ai miei genitori questo episodio per far cadere la meravigliosa immagine che hanno di Stefano, ma sono sicura che darebbero la colpa a me come hanno già fatto quando hanno saputo che tra di noi era finita. Loro hanno deciso che è stata colpa mia, ma io ancora oggi, dopo un anno, non so il motivo della fine della nostra relazione. Ma questa è un'altra storia.
Lavorare come parrucchiera in un salone significa arrivare a fine giornata con il mal di schiena e odiare con tutta l'anima il venerdì perché è il giorno in cui c'è più gente in assoluto. Significa far finta di essere interessata ad ogni pettegolezzo e/o sfogo delle clienti. Non mi dispiace interagire con le persone, anzi mi piace tantissimo stare in mezzo alla gente, solo che a volte diventa un po' pesante e stancante. Ma ammetto che questo lavoro mi piace tanto e mi diverte, mi trovo bene con la mia collega e questo posto lo sento come una seconda casa. Mi sento fortunata a poter lavorare in un ambiente così sereno. E, se devo dirla tutta, lavorare in uno dei saloni storici e famosi della zona ha i suoi vantaggi, come avere tra clienti alcuni vip e avere occasione di scambiare qualche chiacchiera con loro. Ovviamente senza esagerare e rimanendo professionali.
Ricordo la tristezza negli occhi dei miei nonni paterni quando hanno saputo che non mi sarei iscritta a giurisprudenza per poi andare un domani a lavorare nello studio di famiglia, quello messo in piedi da mio nonno e successivamente portato avanti da mio padre e mio zio, quello in cui in futuro ci lavoreranno i miei due cugini, figli di mio zio, entrambi iscritti a quella facoltà e stanno portando avanti gli studi in maniera brillante. Invece, io e i miei fratelli abbiamo rotto la tradizione, nessuno di noi tre sarà un avvocato un domani. Mio fratello è il primogenito, ci passiamo sei anni, lavora come informatico in un'azienda da anni e appena è diventato indipendente è andato a vivere da solo, anche se ormai sono due anni che convive con la fidanzata. Mia sorella è più grande di me di due anni, si è laureata qualche mese fa in Comunicazione e Marketing e ora sta decidendo cosa fare nella sua vita. Insomma, ci siamo completamente distaccati dalla professione di famiglia e va bene così. I nostri genitori ci hanno sempre lasciati liberi di scegliere, come giusto che sia, e i nonni non si sono mai esplicitamente intromessi, ma sappiamo tutti che in fondo ci speravano. Ma da quando mia nonna ha saputo che spesso lavoro per i VIP, mi obbliga a prendere appuntamento per lei nello stesso giorno in cui viene qualcuno di "importante" perché le piace avere l'opportunità di incontrare e osservare da lontano qualche personaggio conosciuto. È sempre stata bravissima, sempre pacata e non mi ha mai fatto fare brutte figure. Ormai, per questo, sono diventata la sua nipote preferita, lo so io e lo sa lei, inutile negarlo.
<<Buongiorno, corro a mettermi la divisa>> esclamo entrando di fretta, sono arrivata un po' tardi a lavoro come mio solito. <<Dov'è Roberta? >> chiedo della mia collega quando mi rendo conto che oltre alla mia titolare non c'è nessuno.
<<È in magazzino a mettere a posto i prodotti che sono arrivati ieri sera. >> annuisco, poi prendo l'elastico per capelli, mi avvicino allo specchio per sistemarli ma poi mi sento dire:
<<Comunque Margherita devo parlarti>>
Mi giro di scatto verso di lei, sento i brividi lungo la schiena e il cuore che perde qualche battito, credo anche di aver perso colorito in viso ed essere diventata bianca come i muri di una sala d'aspetto squallida.
Scoppia a ridere <<tranquilla, non mi svenire ora che devo farti una proposta di lavoro.>>
Butto fuori l'aria che stavo trattenendo, porto una mano sul petto, mi siedo sulla poltrona vicino l'entrata di fronte alla mia titolare che si trova dietro al bancone in cui è situata la cassa.
<<Che proposta?>>CIAO!
Approfitto di questo coraggio inaspettato che ho in corpo oggi per pubblicare questo prologo, che ho finito di scrivere ieri mattina al mare.
Metto le mani avanti e confesso che non so neanche io che piega prenderà questa storia, ma ho delle idee e spero di riuscire a svilupparle al meglio.Se qualcuno è arrivato a leggere fino a qua: Grazie❤️
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Daylight
RomanceMargherita è una parrucchiera, lavora in un famoso salone della sua città e vive le sue giornate tra casa e lavoro. Lorenzo è un attore di teatro emergente, pieno di sogni e speranze per il futuro. E se lei finisse a lavorare per la compagnia di t...