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Nel pomeriggio, come garantii al reverendo, andai a far le prove di canto in chiesa. Appena finii mi ricongiunsi con i miei amici. Come previsto Daniel non venne e io, nonostante avessimo deciso di andare a Swanage al Luna Park, non mi divertii. Sebbene ci fossero la musica, le distrazioni e la confusione, mi sentivo mancare qualcosa... Lui.  La sua assenza sembravo assorbirla solo io e non era un bene.
La mattina seguente non andai al parco. Decisi di stare all'Emporio e andare nella camera oscura per sviluppare la pellicola. Consapevole di come muovermi, mi misi subito all'opera. Nel pomeriggio andai in chiesa per le prove e a fine serata mi dedicai ancora al mio hobby. Volevo vedere la fotografia dei tre vecchietti, ma purtroppo avevo già giurato di non vendicarmi per il bene di mia zia. Finii molto tardi e appena tornai dentro casa, trovai mia zia ad attendermi per la cena. Divertita, le sventolai la famosa foto ridendo ancora a crepapelle. Andammo a dormire con un umore almeno positivo.
Il mattino seguente successe una cosa rara, mai capita. Mi svegliai tardi. Non potendo perdere tempo, mia zia mi avvisò di non allontanarmi e andare con lei a lavoro, e io decisi di non contraddirla. In mattinata vennero a trovarci Vera, la signora Morgan e Liam. La signora Morgan mi lodò con zia Daisy per le mie doti canore, ma nel bel mezzo degli elogi udimmo l'arrivo di un auto . Era Daniel.
Ero impegnata a parlare con Vera, con tutta l'attenzione di Liam addosso. Appena vidi Daniel, però, presi una boccata d'aria. Era incredibile la capacità che aveva di darmi e togliermi il respiro. Aveva il suo solito stile d'abbigliamento. Indossava una camicia a maniche corte bianca con un pantalone marrone a scacchi, sorretto da delle bretelle. Aveva da poco finito di fumare perché l'odore  si manifestò forte, confondendosi con il suo adorabile profumo.
Varcando la soglia squadrò male Liam.
«Buongiorno» salutò. Si avvicinò al bancone nella mia direzione e io Lo accolsi con una battuta. «Oggi siamo in tenuta normale?»
Daniel, prima di rispondere, si guardò attorno da occhi indiscreti, specialmente da quelli di mia zia, che iniziarono a essere sempre più indagatrici nei suoi confronti. «Sì, oggi tradizionale.»
«Almeno hai vinto?»
«Certo.»
«Cosa ti serve?» Mi pronunciai, credendo fosse venuto per acquistare qualcosa. Misi dell'entusiasmo, ma in lui notai un comportamento avverso e turbato.
Ignorò la mia domanda e mormorò cauto. «Credevo di vederti questa mattina.»
Nell'udire le sue parole mi paralizzai. Rimasi a osservarlo, tesa. Mi sentivo a disagio nel dargli delle spiegazioni senza un motivo, col rischio di essere sentita da mia zia e il resto della compagnia.  Mi girai a guardare verso di lei, realizzando che era intenta a parlare con Vera e Liam. Tornai a guardare Daniel con aria confusa, mentre lui, capendo la mia situazione, trovò un pretesto per poterne parlare fuori, soprattutto da soli. Si rivolse a me, ma il messaggio era diretto da far ascoltare a zia Daisy.
«Isabel, ho incontrato Robert. Ti cercava. Gli ho detto che ti avrei avvisata e saremmo andati insieme.»
Nascosi il mio scetticismo e gli ressi il gioco. «Cosa vuole?»
Alle mie parole mia zia si girò di scatto per sentirci. Daniel finse di non averla vista. «Vorrebbe chiederti qualcosa. Vieni?» Mi invitò, deciso.
«Sì. Okay. Ehm...» Divenni incerta, non sapendo cosa fare. Guardai zia Daisy per confermare. Feci per togliermi il grembiule,  e lei mi avvisò con un’occhiataccia.
«Isabel, non fare tardi.»
«Va bene.» uscii da dietro il bancone per avvicinarmi a Daniel. Aprì la porta e mi lasciò uscire, lanciando un'ultima occhiataccia a Liam.
Appena chiuse la porta iniziò a parlare.
«Facciamo una passeggiata?»
«Una passeggiata? Cosa è successo?»
«Niente. Ti ho fatta uscire per non essere ascoltati. Tutto qui.»
«So trovare da sola le scuse. Non ho bisogno di te.»
Mise una mano dietro le spalle per esortarmi a camminare e toccò la mia pelle. Per non dar spettacolo davanti a mia zia, che di certo si trovava dietro alle porte a vetro del negozio per spiare, lo accontentai. Ci incamminammo dirigendoci verso il centro del paese, nella presunta direzione di Robert.
Stufa di non capirci più nulla, dopo alcuni metri, lo fermai afferrando il suo polso. «Mi dici perché tanta segretezza?»
«Non mi andava di allarmare tua zia e far dubitare di altro.»
«Altro, cosa?»
«Niente.» negò con la testa.
«Come mai non sei venuta questa mattina? Credevo che ci andassi tutti i giorni» riprese ad attaccare.
«Ero stanca e mi sono svegliata più tardi. È un reato se capita?» Mi esposi lecita. Daniel, dopo avermi ascoltata, sembrò rilassarsi. Sollevò le labbra sfoggiando un sorriso sghembo.
«No. No anzi. Al contrario.»
«Bene. Era solo questo?»
«No» riprese a camminare con le mani in tasca. Lo seguii e ci dirigemmo al parco. C'era il sole che piombava sulle nostre teste, ma nel posto scelto, per fortuna, c'erano degli alberi a ripararci. Alla prima panchina, si fermò e ci sedemmo.
«Mi dici cosa devi chiedermi?» lo costrinsi a guardarmi, provando un’ansia che contorceva il mio stomaco. Vederlo agitato faceva stare me nella stessa maniera.
«Adesso hai gli occhi più scuri. Sei visibilmente nervosa.»
«Daniel, ti pare che mi interessi di che colore ho gli occhi, adesso?» Sbottai.
Lui deviò la mia domanda passando ad altro. «Perché ieri sera non c'eri? Eri di nuovo con quelle persone e quel…» si spinse a chiedere, ma lo interruppi prima che arrivasse a parlare di Liam. «Da quando io do le spiegazioni a te?» Indignata, incrociai le braccia al petto. Lui non se ne curò affatto.
«Ho sentito che l'altra sera siete andati a Swanage.»
«Sì, e allora?»
«Niente. Così.» si incupì, per voltare la sua attenzione altrove.
Di scatto mi alzai in piedi, spostandomi con tutto il corpo verso di lui. Persi le staffe. «No. Non è così. Ti presenti, mi prelevi e non sai dirmi altro? Qual è il tuo problema?»
Daniel si costrinse a guardarmi. «Non. Sei. Venuta» sillabò.
«Posso aver avuto i miei motivi?»
«Cioè?»
«Sono affari miei di quello che faccio.»
Daniel deviò la mia affermazione. Mi accorsi che aveva il respiro più corto. «Per caso hai detto qualcosa a tua zia del fatto di voler andare via?»
«No. Non ancora.»
«Bene. Meglio così.» sospirò di sollievo, silenzioso.
«Meglio così? Ma che ti prende? Non ti capisco. Cosa sono queste risposte?» Chiesi ma non rispose e, scocciata dal suo atteggiamento, decisi di andarmene «Okay, Daniel. Appena ti schiarisci le idee, ne riparleremo. Vedo che sei alquanto frastornato.»
Daniel non prese bene il mio scherno. Mi fulminò con lo sguardo. «Non trattarmi come gli altri.»
«E come ti dovrei trattare?»
«Non in questa maniera. Come fai con chiunque.»
Il problema che lui, per me, non era più chiunque. Era speciale. Mi sentivo offesa, quasi ferita dal suo trattamento, così decisi di mettere delle distanze.
«Se non vuoi essere trattato come gli altri, allora sta al tuo posto. Con la tua vita» non mi degnai neanche di salutarlo. Con l'ira che mi scaturì, me ne andai in fretta, lasciandolo solo. Ero quasi giunta al cancello del parco, quando me lo ritrovai  accanto.
«Perché mi segui?» Ringhiai.
«Ho l'auto davanti al tuo negozio.»
«Non è necessario arrivarci insieme» non riuscii a terminare la frase, mi fermò apparendo scontroso. Si accorse della sua imprudenza, e, immediatamente, cambiò atteggiamento, lasciando la presa.
«Perdonami. Non volevo.»
Notai che era dispiaciuto e dopo un sospiro annuii.  Eravamo di nuovo in guerra aperta, sul fronte. Anche litigare con lui sentivo battere forte il cuore.
Tornammo all'Emporio senza dire una parola, e quando giungemmo davanti all'entrata lui salì in macchina e io aprii la porta del negozio.
«Is» mi richiamò. «Ci vediamo questa sera» aggiunse. Era più un avviso, che un invito. Io al contrario rimasi fredda, spinsi la porta ed entrai. Mia zia, che fremeva nel vedermi tornare,  mi osservò. Nonostante non ci avessi impiegato molto tempo, chiese spiegazioni.
«Cosa voleva Robert?»
«Mi ha chiesto qualcosa su Rosalyn» ipotizzai, mentendo. Cosa mi toccava fare per lui e non finire nei guai. Mia zia, pronta, chiese il resto.
«Cosa?»
«Questione amorose tra di loro. Non chiedere perché, annuivo soltanto, senza capirci molto. Non dire a Rosalyn che te l'ho detto.» cercai di coinvolgerla. Mia zia sembrò cascarci. Lei sapeva del difetto di Robert.


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