132 - Non mi crederesti

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Arrivo da Olivia e le sorrido. Sono in anticipo quindi posso permettermi una merenda prima di iniziare il turno.

Quest'oggi è stata davvero una faticaccia.

Mi sono svegliata molto presto, come solito ormai da un mese, ho frequentato le prime quattro ore di lezione, dopodiché siamo andati a prendere Austin, abbiamo mangiato un panino al volo e siamo tornati al campus.

Nash e Kodey hanno subito portato Austin in stanza così da potersi sistemare per bene, Jason è andato agli allenamenti e io in camera per farmi una doccia e poi venire qui a lavorare.

Ancora non sono riuscita a racimolare abbastanza soldi per ripagare i danni, chissà per quanto altro tempo mi toccherà stare qui. Non che mi dispiaccia, certo, anzi almeno ho qualcosa da fare, ma non so... vorrei passare più tempo con i miei amici e sapere cosa passa per la testa un po' a tutti.
Li vedo strani, molto strani.

Qualcuno mi picchietta la spalla e mi volto.

<Posso parlarti un attimo?> È Nash.

Cosa vuole? Non mi ha calcolata tutta una settimana se non stamattina per Austin, perché ora tutt'un tratto vuole parlare?

Sbuffo e gli domando: <Cosa vuoi?>

<In... in privato.> Dice distogliendo lo sguardo.

Sbuffo più sonoramente di prima e mi alzo.

<Arrivo tra poco.> Avverto Olivia.

Lei annuisce passando lo sguarda da Nash a me e vice versa e poi ritorna a fare i primi cappuccini delle cinque del pomeriggio.

Ci allontaniamo ed usciamo fuori.

Una folata di vento mi fa rabbrividire subito, si vede che ormai siamo arrivati a Novembre.

<Ok, qui andrà bene.> Dice fermandosi in un punto abbastanza buio e alla svista di tutti.

<Se vuoi uccidermi è il momento perfetto.> Dico.

<No, non voglio ucciderti, solo parlare.> Dice appoggiandosi al muro davanti a me.

<Sentiamo allora.> Incrocio le braccia al petto e lui inizia ad osservarmi più allungo del solito.

Si morde il labbro e abbassa lo sguardo dicendo: <Volevo solo dirti che... mi dispiace.>

<Per cosa, esattamente?>

<Per averti ignorata tutta la settimana.> Torna a guardarmi.

<Si, come no.> Alzo gli occhi al cielo.

Sempre la solita storia, mi ignora, mi chiede scusa, ci riavviciniamo e ritorniamo punto a capo. È tutto uno stupidissimo ciclo.

<Davvero Grace, mi dispiace. È solo che non voglio ritornare con due costole rotte per via del tuo ragazzo.>

<Smettila di dare la colpa a lui. So cosa gli hai detto per farlo arrivare a quel punto, me lo ricordo fin troppo bene.>

<Sai quello che ti ha detto lui, ma non sai se è la verità.>

Inarco un sopracciglio e dico: <Quale sarebbe la verità, allora?>

<Lui sa che so la verità sul suo conto.>

<Eh?> Domando confusa.

Sbuffa e toglie fuori una sigaretta. Cosa che fa spesso quando è teso o soprappensiero.

<Perché hai mentito sulla storia di Rod? Perché gli hai detto quelle cattiverie?> Domando mentre se l'accende.

Incatena i suoi occhi nei miei e dice: <Io non ho mentito, non gli ho detto qualunque cosa lui ti abbia detto.> E fa il primo tiro.

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