110 - Lei

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È lei... è qui.

Incrocia il mio sguardo e mi sorride, venendo nella mia direzione.

<Ciao Grace.> Mi saluta.

<C-ciao.> Balbetto.

Non è cambiata nemmeno un po'.

Di solito quando va via per un po' e poi ritorna, cambia sempre qualcosa.

<Non c'è Jackie oggi?> Mi domanda guardando il banco vuoto affianco a me.

<No, ti vuoi sedere?> Le domando togliendo la borsa da sopra la sedia.

<Certo.> Mi sorride e si va a sedere.

<Allora, quando sei tornata?> Le domando.

<Ieri sera.> Risponde togliendo il libro dallo zaino. <Ho cambiato stanza per questo non mi hai vista.> Aggiunge.

<Capisco...> Sussurro distogliendo lo sguardo da lei.

<Come va?> Mi domanda facendomi ritornare a osservarla.

Non ha davvero cambiato niente... è così strano.

<Beh, se mettiamo da parte la situazione di Austin, bene. A proposito, come mai non sei mai venuta a fargli visita all'ospedale? O chiamato...> Le domando. <Beh, in verità non hai mai chiamato nessuno di noi...> Dico riflettendo a voce alta.

<Non ero in città, ma in montagna. Quindi internet non prendeva e mia madre mi ha vietato di utilizzare il cellulare. Voleva stessimo insieme senza il disturbo di telefoni e apparecchi elettronici vari.> Spiega nel mentre che entra il professore.

<Ok, allora ti perdono.> Le sorrido.

Ricambia il sorriso e il professore inizia l'appello.

Ci sono così tante cose che vorrei chiederle. Magari più tardi sto un po' con lei, era da tanto che non la vedevo.

* Jason's pov *

<Fatto.> Dice Jackie uscendo dal bagno.

<Bene, allora andiamo?> Le domando alzandomi dal suo letto.

Non sono mai entrato nella sua stanza ed è molto diversa da quella di Grace.

Sembra tutt'altro mondo. In più sono divise.

La parte di Makenzie è piena di poster di varie celebrità e di serie tv, le lenzuola del suo letto sono scure e il suo armadio è ricoperto da della carta adesiva nera.

Invece, la parte di Jackie è un po' più colorata. Ha diverse foto attaccate al muro sopra il letto e nelle mensole sopra la scrivania ci sono vari libri, libri che ho letto anche io.

Per il resto, è una normalissima stanza di due adolescenti di sesso femminile.

<Si, andiamo.> Dice sorridendomi e prendendo chiavi e cellulare da sopra la scrivania.

Li mette in borsa ed usciamo dalla stanza.

<Dove vorresti andare a mangiare?> Le domando.

<Non ne ho idea. Io non vivo qui a Londra. Sono americana.>

<In effetti, si sentiva un po' dall'accento.> Ridacchio mentre scendiamo le scale.

<Non si nota poi molto. Cambio solo la pronuncia di alcuni nomi.>

<Già.>

Mi ricordo il giorno in cui ha chiesto se c'era del pomodoro nell'insalata e quasi nessuno l'ha capita per via della pronuncia.

<Comunque, tu dove vorresti andare?> Mi domanda mentre usciamo dal dormitorio.

<Che dici del Burger King? Di lì ci sarai stata almeno una volta in America.>

<Certo che ci sono stata.> Dice mentre la noto rabbrividire grazie a una folata di vento.

<Bene, allora aggiudicato.> Le sorrido prendendola per mano così da farle aumentare il passo e arrivare prima in auto.

Appena saliamo, accendo subito il riscaldamento e il motore.

Spero di ricordarmi dov'è e che non ci sia troppa fila, ma prima...

<Ti va se ti faccio vedere un po' com'è Londra con un giro turistico in auto? Ti farò da guida.>

Annuisce e parto accendendo la radio.

Almeno prima di arrivare in città, ci godiamo un po' di musica.

* Austin's pov *

<Non ce la faccio Kodey.> Dico mentre lui mi tiene per le braccia.

<Si che ce la fai, muovi quelle gambe.> Dice.

Sono almeno un quarto d'ora che provo a nuotare, ma i miei arti non vogliono collaborare.

<Sono bloccato Kodey, riesci a capirlo si o no?!> Sbraito mettendomi in piedi, tenendomi sempre a lui.

<Smettila di dirlo, hai fatto qualche progresso rispetto all'inizio.>

Mi stacco. <A si? E quale? Stare in piedi?> Domando mentre mi muovo per uscire dall'acqua.

<Aspetta, ti aiuto.> Dice avvicinandosi di più.

<Ce la faccio da solo.> Dico appoggiandomi al bordo piscina.

Mi da fastidio il fatto che io non riesca più a nuotare.

Come faccio ora con il club? Con le gare che sono tutta la mia vita. Come faccio a rilassarmi se non posso più nuotare?! Il nuoto è la cosa che più mi calma tra tutte e ora non lo posso più praticare!

Esco dall'acqua facendo un po' di fatica e Kodey fa la stessa cosa.

<Riesci a metterti in piedi?> Mi domanda.

<Certo che ce la faccio, cosa credi?> Dico mettendomi in piedi, ma nel mentre perdo l'equilibrio finendo quasi in acqua.

Fortuna che lui ha subito allungato un braccio per mantenermi e mi tira a se.

<Meno male che ce la facevi.> Dice ridendosela sotto i baffi.

<Non c'è un cazzo da ridere.> Dico spintonandolo per allontanarlo.

Lui sospira scuotendo la testa e io vado a prendere il mio asciugamano da sopra la panca.

<Sei irritabile come al solito.> Commenta prima di bere un po' d'acqua.

<Per te il nuoto non è niente, quindi se da un giorno a un altro smettessi di nuotare non ti importerebbe niente, ma per me non è così.> Dico sedendomi sulla panca.

Mi fanno male tutti i muscoli e non riesco più a stare in piedi.

Lui si avvicina a me allungandomi la sua bottiglia.

<Grazie.> Dico prendendola e aprendola.

<So che per te il nuoto è importante, ma fidati di me, riuscirai a nuotare e potrai tornare alle tue gare e ai tuoi esagerati allenamenti.>

Gli passo la bottiglia e sospiro.

<Non lo so Kodey. Sento come se non potessi più fare niente come prima.>

<Ci riuscirai Austin.> Dice mettendo la sua mano sopra la mia.

Volto il capo verso di lui passando lo sguardo su tutti i lineamenti del suo viso.

<Mi fido di te Kodey.> Gli sorrido un minimo.

<Ecco, questo è l'Austin che conosco. Quello che non si fa abbattere da niente.>

Sorrido di più e lo abbraccio sussurrando: <Grazie Kodey.>

<Di niente amico.> Dice stringendomi a se.

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Ok, li sentite i miei urli per Kodey e Austin? Solo io li trovo estremamente adorabili?
Comunque, chissà se Grace farà la cosa giusta nel stare con Callie... no, sto dicendo troppo.
Love you all
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My Boy 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora