166 - Strani comportamenti

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Nash mi porta sino alla sua stanza e chiude la porta a chiave una volta entrati.

Che vuole farmi? Vuole uccidermi?

<Che le hai detto?> Mi domanda guardandomi duramente.

<Io... io non le ho detto niente... solo che...> Inizio a tremare.

Lui sospira e dice: <Calmati, non sono arrabbiato con te, puoi stare tranquilla.>

<Ok...> Dico in un sospiro e distogliendo lo sguardo.

<Ehi.> Si avvicina a me. <Ho detto che devi stare tranquilla.>

<Lo sono.> Rispondo alzando lo sguardo su di lui.

<Allora perché continui a tremare? Hai freddo?>

Scuoto la testa e vado a sedermi sul letto di Austin.

Lui va a sedersi sul suo e così rimaniamo uno difronte all'altro.

<Ora mi dici cosa gli hai detto?>

<Solo che ti sei fatto molti amici e che ti vogliono tutti bene, che stai bene.>

<E basta?>

<Poi sei arrivato tu.>

<Capisco. E come avete iniziato la conversazione?>

<Mi sono scontrata con lei mentre andavo via dalla mensa e mi ha chiesto se ti conoscevo.>

<Potevi stare più attenta, almeno non l'avresti conosciuta.> Dice allungando il braccio verso il comodino per prendere il suo pacchetto di sigarette.

Rimango in silenzio e osservo i suoi movimenti mentre si alza e si accende la sigaretta.

Si siede sul davanzale della finestra e guarda fuori.

Mi alzo dal letto e mi avvicino a lui senza nemmeno rendermene conto. È come se le mie gambe avessero vita propria.

E così tutto il resto del mio corpo, dato che mi tiro a peso morto su di lui.

Ma che diavolo sto facendo?

<Tutto bene? Sei svenuta?> Mi domanda muovendomi il braccio.

Mugugno qualcosa di incomprensibile anche per me e alzo la testa per guardarlo.

<Che fai?> Domanda spegnendo la sigaretta e mettendola nel portacenere al suo fianco.

Nascondo il viso nell'incavo del suo collo e inspiro il suo profumo.

Davvero ma cosa diavolo mi prende?

<Grace sto iniziando a preoccuparmi.> Dice cercando di alzarmi da sopra di lui. <E se continui a fare forza potremmo cadere di sotto.>

Mi alzo e mi sposto da lui tornando a sedermi sul letto di Austin.

No, no, non sto bene.

Si alza anche lui e mi prende le mani.

<Smettila di sederti sul letto di Austin e vieni qui.>

Ci sediamo sul suo, anzi, ci sdraiamo.

<Ora puoi metterti com'eri prima. Almeno qui non rischiamo di cadere.> Sorride leggermente.

Annuisco meccanicamente e mi metto su di lui.

Mi stringe a se con un braccio e con la mano mi accarezza i capelli.

<Scusami.> Sussurro.

<Di cosa?>

Alzo il viso per guardarlo. <Per quello che ti ha fatto Daniel. È colpa mia se ti ha picchiato.>

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