Capitolo 15

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Oggi è il grande giorno, la prima data dello spettacolo.

Sono tutti emozionati e in ansia, la loro voglia di salire sul palco e dare ufficialmente vita ai loro personaggi è forte e non vedono l'ora di inaugurare questo tour. Io mi sento molto orgogliosa di tutti loro, dalla mia posizione privilegiata di chi ha potuto vedere tutto in anteprima so che andrà bene e che il pubblico presente stasera saprà godersi a pieno la commedia e dare il giusto riconoscimento a chi ha lavorato duramente, e continua a farlo, a questo progetto.

Naturalmente in queste ultime ore c'è più movimento del solito dietro le quinte e i ritmi sono più frenetici, un po' mi fa male la testa dalla confusione, sento le gambe affaticate e la schiena distrutta. Ma l'entusiasmo è più forte. In realtà sono abituata a stare in piedi per tanto tempo, quando lavoravo nel salone di Ada era anche peggio, ma in quest'ultimo periodo qui avevo degli orari che mi permettevano di riposarmi un po'.

<<Dai, siediti che ti aggiusto un attimo il ciuffo e poi continuo l'acconciatura di Anna>>

Lorenzo si siede senza dire nulla, mi basta incrociare un attimo i suoi occhi per notare che l'ansia lo sta divorando

<<Come va?>> chiedo, forse sbagliando perché è palese il suo stato e può sembrare una domanda stupida, ma è anche il mio modo per dirgli che lo capisco e che se vuole io ci sono per ascoltarlo mentre lavoro.

<<Eh insomma>> si sforza di sorridere <<ho portato il quaderno qui oggi, per rileggere tutte le cose che mi motivano a continuare, per darmi la carica e placare l'ansia>> si sfrega le mani sulle gambe, non riesce a stare fermo <<anche perché le cose vanno fatte, nonostante l'ansia le cose vanno fatte>> conclude.
Inutile dire che provo un piacere immenso nel sentirgli dire ciò, sono fiera di lui e dei passi avanti che ha fatto e sono sempre molto contenta quando vedo che ha ascoltato i miei consigli e che continua a farlo. Mi fa stare bene.

So che oggi ci saranno anche i suoi familiari e mi auguro che questo lo aiuti a tranquillizzarsi.

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Lo spettacolo è giunto al termine, il cast dopo essere riapparso sul palco per prendersi gli applausi del pubblico, salutare e ringraziare tutti scende dalle scalette che portano al retro per ritornare qui dietro e io vado incontro a Lorenzo camminando veloce quasi correndo in corridoio, lui mi nota e mi sorride, io accelero ancora un po' il passo e lo raggiungo, mi butto tra le sue braccia, lui ricambia la stretta subito e diamo vita ad un abbraccio caloroso. Mi sento nel posto giusto, sto bene e rimaniamo così per diversi minuti, i nostri corpi che si stringono in mezzo al corridoio e non pensiamo a nulla, solo al desiderio di stringerci forte, senza curarci delle persone che passano, senza preoccuparci di interrompere il passaggio, senza timore di sentire gli occhi degli altri addosso.

<<È andato tutto bene, visto?>> esordisco quando ci stacchiamo, lui sorride soddisfatto e lo vedo molto più rilassato, è veramente contento e mi si riempie il cuore di gioia. Mi prende per mano e mi porta con sé nel suo camerino, dove nel frattempo si trovano gli altri che ridono, scherzano e si abbracciano felici.

Propongono di andare a festeggiare in un locale, ma io sono un po' restia, ho gli indumenti da lavoro che non sono adatti per andare in giro, quindi li ringrazio e declino l'offerta, augurando loro buona serata. Anna mi suggerisce di prendere in prestito un vestito tra i tanti che ci sono nella stanza dei costumi, gli altri approvano e mi spingono ad accettare. Quindi mi ritrovo a fare una ricerca disperata del vestito adatto per far serata sperando di trovare qualcosa che mi entri. Alla fine trovo un abito bianco con una scollatura a cuore e che cade morbido fino a metà coscia, ha le maniche ricamate. È molto bello e mi piace anche come mi sta addosso. Mi aggiusto i capelli al volo, mi metto un po' di rossetto e il mascara e poi raggiungo gli altri fuori dal teatro che mi aspettano. Mi squadrano dall'alto al basso e si complimentano per il risultato finale.

<<Vieni in auto con me?>> domanda Lorenzo avvicinandosi pericolosamente, infilandosi le mani in tasca, mentre gli altri scelgono in quale locale andare, gli rispondo subito di sì.

Il tragitto in macchina è tranquillo, ma pieno di scambi di sguardi e sorrisi complici.

Ho avvisato mia sorella di questo cambio di programma, pregandola di non lasciarmi a piedi anche se lui si è offerto di riaccompagnarmi ma ho detto di no, mi dispiace e non è giusto che si converta nel mio autista.

<<Appena sono un po' più libera giuro che mi iscrivo a scuola guida, così non disturbo più nessuno>>

<<Sì, così puoi andare dove ti pare e quando vuoi senza dipendere da nessuno. E poi guidare è bello, mi piace, anche se quando c'è traffico un po' meno>>

<<Beh sì, il traffico è snervante. Comunque, ha detto che viene a prendermi, anche se non può fare troppo tardi perché domani mattina ha un colloquio di lavoro>>

Il locale è molto bello ed elegante, nonostante la musica alta, ci accomodiamo su delle poltrone che si trovano in un angolo non affollato e diamo inizio a questi festeggiamenti.

Beviamo, balliamo, ridiamo insieme, mi diverto, trascorro una bella serata e sono contenta di essere venuta, di poter complimentarmi con tutti loro e confessare quanto sia orgogliosa del lavoro che stanno facendo.

Lorenzo mi tiene sempre compagnia, non si allontana mai troppo da me, mi prende la mano quando degli sconosciuti palesemente ubriachi provano ad approcciare e lo ringrazio, è molto protettivo nei miei confronti e mi sento al sicuro.

Mia sorella mi avvisa che sta per arrivare, saluto tutti, lui sceglie di accompagnarmi fuori ad aspettarla, non c'è quasi nessuno qui, siamo noi due con un lampione in lontananza che illumina un tratto di strada

<<Sai che i tuoi occhi verdi sono proprio belli? L'ho sempre pensato da quando ti conosco, ma stasera hanno una luce speciale>>

Non faccio in tempo a sorridere e a pensare ad una risposta che sento il clacson di una macchina, mi giro, Lucia è arrivata a prendermi.
Lo saluto rapidamente e raggiungo mia sorella in auto, non posso farla aspettare, è arrivata fin qui solo per me e ha urgenza di tornare a casa e dormire. Gli faccio un ultimo cenno con la mano e lo lascio lì, da solo, interrompendo il discorso, senza dirgli nulla.

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