XI | Give 'Em Hell, Kid

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"Oh santi numi...RAGAZZIIIIII!"

Dopo essere rimasta sveglia tutta la notte, Arche era riuscita a godersi quel sereno momento in cui era appena sorta l'alba e non si muoveva neanche una mosca in tutto il mondo: erano quei pochi minuti dove, lentamente, tutti gli esseri viventi realizzavano che la notte fosse terminata, e, chi a modo suo, chi con orari propri, si doveva riprendere il proprio corso di vita.
Almeno quei pochi minuti, perché quello che non esitò neanche a dare il via alla giornata fu proprio l'arrivo di una nave, la quale più si avvicinava e più Arche continuava ad imprecare dentro di sé.

Cercò di attirare l'attenzione della ciurma e in poco tempo (imparando anche lei a urlare, come il resto dei Pirati Heart) erano tutti radunati fuori, nella zona principale. Tuttavia ancora doveva arrivare Law, che essendosi addormentato (forse) profondamente era possibile non avesse sentito la ragazza, anche perché il suo tono di voce non era dei più acuti o squillanti, era anzi come il suono del mare stesso in piena tempesta, tuttavia non era mai fastidiosa, affatto.

Sfortunatamente, la ciurma non poté fare altro che posizionarsi davanti alla ragazza, la quale non reagì molto positivamente, tanto che tirò un pugno in testa a Bepo e Penguin quando ci provarono, dopodiché mise coraggiosamente sulla ringhiera, con le gambe piegate, pronta a capire cosa mai ci facesse lì il pirata dai capelli rossi.

Aspettarono tutti in ansia, Arche compresa, alla quale tremavano di poco le mani, che la nave si avvicinasse al sottomarino, e una volta fermatasi a qualche metro, Kidd era ancora più visibile. Sembrava non essere cambiato affatto, se non per qualche ferita di qua e di là per il corpo, un taglietto, delle bende. Apparivano ridotti così, se non anche peggio, anche alcuni dei suoi compagni.

Per un attimo i due fratelli si guardarono: il fuoco nei suoi occhi giallognoli incontrava la durezza di quelli dell'altra; tuttavia Kidd non disse nulla, e se Trafalgar avesse visto la scena, molto probabilmente si sarebbe aspettato quello che avrebbe fatto subito dopo e, chi lo sa, magari avrebbe provato a fermarlo.

Il rosso prese con una sola mano la ragazza per il braccio e la strattonò sull'altra nave, mentre gli altri pirati sul sottomarino gli gridavano mille cose diverse al contempo, nonostante tutti comunque lo temessero, per aggiunta non avendo il capitano davanti non avrebbero potuto agire senza ordini.

Così, mentre Kidd trascinava la sorella sul retro della nave, lei cercava in tutti i modi di staccarsi, furente come una leonessa: che gli tirasse un calcio alle gambe, che gli mordesse la mano o che gli graffiasse il petto, nulla cambiava, il tutto sembrava anzi fare solletico al rosso, cosa che fece infuriare ancora di più la ragazza.

"MA MI SPIEGHI CHE CAZZO STAI FACENDO? MA COME TI PERMETTI DI PRENDERMI COSÌ, TI SEMBRO UN CAZZO DI SCAFFALE CHE SPOSTI COME TI PARE E PIACE? LASCIAMI STARE, BRUTTA FACCIA DI MERDA!"

Gli insulti arrivarono fino alle stelle (ormai non più visibili in cielo), tanto che, stavolta, riuscirono persino a svegliare il capitano dall'altra nave, nella sua stanza.

"Ma che diamine..."

Nel frattempo, Kidd era riuscito miracolosamente a mantenere tutta la pazienza che mai aveva avuto prima d'ora, e rompendo quel silenzio infinito, se la mise davanti, ancora tenendole il braccio.

"Okay, con calma.
Promettimi che non scappi e io ti lascio il braccio."

"

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"...Va bene, ve bene."

Chiaramente, non appena glielo lasciò, la sorella corse nella direzione opposta al ragazzo: ci mise meno di due secondi per riprenderla.

"E DAI CAZZO, COLLABORA! ASCOLTAMI!"

Arche si calmò e realizzò lentamente dove si trovasse e la situazione in cui era stata catapultata in pochi secondi: alla fine, se gli avesse dato retta, se ne sarebbe andato

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Arche si calmò e realizzò lentamente dove si trovasse e la situazione in cui era stata catapultata in pochi secondi: alla fine, se gli avesse dato retta, se ne sarebbe andato.
Gli dimostrò di essere tutt'orecchie e si sedette per terra; lui però restò a distanza da lei, in piedi, ancora con un po' di fiatone la osservò sospetto, sotto quei suoi occhialoni da aviatore. Cercò di rammentarsi cosa dovesse dire per sembrare calmo, gliel'aveva spiegato Killer...Ah sì, ecco, prima i saluti.

"Innanzitutto, buongiorno."

"Buongiorno un cazzo."

"Delicatissima. Sono qui per parlarti di-" Arche lo interruppe.

"Non mi vorrai mica dire altro sulla mia famiglia che non so? Che ne so...tipo che ho un cugino alieno e una zia visone? Un incrocio tra un gatto e una tigre? Un gattigre?"

Kidd aveva già superato di gran lunga quell'asticella che ogni giorno aveva impostata del limite della pazienza, ed Arche in quei dieci minuti aveva già superato il decimo del solito che suo fratello riusciva a sopportare, ma si ricordò le parole del suo vice:
"Mi raccomando, non cercare di importi su di lei, siete tutti e due testardi, due stessi pezzi del puzzle: tu cerca di smussarti un po' per lei, e lei piano piano cercherà di combaciare con te."

Oh, santo Killer. Pover'uomo.

"ARCHE, PORCA PUTTANA!"

La ragazza si zittì al grido dell'altro, ma non scappò...non stavolta. Così, Eustass ne approfittò per continuare.

"Ho cercato papà." Kidd scattò, vide che lei stava per aprire la bocca ma riuscì per primo a interromperla.
"LO SO. So che non vuoi più avere niente a che fare con lui, non sono qua per dirti di parlargli adesso. Anche io sono arrabbiato con lui, lo sono sempre stato, ma avendolo risentito...volevo solo dirti che lui ci aspetta. Se non vuoi andarci assieme a me lo capisco, vacci da sola, ma vacci. Ci spiegherà un po' di cose."

Arche rimase in silenzio di fronte al fratello: no, non avrebbe mai e poi mai rivisto suo padre, almeno- non ora. Ma era stato già un grande passo avanti il suo non scappare e restare a sentire Kidd. Dopo un po' parlò sottovoce.

"Cosa ci deve spiegare, Kidd?"

"Mh?"

"Cosa ci deve spiegare? Cosa ci deve raccontare che cambierà l'accaduto dei fatti? Vorrà solo giustificarsi..." lei scosse la testa, con lo stesso sguardo ferito di sei giorni prima.
Il fratello esitò un po', col suo sguardo sempre intenso, o forse sempre furibondo, pensava.

"No. Non sarà così, o dopo tutti questi anni non avrebbe fatto venire anche me, avrebbe negato l'evidenza dei fatti. Arche..."

Kidd si sorprese di come la sorella l'avesse chiamato per nome e di come anche lui, richiamandola lentamente alla sua attenzione, avesse fatto altrettanto in quel momento. Forse Killer aveva ragione, forse con un po' più di calma davvero si potevano incrociare...o qualsiasi cosa avesse detto.

Il momento fraterno venne tuttavia interrotto da un'esclamazione di una voce ormai familiarissima ad Arche proveniente dal corridoio che portava al retro della nave, dove si trovavano i due.

"EUSTASS-YA, TI GIURO CHE NON LA PASSERAI LISCIA!"

N.A.:

chiedo scusa (sì, immaginatevi bepo) per le illustrazioni abbozzate e penose ma è tutto quello che ho amici

RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora