Capitolo 9

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Mi alzo e procedo verso il palco per complimentarmi con tutti loro, sono davvero spettacolari e la commedia è fantastica, è tutto bellissimo. Non vedo l'ora che inizi il tour: tutte le persone si meritano di venire a conoscenza di questa meraviglia e della bravura del cast, si meritano di brillare e auguro di cuore a tutti loro che questo possa essere solo l'inizio di una lunga carriera.

Aspetto che scendano dalle scalette del retro, ma mi passano avanti coloro che erano nelle prime file, devono accordarsi per gli ultimi dettagli e comunicarli agli attori. Decido quindi di allontanarmi e andare a recuperare la borsa lasciata nella stanza. Estraggo il cellulare e trovo delle chiamate perse da mia sorella e poi un messaggio:
"Ti avevo chiamato per dirti che il mio ragazzo mi ha fatto una sorpresa e stiamo andando fuori città, torno domani mattina.

Bacini.

Ah magari chiedi a Nicolas di venirti a recuperare."

Rileggo un paio di volte perché sono incredula. Mi ha lasciato a piedi. Non ci posso credere.

Questa non glie la faccio passare liscia, domani mi sente. Ma che comportamento è questo? Ma poi che significa "venirti a recuperare?" non sono mica un pacco! In questo momento la riempirei di insulti. Ancora devo digerire il fatto dell'auto e ora mi lascia anche senza passaggio. Invece di farsi perdonare mi sta facendo innervosire sempre di più. Non mi piacciono gli imprevisti, come si può notare. Non le rispondo neanche, si merita di preoccuparsi e poi di sentirsi in colpa. Come minimo doveva chiederlo lei a Nic di venirmi a prendere, visto che mi ha dato buca all'ultimo. Ora chi lo sente a mio fratello, che quello odia le cose improvvisate e vuole essere avvisato almeno due ore prima perché è un perfettino del cazzo che tra poco programma anche quando andare in bagno. E dovrebbe avviarsi ora. Se mi concentro posso sentire le sue lamentele e ancora devo avvertirlo.

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, avvio la telefonata e aspetto, ma si attiva subito la segreteria. Sbuffo ancora più forte di prima.

Non posso più continuare così, appena finisco questo lavoro mi iscrivo a scuola guida così non disturbo più nessuno e divento, finalmente, indipendente al cento per cento. E affronto pure la paura di guidare nata grazie al mio carissimo ex fidanzato.

Lorenzo varca la soglia dopo aver bussato

<<Hai una faccia! Che è successo? Facciamo tanto schifo?>> chiede con un sorriso, incrociando le braccia al petto aspettando una risposta.

<<Voi siete pazzeschi e sono davvero contenta di essere rimasta, mi avete emozionato. Scusa se te lo dico con questo poco entusiasmo, ma sono incazzata nera con mia sorella perché non viene più a prendermi e sto chiamando mio fratello ma scatta subito la segreteria. Credo proprio che a riportarmi a casa sarà un taxi.>>

<<Perché non viene più?>> mi chiede, sedendosi sulla poltrona accanto a quella in cui sono seduta io

<<Perché il ragazzo le ha fatto una sorpresa e non so dove cazzo la sta portando>>

<<Beh dai, non è colpa sua allora>>

Lo fulmino con lo sguardo, forse glie ne ho regalato uno troppo cattivo perché subito mi dice

<<Sono sorpreso di essere ancora vivo>> si porta una mano sul petto <<Vacci piano con quegli sguardi assassini che mi sono venuti i brividi>> conclude accennando un sorriso.

<<Scusa, sono troppo nervosa e mi dispiace che ci stai andando di mezzo tu. Non volevo.>>

<<Dai, ti accompagno io a casa, problema risolto. >> Si alza, mi guarda <<Ancora seduta? Dai, andiamo>> mi fa cenno con la testa.

<<Ma è lontano da qui. Non voglio farti passare una serata in mezzo al traffico! Chiamo un taxi>>

<<Ma quale taxi! Hai appena detto che abiti lontano, sai quanto ti fanno pagare? E poi a me fa piacere darti un passaggio>>

Salutiamo gli altri ragazzi, mi complimento con loro e poi usciamo, ci avviamo verso la macchina, mi siedo sul sedile del passeggero, metto la cintura di sicurezza e poi osservo Lorenzo che mette in moto, inizio a dargli indicazioni e, senza rendermene conto, osservo per troppo tempo il modo in cui guida, come muove le mani sul volante e nel cambiare marcia. Distolgo finalmente lo sguardo, giusto in tempo per dirgli di svoltare a destra. Se si è reso conto che stavo guardando, sta facendo finta di nulla ed è meglio così. Ma forse è troppo concentrato sulla strada per accorgersene, non so. Comunque ha delle belle mani.

<<Fermati lì, dove c'è il cancello verde>> lo informo indicando con un dito la destinazione.

<<Eccoci>> dice arrestando l'auto.

<<Grazie mille, sei stato davvero gentile e mi dispiace averti fatto fare tutta questa strada>> lui sta per rispondere ma lo interrompo sbattendo le mani per un'idea che mi è venuta in mente adesso <<Sali, ti invito a cena, è il minimo>> propongo con forse troppo entusiasmo perché Lorenzo mi guarda stranito <<non penso sia una buona idea, sei fuori casa da stamattina e stai tornando solo ora, sarai stanca e non voglio recarti disturbo>>

<<Ma che stai dicendo! Tanto devo cucinare a prescindere, fare una porzione in più non mi costa nulla, anzi mi fai pure compagnia visto che non c'è nessuno a casa>>

Ora si mostra pensieroso, sta decidendo cosa fare e dopo qualche secondo si volta verso di me

<<Ti ho convinto eh?>>

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