Capitolo 21

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È passata una settimana dal giorno in cui ho scoperto di Lorenzo e Federica ed è una settimana che mi sto allontanando sempre di più da lui, ormai non ci parliamo quasi più. Da un lato mi dispiace, dall'altro so che è meglio così per me. E sono anche un po' sollevata dal fatto che lui mi lasci stare, all'inizio ha provato un paio di volte a parlarmi ma io ho sempre alzato un muro, probabilmente sto passando per la stronza della situazione e forse lo sono, ma devo pensare a me e io sento il bisogno di prendere le distanze. Sicuramente si è stancato di provare a capire cosa mi succede e lo comprendo, fa bene a non darmi importanza, spero che non ci sia rimasto troppo male di questo mio allontanamento.

Ieri siamo arrivati nel posto in cui i ragazzi hanno lo spettacolo in questi giorni e in albergo la mia camera è di fronte alla sua e questo mi infastidisce un po', spero solo che si incontrino altrove e non in quella di Lorenzo, non lo sopporterei. Negli ultimi giorni ho pensato tanto e sono arrivata alla conclusione che lui non mi abbia detto più nulla del famoso biglietto perché forse mi sono lasciata andare troppo e lui ha ritenuto opportuno farlo cadere nel dimenticatoio visto che sta con Federica.

Forse la mia reazione è esagerata, ma scoprire la loro relazione è stato come ricevere uno schiaffo in faccia all'improvviso, non me l'aspettavo e ci sono rimasta male, mi sento molto triste e non trovo nulla che mi tiri su. Per fortuna le mie amiche mi stanno vicino anche se a distanza e sono contenta perché se non avessi neanche loro probabilmente starei peggio.

Sento bussare alla porta, mi alzo dal letto e vado ad aprire. È Lorenzo con un pacco di biscotti in mano.

<<Ciao>>

<<Ciao, che ci fai qui?>> chiedo spostandomi di lato per farlo entrare, non ce la faccio a cacciarlo via, non ho più le forze per ignorarlo in modo così spietato.

<<Come stai? Ti ho portato i tuoi biscotti preferiti>> agita la mano mostrando la busta, entra nella camera e chiude la porta, accenna un sorriso timido e sfrega la mano libera sulla gamba. È in ansia. E mi sento malissimo e in colpa perché stavolta la causa della sua ansia sono io, io che ho sempre cercato di aiutarlo e tranquillizzarlo mi trovo ad essere il motivo del suo malessere. Non doveva andare così.

<<Sto!>> gli mostro un sorriso amareggiato <<grazie per i biscotti, non dovevi>>

<<E invece sì! È da una settimana che sei strana con me, che ho fatto?>> punta i suoi occhi dritti nei miei e mi trema il cuore, è dispiaciuto e mi viene da piangere. Come glie lo dico? Non posso dire la verità perché non ha fatto nulla di male, è solo colpa mia e della mia abilità di innamorarmi dei ragazzi sbagliati. Anche se penso che lui sarebbe quello giusto, mi ha fatto solo del bene in tutto questo tempo, ma è sbagliato per me perché è già impegnato.

<<Niente>> rispondo, trattenendo le lacrime <<è solo un mio periodo strano, passerà>>

<<Marghe non so cosa ti succede ma io voglio starti vicino. Però devi aiutarmi anche tu perché non so che fare, sembra sempre che ti dia fastidio quando uno si interessa a ciò che ti capita. Ti rendi conto che sono sempre io a venire da te? Perché ti chiudi a riccio e allontani le persone che ci tengono?>>

Le lacrime iniziano a scendere, non riesco più a trattenerle e aumentano sempre di più. Era da qualche giorno che riuscivo a non piangere e non volevo crollare ora, di fronte a lui.

Si avvicina e mi abbraccia e io mi metto a piangere ancora più forte perché mi erano mancati i suoi abbracci, mi sento al sicuro ma adesso anche in colpa perché non va bene, le sue braccia non possono essere il mio posto, è sbagliato.

<<Non piangere>> mi sussurra e inizia ad accarezzarmi i capelli <<mangia un biscotto>> accenna una risata per sdrammatizzare e alleggerire il momento. Ci stacchiamo, recupera il pacco che aveva appoggiato sulla scrivania, io mi asciugo le lacrime e mi siedo sul letto, lui mi raggiunge e mi appoggia la busta sulle gambe, troviamo una posizione che ci permette di stare comodi e poi mi avvolge con un braccio facendomi accoccolare sul suo petto. Passiamo il tempo così: in silenzio e mangiando un po' di biscotti e sto bene. Forse posso continuare a stargli vicino, anche solo come amica, mi è mancato tanto e non voglio più trascorrere dei giorni senza neanche parlargli.

Il suono del telefono avvisa che gli è arrivato un messaggio.

<<Ludovico mi ha appena ricordato che tra una decina di minuti dobbiamo riprendere le prove. Ti va di venire a vederci, come l'altra volta? Non saresti neanche sola nel pubblico, visto che oggi è arrivato il fidanzato di Federica>>

Mi stacco da lui, lo guardo in viso ed è molto tranquillo mentre dice queste parole e mi sento confusa. Federica è fidanzata? Sta tradendo il ragazzo e a Lorenzo va bene essere l'amante? Oppure non ho capito nulla e mi sono fatta un film in testa?

<<Non pensavo che Federica fosse fidanzata>>

<< È stato fuori dall'Italia per lavoro ed è tornato ieri a Roma e oggi è venuto qui per vedere lo spettacolo per la prima volta e per stare un po' con lei. L'ho conosciuto prima, mi sembra simpatico>>

<<Ah. Ma.. non gli da fastidio? Cioè tu e lei interpretate due innamorati, non ha paura che possa succedere qualcosa? Non gli da fastidio vederla in atteggiamenti romantici con un altro?>>

Non si aspettava questa mia reazione, ha un'espressione di sorpresa, poi alza le spalle <<Fa parte del nostro lavoro. Capisco che per chi non è del mestiere può sembrare strano, ma non è automatico innamorarsi tra colleghi. Sicuramente è una cosa che succede, ci sono molti casi di coppie famose che si sono conosciute sul set, ma non è una regola. A me, per esempio, non è mai successo di prendere una cotta per una con cui condividevo il palco. Non è mai scattato nulla con nessuna, solo grandi amicizie. E poi, chi è fidanzato con qualcuno che fa questo lavoro o lo accetta o non ci sta. Non si può essere gelosi per il lavoro del partner sennò diventa una situazione faticosa e si rischia di litigare spesso e non va bene, non fa bene a nessuno>>

<<A te è successo di stare con una ragazza gelosa di ciò che poteva succedere con una collega?>>

<<Sì, l'ho dovuta lasciare perché non ce la facevo più. Litigavamo praticamente sempre e non potevamo continuare così. Non rinuncerò mai al mio sogno per una ragazza, anche perché chi ti ama vuole il tuo bene, non ti chiede di mollare ciò che ti rende felice>>

<<Mi dispiace, non volevo farti venire in mente tristi ricordi>>

<<Eh vabbè, è andata così, ormai è passato del tempo, tranquilla>> si alza e mette il cellulare in tasca <<quindi, che fai, vieni?>>

Annuisco e ci avviamo per raggiungere gli altri che sono già lì.

Sono contenta e sollevata di aver scoperto la verità, mi sento tremendamente stupida e patetica perché ho fatto tutto da sola, ho tirato le mie conclusioni senza chissà quali prove. Ho pianto, sofferto inutilmente e con il mio comportamento ho ferito anche lui. Mi dispiace tanto per lui, per come l'ho fatto sentire, non merita di stare male per i miei errori. Da questo episodio devo imparare a non volare con i pensieri e non scambiare le supposizioni per verità assoluta.

Mentre camminiamo gli prendo la mano <<Ti prometto che non mi allontanerò più senza motivo>> in risposta mi stringe la mano più forte, ci sorridiamo e stiamo bene così.

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