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C'era molta gente quella sera, oltre a della buona musica proveniente da un giradischi e al chiasso confusionario proveniente dalle persone presenti. David si divise tra noi e i clienti, mentre io cominciai a sudare per il caos. Lasciai un attimo i miei amici molto impegnati tra di loro e mi diressi verso l'uscita, per prendere un po' d'aria che fu per me un toccasana. La musica jazz si estendeva fino al molo e anche all'esterno dove i tavoli erano quasi tutti impegnati. Quando trovai un posto libero, mi accomodai tenendo tra le mani una dissetante Coca-Cola in bicchiere di vetro e sorseggiarla con la cannuccia. Dopo un po' mi ripresi dalla calura e rimasi ferma a osservare il brulicante luogo circostante. Nel mezzo della confusione scorsi ancora i signori Allen, sempre a conversare con la loro compagnia precedente. Erano fermi davanti alla chiesa e il signor Allen era preso nel suo dialogo. Trattenne nel gesticolare, intuendo le maniere sopraffine dei suoi conoscenti. Sua moglie, di tanto in tanto, lo tirò per la manica della giacca per richiamare segretamente la sua attenzione e correggersi. Una scena davvero spiritosa. Sorrisi a labbra chiuse, senza distogliere l'attenzione dallo spettacolo, interessandomi ai personaggi. Mi rilassai dalla mia postazione, mettendo una mano sotto il mento e osservando con fare ostentato. In realtà speravo di cogliere chi fossero i nuovi conversatori, considerando con quanto interesse stessero parlando i miei compaesani. Vagando con le ipotesi, notai un dettaglio: qualcuno mi stava imitando. Il giovane, che ascoltava la conversazione ed esponeva brevi pareri, mi colse in flagrante. Non potevo esserne certa. Ero attorniata da diversa gente per poter incriminare il suo occhio spinto, ma quando si osserva una scena lo sguardo vaga e si posa ovunque per catturare ogni particolare. Ma i suoi no. Erano immobili e puntati in un'unica direzione. La mia medesima.
Forse la confusione mi stava soggiogando. Credevo si trattasse solo di un'impressione ottica per via della distanza, ma al contrario delle ipotesi, ne divenni sempre più convinta. Era focalizzato sulla mia postazione.
Distolsi lo sguardo immediatamente, imbarazzata di esser stata scoperta. Cercando di dissimulare naturalezza, guardai i tavoli vicini. Non era da tutte sostenere senza timore lo sguardo di un uomo. Molti lo trovavano inappropriato. Una donna lo faceva senza vergogna solo col proprio uomo o così diceva mia zia, ogni qualvolta che tenevo testa nel dialogare con il genere maschile, ma non trovavo nulla di male nel voler apparire sicuri. Avevo imparato, osservando gli uomini, che mantenere il contatto diretto è segno di certezza.
Finsi disinteresse, bevendo con calma la mia bevanda, ma ogni volta l'occhio mi ingannava e conduceva a lui. Presi consapevolezza di non essere l'unica a sbirciare e colta ancora sul fatto. Sembrò sorridermi. La sua sfacciata persuasione era disarmante, provocandomi una strana timidezza. L'avevo percepita con Rosalyn e Robert, ma  non sapevo cosa fosse. Ero ignara dei sintomi che essa provocava. Avvertii il mio viso avvampare e sul petto la pressione aumentare ritmicamente i battiti cardiaci. Disorientata per il disagio, mi imposi di essere più forte dell'emozione vissuta e della sua presenza. Ripiombai come un falco con i miei occhi per dimostrare la mia fermezza, e ovviamente venni ricambiata, anzi sembrava pronto ad accogliere la mia attenzione. Il dettaglio mi fece sorridere. Dal semplice approccio intesi che era un soggetto deciso. Catturata dal suo strano atteggiamento incitante, lo scrutai da ogni prospettiva. Concentrai la mia curiosità su ciò che mi trasmetteva,  oltre a essere singolare, era anche davvero bello. Anche da lontano emergeva la sua avvenenza. Aveva i cappelli neri ben pettinati, anche se una buona parte erano nascosti sotto il suo cappello un viso molto delicato dai lineamenti fini e due occhi grandi e bruni che entravano sempre più nei miei, incapaci di spezzare quella bizzarra connessione.
Mi resi conto di ciò che pensavo e, sentendomi una sciocca, scossi sensibilmente la testa e dissolsi i miei pensieri assurdi. Presto dileguai lo sguardo sulla sua persona e lo evitai ancora, stizzita per l'accaduto. Mi alzai fulminea per tornare nel locale e richiamare l'attenzione di Rosalyn, che in quel momento sedeva accanto a Robert, speranzosa di suo cenno. Colsi sul suo viso un'aria di speranza e, ammiccandole in segreto, augurai a tutti la buonanotte. Uscii dal locale e ancora indispettita da quello che era successo pochi minuti prima, decisi di attraversare la piazza e dimostrare a quel tipo pieno di finezza la mia imposizione. Scostai qualche passante per camminare verso di loro. Notai immediatamente che il mio osservatore, forse un po' confuso della mia prepotente decisione di evidenziarmi, ci trovò gusto. Intercettando le parole del signor Allen su i discorsi di politica, previdi che non avrebbe terminato molto presto e che li avrebbe intrattenuti a lungo. Divertita da quel pensiero, per la loro pena immeritata, passai davanti a loro mostrandomi molto sorridente e li salutai nuovamente. Come previsto catturai tutta l'attenzione del signor Ti ho colto a fissarmi.

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