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Nel pomeriggio mia zia decise di tenere il negozio chiuso. Il motivo? Quella stupida e inutile festa. Ci rilassammo nel nostro umile salotto, sorseggiando una buona tazza di tè freddo. Almeno c'era un lato positivo. Erano giorni che non lo facevamo per via degli impegni. Dopo aver bevuto il tè lasciai sola mia zia e mi diressi in bagno. Riempii la vasca di acqua tiepida e mi immersi. Era l'ideale per rinfrescarsi con il caldo, soprattutto quello mattiniero. Avevo ancora i capelli mal raccolti e, sciogliendo l'improvvisato fermaglio, li lavai. Non sopportavo portare i capelli legati. Solitamente erano sempre liberi, con la riga centrale e spesso lisci di natura. Chiusi gli occhi e mi rilassai, pensando al dilemma di come li avrei sistemati in serata, quando d'un tratto mi balenò in mente il ragazzo dal saluto originale. Che pura coincidenza essersi trovato lì in quell'istante, ma soprattutto aver insistito ad aiutarmi. Forse ero apparsa come una disperata? Eppure non avevo dato segnali d'aiuto. La mente aleggiò ipotesi e ormai l'acqua era diventata fredda. Uscii dalla vasca e mi vestii, in seguito acconciai i capelli con il ferro per ricavare delle onde leggere e li alzai in un semi raccolto, in aggiunta di un semplice fermaglio. Continuai valorizzando con il trucco il viso, esagerando con un rossetto rosso intenso e infine marcai gli occhi con del mascara. Li ingrandii, evidenziando la loro particolarità. Avevano una forma a mandorla ed erano cangianti. Si chiamavano così perché mutavano colore a seconda della temperatura che raggiungeva la giornata, e forse anche del mio umore. Assumevano sfumature tra il castano chiaro e il verde. Quindi non avevano mai un colore definito. Quel dettaglio lo avevo ereditato da mio padre. Alle sette di sera la famiglia Shaw ci aspettava fuori casa, per concederci un passaggio con la loro auto. Prima di chiudere la porta diedi un ultimo sguardo allo specchio e, nel riflettermi, mi sentivo apprezzabile. Anche zia Daisy non tralasciò il suo fascino. Arricciò i capelli per poi legarli, come sempre. Uscendo da casa, entrammo in auto. Anche la famiglia Shaw era molto curata. Zia Elise e Rosalyn indossavano abiti neri con perline. Modelli diversi ma simili nello stile, zio Dylan, invece, indossava un abito marrone gessato. Dopo i saluti, zio Dylan mise in moto. . Guardando fuori dal finestrino, notai come tanti altri si apprestavano a partire nello stesso momento. Zio Dylan, prendendo la provinciale in direzione di Corfe Caste, partì verso quella che sarebbe stata una serata indimenticabile per tutti.




***

Raggiungemmo quasi dieci minuti dopo l'entrata di Villa Mason, dei Lloyd. L'enorme cancello di ferro battuto grigio scuro, con il grande stemma di famiglia in pietra bianca, si propose a un lungo viale pieno di statue e alberi di cipresso. I caratteri dello stemma appuntavano le iniziali C. S. accerchiato da rose su cui spuntava una corona. Marciammo a velocità d'uomo. In fondo al viale erigeva una grande fontana circolare con putti che gettavano l'acqua a cascata, attorniata da cespugli di rose bianche. C'erano diverse auto affilate. Accodandoci, roteammo attorno alla fontana, giungendo davanti a un'imponente scalinata. Era sovraffollata, ma stabilendo un ordine ben coordinato, alcuni portieri aiutarono le signore a scendere dalle auto e le accompagnarono fino l'interno della struttura, altri invece, facendo scendere i signori, parcheggiarono i mezzi di trasporto.


Mi distrassi per guardare la bellezza del posto e concentrai l'attenzione sull'abitazione. La grande facciata della villa era in stile georgiano, con sfaccettature del barocco inglese, illuminata da numerosi candelabri a piantana. L'effetto era spettacolare e scenico. Scendemmo anche noi, venendo scortati fino all'atrio aperto del palazzo, dove, all'interno, c'era una gran confusione di gente che chiacchierava e beveva champagne dai vassoi proposti dai camerieri, accompagnati dagli aperitivi. Si udiva la musica del pianoforte e del jazz in sottofondo, in sintonia con il canto di una splendida voce maschile. Non tutti però ne stavano prestando attenzione, a causa della frenesia nel salutarsi e dialogare. Diedi un'occhiata attorno riconoscendo molta gente e vedendo altri sconosciuti che invece erano tremendamente ricchi e abbienti. A evidenziarli erano i loro abiti e i modi di fare. Gli uomini erano quasi tutti sofisticamente in smoking, capelli ben pettinati, barbe e baffi ordinati e con orologi e anelli d'oro. C'erano anche alcuni ufficiali della corona in divisa. Le donne, invece, indossavano abiti corti alla caviglia o al ginocchio, ornati con pietre, frange e coralli ed emanavano un bellissimo effetto sinuoso. Erano davvero bellissime. Nel vederle ricordai della mia banale figura e un forte senso di disagio si impadronì di me. Mi sentivo un'arretrata in mezzo a tanta modernità. Accantonai il mio disturbo e cercai di sorvolare. Nessuno di mia conoscenza sembrava notare le differenze. Era solo una serata di svago e tentai anch'io di entrare in quell'ottica.

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