8

128 22 15
                                    

4.

La sera uscii e restando al locale di David ci dividemmo in due gruppi: i ragazzi si unirono a David per dargli una mano e noi ragazze rimanemmo sedute a un tavolo per parlare. A un certo punto si avvicinarono due giovani uomini di origini francesi che chiesero, con un inglese storpiato, di sedersi con noi e fare amicizia. Anche se non dovevamo per pudore, coinvolsi Rosalyn a interagire mentre Jade se la diede a gambe. Per uno scambio di battute non potevamo mica essere marchiate, vero?
Chiacchierai un po’ in francese e un po’ in inglese, facendo da tramite a tutti. Rosalyn lanciava spesso occhiate attorno per vedere chi ci stava osservando, preoccupata dei giudizi altrui, io, invece, mi sentivo a mio agio. Attaccando bottone con i due uomini, giungemmo alle presentazioni. Si chiamavano André e Antoin e venivano da Cherbourg, un paese marittimo Oltremanica, e tra una risata e l’altra quei due sciocchi credettero di aver fatto colpo su di noi. Per lo sghignazzare attirammo molte attenzioni da parte dei clienti, e non solo, specialmente quella di Robert per Rosalyn. Glielo segnalai segretamente con il braccio, facendole notare come lui la stesse osservando. Ma a intrattenere  l'attenzione su di noi non fu l'unico. A osservare la scena c'era anche il giovane uomo dal saluto originale. Sedeva al bancone del bar, fumando una sigaretta,  vestito per la prima volta in maniera informale. Indossava una polo nera con un pantalone scuro. Il suo sguardo lo trovai lusinghiero e sicura di aver inteso il suo messaggio  Non ti stacco gli occhi da addosso, gli sorrisi. Sorpreso di essere stato scoperto ricambiò il gesto, ma distratta di nuovo dai francesi e dall’irritazione di Robert per le loro avance, lo persi di vista. In effetti Robert, spalleggiato da Thomas, dileguò malamente i due francesi che, con poca voglia di cacciarsi nei guai, ci lasciarono. Una volta rimaste sole, Thomas tornò da David, Jade tornò con noi, mentre Robert ci lanciò occhiate taglienti. Non l'avevo mai visto così arrabbiato, e prima di aprire bocca, Rosalyn si pronunciò per giustificarsi.
«Stavamo solo dialogando.»
«Dialogare non è prendere confidenza con gli sconosciuti. Ma cosa vi salta in mente? Non è decoroso!» Tuonò Robert verso di noi. Rosalyn  impallidì, credendo di poter essere presa per una donna facile. Io invece gli risposi a tono. Non gradivo affatto il suo concetto.
«Decoroso? È così che la pensi, Rob? Cosa avremmo fatto di indecoroso?»
«Siete delle giovani donne, tutte sole e vi siete esposte con degli sconosciuti senza problemi.»
«Appunto, Robert. Dov'è la difficoltà? Non credo di aver fatto qualcosa di illegale, tranne che parlare.»  
«La gente, Isabel, potrebbe parlare male per delle sciocchezze» si guardò intorno per indicare i clienti. «E tra l'altro poteva essere pericoloso» concluse, soffermandosi su Rosalyn. Sembrava deluso.
«Ma alla fine non è successo niente. Abbiamo solo riso» attirai nuovamente l’attenzione di Robert. Speravo di scagionare Rosalyn. Non era giusto che si prendesse il benservito. Lui si rabbuiò.
«Sì, ma non sapevate chi fossero quei tipi, Is. Dovete essere più prudenti. Non ci siamo sempre noi dietro.»
«Che commento da cavaliere, ser Robert» arricciai il naso alla sua esagerata galanteria. In quell'istante David, lasciando al banco Thomas e sentendoci discutere, si unì a capire il discorso.
«Che succede? Chi ha offeso chi?»
«La signorina bilingue» Robert mi indicò «Si è messa a scherzare con due tipi francesi con poco decoro» ripeté il termine.
Sbuffai. «Almeno qualcuno ci prova con Rosalyn» dissi balda, sorseggiando con una cannuccia del ginger analcolico. Assunsi un atteggiamento da attaccabrighe e speravo di incentivare Robert a reagire, ma al contrario delle mie aspettative si ammutolì. Mi accorsi di averlo ferito, desolato lanciò uno sguardo d’intesa a Rosalyn, prima di dirigersi al bancone. David mi fulminò con gli occhi e seguì Robert, continuando con i rimproveri, soprattutto riferiti a me: la bilingue.
«Ops! Credo che si sia offeso» dissi con tono sdrammatizzante, ma nessuno accennò a una risposta. Rosalyn era visibilmente angosciata, e solo in quel momento notai in lei degli occhi traboccanti di lacrime. Seriamente dispiaciuta del suo stato emotivo mi spinsi a prendere la sua mano e tranquillizzarla. Speravo che tutto quel caos portasse quei due a dirsi finalmente quello che provavano l'uno per l'altro, e che la gelosia fosse un incentivo. Rosalyn, sorpresa del mio gesto, mi donò uno stentato sorriso.
«Vai a parlargli e continua pure a dare la colpa a me. Non preoccuparti» le consigliai. Rosalyn, premurosa di salvare il legame con Robert, prese alla lettera il mio consiglio e, appena rimasi sola con Jade, tornammo a parlare civettuole della questione. Distratta a sorseggiare la mia bevanda e a replicare le mie motivazioni con la moglie del barista, mi accorsi che il nostro dialogo non era del tutto privato. I miei ossequi si era interessato alla questione, prendendo gusto a interpretare ogni scena. Avrei tanto voluto chiedergli cosa avesse da guardare e origliare, ma preferendo tacere e non ricevere future prediche che sarebbero giunte a zia Daisy, infastidita dalla sua indiretta intrusione, salutai Jade e lasciai il locale.

LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora