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Rifiutare la proposta di Liam mi portò a essere vista in malo modo. La cosa continuò per diversi giorni se non settimane. Al mio passaggio la gente mi evitava. Venni messa al bando dalle prove di canto del reverendo Morgan e si vociferavano congetture, criticando la mia persona. Anche le vendite calarono, come previsto, nel negozio di mia zia. Per timore che li infettassi con i miei pensieri, l'Emporio rimase per qualche giorno vuoto. Ovviamente non poteva durare a lungo, eravamo l'unico punto di fornitura di ogni genere e, dopo la diffidenza iniziale, si ristabilii un ordine. Nel farlo mia zia mi consigliò di evitare di lavorare con lei. Sapevo di esser ancora un'attrazione per i compaesani, e occhio non vede, cuore non duole. Intanto il nostro rapporto dopo quella sera fece piccoli passi per  progredire. Le uniche che ci rimasero fedeli furono zia Elise e Rosalyn. Lei, più di tutte, mi sosteneva anche solo con la sua presenza. La dolcezza, la comprensione e il bene di Rosalyn era impagabile. Non per questo era la mia migliore amica. Una mattina venne a farmi visita a casa. Ero sola, presa dalla faccende domestiche e, invitandola a entrare, le preparai del tè con i biscotti. Lei si accomodò in sala e mi strinse la mano con compassione.
«Mi spiace per tutto questo.»
Cercai di prendere il contesto alla leggera. «È il bello di dire le cose come stanno.»
«Sì, ma per un rifiuto è troppo. Sembra che tu abbia ucciso.»
«Si sta parlando del nipote del reverendo. Un pezzo grosso, sai» alzai le sopracciglia con finto vanto.
«Te ne sei scelto uno...» si lamentò, sorseggiando il tè.
«Sfide toste per donne toste» feci segno con il braccio, mostrando il muscolo, scherzando. Rosalyn scoppiò a ridere. Io risi con lei e dopo il momento di leggerezza, tentò di tornare più seria. «Questa mattina sono venuta di fretta per raccontarti delle novità.»
«Quali?» Mi incuriosii.
«Rob mi ha chiesto di sposarlo» squittì.
Alle sue parole esultai dalla gioia. «Ma che bello. Finalmente. Era ora. Non ci posso credere.»
«Neanche io. Ho scelto già il vestito. La mamma di Rob, la sera stessa, mi ha fatto sfogliare le riviste degli abiti da sposa. È tutto così veloce e travolgente. Mi sento in estasi» si emozionò, e le sue gote arrossirono. Perfino il suo respiro sembrava affannoso. Istintivamente la tirai a me e l'abbracciai. Fece in tempo a lasciare la tazzina del tè per non versarselo addosso. Dopo esserci separate, lei prese qualcosa dalla sua borsetta. «Ecco a te. Nero su bianco» mostrò con aria fiera due buste di carta. Era la partecipazione al suo matrimonio. Mi porse tra le mani la prima e, tremando di euforia, l’aprii e cominciai a leggere ad alta voce. Con solennità feci finta di schiarirmi la gola e annunciare. «Signori e signori, dopo dieci anni di aspettative, attese e drammi esistenziali...» risi.
«Quanto sei scema» mi diede un piccolo schiaffo sul braccio. Risi ancora di più.
«Però dovevi stamparlo e aggiungerlo. No, dai aspetta, adesso sarò più seria. Allora...» misi l'invito davanti ai miei occhi per leggerlo nuovamente. «Allora...» mi schiarii ancora la voce. «Robert Richardson e Rosalyn Shaw, annunciano le loro nozze il 10 settembre» sospesi di leggere.
«Ma abbiamo sorpassato la metà di luglio. Manca meno di un mese e mezzo» collegai la tempistica.
«Sì. La data l'ha scelta Roby. Ma adesso continua» mi incitò.
«Certo. Allora, la messa verrà celebrata nella chiesa di Sant George, alle ore 10:00» sospesi di leggere ancora, guardando Rosalyn.  «Io sono bandita dalle mura cattoliche.»
«Passerà del tempo fino ad allora e la cosa si dimenticherà. Alcuni già lo hanno fatto. Devi esserci» mise una mano sulla mia e stringerla.
«Certo. Scherzavo. Però non vorrei che mi obbligassi anche tu a cantare per il tuo matrimonio» finsi di accigliarmi.
Rosalyn scoppiò a ridere. «E con chi dovresti parlare se io sarò all'altare?»
«Sì, giusto. Mi abbandoni. Non ho calcolato che Robert mi ruberà il posto» mi intristii seriamente.
Lei mi consolò. «Non ti preoccupare. Dopo il viaggio di nozze, ogni domenica, chiacchiereremo a messa» promise. Sembrava aver colto il mio stato. Ironizzai su, per non far pesare la verità.
«Ti ringrazio, Rosalyn. Ti lascerò il posto. Sei un'amica.»
Scoppiammo a ridere in una risata fragorosa.
«Anche tu lo sei per me, per questo ho un'altra cosa da darti» mi tolse di mano l'invito per darmene un altro.
«Aspetta, io non ho ancora finito di leggere» ripresi la partecipazione e completai la lettura in modo silenzioso sul dove si sarebbe svolta la festa. Eravamo ospiti nell'elegantissimo ristorante sul molo. Sia la famiglia Shaw che i Richardson erano benestanti, festeggiare eventi così importanti era una cosa dovuta.
Appena Rosalyn notò che avevo completato di leggere la partecipazione, aprì l'altro invito:

Sei la mia migliore amica, con la A maiuscola, e senza di te non avrei potuto raggiungere la felicità che provo adesso. Vorrei che partecipassi alla nostra unione in modo diretto, sperando di accettare la mia proposta di essere la mia damigella d'onore.

Terminai di leggere, meravigliata ed entusiasta della sua richiesta. Senza pensarci, misi da parte gli inviti per abbracciarla. «Che bello! Grazie, Rose. Ti voglio bene!» Le confessai, sincera. Non amavo le smancerie, ma mi coinvolse.
Rosalyn rise, ricambiando la stretta. «Ti ho messo un po' di zucchero? Se Robert lo venisse a sapere ti prenderebbe in giro. Lo sai?» Ci separammo dal nostro abbraccio.
«Non mi interessa e poi credo di dover ringraziare anche lui per la proposta.»
«Sì, in effetti è così. A questo proposito devo chiederti un piacere» Rosalyn mutò espressione, da sembrare in ansia.
«Piacere?» Inarcai un sopracciglio.
Sospirò. «Sì, piacere.»
«Va bene. Dimmi» rimasi incerta.
«Ti devo chiedere di fare l'abito dalla mamma di Robert» concluse la richiesta con le mani giunte.
«Dalla Strega?» Arricciai il naso, non gradendo.
«Isabel! Adesso lei diventerà mia suocera.»
«E io non vorrei essere in te.»
«Non è come pensi. Mi ha apprezzata subito.»
«E cosa non dovrebbe apprezzare di te? Sei meravigliosa. Lo spero per lei. Sarei pronta ad attaccarla quando vuoi se ti dovesse infastidire. Sappilo» la avvisai scherzosamente.
Ridemmo.
«Sì, lo so. È proprio questo il problema.»
«Okay. Non ti preoccupare. Per te sopporterei la strega.»
«Isabel!» Rosalyn mi rimproverò.
«Sì, giusto. La parentela» ridacchiai, mettendo una mano davanti alla bocca. «Come vorresti che chiamassi la futura suocera, signora Richardson?» Feci la domanda, quando mi venne in mente un altro particolare che mi fece diventare seria. Rosalyn avrebbe preso il loro cognome.
«Non è che mi diventi come lei?» Mi preoccupai.
Rosalyn non riuscì a trattenere la risata. «Certo che no.»
«E posso continuare a chiamarti come sempre. Solo Rosalyn?» Chiesi titubante.
Rosalyn lesse la mia inquietudine. Quel cambiamento spaventava più me che lei. «Certo che sì. Non cambierà niente tra di noi, Is. Saremo sempre amiche» sorrise con dolcezza per rincuorarmi. Ricambiai l’espressione. Rosalyn mise una mano sul mio braccio e mi accarezzò. Dopo avermi confortata sgranò gli occhi come se avesse ricordato qualcosa.
«Ah!» Allargò la sua bocca in un smagliante sorriso. «Non so in che giorno, data o ora, ma arriverà presto Stephan.»
Ero veramente sorpresa. «Alleluia!» Misi le mani giunte per il miracolo ascoltato.  «A cosa dobbiamo la grazia?»
«Al matrimonio.»
«Ah. Sì, giusto. E così presto? Ci vuole del tempo» realizzai la tempistica. Era strano dopo tutta quella distanza di anni.
Rosalyn lo percepì. «C'è qualcosa che non va?»
«No, assolutamente. Mi ha fatto più che piacere questa notizia, ma tuo fratello lo sa che gli aspetta una bella tirata di orecchie e un enorme rimprovero? Non si fa vedere da secoli!» Sì, ero decisamente indignata. Ne presi consapevolezza sul mio modo di esprimermi.
Rosalyn lo difese. «È stato impegnato parecchio, ma non l'ha fatto di certo apposta.»
Alzai gli occhi al cielo, tacendo una battutina velenosa. In fondo ero felice del suo arrivo. Rivedere Stephan mi avrebbe fatto bene.

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